mercoledì 16 aprile 2014
Terra. Che cosa, se non metamorfosi, è il compito a cui ci solleciti? Buone festività di Pasqua agli amici di Tenuta di Fessina
_Centenari alberelli di Nerello Mascalaese ai piedi dell’Etna_
Buone festività di Pasqua a tutti gli amici di TENUTA DI FESSINA!
La terra scrive anche di sé, da sé. Le incisioni rupestri, vegetali, distribuite sui corpi degli animali, penetrate goccia dopo goccia nelle caverne, sono linguaggi simbolici minuscoli e giganteschi.
Quale è la lingua della terra? Non di una soltanto, di un’infinità di linguaggi, simboli, numeri, immagini, si avvale per comunicare la sua duplice natura: visibile e invisibile. Sono le voci tradotte in parole da migliaia di lingue dei poeti, dei santi, degli scienziati, di chiunque di noi abbia cercato di orientarsi grazie ai suoni che da lei provengono, attraverso il contatto con cose mute, però intimamente loquaci.
da “La religiosità della terra” di Duccio Demetrio
“(…) Siamo QUI forse per dire: casa,
ponte, fontana, porta, brocca, albero da frutto,
finestra,
(…) ma per DIRE, comprendilo,
per dire COSI’ come persino le cose intimamente mai
(…) credettero d’essere.
Terra, non è questo che vuoi: INVISIBILE
Sorgere in noi? – Non è il tuo sogno questo
d’essere una volta invisibile? – Terra! Invisibile!
Che cosa, se non metamorfosi, è il compito a cui
ci solleciti?
Terra, tu cara, io voglio. Oh credi, neppure le tue
Primavere occorrerebbero più; per conquistarmi (…)”
R. M. Rilke, da La nona Elegia, in Elegie duinesi
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