domenica 30 novembre 2008

i giorni del vino e delle rose di luciano lo casto


Edvard Munch, Il giorno dopo, 1894-5



Buon compleanno a Luciano Lo Casto, autore del concorso di Villa Petriolo edizione 2008!

Luciano Lo Casto è nato ad Avellino il 1° dicembre 1983 ed abita a Priverno (LT).

Racconto

“I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE”

di Luciano Lo Casto


Si avvinazzava non poco quasi quasi scriteriato… Speculava nello scantinato, si rinchiudeva… serraglio dell’anima sua… Ogni mescita un’intenzione di rimessa, di pareggiarsi al mondo… Aveva mica perso tutto quanto? …Una bottiglia di vino che poi era sangue suo nel pesto della notte… beveva! Chi lo guardava? Lui si corrucciava solamente… nel suo covo –sangue di vino, sangue e sangue e nessuna lievità… non una requie da giorni… stracco infiacchito sulla sedia la bottiglia accanto e le rose destinate a lei... Ma cosa mai volete? C’è la notte, il paludamento, chi è bevuto cerca simulazione… La franchezza datela ai duri di cuore… chi gode di ristoro, rispondenza… e non separatezza… travestimento! A parte troncati da ogni relazione! Tutti estranei alle gote rubizze… tutti ritrosi cattivi, rognosi…
La cantina si infossava tra i vitigni, poco discosto c’era un rovo… era malridotta, malcurata sfatta… si aggrovigliava tutto quanto… niente si curava di niente… ogni fastello si attorcigliava ad un altro… Lui era uno sperso… la campagna pure -sterminata, isolata... Vedessimo dall’alto -solo tanto verde… e un cumulo di sterpaglia accostato a lato di una collina… Non c’era proprio ordine che non gli importava di nulla… Solo di lei… e smoccolò la vecchia lampada… storse lo stoppino… rispense la notte… che va bevuta essa stessa ancora… e ancora… Tracannava fortemente… tempo prima avrebbe usato premure… si sarebbe dato compostezza… Ora a chi serviva? era rottame tra rose e bottiglie… rose che stillavano il suo sangue… rosse di vino… colorate d’ubriachezza… Non sono affatto fandonie… Sentite bene che giaceva sulla sedia… gagnolava… lamentoso affaticato nella strozza… il gargarozzo veramente pieno gonfio… socchiudeva gli occhi… tristezza, grinze in fronte… Dov’è lei? Quante altre primavere avrebbe giaciuto senza mai baciarla? Lei altrove… la stessa distanza, esatta, tra le rose e le bottiglie… Farneticava soltanto… si stiracchiava… stravaccato sulla seggiola di legno… Accese una cartina di trinciato… aspirò forte che fece la miccia infuocata… la lasciò a riposare nel posacenere… si allungò in terra con la sedia alle spalle appoggiata al muro… Reclinò il capo all’indietro… la sigaretta sbuffava sola… tra i vecchi mozziconi… i 45 ammonticchiati della giornata… Strabuzzò un secondo gli occhi… agguantò la bottiglia a lato… diede un sorso… lasciò la finitura… dimenticò della sigaretta… non se ne cura proprio… “Bruciasse il mondo intero e succursali! Mi accuccio… mi lascio lacrimare… stringo le rose… un rogo sarebbe grandioso… spiacente non vi sarebbe esplosione vera e propria… Decine e decine di rose rosse stinte, scolorate dal bruciare violento... e altrettante bottiglie, bottiglioni, gotti… tutto fumè.. tutto opacizzato dalla fiamma… il vino si “brulerebbe”… ebollizione… i tappi che saltano… ad ogni scoppio un sorrisetto mio… la mia fissità… inamovibile mi lascerei… ma lasciamo bruciare tutto quanto! tanto che mai accetterebbe una mia rosa… mai un bicchiere del mio sangue vino…vino sangue… fatto del mio cuore… del mio amore per lei…”
Si decise finalmente che riprese il mozzicone… spento ormai dal tempo… Frusto come ogni cosa didentro… riaccese! Ma nemmeno si scuoteva… le rose erano affastellate sotto una mensolina… erano tipo un centinaio… bei quattrini… riaccese pure la lampada a petrolio… gradiva quel forte puzzo all’elettricità… sbottona i pantaloni di fustagno… gli cade la pancia…. Rutta, sbuffa… si rimette al tavolone con una nuova bottiglia… stringe il bicchiere, si guarda attorno… “Niente da fare… oramai che precipita tutto… nemmeno barcamenarsi… quasi quasi affondo… Vattelapesca! Sicuro è tra i benvestiti, gli azzimati del sabato notte… sono venuti a dirmele le sue scorrerie… quanto si affaccenda per piacere alla società! …di rose non ne abbisogna… sono romanticherie melliflue di tempi ormai lontani… io penso tutt’altro… tardigrado non lo accetto! È questione di amore, è incoscienza… il vino è l’amore… quello mesciuto da me poi!! …cosa vuoi più? lei trinchetta… persino mi hanno detto preferisce le strade del centro e le sbronze da Cognac… io sarei quello estraneo… emarginato, quello astemio… vivo una clandestinità vinicola io! Ubriaco di rose… di sangue… sono liso, logoro dentro e fuori… non scorrazzo per le tue strade… è ché le civettano tutti… Quanto strazio -venissi un poco! Ti mostrerei un talamo da questa cantina… un letto di rose… avresti di che avvinazzarti… liberemmo insieme… Fare all’amore per ogni rosa… ogni amplesso un bicchiere di vino… ogni goccia di sangue pizzicata dalle spine una nuova rifocillata di vino… Impareresti a passare i giorni… giorni col coppiere degli Dei… avresti i tuoi giorni…. E la lampada che s’allarga alla parete… la vedo io stesso or ora… il puzzo che si espande… Meraviglioso! Che giorni avresti dalla tua! un calore immenso… tutto che si ombreggia –manco fosse una notte in litigio con dei giorni… e vedo sempre più avvampare fuori di me, dattorno… e avvampa tutto dentro in fondo… non ti basterà un bicchiere… le mie labbra umettate di sangue… il sangue del mio cuore… che batte tenuemente mentre vedo rosso in fiamme tutto quanto… ti darò di quei giorni… nessuna sofferenza… nessuna nostalgia… io mi abbandono a questo calore… accompagnami… te ne supplico… Saranno i giorni del vino e delle rose!”

Ah! Quel diner..da La Périchole, di Jacques Offenbach

possibilità di gioia...disobbediente

Dedicata a tutti gli appassionati. Di vino, letteratura. Vita.
Buona domenica.



Stefano Benni


Per non perdere la speranza di raccontare cose che non hanno speranza...Dedicata a tutti gli scrittori, vecchi e nuovi, del concorso letterario di Villa Petriolo.

quel sottile fascino dello snob....

Continuano a ripetermi che sono una "snob"... Non si nasce snob, si sceglie di esserlo. Ma, secondo voi, io sono snob?



Personalmente, penso che il concetto di snob si sia evoluto. Oggi non significa più avere la puzza sotto il naso - cosa che io non ho - è piuttosto un modo di uscire dalla banalità dell'esistere. E poi, Voltaire diceva che tutto ciò che è superfluo è snob... E se avvicinassimo il concetto di snob (sine nobilitate…) a quello, seducente, di dandy?

Silvia ai raggi x:

- stile: definirei il mio stile “concreto”
- personalità: non temo di mostrare il mio carattere ed i miei lati negativi, anzi, mettendoli in evidenza. Politically NO correct. Ignoro ciò che non mi interessa, con il rispetto dovuto. Cerco di soddisfare tutti i miei desideri e quelli delle persone che amo, spesso non sono compresa. Reputo che niente sia trasgressivo, se intensamente desiderato.
- cibo e vino: qualità assoluta. Poco importa la firma, conta l'unicità.

Un giorno, se avrò la fortuna di incontrare Antonius Moonen, che dello snobismo ha fatto una vocazione, o almeno così ho letto, vorrei chiedergli direttamente: MA IO SONO UNA SNOB? Per il momento, lo chiedo a voi, SONO O NO UNA SNOB?

Spunti di riflessione: a parte il Manuale dello snob di Moonen - che affronta in chiave ironica (ma neanche poi tanto) lo snobismo come forma necessaria di difesa nell’epoca dell’impero del reality, della mediocrità, dell’omologazione - non posso non riportare questo post, che mi ha fatto sorridere…
A proposito di quel sottile snobismo.


"C'è una particolare forma di snobismo che non rifiuta l'oggetto e il discorso di massa, ma che se ne appropria invece, declinandolo però a suo modo, traslandolo in un dominio più esclusivo.

