mercoledì 23 luglio 2008
Il lago color del vino, a Torino il terzo premio
Il terzo premio del concorso letterario di Villa Petriolo se lo aggiudicano Enrico Remmert e Luca Ragagnin con il racconto "Il lago color del vino".
I nostri complimenti!
Enrico Remmert è nato nel 1966 a Torino, dove vive a lavora. Ha pubblicato per Marsilio i romanzi Rossenotti e La ballata delle canaglie, tradotti in otto lingue. Insieme a Luca Ragagnin ha pubblicato una trilogia di libri dedicata ai vizi in letterartura, fra cui il fortunato Elogio della sbronza consapevole, ormai giunto alla quinta edizione.
Luca Ragagnin è nato a Torino nel 1965. Scrive poesia, prosa e testi di canzoni. Ha pubblicato venti libri, tre in coppia con Enrico Remmert: Elogio della sbronza consapevole è diventato anche un fortunato spettacolo teatrale rappresentato in Italia e Francia.
racconto
"IL LAGO COLORE DEL VINO"
di Enrico Remmert e Luca Ragagnin
Gentile Signor Giacomo,
stia bene attento a quello che ora Le raccontiamo.
Come Lei sa, da un po’ di tempo andiamo in giro a presentare questo nostro trattato su vino e letteratura, il Piccolo Viaggio dal Bicchiere alla Luna.
Orbene, ieri, una freddolosa giornata d’inizio inverno, è stata una delle serate più commoventi tra le tante di questo piccolo tour che, tappa dopo tappa (e tappo dopo tappo), ha dettato la sua scaletta: ritrovo, partenza, arrivo in loco, bevuta di ambientamento, lettura, bevuta di alleggerimento, saluti, bevuta trionfale, meditazione, ritorno.
Allora, ascolti bene.
Noi si era a Ome, Signor Giacomo.
Ome è un piccolo paese con le case sparpagliate e distanziate in una terra verde e collinosa, con le montagne subito lì, appiccicate dietro, e il lago d'Iseo a un tiro di sguardo. Sembra un fotomontaggio lombardo, Signor Giacomo.
Siamo arrivati in anticipo di molte bottiglie e così, dopo una perlustrazione capillare sull’abitato e sugli abitanti ("A Ome siamo venuti a farci un Nome", come ha genialmente coniato il Signor Enrico), siamo risaliti in macchina e ci siamo spostati sul lago.
Alle cinque era già scuro pesto, e i colori delle case illuminate di Iseo facevano il loro bell'effetto.
Immagini, Signor Giacomo, una Liguria di gialli e rossi pastosi, antichi e caldi.
C'erano quattro piazze inanellate una dietro l'altra, con queste case su tre lati e un'apertura verso un freddo, buio brillio: il lago.
In una piazza, al centro del paese, abbiamo visto una statua di Garibaldi il cui piedestallo era una enorme roccia completamente ricoperta di muschio. Un'altra specie di fotomontaggio, anche se un po’ meno lombardo e più tirrenico.
Siamo andati verso l'acqua e lì abbiamo trovato un minuscolo attracco, una semplice rampa di pochi metri che scendeva nella penombra liquida.
Ci siamo avvicinati e, dall'ultima onda, verso di noi si è mossa velocemente una vera e propria tribù di papere e anatre e, subito dopo, più maestosamente e con maggiore lentezza, due cigni molto in carne.
Sono arrivati tutti da noi, e la prima fila non era più distante di un metro.
Saranno stati una trentina.
Uccelli abituati all'uomo, crediamo, tant'è che uno dei cigni ci ha praticamente annusato, ma certamente uccelli non avvezzi alla poesia.
Già durante la corsa verso di noi la frotta pennuta aveva incominciato a parlarci, facendo un chiasso buffissimo, così ci è parso naturale rispondere.
”Cari ragazze e ragazzi, - abbiamo detto, - ci manca il pane ma non ci mancano le storie che nutrono,” e abbiamo estratto dalle nostre tasche il Piccolo Viaggio dal Bicchiere alla Luna, sfogliandolo alla ricerca
di una citazione adatta.
Il Signor Enrico ha trovato la pagina e ha incominciato a declamare:
“Amici pennuti, sfamatevi di poesia!”
Subito la platea si è fatta vigile, perciò il Signor Enrico, assunta una posa adeguata, si è rivolto ai pennuti così, centellinando le parole come un oste avaro:
“Abbiamo visto un sogno evaporare come una salma
verso una zona di segreti irrespirabili e fermentati;
e quella zona era la placenta, era l’incominciamento,
il nostro primordiale sogno, la nostra unica speranza
- prima ancora che il caleidoscopio di doveri venisse proiettato,
che il cordone fosse reciso, che l’aroma fosse dissolto -
un piccolo urlo d’aria e in quel momento
noi nascemmo alla sobrietà del mondo…”
Poi, dopo una pausa ad arte, il Signor Enrico ha concluso:
“… ma, per fortuna, bevendo, ce lo siamo dimenticati.”
