mercoledì 18 gennaio 2012

L’endometriosi si può combattere. Ma non aspettare.




“La Campagna di informazione sull’Endometriosi – afferma il Prof. Pietro Giulio Signorile – rappresenta un ulteriore passo in avanti nella lotta a questa grave patologia che colpisce centinaia di milioni di donne in tutto il mondo. La malattia è malattia di genere ed è un fenomeno sociale che coinvolge tutti gli aspetti della vita di donna, per questo tale iniziativa diventa un fattore di civiltà. Grazie al costante lavoro di Ricerca, informazione e sensibilizzazione svolto dalla nostra Fondazione, sono stati raggiunti importanti traguardi quali la scoperta dell’origine embriogenetica e quella dei principali fattori scatenanti, gli interferenti endocrini quali il Bisfenolo A presente in molti oggetti di plastica di uso comune”.

Nel febbraio scorso, inoltre, è stato reso noto lo studio firmato dal Prof. Signorile che mette in luce per la prima volta la stretta connessione tra endometriosi, infertilità, menopausa precoce ed inquinamento. Il lavoro è stato classificato tra i migliori studi di medicina al mondo dal prestigioso istituto inglese “Faculty of 1000 Medicine (costituito dai 2.400 scienziati più eminenti nei propri settori di competenza) che, per il terzo anno consecutivo, ha premiato i lavori di Ricerca svolti dalla Fondazione.

“Alle donne dico di avere coraggio” dichiara Nancy Brilli, testimonial dello spot e vittima lei stessa della malattia. “Troppo spesso la prima cosa che viene detta alle donne affette da endometriosi è che non potranno avere figli. Forse è probabile, ma non sicuro, non è una condanna senza appello. La cosa più importante è mantenere la malattia sotto controllo. Non bisogna sottovalutare i sintomi: a volte, basta una semplice analisi del sangue e con le cure del caso le ovaie possono essere salvate. L’endometriosi si può combattere, l’importante è non aspettare”.

“L’idea dello spot – spiega il regista Serafino Murri – è raccontare le pene fisiche, psicologiche ed esistenziali che patiscono le donne affette da questo male, in una luce di speranza, attraverso lo sguardo di due generazioni: una madre che ne ha sofferto, e sua figlia adolescente che, con lo sguardo pieno di empatia, suggestione e fantasia della sua età, leggendo il diario della madre da giovane ne ripercorre la storia, dapprima attraverso le peggiori difficoltà causate dall’endometriosi direttamente e indirettamente, poi in quella cruciale liberazione che è costituita dalla propria nascita”.

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