Prendi un bicchiere di plastica, ma lo fai in vetro. (…) In altri termini, è come avere un pacchetto di fazzoletti di carta, che invece sono di seta. Lo snobismo sta nell'ingannare con la forma e l'apparenza, perché non c'è snob senza un auditorio. Crusoe non sarebbe mai stato snob, da questo punto di vista.
Insomma: invita gente a cena e sei un po' raffreddato: ti soffi il naso con fazzoletti di seta, poi li appallottoli e li getti via. Offri un buon rosso - uno di quelli di quella cantina che neanche il Creatore conosce, roba esclusivissima - e lo servi in bicchieri che sembrano usa e getta.
Il risultato è garantito qualora, consumato il prezioso nettare, schiacci il bicchiere con la mano bella stretta a morsa. Bada che il filo di sutura sia del semplice filo di sutura. Hai già fatto abbastanza il fenomeno per questa sera".

Il fascino discreto dello snob...;-))

sabato 29 novembre 2008

l'anima di un vino


Foto tratta da cucina.ilbloggatore




"L'anima di un vino", il delizioso racconto di Valentina Ferri per "I giorni del vino e delle rose", edizione 2008 del concorso letterario di Villa Petriolo.

Valentina Ferri è nata a Lodi nel 1981 ed abita a Danzano di Tribiano (MI).
Si diploma nel luglio 2000 presso l’Istituto Magistrale Maffeo Vegio di Lodi. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano nel 2005, si diploma successivamente all’Istituto Superiore di Magistratura. Collabora dal 2006 come praticante presso uno studio legale di Milano.


Racconto

"L'ANIMA DI UN VINO"

di Valentina Ferri


Arrivò l’indomani…
La sveglia strappò Margherita dal sonno.
Si alzò con quella sensazione stropicciata di chi ha faticato a prendere sonno per i mille pensieri e ben presto dovette realizzare che invece tutte le preoccupazioni erano già sveglie da un pezzo, pronte a darle il buongiorno.
Margherita lavorava per un piccolo studio di architettura e design. Due mesi prima aveva iniziato a sviluppare un progetto di arredamento per una catena di negozi di corredi da bagno; si trattava di una delle commesse più importanti mai affidate al suo studio.
Erano seguiti giorni di grande fermento e, sebbene tutti si fossero dati un gran da fare, la responsabilità del progetto era stata affidata a lei e ora ne sentiva tutto il peso sulle spalle.
Quella mattina, dopo dieci minuti di inutile contemplazione davanti all’armadio, decise a malincuore di arrampicarsi su una sedia per recuperare, alla fine, quell’odioso tailleur nel quale si doveva infilare a forza nelle occasioni di rappresentanza.
Quando arrivò in ufficio, mentre era intenta a riordinare le ultime cose nella sua mente, arrivò Giulia che, come sempre, si sedette sulla sua scrivania.
“Ohi Margy! Come va? Ho preso due caffè, te ne va uno? Si potrà brindare anche con un caffè no?” Esclamò strizzando l’occhio.
“Volentieri, visto che ho dormito malissimo, però il brindisi lo rimanderei a contratto firmato.”
“Ma dai, stai tranquilla! A proposito, dove hai prenotato per il pranzo oggi?”
Improvvisamente Margherita si pietrificò, sbarrò gli occhi e balzò in piedi in preda al panico.
“Dio, Giuly! Mi sono dimenticata!”
Tutto il progetto era stato curato nei minimi dettagli, frasi ad effetto comprese, e ora?! Rischiava di discuterne davanti a un Mac Bacon e una coca cola.
“Dai Margy! Da non crederci, niente panico però, ci dividiamo i ristoranti da chiamare, io provo con quelli del centro, tu chiama quelli sul lungomare. La prima delle due che trova un buco fa un cenno!”
Dopo vari tentativi andati in fumo a Margherita balenò il ricordo di un ristorante molto raffinato dove cucinavano divinamente il pesce. C’era stata solo una volta, ma aveva incrociato più volte gli occhi di un cameriere e quello sguardo le era poi rimasto indelebile nella mente…
Cercò velocemente il numero e componendolo chiuse gli occhi e incrociò le dita.
“Perfetto! Saremo lì intorno alle tredici. Grazie!”
Due minuti più tardi la segretaria del Dottor Ardemagni chiamò per avere indicazioni sul luogo dell’incontro.
Qualche ora dopo Margherita sedeva al tavolo con il presidente e due collaboratori della Venus Home SpA. Si decise di parlare subito d’affari, i clienti guardarono i disegni, le bozze e ascoltarono con attenzione le idee proposte da Margherita; in poco tempo l’atmosfera si stemperò, il Dottor Ardemagni assunse un’aria soddisfatta e si decise ad ordinare.
Appena vide il cameriere avvicinarsi al loro tavolo, Margherita si illuminò di un sorriso che dovette trattenere a forza. Era proprio lui! quel volto dai tratti decisi.
Della scelta del vino si fece carico il Dottor Ardemagni che, senza mostrare grande interesse per l’enologia, chiese semplicemente la bottiglia migliore.
Il cameriere e Margherita si scambiarono un’occhiata complice nel reputare sciocca la richiesta.
“Mi scusi signore, ma è talmente soggettiva l’idea di migliore in ambito enologico che mi servirebbe qualche riferimento più preciso per poterla aiutare nella scelta”, intervenne il cameriere.
“Giovanotto, facciamo un bianco visto che mangiamo pesce, per il resto faccia lei” disse Ardemagni. Poi aggiunse fingendo riservatezza: “porti pure la bottiglia con la cifra più alta!”
“Ottimo. Come desidera! Con permesso.”
L’occhiata che i due ragazzi si scambiarono stavolta fu di banale derisione di fronte a tanta superficialità.

E fu così che entrai in scena.
Decisamente amareggiata per essere stata scelta in base al prezzo e non per la mia essenza.
Tuttavia, avendo seguito da lontano tutta la situazione, decisi di allietare ugualmente i palati dei commensali e di inebriare piacevolmente la loro giornata.
Me ne stavo lì, nella mia solita dimora. Chi mi ha abbinato a quella bottiglia ha avuto proprio gusto. Mi calza a pennello e in lei mi sento perfettamente a mio agio. La mia bottiglia era posizionata in una comoda glacette con un candido tovagliolo in fiandra adagiato sulle spalle, spuntava giusto il collo, lungo e sottile, attraverso il quale scrutavo le espressioni dei miei ospiti.
Fu allora e all’improvviso che mi accorsi di lui.
Erano anni che non lo rivedevo…
Sono capitata sui tavoli di questo ristorante parecchie volte, ne ho incrociati molti, quasi tutti simili, ma lui! Lui è la perfezione. Con il suo stelo sottile e delicato, con la sua coppa così sinuosa, tonda alla base e lievemente incurvata nell’istante in cui il suo sonoro cristallo lascia spazio all’aria.
Finalmente l’avevo ritrovato! Il mio bicchiere perfetto.
Già assaporavo quella sublime sensazione di veder scivolare la mia anima in lui, nessun altro era più riuscito a suggellare così magnificamente quell’esperienza, si trattava di alchimia pura. Solo una volte mi capitò, e ora? A distanza di anni, per uno strano caso del destino, mi ritrovavo vicino a quel tavolo, di fronte a lui, per la seconda volta.
Furono attimi di interminabile piacere. Le mani del cameriere maneggiarono abilmente la mia dimora e mi portarono vicino a lui, a passi lenti e leggeri. Quando poi lo osservai da lontano riuscii ad intravedere la danza armoniosa del mio perlage dentro di lui e con meraviglia seguii il movimento del mio guanto dorato che rapidamente scivolava sulle sue pareti.
Ho invidiato per tutto il tempo le labbra di quella giovane donna che assaporavano la mia essenza attraverso lui, terribilmente gelosa di quelle mani che giocherellavano con il mio oggetto del desiderio.
Tutto si interruppe bruscamente quando il cameriere inciampò e inavvertitamente rovesciò il mio bicchiere sul vestito di Margherita.
“Sono mortificato, venga le mostro la toilette e prendo nel frattempo lo smacchiatore.” Tentennò il cameriere, rosso in viso.
“Sono cose che capitano!” disse serenamente Margherita. E poi, rivolgendosi agli ospiti, “scusatemi un istante.”
L’aria di Sebastiano era confusa e imbarazzata. Rinnovò altre volte le sue scuse e poi aggiunse:
“Se mi lascia un recapito vorrei, come minimo, pagarle il servizio di lavanderia.”
“Non ti preoccupare, il vestito me lo lavo da me e se non dovesse venire pulito ne farò due strofinacci visto che non mi piace nemmeno un po’! Il numero però te lo lascio comunque volentieri!”
Quando uscì dal bagno, Margherita sorrise tra sé e sé, stupita di tanta intraprendenza e, dando la colpa all’ottimo vino, si convinse che il suo era stato, finalmente, coraggio nell’assecondare i propri desideri.
Mi rassicurai solo quando Margherita, tornata al suo posto, riposizionò il mio bicchiere. Nulla era andato rotto.
Mi godetti così, in contemplazione, gli ultimi istanti di quell’armoniosa relazione.
Chissà quando mi sarebbe ricapitata.
Mi fermai ancora un attimo, un momento, un’eternità a ripensare alla straordinaria casualità del mio incontro e al destino di Margherita e Sebastiano che si stava compiendo attorno alla mia essenza.


