domenica 22 aprile 2012
“Un passeggero insolito e il fascino delle destinazioni” di Stefania Lombardi per WINE ON THE ROAD
Stefania Lombardi abita a San Miniato (PI). Impiegata all’ Istituto di Ricerca ISTI-CNR di Pisa, svolge attività di monitoraggio di progetti europei del 6° e del 7° PQ e si occupa di organizzazione eventi. Per il concorso letterario 201 di Villa Petriolo "Wine on the road” ha scritto il racconto “Un passeggero insolito e il fascino delle destinazioni”.
Racconto “Un passeggero insolito e il fascino delle destinazioni” di Stefania Lombardi.
I viaggi: una miriade di speculazioni letterarie; un mondo d’ispirazioni e un universo ancora da scoprire.
Questa è la storia di un passeggero poco considerato: un passeggero su una moto. Perché? Semplice: la corsa in moto e le relative sensazioni sono vissute in solitario da chi preme l'acceleratore e decide del proprio destino a due ruote.
Esiste anche il passeggero però: egli non decide la velocità, non decide il ritmo, non decide la strada ma nemmeno subisce tutto ciò; semplicemente si abbandona.
Si abbandona perché deve.
Si abbandona perché sceglie.
In pratica sceglie liberamente ciò che deve.
Qualsiasi filosofo impazzirebbe perché per il passeggero di una moto libertà e necessità coincidono.
Sai benissimo che sei un sasso lanciato in aria da qualcosa ma scegli anche di essere lanciato in aria.
Sei un fantoccio, una bambolina che si adatta a tutto ma è sbagliato pensare che tu sia senza volontà: la tua volontà è quell’adattarsi a un'altra volontà; perché devi; perché vuoi; perché vuoi ciò che devi.
Ripeto questo concetto perché me lo ripeto mentalmente da passeggero; di continuo.
Mai distrarsi, mai staccarsi da quella volontà altra alla quale la tua si deve adeguare e che liberamente sceglie di assecondare.
Vedi tutto con distacco come davanti a un monitor.
Sembra un video-game con gli ostacoli da superare e gli slalom fra i vari impedimenti; c'è persino ciò che devi prendere per ricaricarti: il distributore di benzina.
Il super premio sono i successivi pit stop: alle cantine per delle fraganti degustazioni.
Sembra strano assaporare tutto questo sotto il cocente sole estivo ma, vi assicuro: questa tipologia di viaggio verso le cantine ha il suo fascino.
C’è anche un altro aspetto: assaporare la velocità e pregustarsi le cantine nel pieno rispetto delle normative riguardanti sia la velocità sia il tasso alcolico.
La legge è la tua libertà.
Anche sotto quest’ultimo aspetto libertà e necessità coincidono.
Ecco che bussano i filosofi già impazziti.
Il tanto amato distacco per meglio conoscere il mondo tanto decantato dai filosofi è lì a portata di mano: osservi la tua vita con distacco ma sai benissimo che proprio della tua vita si sta parlando e quella no, non è un video-game, non è un gioco.
Pensi allo sguardo da killer che ha chi corre sfidando la grande livellatrice; sai che un giorno vincerà perché così è scritto ma oggi è bello poter dire che non è giunto ancora quel giorno.
Il bello della moto è poter dire alla fine della corsa: non ancora.
La sua adrenalina è la tua, la sua sfida è la tua e tu non puoi che assecondare tutto questo e abbandonarti come una bambola; solo che l'hai scelto.
Hai scelto di abbandonarti alle sue decisioni perché non puoi fare altrimenti; e assieme sfidate la grande livellatrice, quella che alla fine di tutte le corse vincerà su ogni creatura vivente.
Non scegli la velocità, la vivi.
Il vento non ti accarezza, ti punge; e ti piace. Sì, perché lì sopra ogni cosa è rude, tutto è primordiale.
E allora ti chiedi cosa invece possa pensare il guidatore, la persona che decide.
Forse teme che la tua volontà possa non adattarsi alla sua; in fondo basta un attimo: si rompe un equilibrio e si distrugge un sistema; e sai che quella è una partita che probabilmente non potrai giocare daccapo.
La totale abnegazione e la fiducia non è solo tua; è anche sua.
Il guidatore è un tutt'uno con la moto; deve.
Tu sei un tutt'uno con il guidatore; devi.
Il sillogismo che tu sia anche un tutt'uno con la moto non è così scontato ma sarebbe auspicabile.
Questo passeggero pensa alla fisica e alla filosofia e ai bisogni primari dell'umanità su un mezzo che rappresenta un bisogno indotto e odora di combustibile fossile.
Il passeggero sa che non ha più senso parlare di paradossi perché sono questi ultimi la normalità delle cose.
Fine di un’altra corsa; ora ti rilassi nell’ultima cantina. Dopo la velocità a due ruote, la stabilità di una sedia e le coccole di un odore un po’ asprigno ma gradevole; quel retro gusto fruttato ti cattura. Ecco la quiete dopo la tempesta. Ecco la pace dei sensi perché sai che è una giusta ricompensa.
L’insolito passeggero è ora in pausa per una distensiva sosta.
Queste soste sono il senso del viaggio.
Sei sempre pronto a ricominciare verso nuove sensazioni.
Nell’alternanza di sosta e corsa hai trovato la tua serenità.
La tua libertà è abbandonarsi all’adrenalinica corsa prima, e alla distensiva sosta poi; è la libertà di un passeggero alquanto insolito.
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