martedì 17 marzo 2009

l'uomo del mercoledì


Un bell’omaggio a “S’io fossi…vino”: L’uomo del mercoledì.

E’ stata appena pubblicata l'antologia “Racconti frizzanti” - Damster editore, collana DeGustibus letteratura gustosa - che contiene il racconto L'uomo del mercoledì di Simona Maestrelli. Il 5 aprile al Vinitaly 2009 verrà decretato il vincitore fra i 25 racconti pubblicati.

Cin Cin a Sister Saimon ed il suo Conte Lambrusco Grasparossa di Castelvetro! Alla salute del vino!







L'UOMO DEL MERCOLEDI'


Mi presento. Sono Lambrusco, Conte Grasparossa di Castelvetro. Attualmente vivo coricato fra due miei omonimi, un tale di Sorbara e un Salamino di Santacroce, in una piccola cantina scavata nella roccia, mattoni rossicci a vista e legno antico. Nello scaffale di mezzo, fra un Rosato del Salento, due Dolcetti piemontesi, un Rosso dell’Etna e un Chianti del Montalbano. Sotto di me vini pallidi e bollicine, sopra i grandi rossi: un Blauburgunder altoatesino, due Brunelloni, un Aglianico del Vulture e un Barbaresco.
La mia liquida, poco alcolica vita (sfioro appena gli 11 gradi) scorre monotona, un susseguirsi di giornate sempre uguali. A dire il vero non tutte. Il Mercoledì io vivo, m’illumino, mi eccito, rifermento, fino a sprizzare frizzanti bollicine in una gorgogliante felicità. Sì, perché il Mercoledì arriva lei, la mia dama, affascinante e sensuale creatura. A metà settimana i pargoli sono destinati all’ex consorte e Angelica invita a cena il cavaliere di turno, per saggiarne le qualità gustativo-copulative, per testarne gli appetiti, le inclinazioni, le performance enogastroerotiche.

Mercoledì primo
Nel pomeriggio la femmina conturbante apre la porta della cantina, con tocco lieve e tintinnio di ninnoli. E’ di broccato rosa e amaranto addobbata. Con sguardo assorto sceglie un Brunello di Montalcino da abbinare al brasato di carne che ribolle lento sul fuoco da ore. L’etichetta è pomposa e ingombrante: rossa e nera e oro in rilievo. La stappa ore prima l’arrivo dell’uomo, decora la tavola con candele bordeaux e stende un velo di rossetto Chanel Lotus Red sulle labbra, in trepidante attesa. Lui arriva: il cranio calvo e abbronzato, robusto. Ne intravedo la sagoma tozza dalle inferriate della piccola finestra. Una folata di aroma disgustosamente maschile mi stuzzica le narici. Etcciu’!!!
- Mi svegliaste….dormendo stavo…. - fa Salvatore, il Nerello Mescalese dell’Etna - peggio dello Stromboli in eruzione siete!!!
- Scusa Tore, ma lo hai visto, dico, lo hai visto quello, quell’improfumatone.. sembra abbia appena lasciato la vanga…e lei gli sta facendo le fusa con occhi brillanti e labbra a forma di cuore e passo leggiadro e malizioso al contempo. No! Mi agito e frizzo e divento vermiglio!!
- Non oso immaginave quelle tozze mani sulla delicata pelle della nostva cava padvona di casa…- fa Olivier, il Franciacorta satèn, figlio di un’imprenditrice bresciana e di un enorme Balthazar d’Oltralpe.
- - O insomma, le donne miha sempre hanno voglia di hose mielose…avrà voglia d’esser zompata bene bene!!! - conclude il Lapo, con la sua toscana saggezza.
Passano le ore. In cantina tutte le bottiglie stanno in religioso silenzio per catturare gemiti, sospiri, rantoli. Per fortuna colgono solo femminee risate cristalline e strani e animaleschi versi maschili.
Dopo solo due ore l’uomo di marrone e verde marcio vestito se ne va con passo lento e pesante, gli occhi tondi strizzati in una muta disperazione.

