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lunedì 27 maggio 2013
Sicilianità

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martedì 14 maggio 2013
Fiaschi di vino girati...
"Gli alberi non sono altro
che fiaschi di vino girati
se ci metti due tipi la' sotto
saranno ubriachi..." (Toquinho, "Acquarello")
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martedì 26 marzo 2013
Hay, los vino

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mercoledì 24 ottobre 2012
Siediti, regina delle mense
_Vin Santo del Chianti DOC Villa Petriolo_
“Così sei tornato a casa; ma qui ti attendeva con una nuova occupazione la mensa, che era ricoperta da appetitosi cibi e prelibati vini delle colline francesi, spagnole o toscane, oppure una bottiglia di tokai ungherese, alla quale Bacco concedette una corona di edera verde, e disse: ‘Siediti, regina delle mense’”. Da “Il giorno” di Giuseppe Parini
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VIN SANTO DEL CHIANTI DOC VILLA PETRIOLO
martedì 19 giugno 2012
À chaque vin son verre

giovedì 14 giugno 2012
Tu sei la coppa che attendeva i doni della mia vita

mercoledì 13 giugno 2012
Ci vendemmia il sole
domenica 10 giugno 2012
giovedì 7 giugno 2012
Perché la donna non è cielo, è terra
martedì 15 maggio 2012
Il cibo per raccontare la vita. Nei film di Fellini
Il food&wine è come una lente che ingrandisce ai miei occhi tutto ciò che mi capita di incontrare. La letteratura, la musica, la pittura, quando sono profumate di vino hanno per me un gusto particolare. E’ come se il vino mi guidasse alla scoperta del mondo…sempre.
Mi capita di rivedere un film-culto, Satyricon di Fellini, e riscopro il valore del cibarsi in tutta la cinematografia felliniana.
“(…) Dal biscottino intinto nel caffè dall'insegnante di storia dell'arte, ai pranzi in famiglia a base di minestra, pollo, purè e… liti, dallo champagne offerto dal Principe alla Gradisca al Grand Hotel, al Sangiovese bevuto in campagna, le occasioni alimentari in Amarcord sono diverse. Sono circostanze utilizzate da Fellini sia come omaggio poetico al suo borgo e alla cultura contadina (le scene del pranzo della domenica in campagna con lo zio matto, le tavolate per il matrimonio della Gradisca), sia per fare un quadro più preciso e puntuale del periodo fascista (il caso dell'olio di ricino fatto ingoiare al padre, lo slogan "Pane e lavoro, ma è meglio pane e un bicchiere di vino"). (V. Lapertosa).
Il cibo ha una presenza e un ruolo determinanti (e cangianti, come solo la sua geniale creatività poteva garantire) nell’universo felliniano, sfuggiti spesso anche alla critica più attenta. L’oscillazione è netta tra il sapore dei ricordi, della nostalgia, richiamati nell'infanzia riminese (il tema del cibo consolatorio in Amarcord) e il gusto del proibito, del peccato, del cibo visto come tentazione, accostato a immagini erotiche. Il riferimento può essere al modo di spolpare il pollo da una sensualissima Sandra Milo in 8½, all’episodio di Boccaccio ’70 (1962), dove il semplice e innocente latte è capace di ossessionare e agitare i sonni del povero dottor Antonio, se associato, nell'immaginario felliniano, alla figura della prosperosa Anita Ekberg del manifesto pubblicitario "Bevete latte". In Fellini-Satyricon (1969), dove l'impianto onirico è trasferito alla Roma imperiale del periodo della decadenza, il cibo è raffigurato, nella lunga sequenza della cena di Trimalcione, in maniera sfarzosa e indissolubilmente intrecciato con Eros e Thanatos. In Roma (1972), ennesima variante nella rappresentazione del cibo da parte del genio riminese, “Fellini costruisce più di una scena corale dove si mangia nelle strade, si parla di cibo per raccontare la vita” (S. Gelsi).
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venerdì 23 marzo 2012
Laboratorio di autobiografia "Fa Bene Scrivere la vita" a Cerreto Guidi. Da aprile a giugno 2012