Chantango, L'ame du vin

Giornata Nazionale della Colletta Alimentare


Oggi è la dodicesima Giornata nazionale della colletta alimentare, ovvero si può fare la spesa pensando ai più poveri e donando cibo. Quest'anno, forse, con un valore in più, pensando alla 'grande crisi'.

L'iniziativa, che si aggiunge alla quotidiana attività della Fondazione Banco Alimentare Onlus, coinvolge più di 100mila volontari in tutta Italia e oltre 7.600 supermercati, in cui, il 29 novembre, sarà possibile per chiunque faccia la spesa donare alcuni prodotti non deperibili - preferibilmente olio, omogeneizzati ed alimenti per l'infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi in scatola - che saranno destinati a oltre 8.500 enti di carità convenzionati con la rete Banco Alimentare (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d'accoglienza) che in Italia assistono oltre un milione e mezzo di poveri ogni giorno.

Per la "Colletta Alimentare" del 2007 oltre 5 milioni di italiani hanno donato più di 8.900 tonnellate di cibo per un valore economico pari a 26.299.000 euro.

La fondazione Banco Alimentare ricorda che "La durezza del tempo presente colpisce ormai tutti gli italiani e la solitudine e la fragilità dei legami familiari e sociali rendono le persone ancora più povere, in uno scenario economico già allarmante". Così condividere la spesa con il più povero, è come "accendere un accendino nel buio". La Fondazione Banco Alimentare Onlus guida e coordina la Rete Banco Alimentare in Italia costituita attualmente da 20 Organizzazioni Banco Alimentare dislocate su tutto il territorio italiano.

La missione della fondazione è raccogliere eccedenze alimentari per distribuirle gratuitamente a poveri ed emarginati, attraverso enti e associazioni di carità che già operano in Italia.

La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è resa possibile grazie alla collaborazione con l'Associazione Nazionale Alpini e la società San Vincenzo De Paoli, e gode dell'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, del patrocinio del Segretariato Sociale della Rai e della Giornata Mondiale dell'Alimentazione.

Per informazioni su quali punti vendita aderiscono all'iniziativa oppure su come dare la propria disponibilità per fare il volontario è possibile chiamare lo 02.896.584.50 oppure visitate il sito www.bancoalimentare.it.
Da www.ilsole24ore.com

venerdì 28 novembre 2008

Degustivina. Un viaggio per chi beve genialità




La IX edizione di Degustivina, appuntamento siciliano tradizionale per tutti gli amanti del vino, si è svolta il 21 e 22 Novembre a Palermo presso l’ex deposito locomotive di Sant’Erasmo, ed ha visto la partecipazione di migliaia d’appassionati del vino, per lo più giovani. Presenti ben 66 aziende vinicole, per la maggior parte siciliane, ed alcune nazionali e straniere, banco d’assaggio di riferimento per la conoscenza e la promozione del vino siciliano. Nell’occasione, è stato presentato il progetto Degustiviae, che promuove la Strada del Gusto Palermo-Sciacca.





Il prossimo anno, la Tenuta di Fessina non mancherà all'appuntamento...con i nostri primi vini siciliani finalmente in bottiglia!

Rêve pour l'hiver...


Il sogno, Pablo Picasso, 1935



Dedicata a te...


L'hiver, nous irons dans un petit wagon rose
Avec des coussins bleus.
Nous serons bien. Un nid de baisers fous repose
Dans chaque coin moelleux.

Tu fermeras l'oeil, pour ne point voir, par la glace,
Grimacer les ombres des soirs,
Ces monstruosités hargneuses, populace
De démons noirs et de loups noirs.

Puis tu te sentiras la joue égratignée...
Un petit baiser, comme une folle araignée,
Te courra par le cou...

Et tu me diras: "Cherche!" en inclinant la tête,
Et nous prendrons du temps à trouver cette bête
Qui voyage beaucoup...

Arthur Rimbaud

Lavinia ed il suo adorato nonno...


Qualche giorno fa, di ritorno in treno da Firenze con mia figlia, arrivate alla stazione Milano centrale, abbiamo preso un taxi. Giunte a destinazione, mi sono accorta di avere soltanto un pezzo unico da € 200 (cosa rarissima perchè sono sempre senza soldi, ho difficoltà a custodirli, preferisco carte di credito). Nonna Giovanna - la mia mami - aveva regalato a Lavinia dieci euro per comprarsi un regalino. Ricordandolo, ho chiesto alla Lavi di pagare il taxi, promettendo naturalmente di restituirle i soldi non appena entrate in case. La Lavi non voleva disfarsi del "foglio" dato dalla sua adorata nonna e con grande dolore, in lacrime, ha dato la banconota al tassista che, mortificato, si è offerto di tornare il giorno dopo a prendere il dovuto. Io ho insistito e la piccola Lavi ha ceduto. Entrate nell'ascensore urlando e piangendo, mi ha chiesto di chiamare al telefono la nonna. Ho chiamato subito mia mamma, le abbiamo raccontato tutto e la Lavi le ha detto: nonna, mi spiace aver dato il tuo foglio, ma ti prometto che me lo farò restituire dalla mamma. Cosa che ho fatto appena entrata in casa. Sermone: mantenere le promesse.
Dopo dieci minuti dalla telefonata con mia madre, mi ha chiamata mio padre sgridandomi - alla mia età (!) - di aver preso i soldi di Lavinia e chiedendomi di restituirli subito. Ho deciso di farci un post perchè non me la sarei mai aspettata da mio padre, grande imprenditore, lavoratore, una telefonata del genere....E' proprio vero, i nipoti riescono in ciò che noi figli non ci siamo riusciti... dolce Lavinia.
Mio padre è uno degli uomini più importanti della mia vita a cui devo tanto ...grazie papà, o meglio babbo, anche se io lo chiamo papà da sempre…

A.A.A. cercasi


Approfitto della bacheca di DiVINando per diffondere una comunicazione di servizio di Villa Petriolo. Ricerca urgente di personale qualificato. Amore per il vino, requisito principe. Ambiente stimolante, soddisfazione garantita!








Villa Petriolo, azienda agricola di Cerreto Guidi (FI) vocata alla produzione enologica di qualità, offre interessante opportunità di lavoro.

L’azienda ricerca urgentemente, per ampliamento del proprio organico, personale qualificato da impiegare, a cui si richiedono i seguenti requisiti: bella presenza; predisposizione alle pubbliche relazioni; ottima conoscenza sistemi operativi xp, office, internet; capacità di gestione commerciale nei rapporti con clientela, fornitori, agenti, importatori, attività da pianificare dall’ufficio, compresi la spedizione merce - emissione DDT e fatturazione - ed il controllo prezzi; eccellente conoscenza dell’inglese parlato e scritto e buona conoscenza del francese; passione per il vino, in possesso di attestazione di patente di degustatore e/o sommelier; disponibilità a brevi trasferimenti in occasione di fiere di settore e degustazioni presso i clienti nel resto d’Italia; cura dell’ ospitalità in azienda per degustazioni vini, visite, pranzi, vendita; disponibilità a lavorare sabato e domenica su richiesta, con un giorno di riposo durante la settimana (da definire); gestione dei registri di cantina, vinificazione, sicurezza sul lavoro, HACCP. Indispensabile possesso di mezzo proprio.

Gli interessati, ambosessi, sono pregati di inviare un dettagliato curriculum vitae a
Silvia Maestrelli
e-mail: silviamaestrelli@villapetriolo.com
Cell. 335.7220021
website: www.villapetriolo.com

giovedì 27 novembre 2008

Vini che meritano d'essere comprati. L'Imbrunire sulla rivista Il mio vino di dicembre



Esce sul numero di dicembre 2008 la degustazione de L'Imbrunire 2007, IGT Rosso Toscana di Villa Petriolo, prodotto con Canaiolo in purezza.



La rubrica Guida mercato de IL MIO VINO presenta prodotti di qualità poco conosciuti - L'Imbrunire è in commercio da maggio 2008 - degustati e valutati dalla squadra di esperti della rivista. Come si legge sull'articolo, ogni mese vengono presentati vini nuovi, anche se i produttori possono essere gli stessi.

Villa Petriolo compare sulla rivista Il mio vino anche nel mese di novembre, con il Golpaja 2005.