La torma piumata è esplosa in strilli e starnazzi. Un crescendo di becchi, ali e zampe plaudenti, da stordire un direttore d’orchestra.
A quel trionfo ci siamo inchinati. Eravamo talmente inorgogliti che ci è parso di percepire anche degli applausi umani.
Ci siamo voltati e, dietro di noi, c’erano effettivamente gli applausi.
Alcune persone, infatti, si erano spostate da uno degli elegantissimi bar della piazza e si erano avvicinate per osservare meglio la scena: due signori stranieri che leggevano qualcosa ad alta voce, e con trasporto, a una banda di palmipedi molto attenti. Parole che sembravano avere a che fare con il bere, ma che era difficile mettere a fuoco: evaporare, fermentati, aroma, sobrietà, fortuna.
Perciò, Signor Giacomo, si domanderà com’è finita?
Be’, nel solito modo. Nutrite le anime dei palmipedi era venuta l’ora di bagnare i nostri becchi.
Il Signor Enrico (Remmert) e il Signor Luca (Ragagnin)
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46 commenti:
Vi immagino Banda Osiris
la lingua un po' scordata,
magari si intona all'anatre,
in marsina
Italia in Miniatura?
Ben riuscito. Forse poco esploso, andava approfondito...
Nessun commento? Qualcosa mi dice che questo non lo commenteranno in molti. Io, ora, mi sento in dovere di farlo. Quand’è che mi son messo in questa posizione? :-)
Commento: Sornione e burlone, surreale e alticcio (ma l’alto è nella declamazione).
Critica: Spiritoso, ma lo spirito arriva tardi, come un liquore a bassa gradazione. E altrettanto leggero nell’impatto.
CONSIDERAZIONE FINALE: Nei tre racconti vincitori, non c’è traccia di quel raccontare l’assaggio del vino, del degustare, della sfida a tradurre “dal codice olfattivo-visivo al codice linguistico”, cioè trasporre in parole le “percezioni tattili, gustative, olfattive, visive, e finanche sonore” legate al vino. Io mi aspettavo un vino più materialmente protagonista, lì in mezzo, in bottiglia, bicchiere o botte. Bianco, rosso o rosè. Liquido, profumato e fresco. Ma l’organizzatrice dice tutto ciò non fosse essenziale e, siccome il bando l’ha scritto lei e, siccome la giuria l’ha pensata allo stesso modo, va bene così…
Si è fatta vincere l’intuizione, intesa come perspicacia e singolarità del testo, e intesa come un solo intuire il senso.
Si è premiata l’autorevolezza del sentimento sentito, srotolato in buona forma.
Infine, la leggera brillante teatralità.
Erano i tre racconti migliori? Dopo la lettura degli altri 178 l’ardua sentenza…
Marco
caro marco, intanto grazie. grazie davvero per la tua attenzione così precisa e costante. sei uomo di parola, in ogni senso.
veniamo al dunque, che qui mi tocca rispondere...
La presentazione del concorso, le linee guida, e non i paletti (ci tengo a sottolineare anche con le parole questa differenza) indicavano tante tracce possibili. Tutte, per noi, possibili. Ma vi erano punti fermi, dici bene: "l’assaggio del vino serba in sé una traboccante potenzialità evocativa, racchiude tanto il piacere di gola quanto il com-piacimento, la voluptas, della parola". Non è stata fondamentale la singolarità del testo, non era una gara a stupire. E' stata determinante la capacità di "nominazione". Volevamo che in questa seconda edizione si lavorasse sulla lingua, che le parole si impregnassero di vino, profondamente. Mi piace riportare di questo racconto "...noi nascemmo alla sobrietà del mondo".
Poi, certo, che il vino fluisse in corpo, come anche da bando ci si auspicava di leggere tra gli elaborati giunti. Voglio dire, l'intuizione dell'importanza che avrebbe avuto l'aspetto linguistico , il ritmo finanche, è stata premiata. E' intervenuto il gusto soggettivo, infine.
Ma leggiamo anche gli altri e continuiamo a confrontarci, anche sul bando, se vorrai. E' un piacere e sarà utile anche per meglio indirizzare l'edizione 2009.
Scusa Marco, ma questa 'polemica' sul bando è stucchevole. Lo dico senza offesa. E con massimo rispetto. Ma ti prego: lascia perdere.