Mercoledì secondo
Angelica entra, con vaporosi capelli ondulati e passo sinuoso, jeans attillati e camicetta nera aderente, decollété tacco dodici. Sono senza parole… vederla mi manda in brodo di giuggiole, mi agito così tanto da picchiare contro il Sorbara alla mia destra e poi sfiorare il Salamino di Santacroce alla mia sinistra. Si china sbattendomi le natiche rotonde sul viso, pardon, sul collo della bottiglia, ed io divento scarlatto, rubino intenso, brioso e palpitante. Prende un Vermentino di Gallura qualunque, mica un Capichera o chessoio, ne ammira la banale etichetta. Se ne va ancheggiando. Mi lascia boccheggiante e agitato, con tutti gli acidi acetici e malici e lattici in subbuglio. La mia etichetta si stacca dal vetro per ergersi imperiosa a forma di stretta piramide. La brusca frenata di un taxi pone un’improvvisa fine alla mia erezione. E’ arrivato lui, il commensale di turno. Né particolarmente bello né oggettivamente brutto, benvestito, educato, fisico asciutto e faccia con qualche ritocco di botox. Ma si può?? Non è neppure da prendere in considerazione e infatti la mia sublime femmina e seducente regina e l’ uomo senz’anima consumano quasi in silenzio rana pescatrice con verdurine e alghe al vapore.

Mercoledì terzo
Arriva inaspettatamente di Martedì, con tunica frusciante di seta smeralda e ciabattine indiane dorate con tortuosi fili turchesi e rosa antico e verde acqua esclamando:
- Dove siete bollicine francesi?
Certa di aver un Blanc de Blancs comprato a Rheims resta chinata in quella posizione pecoreccia che tanto mi attizza per interminabili minuti. La stoffa in tensione, cangiante e setosa. Alla fine, imbronciata, afferra Olivier.
Heinrich, il Traminer aromatico, saluta l’amico con cui ha condiviso giorni e notti agitate e tranquille, risate e pianti:
- Olivier, beato te che potrai entrare in quella vellutata gola. Ahhrrivederci
- Adieu, mon amis - fa il cremànt italico, con tono morbido e note suadenti di pesca.
Tutti salutano commossi l’italo-francese. Le due comari, le piccole bottigliette di vini da dessert, invece, hanno lo sguardo incollato alla finestrella.
- Conte Graspa, guardi un po’ chi sta alla porta!? – fa Carmelina, la Malvasia delle Lipari
- Ma è maestro di musika !!– rincara Brunhilde, il Moscato Rosa dell’Alto Adige
- Rose Muskateller, cosa dici mai??? Non riesko a vedere… ma sìììì .. è proprio lui!!- dice Heinrich
- Petillant come tutti gli spumanti. Alto e ossuto. Riccioluto, lezioso, logorroico e… ahh..uhh… -
Scoppio in un pianto disperato, non reggo a tale vista, vedo bollicine con finissimo perlage ovunque, sento Co2 in testa e nel cuore. Alla fine svengo.
Mi viene diagnosticata una forma fulminante di mal d’amore. Amo quella creatura evanescente e carnale, celestiale e diabolica, angelo nero e demonio angelico, puttana raffinata e nobildonna vogliosa. Senza lei non vivo. Sogno di morire per lei, in lei, entrare nella sua bocca, sfiorarle le labbra, accarezzarle i denti perlacei, solleticarle il palato con le mie fresche bollicine, elettrizzarla con la mia schiettezza, precipitarle nell’esofago, perdermi nelle curve sinuose del suo stomaco, nell’oblio del suo duodeno …mi viene prescritta una dose da jeroboam di melassotea rubens silvestris, un calmante/castrante/antidepressivo pentafasico.