Grazie alla redazione de Il mio vino per il nuovo assaggio.

I preziosi del maestro orafo Alessandro Piovanelli per il concorso letterario di Villa Petriolo. Vino ed oreficeria d'antica tradizione fiorentina.


La bottega dell'orefice, Alessandro Fei del Barbiere, 1570 circa, olio su tavola, Firenze, Palazzo Vecchio, Studiolo.



Quando si incontra Alessandro Piovanelli, la fierezza fiorentina nello sguardo, il maestro orafo racconta del suo mestiere con passione e competenza, di sbalzo e di cesello, di Cellini, del restauro quale garanzia di artigianalità, del piacere e dell’importanza di tramandare il suo sapere alle giovani generazioni, della sua Firenze e dell’antica tradizione orafa di questa città, da conservare con cura, oggi più che mai. Con un mirabile attaccamento alla sua terra e quel tanto di vis polemica, tipica dei dei fiorentini, che affascina.


Alessandro Piovanelli nasce a Firenze l’8 marzo 1958 ed è titolare della bottega artigiana Laboratorio di Oreficeria Piovanelli Alessandro e Lamberto S.n.c.. L’oreficeria, mestiere d’arte principe dell’artigianato artistico fiorentino, vive momenti di gloria anche nella provincia del capoluogo e precisamente ad Empoli, dove il fiorentino doc Alessandro ha trasformato in mestiere una passione. Appena quattordicenne viene attratto fortemente dal mestiere del padre e decide così di seguire l’intero percorso di apprendista orafo presso la bottega artigiana di un grande maestro, in Firenze. Successivamente aprirà un proprio laboratorio, dove la passione diverrà il suo mestiere ed anche il suo futuro, una passione percepibile subito nella cura dei dettagli e della presentazione dei manufatti nei quali nulla è lasciato al caso. La sua produzione – che varia dai gioielli unici all’originale oggettistica – è frutto di creatività e fantasia, ma al tempo stesso segue i desideri del cliente. Essa si caratterizza per la perfezione dell’esecuzione e la sapiente manualità, perché la conoscenza del mestiere è profonda, traendo origine dal cuore e dall’esperienza.

Naturale l’abbinamento con il vino di Villa Petriolo, impreziosito da originali manufatti in argento: per il concorso letterario 2009 il maestro orafo Piovanelli realizzerà esclusivi “segnaposto da calice”, per sottolineare ancora una volta la cifra d’eccellenza che lega due artigianati di lunga tradizione, fortemente rappresentativi del territorio toscano, l’oreficeria e la vitivinicoltura.

Un sentito grazie sin da ora ad Alessandro Piovanelli per il supporto offerto alla terza edizione del concorso letterario di Villa Petriolo.


Laboratorio di Oreficeria Alessandro e Lamberto Piovanelli

Alessandro Piovanelli
Oreficeria
Viale S.Lavagnini, 50
50053 - Empoli (FI)
Tel. 0571.700138 / Cell. 335.7019018
ale.piovanelli@virgilio.it

eugenio taccini e gli arlecchini. ceramica d'artista


Eugenio Taccini visto da Mauro Bettini



Un'eccellenza del territorio dell'Empolese Valdelsa, che presento con molto piacere accogliendo il suggerimento dell'amico giornalista Paolo Pianigiani, è Eugenio Taccini, maestro ceramista di Montelupo Fiorentino.

Leggo dall'intervista che Paolo ha rivolto a Taccini nel 2007:


"Sta lì Eugenio, come sempre quando lavora, davanti alla sua bottega, a Montelupo. Seduto su una seggiola qualunque, sta creando un piatto decorato a “zaffera”: sono due uccelli, il colore che verrà dopo la cottura sarà un blu, di che particolare sfumatura non si sa, c’è sempre l’imponderabile nel mezzo, dipende dal calore, dalla durata, da cosa l’artista ha messo nell’impasto del colore. La “zaffera” è una tecnica antica, l’hanno inventata gli arabi. Ma la ceramica, mi dice, l’ha inventata un signore ancora più antico quando, attraverso fusioni di terra, aria fuoco e acqua, fece emergere terre e distese i mari: insomma il primo ceramista è stato il Padre Eterno. E se la ride, davanti al mio “eh, già, non ci avevo mai pensato…”

E più sotto, parlando degli Arlecchini...il mio soggetto preferito.


"E gli Arlecchini? Come ti son venuti fuori?

Eh, mi fa Eugenio lasciando sospeso il pennello a mezz’aria, qui a Montelupo c’era una grande tradizione di Arlecchini: il personaggio dava modo di moltiplicare i colori, arricchire la decorazione con il movimento, i dettagli del costume. Ma io ho cercato un particolare tipo di Arlecchino, l’ho fatto diventare un personaggio del seicento, con abiti di quell’epoca, spagnoleggianti, con grandi cappelli, diverso dalla maschera che porta quel nome. I miei Arlecchini vanno a cavallo, volano, scappano, corrono. E suonano straordinari strumenti musicali. E spesso sono tristi, come è triste il mondo degli uomini. Lo dico nei miei lavori, su paesaggi e sfondi che cercano il bello e l’armonia, le storie son tristi e fanno pensare".



Per continuare a leggere la bella intervista di Paolo, arricchita dalle foto splendide di Alena Fialovà, cliccate qui. Transfinito International Webzine.


Le terre del Rinascimento valgono bene una visita...

mercoledì 26 novembre 2008

un fiore nel cuore


Castello di Soave




Per la raccolta dei testi in concorso per "I giorni del vino e delle rose", edizione 2008 del concorso letterario di Villa Petriolo, si pubblica oggi "Un fiore nel cuore", il racconto di Stefania Ruffo.

Stefania Ruffo è nata nel 1977 a Legnano (VR) ed abita a Soave (VR).
Laureata in Farmacia e sommelier AIS, collabora con la rivista del vino Euposia. Da ottobre è insegnante di scienze degli alimenti e, dall'aprile dello stesso anno, collabora con il Consorzio Tutela vini Soave, Lessini Durello e Arcole in qualità di curatrice di eventi.


Racconto

"UN FIORE NEL CUORE"

di Stefania Ruffo


Capire la vita non è facile, trovarla nei ricordi per alcune persone è un piacere, lo stesso che si prova davanti ad un buon bicchiere di vino.

Talvolta chiudendo gli occhi sembra proprio di sentire voci di persone a te vicino. Poi, aprendoli, non li trovi lì dove la tua immaginazione li ha lasciati, e rimane solo il contorno a farti compagnia: colline e vallate, vigneti e olivi, ciliegi e mandorli sono lì, fermi a guardarti. Come testimoni del tuo tempo, profondi conoscitori della vita sembrano sapere tutto di te, i tuoi vezzi da bambina, l’amore per il profumo di rosa, i giochi d’estate ed il colore dell’uva.
La mia storia comincia da qui: tra filari di pinot grigio e garganega, con una rosa bianca in mano seduta su un fazzoletto di verde protetto da mandorli e vigneti. Con me, una persona. I suoi occhi verdi traboccano d’amore ad ogni sguardo. Mi sorride, e mi racconta dell’imminente vendemmia: ”Fra due settimane vendemmiamo il pinot grigio”. “E’ quello?” Chiedo io, indicando dei grappoli color ambrato dalle mille sfumature rosee. “ No, quella è la garganega. Il pinot grigio ha la buccia scura¬, non farti ingannare dal nome. Lo raccogliamo a breve perchè matura prima di tutte le uve qui a dimora” mi risponde. Guardo la distesa di vigneti accanto a me, e mi accorgo che sono ovunque; sembra un mare di vigne. Non si vede nessuno da queste parti, e così mi distendo sul prato godendomi il silenzio e il tepore del sole. Che pace.
Verremo qui ad abitare, qui cresceremo i nostri figli, e li vedremo muovere i primi passi tra le viti, e racconteremo loro che sono dono di un sentimento puro e incantato, di due persone che si appartengono.
Così penso, e sogno che un giorno ciò si possa avverare. Avrò cura di questa rosa che oggi mi ha donato dicendomi: “Ti regalo una rosa bianca: ha il colore della purezza del mio sentimento per te. Alcuni petali si tingeranno di rosso, altri di giallo, di nero, ciascun petalo avrà il colore di un diverso sentimento, ti chiedo di averne cura, e non trattarla come un’erba cattiva; certo come un’erba malsana nel tempo questo fiore non ha cessato di rinascere, ma solo perché nutrito dall’attenzione, dagli sguardi, dalle carezze, dai baci, solo perché mai definitivamente abbandonato dai suoi giardinieri. E’ un fiore bellissimo, ti prego non lasciarlo appassire”.
E furono sogni, promesse, incontenibili gioie, speranze, primavere fiorite, ed estati briose; anni trascorsi insieme.
Ma seguirono rigidi inverni, piogge incessanti, venti malsani, aride estati. I petali della rosa si tinsero di colori spenti, e fu riposta in un cassetto del comò.
La mia storia ricomincia da qui: tra filari di pinot grigio e garganega, seduta su un fazzoletto di verde protetto da mandorli e vigneti. Guardo la distesa di vigneti accanto a me, e mi accorgo che sono ovunque; sembra un mare di vigne.
Ho un bicchiere di vino tra le dita. Provo a scoprirne i profumi racchiusi lì dentro: rosa, sambuco…
Chiudo gli occhi, vedo accanto a me una persona dagli occhi verdi che mi sorride e mi racconta che a breve raccoglieranno il pinot grigio: “E’ il primo a maturare tra le uve qui a dimora” mi dice.
Apro gli occhi. Accanto a me una bottiglia di pinot grigio, e ovunque colline e vallate, ciliegi e mandorli sono lì, fermi a guardarmi. Ma questa è un’altra storia. E’ la storia di chi ha ricevuto in dono un fiore bellissimo, e non ne ha avuto cura; è la storia di chi ha ricevuto in dono l’amore per ciò che la circonda, e ha imparato a gioire nel vedere anno dopo anno un grappolo nuovo.
Ha imparato ad aspettare, per poi scoprire che dentro un bicchiere di vino ci sono tutti i profumi che la natura ci offre.
Nel cassetto del comò c’è una rosa, proprio lì dove l’avevo lasciata. Aspetta di essere colta per dipingersi ancora di bianco: è il colore della purezza del mio sentimento.

