giovedì 27 dicembre 2007

La Cena...







17 Dicembre, cena degli auguri a Villa Petriolo.
Non una delle tante riunioni conviviali che si susseguono nella settimana prenatalizia.
Questa è La Cena.
Invitati Ernesto Gentili, Leonardo Romanelli e Vito La Cerenza, il mio Federico, le amiche Elena e Debora, io e mia sorella Simona.
Arrivano tutti puntuali. Saluti, baci di rito, commenti sul freddo che attanaglia la Toscana e poi …l’aperitivo, a riscaldare il corpo e l’anima.
Protagonista lo Champagne (qui a Petriolo non si produce spumante, per cui siamo liberi di bere bollicine francesi), con le verdure fritte, che è una costante dei piacevoli incontri con Ernesto.

Ci spostiamo nella sala da pranzo, dove la collezione di Babbi Natale della mamma fa ampia mostra di sé accanto a candele di ogni forma e dimensione, addobbi luccicanti. L’atmosfera è magica. Tre finestre si aprono sull’ aia illuminata a festa, guardiamo il presepe con le statuette giganti che sembrano animarsi.
Sparse sulla grande tavola imbandita, dodici bottiglie delle ultime annate dei nostri vini, alcuni di loro ancora in divenire, prelevati dai tini e dalle barrique, assaporati in diversi stadi della loro vita. Sono vini non ancora pronti eppure già trasparenti ai sensi dei nostri ospiti.
E il loro gusto addestrato riesce a prevedere quale sarà il futuro di ognuno di loro, quali caratteristiche affineranno e quali no, come si evolverà il Golpaja, quali profumi arricchiranno il Rosae.
Quei vini di cui ho selezionato i singoli grappoli, che ho seguito come bambini dalla vigna alla cantina, con tenacia, passione, fatica, amore.
Il cuoco Roberto ci delizia con un ragù forte e speziato, pollo alla cacciatora con sformatini di patate, spiedini… sì gli spiedini di quand’ero piccola, di cui mangiavo solo il pane, unto, saporito di carne, croccante fuori e morbido al centro.
La bella Elena, lunghi riccioli color miele a incorniciarne il viso minuto, assaggia qua e là, spelluzzica, ma ci batte tutti sul finale, quando, ormai sazi, proprio non ce la facciamo a terminare il nostro “spiedone”.
La conversazione è brillante, gli argomenti si susseguono in un’altalenare di profonde riflessioni e battute ironiche, con un tocco di piccante che dà sapore alla vita, oltre che ai cibi.
E’ interessante sentire parlare così di vino, in modo profondo e in fondo semplice, senza ostentazione ma con tanta verità. Sono parole che ci arricchiscono, premiano la fatica il lavoro l’entusiasmo che METTO nel dar vita ai nostri Chianti, Golpaja, Rosae Mnemosis..



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