Segnaliamo con piacere questa bella iniziativa che andrà ad arricchire l'offerta culturale del nostro Comune di Cerreto Guidi.
Laboratorio di autobiografia Fa Bene Scrivere la vita
“La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”
G.G. Marquez
8 incontri
Aprile- Giugno 2012
Dalle ore 21 alle ore 23(giorno da stabilire)
Presso il CIAF di V.Veneto a Cerreto Guidi
Scrivere la propria vita, oltre a soddisfare il desiderio di lasciare traccia dentro di noi, porterà benessere. Sarà un ripercorrere, come nella sceneggiatura di un film, le tante storie e sfumaure della nostra esistenza, cogliendone anche un’inaspettata bellezza.
Info: Marta 3396527169
martamarconi@email.it
giovedì 1 marzo 2012
Fossi almeno una nuvola...Per un ricordo di Lucio Dalla
La e.mail di Lucio Dalla a Marco Travaglio
Caro Marco,
...
questo è un mio scritto che Marco ha letto in un liceo di Zurigo:
è rivolto a dei “giovani incomprensibili” come vestiti senza armadio
o passeri sotto la pioggia senza un filo dove appoggiarsi.
Io ho speranza e vorrei passargliene un po’ anche a loro,
avvertendoli dei piccoli pericoli mortali
che li circondano e che a volte nelle notti senza luna
puntano dritti verso il loro cuore.
mi verrebbe da parlare per dei mesi
di quello che ho visto e vedo
e sogno un futuro da baciare in bocca
ma a volte sembra che non solo la bocca ma anche il futuro non c’è!
Lucio
IL TESTO DEL SUO POST
Se vuoi un dito posso anche dartelo
Una mano mi farebbe dispiacere
Se vuoi un occhio mi dovresti dire perché
Una palla ne possiamo anche parlare
Dimmi invece tu cosa mi dai
Ammesso che io abbia da chiederti qualcosa
Se vuoi essere preciso dimmi chi sei
E chi ti ha mandato
Se la luna o la morte
Se tuo padre aveva le mani o i baffi al posto del cuore
O sei un’idea bislacca o un volatile malato
Se sei un computer stanco o una mela
Lasciata sul davanzale a marcire sotto il sole
Potrei tenere anche per te
Se non uscisse tanta merda dai tuoi pensieri
O sei un giovane da formare
Ché se è così io ti fermo lo sviluppo
O ti scanso quando passi
Fossi almeno una nuvola
che quando spingo un bottone piove
O sapessi fare il caffè anche bendato
Io so che ci sei ma non ti credo
Ché è più di mille anni che friggi la pelle dell’uomo
Sulla brace dei suoi morti
Che giri armato e hai le dita di veleno
Io ti spengo come faceva mio nonno con la candela
Prima di dormire
Io ti tengo lontano con gli antinebbia
Mia madre è una bandiera
E mio padre è il sangue dei morti per la patria
mercoledì 4 gennaio 2012
Per un ricordo di Giulio Gambelli, il maestro del Sangiovese