martedì 25 novembre 2008

il racconto di carola chiarlitti per i giorni del vino e delle rose


Foto tratta da Ode al vino


Buon compleanno alla giovanissima Carola Chiarlitti, autrice del concorso letterario di Villa Petriolo "I giorni del vino e delle rose"!


Carola Chiarlitti è nata a Roma, dove abita, il 25 novembre 1992.
Carola ha vinto il premio letterario "Telescopio 2003" di Roma e, nel 2008, si è classificata seconda alla XV edizione del concorso di poesia patrocinato dal XIII Municipio della sua città. Sul Giornale di Ostia ha pubblicato, nel 2003, la poesia "Teatro" e, nello stesso anno, ha dato alle stampe la raccolta "Poesie di Carola Chiarlitti".


Racconto

"I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE"

di Carola Chiarlitti


Osservo il sole sull’imbrunire, affrettarsi dietro la collina, tingendosi a poco a poco del rosso succoso della polpa. Il rosso dei suoi raggi che va ad infrangersi sui terreni della mia terra, scivolando come sangue sulla roccia fredda e indifferente quasi a volergli donare una vita a tutti costi. Rosso un po’ come il mio vino che se ne sta gentile e silenzioso nel calice di cristallo, ascoltando i miei pensieri inespressi, un po’ come un vecchio amico seduto sul tuo letto in attesa delle tue lacrime. Se ne sta lì, orgoglioso nei suo riflessi scarlatti di essere il centro del mio mondo in quel tramonto di luce e di ricordi.
Cosa c’è di meglio di un buon bicchiere di vino? Nella mia vita probabilmente niente. Ma non dispero finché c’è un calice da riempire, un calice da svuotare, lacrime da versare e da disprezzare nel buio e nell’aroma pungente di un autunno già morto eppure mai stato così intenso.
Sarà che i giorni sono troppo lunghi quando non li vuoi vivere, sarà che il vino è troppo poco per poterne bere per sempre. Eppure c’è. È qui fra le mie mani in attesa di un mio cenno dissennato, per asciugare le mie lacrime, cancellare i miei ricordi, mettere a tacere la mia coscienza… Almeno per un po’.
Le labbra sono aride, esauste, desiderose, ardenti, come in attesa di un bacio sempre nuovo che eppure è sempre lo stesso. Porto il calice alla bocca che sento pungere dal freddo inconsistente del cristallo intarsiato, poi il calore, l’aspettativa, la promessa farsi strada fra le labbra, saziare la mia disperata lussuria.
Grazie.
Grazie amico mio, ancora una volta. Ancora una volta ti devo molto più di quanto mi aspettassi, forse molto più di quanto entrambi meritiamo. Perché è bello dimenticare. Come era bello sognare quando sul tavolo accanto al vino c’erano anche le rose. Quando il rosso scarlatto del fiore mi regalava più di una vana promessa, più di una devastante illusione. Quando mi regalava certezze e nuovi sogni da rincorrere; cadendo magari, inciampando forse, ferendomi sempre…ma per quello c’era sempre il vino. Ma quando la notte moriva dolcemente nell’alba e l’ebbrezza se ne andava con lei come il ricordo di un antico pianto di bambino, le rose erano ancora là a dirmi che la vita andava ancora avanti per una ragione. Ed ora? Cosa c’è su quel tavolo? A parte polvere mista a lacrime di penitente, ricordi, legami di uomo presi e gettati lì in un angolo…a parte il vino? Perché l’aria si fa improvvisamente irrespirabile di notte mentre con il tuo aiuto amico mio tento follemente di restare sveglio fuggendo dai miei incubi?
E respiro nell’aria frammenti di risate dissennate, frasi lasciate a metà, realtà rinnegate, colpe di peccatore ingenuo, serate dense di attesa. In attesa della stagione delle rose che ogni giorno chiedo disperatamente indietro, e che ogni giorno crudelmente non vedo tornare. Respiro il profumo acido di lacrime vecchie e stanche, sguardi annebbiati e consapevoli…aroma di vino…
Sì forse dovrei ringraziarti amico mio. Dovrei farlo quando mi abbracci nel buio e mi sussurri le tue storie, quando mi sei vicino come l’angelo consolatore, il tentatore generoso, il mercante di illusioni...talvolta come il venditore di rose.
Buffo.
Ora mi sembra quasi di sentirne il profumo sai? Ma in fondo anche questo lo devo a te, giusto? Forse se sarai gentile lo condurrai con me nei miei sogni…ma ha poca importanza. La notte è fatta per dimenticare, non per sognare…Questo me lo hai insegnato tu.
Nel bicchiere quasi vuoto mi specchio nelle tue ultime gocce scorgendo i resti di una promessa morta nel nulla, di un esistenza tranciata nell’aria. E tu resti impassibile, placido fra le mie mani tremanti.
Siamo agli sgoccioli amico mio. Noto ridendo il paradosso di questa realtà. È rimasto ben poco per noi qui. Andiamocene e lasciamo nel nostro brindisi di addio una preghiera per la notte. Chiediamole di portarci via con sé. Forse troveremo qualcosa durante il viaggio: forse un sentiero, forse una vita, forse un nome, forse un calice…forse una rosa.

Buon compleanno, Claudio Villa e Renato Zero

i giorni del vino e delle rose di tiziana monari


Foto di Alena Fialovà



Ancora un bel racconto per "I giorni del vino e delle rose"...E' di Tiziana Monari.

Tiziana risiede a Prato. Ha partecipato a varie antologie di poesia e racconti dell'Aletti, Perrone Editore, Terre Sommerse, Ta-Ti edizioni. Ha pubblicato un libro di poesie, "Frammenti d'anima". Sempre per la poesia, ha vinto il concorso della Firenze Libri nell'anno 2007.


Racconto

"I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE"