I Mercoledì si susseguono, in un andirivieni di nostalgici capelloni, gessati esperti di M&A, imprenditori boriosi, sciatti scrittori, un suonatore di arpa celtica in kilt e un bagnino con bicipiti tatuati con gigli fiorentini e sirene ermafrodite.
Un giorno, all’improvviso, un camion sulla A11 sconvolge i nostri mercolediani equilibri.
L’ex marito è in ospedale. La testa, il braccio destro e la gamba sinistra ingessati. I bambini a casa di mamma che, wondermother, invita pure un paio di amichetti: Beniamino e Amilcare. Il frastuono è disumano. Scricchiolano le travi della vecchia cantina, tremano le pareti, ogni tanto uno schianto allude ad una benaugurata fine, ma niente. La selvaggia tribù riprende il suo corso.
La deliziosa, amorevole, eccelsa madre prepara un nutriente brodo di gallina grassa e vecchia e compra tortellini di carne realizzati a mano da Beatrice la pastaia.
Entra in cantina ed io arrossisco perché mi sfiora, carezza l’inguine, per poi prendere il Sorbara e lasciarmi livido di rabbia inespressa e gelosia consumante. E’ troppo. Quell’effeminato di Olivier è altra cosa, ma lui è rivale diretto, sangue del mio sangue!
Driinn !!
- Ciao, sono la mamma di Ben. Scusa, è appena arrivato mio fratello…….sì, nessuno sa che ce l’ho perché non vive qua …sai, è un giramondo… è in città ma riparte fra poche ore, è un inviato speciale…vorrebbe salutare suo nipote… non è che potrebbe venire lì??
Suona il campanello. I conti non tornano. Oggi è Mercoledì, i marmocchi sono in casa, e pure raddoppiati, e c’è un uomo nuovo alla porta. Barbetta sale e pepe, sui quaranta, pantaloni sdruciti, scarponcini da trekking, nerboruto, viso segnato, occhi da bastardo.
Lei apre la porta e si sente rimescolare appena lo vede.
- Ciaooooooooooooo. Tu sei…
Lui dà uno sguardo distratto alla stanza - sembra vedere solo lei – e dice, con voce bassa e roca e sensuale e graffiante e fumosa:
- Sebastiano. Chiamami Seba
- Angelica
Lei è un misto di candore e malizia, gaiezza e languore, fascino perverso e pura passione. Indossa sandali con plateau rosso scarlatto tacco dieci su un abitino di Zara rosso porpora tendente al rubino a 24 euro e 90 che su di lei pare un capo di Valentino.
Muti si fronteggiano come due schermidori. Poi lui avanza. Un passo in avanti lui, uno indietro lei.
- Vuoi qualcosa da bere?
- Lambrusco va bene, sano e schietto!.. Ero in Sudafrica, tutti vini finti là…
Seba avanza ancora, Angelica sembra ipnotizzata da quegli occhi ardenti come brace viva, scuri come petrolio liquido. Lui, incrocio di toro e matador, avanza implacabile, finché la regina del Mercoledì inciampa nello sgabello ergonomico regalo di uno svedese slavato e cade rovinosamente agitando le braccia a mulinello e facendo rotolare per terra il Sorbara!
Liquido rosso vermiglio ovunque, sulle pareti, sugli abiti, sui volti. Lei è fra le braccia di lui. Ed è così, come uno sposo con la sua sposa, che scendono in cantina e lui mi prende con la mano libera, il braccio a mo’ di cuscino sotto il nobile posteriore. E io m’intrufolo fra le pieghe del discinto abitino, mi accoccolo nella zona fra il sottile filo rosso del perizoma, le curve morbide e sode delle natiche e il pizzo nero delle autoreggenti, mi struscio contro la sua pelle e una nuova erezione mi scuote, mi riempie di spuma vivace e briosa e allora canto, a squarciagola, canto il mio amore per lei. Seba, che nella vita ne ha viste di cotte e di crude, prova un’ euforia folleggiante sentendo quel grazioso canto e allora inizia a danzar, con Angelica fra le braccia, lei che sorride e ride e lo bacia, e lo sceglie e MI sceglie, Conte Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. E ci uniamo per sempre in un amore di vino.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Alle mie SI&SI.MAE: Ma noi l'avremo mai un amore "di vino"? Un caro ed affettuoso saluto. G da Lavantalikoschk

Anonimo ha detto...

brava brava brava all'autrice!!! avrei voluto averlo scritto io questo racconto, è una delizia. Recidi_va

Anonimo ha detto...

Esagerata...!!!
grazie comunque, grazie davvero!!


anche a G dalla casabelladellalavanda

io mi accontenterei di un comune mortale amore, con il quale bere degli ottimi vini

Sister Saimon

silvia ha detto...

Ebbrava Sister Saimon, di vino buono ce n'è...pronti per il comune mortale amore, a cui dedicare calici di parole...