Col tempo, sai, col tempo tutto se ne va, intonava Léo Ferré, cantore anarchico monegasco trapiantato in Toscana e grande estimatore, come tanti - anche se, tanti in ritardo - di "bicchierino". Se n’ è andato anche “l’uomo che sa ascoltare il vino”, come ne ha scritto l’amico fraterno, il giornalista Carlo Macchi, ma la sua lezione, autentica, appassionata, pura e disinteressata, resterà, imperitura come una forma d'arte. E' scomparso il più grande interprete del Sangiovese, Giulio Gambelli, detto affettuosamente “bicchierino” per il suo palato assoluto, consulente-maître à penser di note cantine toscane e autore di capolavori enologici 100% Sangiovese.
Nell’armonia della sua terra d’origine tutta la grandezza e la misura di un uomo che mai si stancava di ripetere che il vino buono si fa in vigna.
Stasera onoriamo Giulio Gambelli stappando una delle sue emozionanti bottiglie.
Ci piace ricordarlo oggi, e sempre, con il pensiero che Carlo Macchi gli dedica:
“Avere avuto l’onore ed il privilegio di mettere su carta la vita del mio grande amico Giulio Gambelli è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Non solo perché farlo parlare del passato é operazione che richiederebbe strumenti di tortura appositi, ma soprattutto perché, mano a mano che il libro prendeva forma, mi sono sentito come un entomologo che scopre l’ultimo esemplare di una rarissima e meravigliosa famiglia di farfalle. Da una parte c’è la gioia di poter ammirare la sua bellezza, dall’altra la paura di danneggiarla e la tristissima certezza che, purtroppo, dopo di lei non ce ne saranno altre. Giulio è questa farfalla: da oltre sessantacinque anni invece di volare crea vini che ti fanno sentire più leggero. Come una farfalla, che usa solo le sue ali per alzarsi in cielo, Giulio ha sempre e solo adoperato quello che madre natura gli metteva a disposizione. Come una farfalla che rimane sempre vicina al luogo dove è nata, Giulio non si è mai spinto oltre quelli che credeva i suoi confini, non si è mai proposto per interviste e per le luci della ribalta. Il suo linguaggio ed il suo modo di fare sono semplici e leggeri, quasi impalpabili, riassumibili nella parola eleganza. La stessa eleganza con cui sta attraversando la vita, cercando di lasciare un segno tramite i suoi amati vini. Il risultato è che questa farfalla è stata conosciuta ed ammirata solo da pochi fortunati.
Oggi l’ultima farfalla del Sangiovese è venuta a mancare e da oggi siamo tutti più poveri.
Ciao Giulio, che la terra ti sia lieve.
I funerali si svolgeranno giovedì 5 gennaio alle ore 15 presso la Chiesa Collegiata di Poggibonsi”.
(Carlo Macchi su WineSurf)
giovedì 29 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
Quel bacio alcolico
“Lampioni e portici
è andata così
piccola istrice
dagli occhi bui
Quel bacio alcolico
rossetto e guai
è stato facile
e non lo è stato mai
Chi ci ricorderà
chi ti farà ridere
per chi ti smarrirai
chi userà lo sguardo tuo
chi lo fa al posto mio
io dove sarò?
Tra il fiume e i portici
già buio alle sei
cuore selvatico
quanti anni hai
"non dirmi amore mai
ma incantami, dai
è così facile"
e non lo è stato mai
Chissà chi pungerai
chi ti farà piangere
chi ti addormenterà
chi userà lo sguardo tuo
chi lo fa al posto mio
io dove sarò?
Nella città che ha il cuore di un istrice
ti cercherò in un traffico di anime qui...
Chi ci ricorderà
chi ti farà ridere
per chi ti smarrirai
chi userà lo sguardo tuo
chi lo fa al posto mio
io dove sarò?”.
Istrice, Subsonica

Milo Manara
lunedì 5 dicembre 2011
Sips and resips
_Foto di Massimo Roscia_
"A dispetto della tua origine
Ignota
Del tuo rosso non proprio rubino
Della tovaglia unta dove riposi
Mi va di cantarti vino senza pretese
Vino da osterie
Dal collo slembo di una bocca
Infiammando pupilla e palato
Scivoli svelto nel petto trasognato
E ricordo le forbici da poto
Il taglio esatto dell'addio
La compagna scollacciata
Il riposo meridiano troppo breve
Per uno studente senza fiato.
Canto tra i riflessi del bicchiere
Le feste che hai danzato
Gli amanti che hai brindato
I lutti che hai lacrimato.
Il mio indice sull'orlo
Disegna un cerchio dopo l'altro
E s'affaccian per un istante
I vecchi amici che hai consolato:
Roth con la morte nel cuore
In cerca della piccola Therese
Vincent perduto nei rossi verdi
Di un caffé ormai deserto
Il principe Modì che ti scambiava
Con uno schizzo nella Parigi annuvolata.
Canto la tua anima assennata
La tua follia nascosta
Il nostro cammino insensato
Tra una bestemmia e una preghiera
Il profilo delle colline dove nasci
Scolpite dalla razza nostra
Nello sforzo geometrico inaudito
Di confinare il nulla".
Di Andrea Giuntini, "Sorsi e risorsi".
Da "A cavallo di un fiasco letterario fra pagine, campi e vendemmie" di Cristiano Mazzanti, Ibiskos
lunedì 28 novembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
La migliore misura di Dioniso

“La migliore misura di Dioniso è ciò che non è troppo
né pochissimo:
infatti proprio il vino è responsabile
o del dolore o della follia.
Miscelato per quarto con tre Ninfe
procura gioia – così s’adatta alla perfezione
alle stanze d’amore. Ma se l’odore
del vino è troppo forte, allora s’allontana dagli Amori
e ci fa sprofondare dentro a un sonno
che assomiglia a quello della morte”.
Da Vino e poesia. Centocinquanta epigrammi greci sul vino a cura di Simone Beta
martedì 15 novembre 2011
mercoledì 9 novembre 2011
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