di Tiziana Monari


Non si può sopportare a lungo la bellezza delle rose, fiori di velluto e
scalpello, pieni di alterigia nel loro protendersi verso il sole,ibridi,
eleganti e maliziosi, fioriscono a maggio in un tempo breve di felicità e
amore.
Nude, si vestono di aria profumata, di colori, di cose immutabili, di rondini
che ritornano ai loro nidi, polifoniche di foglie, mosse dal vento, di gesti e
brividi immobili, di rosso,oro blu e argento azzurro, vibrano insieme agli
ulivi di questa terra, cogliendone il respiro, trattenendo il rosso della sera
prima che scompaia oltre le colline. In attesa, contano amori alla finestra,
rossi come i loro petali, lo sbocciare di due occhi estranei, la litania della
vita, il procedere delle stagioni, la nostra storia che accade e si intreccia
con il loro eterno fiorire. Sfidano il destino, come noi, curve e tenaci, in un
tempo di fuga, aggressive, imperfette, stagliate in un silenzio irreale,
assordanti nella loro breve esistenza. Vivono tra uccelli e grilli,con l´
abitudine al cielo, una strana bellezza da cogliere, ad esistere oltre il
vissuto nella stagione dell´amore, armoniche di battiti veloci, aspettando il
canto delle sirene di Ulisse che non sentiranno mai. Crescono per sperimentare
la precaria seduttività del mondo, per poi rientrare in se stesse e sfiorire
lentamente nel loro ordine e disordine. Di luce e ombra in una forma fugace ,
si tuffano lievi nella loro esistenza purpurea di spine,pungenti come l´amore
.Quell´amore che vive di rose nel girotondo delle stagioni, addolcito dalla
paura dell´alba, in un gioco di coraggio, in un carnevale di blu, trasparente,
nato a maggio e morto a settembre, imbevuto di voglia, sgombro di cielo, che
scruta l´orizzonte in attesa che accada qualcosa. Amore, rosa rossa che
lambisce e scalda, che fonde e crea, una cavità pronta a vibrare,quel continuo
inseguimento all´accelerazione del nostro cuore. Magnetico, risonante, ci
bracca come un animale selvatico, un cercatore di pietre preziose, facendo
sparire spazio e il tempo,oscillando nell´istante, vivendo lì nella nostra
anima distante e vicinissimo, demiurgo vestito a festa. Cresce a dismisura tra
diaframma e sterno, poi reclina il capo piano come le rose, in un vuoto fragile
e infelice, lento, toccato dal dolore, sgretolato come una piantina cresciuta
su uno sperone di roccia che sta lentamente franando a causa di forse estranee.
Diventa nebbia,un arco che si chiude, un eco che si spegne, e come le rose
reclina il capo senza una ragione,preparandosi a morire, infelice, indifferente
a tutto, in una calma apparente, assopito, commosso, un respiro quieto, coperto
di neve.
E tra le rose e l´amore, in un imperativo assoluto, prende forma un dolce
settembre, colmo di grappoli d´oro, sbocciato oltre le siepi di biancospino,
colmo di nuvole pesanti, arriva a passo lento, un pò pigro, per partorire un
buon vino, di sole, pieno di organza,di fiori fruttati, di frutti maturi, da
assaporare piano in un angolo di cuore.
Un vino di arancio e pesco, che è uragano in gola,di acqua e ombre dorate, di
ciliegio rosso, da gustare piano a labbra tese, in notti solitarie affollate
di vita.
Abboccato, liscio, disordinato come un velluto, tagliente come una spada d´
argento, con un sapore raro di tramonto, di radici, di vizio e di piacere.
Un vino di pioggia forte, che sembra non finire mai, da centellinare senza
rimpianti,per abbandonarsi al vento, all´inclemenza della vita.
Vermiglio, caldo,vivo, dolore di un amore da cui il dardo non si può
estrarre,
d´oro, a bucare le bolle che ci fanno da sogno, placa la sete, in una musica
più sonora dell´acqua,infiamma i sogni, in un´armonia grave e ammaliante,
scivola in bocca come un torrente d´oro,sbocciato di sole,impalpabile, dolce,
pastoso, da leccare con piacere, lo porto alle labbra, al di là del mio
sguardo, cola una sola goccia, si ferma sulla mia mano, si abbandona ai
rimpianti, conta questo tempo , arrogante, dispettoso, inclemente, che ci
toglie i dettagli, cancellandoci le magie. Per noi che facciamo finta di
niente, in punta di piedi.


Rosso corallo, Francesco De Gregori

Rita Levi Montalcini e i pregiudizi sul cervello delle donne...





Uscito di recente il libro "La clessidra della vita di Rita Levi Montalcini", di Giuseppina Tripodi con Rita Levi-Montalcini. Non posso non riportare questo post, tratto da Il mondo di Galatea...


Quello che fa più venire l’orticaria, quando ragionano su di te come donna, non sono le battute da caserma o i doppisensi volgari: a quelli noi ragazze, credetemi, ci siamo abituate. Puoi essere ingegnere nucleare, avvocato di grido, giornalista con un curriculum da premio Pulizer, ma ci sarà sempre il cretino che ti riduce a pura “gnocca di turno”, lasciando intendere che ogni traguardo professionale conseguito deriva dalla tua gnoccaggine e l’unica funzione di una femmina è, in buona sostanza, finire a letto con qualche maschio dominante. Quello che fa venire l’orticaria, ma con delle bolle grosse così, sono i discorsi di quelli, e anche di quelle, che si credono invece molto femministi/e, anzi “donnisti/e”, e passano invero gran parte del loro tempo a sostenere che le donne non sono solo uguali, ma sono molto meglio. Il loro esser migliori dipende infatti dalla caratteristica precipua della “donnità” secondo il loro vangelo: e cioè dal fatto che le donne, qualsiasi cosa facciano, in qualsiasi campo operino, sono “più sensibili”, capaci di comprendere le “emozioni”, di affidarsi e ragionare in base ad esse.

I maschi, nella loro visione, sono esseri razionali, distaccati e sordi ai moti dell’animo; le donne, queste meraviglie del creato, sono invece tanto carucce perché affrontano le situazioni guidate dal cuore, a furia di pacchette sulla spalla, empatia sparsa a fiumi, comprensione e materna partecipazione all’altrui sofferenza, che si tratti di un ginocchio sbucciato o di una crisi in azienda. Sono così convinti delle loro tesi, questi signori e signore, che se una si scosta un po’ da questo approccio, subito la guardano con occhio sospettoso e bocca stortignaccola, lasciando intendere che la donna in questione proprio donna non è, ma una che ha rinunciato alla sua femminilità, e – orrore! - scimmiotta il maschio. Perché se sei donna, ma donna veramente, da insegnante devi essere materna, il che vuol dire cercare giustificazioni anche per gli alunni più colpevolmente zucconi, perché se pretendi di insegnargli il rigore senza scappatoie, sei una zitella frustrata; da scrittrice puoi occuparti sì di tutti i temi, ma con un’ottica femminile, il che spesso significa che non puoi scrivere un affresco sociale, al massimo la partecipata cronaca di rognette in famiglia; da giornalista, se proprio non ti adegui a curare la posta del cuore, devi avere posizioni comprensive e politicamente corrette, perché una semplice e pura carogna che elenca fatti verificati senza fare sconti è una virago che ha qualche problema con la vita; e se ti occupi di scienza, o mamma, ecco, allora sei un’eccezione, perché le donne, si sa, in fondo con la scienza non hanno questo gran feeling: la fanno, sì, vabbe’, perché ora possono far tutto, ma la debbono fare da donne, e quindi con compassione, empatia e un diluvio di altre scemenze “femminili”.

A tutta questa bella serie di pregiudizi, che, per quanto portati avanti in assoluta buona fede, spesso riducono noi femminucce in un bel ghetto, anche se infiocchettato di rosa e carino come una bomboniera, ha risposto ieri sera a randellate Rita Levi Montalcini, da Fazio. Venti minuti di intervista che valevano un secolo, cioè l’età della veneranda signora.

Se è vero che con la vecchiaia le facoltà si opacizzano, non avrei voluto trovarmela di fronte trentenne, la Montalcini: perché da centenaria ha giubilato, senza una sbavatura, una bella massa di buonismo dei luoghi comuni con degli zàc zàc impietosi; tanto che il povero Fazio, tramortito, non sapeva bene neanche lui come parare il colpo. Perché la sua intervista era partita nel miglior stile pro-femminista, con un deferente: cara signora, dal suo libro si capisce che la chiave per tutto nella vita è l’amore. Il prosieguo scontato, nelle aspettative del Fazio e di chi, con reverenza e rispetto, aveva scritto le domande, era una tirata della premio Nobel che spiegasse che sì, da donna sensibile, l’amore per la vita e per il prossimo era ciò che l’aveva sempre mossa, perché, noi donne, è sempre l’amore che ci muove, e se non è materno, anche quello generico per la ricerca e l’umanità va bene per compensare.

Col fischio! La signora sì è guardata Fazio con la poca compassione che usa nel guardare gli embrioni di gallina presenti nei suoi laboratori, e ha cominciato a randellare: “L’amore non è la chiave di niente, la chiave è la curiosità.” ha sentenziato, col tono di chi riprende un ragazzino che s’è permesso di dire una scemenza e va subito redarguito per evitare che la ripeta. E poi, giù di sciabola: la “componente emotiva” del cervello umano, ha spiegato, è quella più arcaica, che l’uomo usava quando stava ancora appeso agli alberi: è quella neocorticale, sede del pensiero razionale, che va invece potenziata perché prenda il sopravvento e le si rimettano tutte le decisioni; la componente emotiva, che se ne sta nel sistema limbico, è un relitto primordiale e l’istinto è responsabile delle peggiori tragedie di questo secolo e della storia.

“L’uomo non è cattivo – ha aggiunto la signora, con la tranquilla certezza di chi accenna ad una verità evidente, perché evidenti sono le verità che derivano da prove scientifiche – ma è gregario” ed è proprio per via del suo affidarsi irrazionale alle suggestioni del sistema limbico e delle emozioni lì prodotte. Quando stavamo sugli alberi, l’essere gregari era una virtù, oggi è un limite, perché la salvezza dell’umanità sta nell’essere razionali, non ragionare di pancia e buttarsi al seguito del primo che titilla il nostro istinto.

