domenica 2 gennaio 2011

"Il giorno del pane" di Maria Stella Brancatisano per La gaia mensa



Tutti i racconti del concorso letterario di Villa Petriolo edizione 2010 “La gaia mensa”: oggi è la volta di Maria Stella Brancatisano, autrice del racconto “Il giorno del pane”.

Maria Stella è nata a Samo (RC) e vive tra Samo e Locri per motivi di lavoro. Infatti, presta servizio presso la Biblioteca Comunale del luogo, con mansioni di bibliotecaria.
“Ho sempre pensato in poesia ed amato, tantissimo, la poesia. Annoto, da sempre, su fogli volanti, i miei pensieri poetici, senza però prendermi mai sul serio. Dal 1994, invece, ho cominciato a scrivere sistematicamente poesie, pensieri, racconti, haiku ed aforismi, poesie in vernacolo calabrese, testi teatrali e testi per balletto”.

Racconto “Il giorno del pane”


Il giorno della preparazione del pane, nel mondo piccolo, era un giorno importante e particolare, per noi bambini, ma di fatica per le mamme.
Noi bambini, infatti, lo vivevamo con tanta magia ed interesse negli occhi, gironzolando interessate intorno alla madia ed al letto del pane.
Si doveva preparare il lievito la sera prima; lo si “cresceva” ,cioè lo si impastava , con altra farina ed acqua tiepida per farlo divenire alto e ben lievitato .Al mattino , gonfio e traboccante si impastava ,nella madia ,insieme ad altra farina ,ed altra acqua calda con del sale grosso sciolto lentamente .
Il grano e tutti i cereali ,venivano misurati in “tomoli”, l’antica misura agraria ,del mondo contadino che si sottodivideva in “ stuppegli” ,oppure in “quarti” di tomolo, in base al fabbisogno, alla capienza del forno ed alla presenza di bocche da sfamare in famiglia .Anche la farina si misurava allo stesso modo.
Il lievito veniva preparato nella “limba” di creta verde lucido, venata di bianco, e coperto con coperte calde di lana, in modo che potesse lievitare bene ed al caldo, durante la notte.

All’alba le donne di casa svuotavano la limba nella “majhiglia”, cioè nella madia ,che veniva posta su due sedie o su una “cascia” ,si “cerneva” il resto della farina e si amalgava farina ,lievito ed acqua ,impastando e rigirando la pasta ,con le nocche delle mani a pugno chiuso ,fino a rendere elastica e molle la pasta ,pronta per essere trasformata in pani ,dopo aver fatto sopra un bel segno di croce per benedire il lavoro fatto con tanta fatica e che la provvidenza aveva elargito.

Si tagliava la pasta ,in tanti piccoli pezzi ,i quali venivano ,con maestria, lavorati sul “manguni” ,cioè il bordo esterno della madia ,sino a divenire simili a piccoli seni di donna ,che poi venivano posati ,velocemente a lievitare ,nel letto del pane ,tra le lenzuola di lino e sotto spesse coperte di lana tessute al telaio.

Il pane era lievito ,quando presentava “il refico” ,tutt’intorno ,cioè un cerchio di screpolatura circolare ,che significava che lo si poteva infornare ,nel forno caldo e ripulito dalla brace,che veniva ammassata davanti alla bocca del forno sino a che il pane non cuoceva.

Rivedo ancora ,la cara figure di mia madre ,china sulla madia ad impastare ,cernere “schianare” i pani sul letto ,o infornarli con amore ,pazienza e competenza ,come tutte le altre care figure della mia infanzia ,che sapeva del profumo del pane caldo uscito dal forno ,delle “frise” e delle “Cugliure”,che uscivano dalle mani materne ,per sfamare tutti ,in famiglia, e se ci penso sento già sprigionare nell’aria antichi sapori ,antichi profumi ,di un tempo ormai passato ,come il tempo del pane fatto in casa, che sembra svanito ,ma che il cuore custodisce ancora.
Ecco il perché di questa mia poesia ,”Il Pane...”

Note

Crescere= far aumentare la pasta
Tomolo=Misura agraria contadina
Stuppegliu=Misura agraria,sottomultiplo del tomolo
Refico=Bordo esterno del pane che rivela la giusta lievitazione del pane.
Schianare=cioè dare forma di pane alla pasta .
Frise=è il pane tagliato in due e cotto sino a divenire secco e friabile.
Cugliure=cianbelle impastate con farina,olio e zucchero.

IL PANE

Pane, re della mensa…sai
Di sudore e fatica,di membra stanche e
Sudate, di nera terra vangata con fatica,e
Di schiena curva a soffrire…di notti di fatica…
Albe spezzate da faticoso impastare di donna…
Ecco…si ,rivedo li…mia madre,la madia ,e…la
Pasta sacra,vitale…prendere forma…si forma sacra,
rotonda,di pane…simili a seni di donna…
velocemente posati a lievitare…!

Che sfameranno bocche affamate e imbandiranno
Misere tavole…!

SACRO…sei stato per la mia gente,e tale resterai,pane…
simbolo di mensa divina e cibo e sangue,riassumi il sudore
della fronte,l’umana fatica ,che spingeva a dire:
”ti manca forse il pane”…?!

“Dacci oggi il nostro pane”…recita uomo in sacre preghiere
Quotidiane…e bacia briciole cadute,come fossero sacre…!
Ed anche se…non di solo pane vive l’uomo,mi chiedo:”Cosa
Sarebbe la vita senza Pane…?!


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