mercoledì 18 settembre 2013

ERSE bianco 2012 di Tenuta di Fessina alla Scuola di Cucina del Gambero Rosso a Palermo

A Milo “…il vulcano in mezzo al mare sprofondava. E l’acqua con il fuoco si scontrava”. Arte, storia, tradizione, culla della sicilianità ma anche fulcro di nuovi saperi. Un unicum architettonico sospeso tra presente e passato. E’ Palazzo Branciforte, storico edificio nel cuore di Palermo destinato a divenire un punto di riferimento policulturale, grazie all’impegno della Fondazione Sicilia e all’intervento di restauro firmato da Gae Aulenti, architetto e designer di fama mondiale. Un esempio di partnership di alto livello quella fra la Fondazione e il Gambero Rosso, grazie alla quale anche Palermo, dal 2012, diviene il punto di riferimento nazionale e internazionale e una delle città più rappresentanti del bello e del buono del made in Italy. Palazzo Branciforte si propone come un polo multitasking: al suo interno, un museo, una libreria e un ristorante, luogo per palati raffinati, aperto sia d’inverno che d’estate in una straordinaria cornice architettonica, dove poter ammirare un centinaio di pregiate maioliche, prodotte tra il Quattrocento e il Settecento da fornaci italiane, europee e del vicino ed estremo oriente, fra le quali spicca il magnifico piatto di Francesco Durantino, uno dei massimi protagonisti dell’istoriato marchigiano. E a Palazzo Branciforte, l’ERSE Bianco, vendemmia 2012, nuovo Etna DOC di Tenuta di Fessina prodotto da Carricante, Minella e Catarratto, avrà presto l’onore di essere abbinato ai piatti realizzati dagli chef della scuola di cucina del Gambero Rosso di Palermo, leader nell’alta formazione culinaria, punto di riferimento sia per chi vuole intraprendere la professione di cuoco sia per tanti appassionati alle prese con i primi rudimenti. L‘Etna DOC Bianco ERSE è prodotto, tra la vetta dell’Etna e il mare, da Carricante degli alberelli centenari di Milo e Santa Maria di Licodìa. Con aggiunta di uve indigene etnee Minnella e Catarratto, è vinificato in acciaio e rappresenta la nostra introduzione alle potenzialità di questo vitigno da sempre considerato “gregario di lusso” del Nerello Mascalese nell’uvaggio tradizionale dell’Etna DOC per le notevoli doti di freschezza e longevità. Oltre alle uve di Santa Maria di Licodìa (da cui nasce il cru di carricante A’ PUDDARA, insignito del titolo “Tre Bicchieri” dalla Guida del Gambero Rosso per tre anni consecutivi), concorrono alla creazione di ERSE Bianco anche le uve di Milo. Milo è un’incantevole terrazza sulla sottostante costa jonica. Il Comune più piccolo del Parco dell’Etna sorge a circa 750 mt. slm (la massima altitudine raggiunge quota 1.804 mt., sito classificato come “montagna litoranea”), a poca distanza da alcuni dei luoghi più interessanti del versante orientale del vulcano. L’origine del suo nome deriva dalle acque di una sorgente che, scorrendo sulle lave dell’Etna, assumevano colorazione nericcia: Milo deriva dal greco e significa, infatti, nero, scuro. Il primo nucleo urbano di Milo – risparmiata dalla violenza dell’Etna due volte, nel 1852 e nel 1950, quando le lave si arrestarono a soli trecento mt. dall’abitato – è stato fondato nel 1340 da Giovanni infante D’Aragona. Milo possiede oggi un notevole complesso di ville e masserie risalenti agli Venti e Trenta del secolo scorso, veri e propri musei della civiltà contadina. La tradizione enologica a Milo è importante: vi si producono ottimi vini, sia rossi che bianchi, i quali, per la loro particolare fragranza, hanno ottenuto il decreto di riconoscimento dei vini “Etna DOC” e la qualifica “Bianchi Superiori”. Milo nasce sulla frana vulcanica precipitata nel mare oltre 10.000/15.000 anni fa: i terreni scuri di Milo sono dunque costituiti da una miscela di detriti con molti strati differenziati, prodotti del disfacimento del vulcano e fonte di una ricchezza straordinaria come nutrimento della vite.

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