Se la guardava un po’ basito, Fazio, che da un anziano monumento forse si sarebbe aspettato una delle solite tirate generiche e buoniste, di quelle valide per ogni occasione e che fan contenti tutti, in cui un po’ si richiamano i sentimenti, un po’ il vago buon senso di nonna, e invece si trovava a fronteggiare una disamina sull’agire umano basata sulla scienza e le scoperte inoppugnabili della biologia. La ascoltava molto basito anche il pubblico, che credeva di sorbirsi l’intervista scontata con una donna, e centenaria, e invece si trovava davanti la secca e asciutta analisi di uno scienziato, che nulla concedeva al sentimentalismo, all’emozione, al pathos. E in tutto questo spiazzamento generale, io, che ero a casa in poltrona, da donna, sorridevo contenta, pensando che non m’era capitato mai di vedere in tv una donna comportarsi in modo tanto femminile.

lo scrittore Roberto Cotroneo tra i giurati del concorso di Villa Petriolo edizione 2009

Come promesso, ancora anticipazioni in vista dell’uscita del nuovo bando del concorso letterario di Villa Petriolo…

Quest’anno la giuria del nostro concorso vanta un nome molto conosciuto della letteratura e del giornalismo italiani: Roberto Cotroneo. Un grande onore per Villa Petriolo.

Avanti, aspiranti scrittori e giornalisti…un giuria d’eccellenza vi aspetta!

Per qualche dritta, leggete qui… "(...) Semiotica, lettura, capacità di capire i sintomi positivi e negativi di un testo, poi tagli, aggiunte, e risistemazione del tutto…"

Roberto Cotroneo è uno scrittore, un docente universitario e un giornalista italiano. È nato il 10 maggio 1961 ad Alessandria, in Piemonte. Ha pubblicato: Se una mattina d’estate un bambino (Frassinelli 1994, nuova edizione 2001), Presto con fuoco (Mondadori, 1995, Premio Selezione Campiello), Otranto (Mondadori, 1997), L’età perfetta (Rizzoli, 1999), Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome (Mondadori, 2002), Chiedimi chi erano i Beatles (Mondadori, 2003), Questo amore (Mondadori, 2006), Manuale di scrittura creativa (Castelvecchi, 2008). Per vent’anni giornalista del settimanale L’Espresso. Oggi dirige la Scuola superiore di Giornalismo della Luiss di Roma, e collabora con il quotidiano L’Unità, con Panorama, e con Radio Rai, dove conduce La Mezzanotte di Radio 2. Vive a Roma. E ha due figli: Francesco e Andrea. Il suo nuovo romanzo è da poco in libreria, per Mondadori, e si intitola: Il vento dell’odio.

lunedì 24 novembre 2008

le foto del premio BEST OF WINE TOURISM 2009 a Villa Petriolo



Ed ecco le prime foto - per l'invio tempestivo delle quali ringrazio molto i responsabili della promozione di Florence Wine - della cerimonia di premiazione del concorso BEST OF WINE TOURISM 2009 a Città del Capo lo scorso 13 novembre, nella quale Villa Petriolo si è aggiudicata il primo riconoscimento quale eccellenza del turismo enologico per la città di Firenze.

Locandina de "I giorni del vino e delle rose" in bella vista....Wow!




Ritira il premio a Città del Capo l’assessore all’agricoltura, allevamento, caccia e pesca della Provincia di Firenze, Pietro Roselli (con la faccia dipinta di segni tribali, distintivi di un gruppo etnico del Sudafrica)



Consegna il premio il vice presidente della Camera di Commercio di Bordeaux, Bruno Lacoste



Presenta la serata il direttore dell’agenzia per il turismo di Città del Capo





Il Concorso Internazionale Best of Wine Tourism
best of wine tourism


La rete Great Wine Capitals premia i migliori operatori del settore del turismo enologico.
Il concorso Best of Wine Tourism viene organizzato annualmente dalla rete “Great Wine Capitals”, per premiare i soggetti impegnati nella valorizzazione del binomio vino-turismo, che si distinguano per la qualità e l’innovazione dei servizi offerti.
In una prima fase del concorso, una giuria locale formata da esperti del settore elegge le aziende vincitrici sul nostro territorio che saranno poi presentate, nel corso della seconda fase della manifestazione, ad una giuria internazionale all’interno dell’Annual General Meeting della rete, che si tiene ogni anno in una diversa sede delle otto Capitali. In questa occasione, le vincitrici internazionali saranno proclamate ufficialmente nel contesto di una importante serata, alla presenza di numerosi operatori della stampa specializzata.
Oltre ad essere presentate in una sezione dedicata nel sito www.greatwinecapitals.com, le aziende vincitrici saranno sponsorizzate attraverso i maggiori circuiti di promozione turistica: tour operators locali ed internazionali, stampa generica e specializzata, fiere ed guide distribuite a livello locale, in alberghi, agenzie di viaggio e sportelli di promozione turistica.
E-Mail: florence@greatwinecapitals.com


I vincitori italiani di questa edizione...

La giuria, composta da esperti del mondo vitivinicolo e del turismo enogastronomico, ha scelto le aziende più meritevoli in quanto a qualità ed innovazione dei servizi offerti, apertura e disponibilità ad accogliere nuove richieste ed a soddisfare particolari esigenze del cliente. Inoltre, sono stati criteri fondamentali anche il legame con il territorio e con la tradizione, la valorizzazione della cultura e della storia locale.
Categoria Ricettività

Best of d’Oro: Relais Vignale
Per la ricchezza dell’offerta, collocata in un’antica casa padronale del Settecento, ristrutturata nel rispetto delle linee architettoniche originali.
www.vignale.it

Best of d’Argento: Villa Vignamaggio.
Per la suggestiva ambientazione delle camere e degli appartamenti nella residenza d’epoca e nei casali circostanti, dove traspare una particolare cura dell’accoglienza, fin nei minimi particolari.
www.vignamaggio.com

Categoria Ristoranti del vino

Best of d’Oro: Castello di Brolio.
Per la valorizzazione della cucina tradizionale toscana in un contesto ambientale di particolare pregio, per l’elegante elaborazione a base di materie prime locali e di stagione.
www.ricasoli.it

Best of d’Argento: Cantinetta Da Verrazzano.
Perché promuove i prodotti della fattoria in un locale nel centro storico di Firenze, abbinandoli ai prodotti del forno, con proposte di spuntini e pasti semplici ma stuzzicanti.
www.verrazzano.com

Categoria Architettura, Parchi e Giardini

Best of d’Oro: Marchesi Mazzei - Fonterutoli.
Per la cantina realizzata dall’architetto Agnese Mazzei, una struttura eco-compatibile dove il design sposa la tecnologia, pensata e disegnata per dare corpo ad una filosofia mirata esclusivamente a produrre vini di eccellenza.
www.mazzei.it

Best of d’Argento: Castello di Vicchiomaggio.
Per il monumento nazionale che è il castello, con parti risalenti all’VIII secolo e con parti rinascimentali, ornato di splendido giardino panoramico.
www.vicchiomaggio.it

Categoria Arte e Cultura

Best of d’Oro: Villa di Petriolo.
Per il concorso letterario annuale, affermatosi in poco tempo a livello nazionale, che intende scoprire e promuovere opere inedite in lingua italiana incentrate sui temi della cultura del vino.

www.villapetriolo.com

Best of d’Argento: Icario srl.
Per l’attività realizzata con il progetto Icario Arte, che unisce la produzione professionale di vino alla realizzazione di mostre di arte contemporanea, nei locali appositamente dedicati della struttura architettonica dove ha sede l’azienda.
www.icario.it

Categoria Esperienze innovative nel turismo del vino

Best of d’Oro: Wine station.
Per l’iniziativa di Wine station – La stazione del vino a Torrenieri, che ha creato un luogo originale di divulgazione delle cultura del vino con Binario Zero, la carrozza didattica di vino e cibo, e Wine Circus.
www.winestation.it

Best of d’Argento: Fattoria Le Sorgenti.
Per l’attenzione e la professionalità con cui si introduce il visitatore al mondo del vino, accompagnandolo in ogni passo alla scoperta della terra, del procedimento e del prodotto finale.
www.fattoria-lesorgenti.com

Categoria Servizi nel Turismo del vino

Best of d’Oro: Due&venti Travel.
Per la vasta gamma di servizi offerti per far sperimentare le tradizioni enogastronomiche ed i sapori toscani cambiando il tradizionale punto di vista.
www.2e20.com

Best of d’Argento: Il treno del vino - tour operator.
Perché abbina l’assistenza specializzata in campo turistico all’esperienza di Wine Station, per consentire una maggiore fruizione della stazione anche ai turisti.
www.winestation.it

Categoria Pratiche ecologiche nel turismo del vino

Best of d’Oro: Fattoria Poggio a Campoli.
Per l’attenzione alle pratiche sostenibili abbinata alla ricerca ed al recupero di vitigni in via di estinzione, realizzate in una cornice strutturale di pregio.
www.mastrocecco.com


VIDEO DELLE AZIENDE ITALIANE PER THE BEST OF WINE TOURISM 2009 SU www.florence.tv


Per ritrovare i vincitori delle precedenti edizioni, visitate l'apposita sezione sul sito Great Wine Capitals.


