lunedì 13 giugno 2011

Il Chianti di Villa Petriolo per “L’altro gusto”, progetto di intercultura del circolo didattico di Cerreto Guidi


"Mi hai fatto conoscere ad amici che non conoscevo. Mi hai fatto sedere in case che non erano la mia. Mi hai portato vicino il lontano e reso l’estraneo un fratello. In fondo al cuore mi sento a disagio quando abbandono l’abituale rifugio; scordo che il vecchio abita nel nuovo, e là Tu stesso hai dimora. Attraverso la nascita e la morte, in questo oppure in altri mondi, ovunque mi conduci, sei Tu, lo stesso, unico compagno della mia vita senza fine, che unisci con legami di gioia il mio cuore a ciò che non è familiare. Se conosco Te, nessuno mi sarà estraneo, non vi sarà porta chiusa, né legami. Oh, esaudisci la mia preghiera: ch’io non perda mai la carezza dell’uno nel gioco dei molti".
Rabindranath Tagore, 1971


“L’altro gusto”, ovvero: quando la tavola diventa un’occasione preziosa per conoscersi e comunicare. Il progetto di intercultura promosso in vari anni dal circolo didattico di Cerreto Guidi, per forte volontà della direttrice Eva Bianconi, trasmette un’idea della cucina come dispositivo eccezionale, capace di mediare tra usi e tradizioni differenti: ne ha dato prova la bella cena etnica organizzata negli ambienti restaurati della Misericordia locale venerdì scorso. Oltre centotrenta i partecipanti, accompagnati da Don Donato e dal Sindaco Carlo Tempesti: i bambini delle Scuole di Cerreto Guidi, con le loro famiglie provenienti da tutta Italia e da diversi da Paesi stranieri, hanno approfittato dell’annuale incontro, organizzato a coronamento del progetto multimediale dedicato alle ricette di tutto il mondo, per esprimere la propria creatività e portare la loro solidarietà a compagni svantaggiati. Una splendida occasione per abbattere le barriere – quelle mentali, oltre che fisiche – e ritrovarsi tutti insieme attorno ad una tavola, dove il cibo condiviso ed il vino delle aziende di Cerreto Guidi hanno portato il loro piccolo contributo per una nuova società a colori. Dove «la perfezione dell’unità non sta nell’uniformità, ma nell’armonia» (Tagore).

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