venerdì 1 febbraio 2008

Nuova Educazione... la scuola dell'anima

un ringraziamento speciale a Laura, la maestra del cuore...



assemblea di carnevale
le riflessioni di Laura...

Colori
Gioco
Comunione
Imparare
Serenità
Leggerezza
Nostalgia
Abbandonarsi
Guardare
Imprevisto
Divertente
Amore
Fiducia


Queste le parole di genitori e maestre per definire in sintesi l’esperienza condivisa in assemblea.
Arrivano le mamme e i papà (ai quali abbiamo fatto esplicita richiesta di presenza).
La proposta per questa assemblea nasce da un’intuizione alla quale io e la mia collega abbiamo voluto dare voce. Un’intuizione che sentiamo partire da un percorso fatto coi bambini, coi genitori e anche profondamente nostro.
Siamo state alla mostra di Kounellis. Sono state create per noi maestre le condizioni per fare un esercizio ( in un ambiente in cui non solo l’opera d’arte ti attraversa ma che anche tu attraversi fisicamente). Provare, sostare, scoprire.
Passano i giorni…le installazioni di Kounellis tornano al cuore e alla mente…
Ci troviamo in tavola rotonda per prepararci al Carnevale utilizzando colori, spugne e pennelli. Poi ci mettiamo di nuovo in gioco mimando il rappresentato dell’altro. Si sorride, si ride e si lascia sedimentare. E le immagini tornano, nei momenti più impensati.
Poi l’assemblea… mi ritorna in mente il cerchio di sedie nere di Kounellis, con la macchia di smalto nero al centro…la lucidità…non le ho mai sentite vuote quelle sedie…anzi, ci sentivo correre l’anima di una conversazione. E’ stato un viaggio di un’ora quello alla Fondazione Pomodoro, in cui all’inizio ho cercato e alla fine mi sono ritrovata. Un viaggio in cui vai verso l’alto…prima con lo sguardo, poi sali le scale, cambia la prospettiva e si ribalta la percezione.Carnevale: decomprimere! Assemblea: maestre e genitori. Educatori.
Divertirsi (di – vertire: cambiare direzione) coi colori su un grande foglio bianco da scenografia (…Provare a fare insieme ai genitori l’esperienza che io ho avuto l’occasione di vivere...). Di nuovo provare, sostare, scoprire.
Arrivano le mamme, si sente il risuonare dei tacchi in corridoio, e i papà…con giacca e cravatta, magari usciti un’ora prima dall’ufficio.
Al centro del consueto cerchio di sedie questa volta c’è una brocca piena di pennelli circondata da tanti colori…e subito si vedono sguardi strani, risatine, imbarazzi…
Spieghiamo da dove nasce questa proposta, proponiamo di metterci in gioco insieme, facendo quello che normalmente si chiede ai bambini.
C’è sorpresa, ma anche curiosità. Si parte: ognuno di noi traccia un segno sul foglio scegliendo colore e pennello. A turno, dialoghiamo attraverso le pennellate. Li guardo. Per un attimo, una frazione di secondo, sento l’incoscienza dei miei 25 anni di fronte a medici, avvocati, ingegneri e manager… poi li guardo muoversi nello spazio: c’è chi cerca un alleato, c’è chi vuol essere il primo, chi cede il suo posto, chi osserva, chi ride, chi deve ancora scegliere il colore, chi si nasconde…chi si gira indietro la cravatta per evitare di intingerla nel piatto del colore! Mi accorgo che sono proprio come i bambini. Prendo immediatamente consapevolezza del mio ruolo, sento affiorare le mie competenze e mi sento assolutamente presente. Mi sento stabile mentre oscillo sulle punte delle mie ballerine rosse. Posso portare avanti quel lavoro che io ho scelto di condurre sul terreno dell’imprevedibile. Mollo le resistenze e mi diverto con loro, tra i molteplici sguardi d’intesa con la mia collega. E per la prima volta scelgo il nero…
Torniamo in cerchio e chiedo come si sentono rispetto all’inizio…di nuovo come i bambini tutti in coro rispondono: “Bene!”. Ci tenevo che prendessero coscienza del cambiamento di atteggiamento. Il lavoro ci soddisfa, ognuno è diverso e la bellezza del lavoro passa attraverso questa diversità. Lo sentiamo nostro, ci sentiamo gruppo. Anche chi si conosce poco comprende di aver fatto un’esperienza con qualcun altro che è lì per lo stesso motivo: partecipare all’assemblea di classe dei loro figli. Si sentono orgogliosi, qualcuno esordisce: “Ma possiamo raccontarlo ai bambini? Chissà cosa diranno domani quando lo vedranno!”.
C’è silenzio…nel senso che veramente non c’è più bisogno di parole. E’ lo stesso “silenzio parlante” che ho percepito davanti al cerchio di sedie di Kounellis. Nessuno si alza, c’è gioco di sguardi. Dopo un attimo si sente un “Grazie”, seguito in coro da tutti gli altri.

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