...e quelli internazionali!

Durante la serata di gala dei Best of Wine Tourism Awards 2009, tenutasi il 13 Novembre scorso presso l'azienda Vergelegen, vincitrice internazionale sudafricana di una scorsa edizione del concorso, sono stati proclamati i vincitori internazionali, che rappresentano l'eccellenza nel turismo del vino.

Per Firenze: Villa Petriolo nella categoria Arte e Cultura
www.villapetriolo.com


Per Bilbao Rioja: Fundación Dinastía Vivanco nella categoria Arte e Cultura
www.dinastiavivanco.es

Per Bordeaux: Chateau de Carbonneau categoria Ricettività
www.chateau-carbonneau.fr

Per Mendoza: Bodegas Salentein - Museum Killka nella categoria Arte e Cultura
www.killkasalentein.com

Per Mainz: Interessengemeinschaft Urlaub beim Rheinhessenwinzer nella categoria Esperienze Innovative nel Turismo del Vino
www.rheinhessen.de

Per Porto: Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo - Wine House nella categoria Arte e Cultura
www.quintanova.com

Per San Francisco - Napa Valley: Domaine Chandon nella categoria Ristoranti nel Turismo del Vino
www.chandon.com

Di domenica si può anche morire. Uscita in libreria la raccolta di racconti di Domenico Guarino

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere. Tanti auguri a Domenico Guarino, autore del racconto "Salmastro", tra i segnalati del nostro concorso "I giorni del vino e delle rose"!



Venerdì 28 ottobre 2008, ore 19.00

Libreria La Cité, Borgo San Frediano, 20 rosso - Firenze


Di domenica si può anche morire
di Domenico Guarino


Presentazione della prima raccolta di racconti del giornalista radiofonico

E' uscito in libreria la prima raccolta di racconti di Domenico Guarino, dal titolo "Di domenica si può anche morire" (Selezione Narrativa Polistampa, pp. 152, euro 10).




Un cameriere immigrato che per amore di una donna decide di cambiare vita dando ascolto alle proprie passioni, un anziano medico che visitando una giovane paziente capisce quanto vuota sia stata la sua esistenza dedicata al guadagno ed alla conformità sociale, un amore interrotto dalla morte ma vissuto cogliendone l'essenza profonda e carnale, uno scrittore in crisi che si cimenta ai fornelli e scopre nuove ispirazioni.
"Di domenica si può anche morire" è l'esordio narrativo del giornalista radiofonico del circuito Controradio/Popolare Network. Il libro è suddiviso in due sezioni. La prima, Morsi, è costituita da sei racconti brevi che, attraverso lo specchio del rapporto uomo/donna, indagano la crisi della società occidentale, frantumatasi sotto il peso della precarietà, della superficialità, della velocità ossessiva e del culto per un razionalismo tecnologicistico che sta rendendo rigido e dis-umano il contesto spazio-temporale in cui si svolgono le nostre esistenze. "Vedo intorno a me sempre più persone che si accontentano, che dedicano i propri giorni a sopravvivere -dice Guarino- mentre la vita vera scorre in maniera inesorabile e così distante da noi che quasi non la riconosciamo più". "La società occidentale sembra aver puntato tutto sulla ragione, mentre credo - prosegue l'autore- che siano più che altro i sentimenti, le emozioni, a renderci pienamente e compiutamente esseri umani. Quello che volevo raccontare era il coraggio di non accontentarsi, di scegliere, anche quando tutto lo sconsiglierebbe, di essere disposti a correre dei rischi per questo".

La seconda sezione accoglie Una casa grande come un sogno vincitore del premio Raccontare la periferia 2006, e Il mio nome è mai più, vincitore del premio "Firenze per le culture di pace. Dedicato a Tiziano Terzani" 2007.

"Di domenica si può anche morire" verrà presentato venerdì 28 novembre ore 19.00, alla Libreria La Cité, Borgo San Frediano 20r a Firenze.
Info: BriGua Comunicazioni brigua@gmail.com - 348-6506373

domenica 23 novembre 2008

Natale in cantina a Villa Petriolo il 6 e 7 dicembre


Vi aspettiamo!


Per “Natale in Cantina”, ultimo evento dell’anno che vede protagoniste le cantine del Movimento Turismo del Vino, anche l’azienda agricola Villa Petriolo sarà aperta a tutti gli enonauti che vorranno approfittare della magica atmosfera del Natale per visitare gli ambienti ricchi di fascino della tenuta di Cerreto Guidi. L’antica villa della nobile famiglia fiorentina degli Alessandri dal XVII secolo diviene “residenza di delizia”, vocazione che la famiglia Maestrelli, proprietaria di Villa Petriolo dagli anni Sessanta, conserva saldamente accanto alle finalità produttive dell’azienda.



Un’interessante opportunità, quella di “Natale in cantina”, per scoprire la ricchezza culturale e paesaggistica delle colline del Montalbano e dei prodotti tipici di questa terra. Villa Petriolo aderisce all' iniziativa del MTV offrendo in degustazione tutti i propri vini: il nuovo nato L’Imbrunire, Canaiolo in purezza; il Rosae Mnemosis, Chianti dell’anno per la Guida dell’Espresso 2009; il morbido Golpaja, vino da grandi occasioni della Fattoria Villa Petriolo, oltre al Bianco IGT da Trebbiano ed il Vinsanto del Chianti DOC.



Un appuntamento che diventa anche un’occasione per pensare ai regali da mettere sotto l’albero.

In attesa di una nuova stagione ricca di piacevoli iniziative, i wine lovers potranno dedicarsi agli acquisti natalizi in un clima di festa, scegliendo fra le tante proposte regalo di Villa Petriolo: accurate confezioni di vino e gustosi prodotti locali della linea gastronomica San Martino – dal nome del vecchio vigneto da cui nasce L’Imbrunire - confetture, composte di uva, fichi caramellati, verdure sott’olio, biscotti, spezie ed erbe aromatiche.


All’esterno della Villa, ad accogliere gli ospiti, un suggestivo Presepe con statue in porcellana di antica manifattura toscana e, naturalmente, le luci di Natale ad ingentilire il fronte austero dell’edificio padronale. Natale in cantina, per brindare alle feste, il 6 e 7 dicembre a Villa Petriolo.



Per maggiori informazioni:
Azienda agricola Villa Petriolo - Via di Petriolo, 7 - Cerreto Guidi (FI)
Tel. +39 0571 55284
e-mail: info@villapetriolo.com
website: www.villapetriolo.com


Cartina per raggiungere Villa Petriolo, scaricabile.

sabato 22 novembre 2008

Villa Petriolo vince per Firenze il concorso internazionale The best of wine tourism Great Wine Capitals 2009!



Ce l’abbiamo fatta! Ora è ufficiale, Villa Petriolo ha vinto a Città del Capo venerdì 13 novembre il concorso internazionale The best of wine tourism-Great Wine Capitals 2009, portabandiera per la città di Firenze e per il comparto enoturistico italiano in delegazione in Sudafrica, grazie al concorso “I giorni del vino e delle rose” per la sezione Arte e cultura, patrocinato da numerosi Enti ed Associazioni prestigiosi, tra cui la Regione Toscana. In febbraio la cerimonia ufficiale a Firenze per premiare l'eccellenza nel turismo del vino. Una bella iniezione d'ottimismo per la nuova edizione 2009 del concorso letterario di Villa Petriolo!



“L’uomo non può vivere senza una costante fiducia in qualcosa di indistruttibile dentro di sé…”
(Aforismi di Zürau, Franz Kafka).

E la fede è come una mannaia, così pesante, così leggera.



Un augurio di cuore a chi continua a coltivare la letteratura, le passioni, i sogni, e un grazie di cuore a tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita del nostro concorso letterario. Una vittoria da condividere con tutti, scrittori, giurati, amici, collaboratori, artisti, sostenitori, giornalisti. Ed un grazie particolare ai coordinatori di Florence Wine che hanno promosso il concorso The best of wine tourism e portato con fiducia Villa Petriolo a Cape Town!
Qui i semifinalisti. Qui e qui la notizia ufficiale.