sabato 11 ottobre 2008

la Boemia il vino e le rose


Un altro racconto per "I giorni del vino e delle rose". E' di Alena Fialovà. "Cechy, vìno a ruze", il titolo originale del racconto.

Alena è nata a Jindrichuv Hrades, nella Boemia del Sud, Repubblica Ceca. Risiede ad Empoli. Collabora con le riviste Emporium, Reality, Toscana Reality. Ha pubblicato Sguardi, libro di fotografie edito da Transfinito Editore (Soave, Verona, 2007).


Racconto

"LA BOEMIA IL VINO E LE ROSE"

di Alena Fialovà


Nella mia terra, la Boemia dalle foreste senza fine, e dai freddi intensi nemici delle vigne, il vino è un fratello minore. Regna sovrana la spumeggiante birra, che qui raggiunge livelli insuperabili.
La birra scorre a fiumi nei boccali di vetro, nelle birrerie, nelle trattorie, nelle case: dovunque ci siano due sedie vicine, intorno a un tavolo. E’ un legame che avvicina. Appena il boccale è vuoto la cameriera ha l’ordine, non detto, di sostituirlo con uno pieno.
Ma in antico, Carlo IV, il Re boemo che fece costruire il Ponte di Carlo e il celebre Orologio, favorì il diffondersi delle vigne. Suo figlio, Venceslao IV, continuò il lavoro per lo sviluppo della viticoltura, arrivando fino a travestirsi da contadino, per conoscere sulla propria pelle il duro lavoro del viticoltore. L’arcivescovo Ernesto di Pardubice, consigliere di fiducia del Re Carlo IV, migliorò la viticoltura nella zona di Roudnice (vicino a Praga).
Questa vasta proprietà fu acquistata, nel 1575, da Vilem di Rozmberk, il supremo Burgravio del regno Ceco, che rinnovò e ampliò le superfici coltivate a vigna.
I Rozmberk, antica e nobile famiglia ceca, avevano i loro castelli nel sud della Boemia, ed erano chiamati “i signori della rosa”, per la rosa a cinque petali rappresentata nel loro stemma.
Nella città dove sono nata, Jindrichuv Hradec, in sud Boemia, l’ultimo dei signori della Rosa, Petr Vok, ha trascorso la sua infanzia, presso sua zia, Anna Rozmberska. Il nobile Petr Vok, fratello minore di Vilem, morì a 72 anni nel 1611 ed è rimasto famoso per la sua classe e il suo amore per il vino e le belle donne.
Da noi il vino, respiro delle uve, rimane bevanda d’élite, non ha ancora la diffusione popolare.

Ho imparato a conoscere più a fondo il vino qui in Italia: qui è lui che ha il dominio assoluto; invece la birra occupa un gradino inferiore: ha vita breve, per propria natura non si mantiene a lungo.
E’ come un amore giovane, senza progetti di vita insieme. Qui in Italia fa compagnia nei frigo portatili alle bevande americane, che non hanno storia, se non quella che regala una campagna pubblicitaria.

Il vino è creatura viva, nasce dall’amore del sole e della terra, mentre gli dei benevoli stanno a guardare: è un bambino che cresce e si fortifica nell’utero dei tini. Matura nei tempi necessari, si muove e ribolle nel ventre rotondo delle botti. Viene al mondo però senza dolore, con rumore di gioia: ha le bottiglie di vetro per culla e prigione. Le bottiglie sono belle e di disegno curato per i vini di famiglia nobile, i sugheri sono suggelli che respirano.
Il vino è una bevanda divina, che raccoglie dentro di sé le varianti infinite. Non è solo un prodotto della Madre Natura, ma anche un’opera artistica del vinicoltore che, con il suo lavoro mirato e la sua sapienza, può creare davvero un’opera unica. Il vino è una realtà fragile, dove si rispecchiano caratteristiche della razza del vitigno ed è influenzato dalle condizioni d’intorno, imprevedibili. In Toscana, la nobiltà delle uve selezionate, è dosata nelle giusta quantità dei tagli: da ogni tipo di uva si prende il contributo migliore, il carattere che aggiunge e mai toglie. Si potrebbe dire un figlio di tanti padri e di madre generosa. Oppure sono scelte da un unico vitigno, come avviene nel Trentino ricco di monti, e nasce allora il vino deciso di razza pura, denso e crudo come un Teròldego di Mezzacorona, o brioso come un Marzemino di Isèra. In queste due regioni c’è una usanza simile. Si pianta un roso all’inizio di ogni filare di viti, come abbellimento per gli occhi ma anche come guardiano per le infestazioni da oidio. Stanno bene insieme e sono in perfetta simbiosi.

L’anima dell’uomo ha bisogno di carezze, per poter volare in alto. Il sangue ha bisogno di velocità, per correre nelle vene. Il vino è il nutrimento dell’anima, favorisce la nascita delle idee e la creazione. E’ fuoco che crea il pensiero. I geni non bevono acqua, hanno bisogno di sogni e delirio, fughe nel buio e desideri. No, non beveva acqua Leonardo quando creava il sorriso infinito della Gioconda, o la curva sinuosa della Leda. Non beveva acqua il divino Michelangelo quando, disteso sui palchi, con il colore che gli gocciava negli occhi, disegnava la mano di Dio che sfiora quella di Adamo.

Ma se vogliamo pienamente gustare il vino, dobbiamo conoscerlo. Non si può bere il vino senza la giusta cultura e senza comprensione; sarebbe come ascoltare una lingua straniera che non conosciamo.

Come ha detto Alexander Dumas, “il vino è la parte intellettuale del pasto…”.

La vita è un miracolo
, film di Emir Kusturica

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissimo scoprire le tradizioni e la storia legate al vino negli altri Paesi direttamente da chi da quei luoghi proviene. Saluti. Maila.