Leggo con frequenza i commenti perchè mi piace 'capire' e 'confrontarmi', ma ...l'arte davvero non vuole paletti. E ho imparato negli anni che il giudice è sacro. In ogni caso. Sono tra i 'segnalati' e mi va benissimo. Anch'io sono convinto di essere il migioredegliscrittoridiquestie di tanti altri(infiniti) mondi. Leggo ed apprezzo (o non apprezzo), ma questo è il bello della letteratura: che divide, fa pensare, produce e lavora emozioni. le leviga le incrina a volte. Ma E' VITA per fortuna e con graziadidio. Le polemicuzze a metro lasciamole ad altri. Per favore.Almeno qui. Almeno quando si parla divino e dirose
La considerazione finale di Marco mi è arrivata come uno “schiaffo”. Dal torpore nel quale i tre brani vincitori mi avevano piacevolmente assuefatta, poiché - è innegabile- scritti magnificamente per qualità, ricercatezza, l’intuizione del meta-racconto e del surrealismo...
Sono ritornata di colpo alle regole sulle quali mi ero soffermata prima di scrivere, il ristretto (a mia visione di allora) cerchio dal quale non dovevo uscire per non andare nel classico “fuoritema”.
Addirittura ero impensierita per non aver coniugato nulla che vedesse vino e rose assieme ; )…
Credo che molti di noi si siano troppo diligentemente attenuti alle condizioni dettate dal bando, che faceva appello, a mio avviso, certamente ad una ricerca e sperimentazione iperbolica delle parole ma pur sempre legata al contenuto sensoriale di un vino. La sfida che forse si era voluto lanciare era questa? E’ una domanda aperta… Lo dico sempre: bisogna lasciare le briglie sciolte!! ; )
Alla prossima volta!
K.
Domenico,io non colgo nessuna polemica acida in tutto questo. Davvero! Non sono morsi di invidia post concorso,nè spocchiose critiche, ne sono certo. E' un' intelligente prospettiva che aiuterà tutti nei bandi futuri.
ci piace essere messi in discussione, proseguiamo pure. grazie, domenico, per le tue considerazioni, che vanno nel senso verso il quale anche il concorso tendeva. cos'è il vino, che immaginario c'è legato per ognuno degli scriventi bevitori, che emozioni ci riporta a galla, con che parole dirlo? e se il vino parlasse? per inciso, ci aspettavamo anche un testo sul vino che si racconta...le parole per "raccontare e FAR RACCONTARE il vino". Ed è arrivato. leggerete Ester. Non ci stava tutto, contenutisticamente, a buon diritto nel concorso? noi pensiamo di sì. lo stralcio tratto da veronelli....una rosa è una rosa è una rosa è una rosa...di G. stein...quell'"imbeccata" - giovanni docet - come è stato interpretato? Ci aspettavamo proprio questo, una bella "gara" ad interpretare anche il bando. libera-mente. ma le parole, quelle sì, ricche, piene, alcoliche, persistenti, evolute.
bello, il concorso a concorrere.
Per Domenico: 1) “Il giudice è sacro” dici te. Io non ho mai attaccato la giuria. Il concorso è stato, e ci sono stati vincitori scelti da chi era preposto a farlo. Io, poi, mi faccio giuria di me stesso, e mi riservo di scegliere i miei vincitori. Mi pare di poterlo fare..
2) “Anch'io sono convinto di essere il migioredegliscrittoridiquestie di tanti altri(infiniti) mondi.” Se quel “anch’io” significa “oltre te”, sbagli. Io non mi ci reputo. Se anche dicessi che un racconto mi fa schifo (e non l’ho mai fatto) ciò non implica che io pensi avrei potuto fare di meglio.
3) “Leggo ed apprezzo (o non apprezzo), ma questo è il bello della letteratura: che divide, fa pensare, produce e lavora emozioni. le leviga le incrina a volte. Ma E' VITA per fortuna e con graziadidio”. Io questo pensavo di stare facendo. Tra l’altro stranamente, per me, perché normalmente sono più il tipo che legge senza intervenire.
4) Riguardo le “polemicuzze”. Io, se permetti non le chiamerei così, perché è un confrontarsi, come sulle altre cose, e sono sicuro che è un argomento che sarà utile a Silvia per gli anni a venire. Io parlo per me e per chi ha avuto le mie stesse impressioni (per esempio, scopro che Katy è/è stata esattamente sulla mia linea).
Ora cerco di spiegare meglio la mia posizione (e forse quella di altri partecipanti). Non partecipo a concorsi. Ho letto il bando, l’ho trovato interessante, e ho pensato di partecipare. Forse perché privo di esperienza, ho pensato che dei “confini” nei quali ci si dovesse tenere ci fossero. Uno, scontato, il vino. L’altro, avevo capito, nella sfida lanciata a raccontare le percezioni sensoriali legate all’assaggio del vino. Sfida già molto difficile di per se, ma che lo diventa ancor più considerando un’altra complicazione: inserire tutto ciò in un racconto con una sua trama indipendente e un suo scopo “altro”, nel poco spazio a disposizione. Infatti, io mi sono non poco stupito quando ho saputo che altre 180 persone erano riuscite a creare un racconto col racconto del vino dentro (vino in liquido, odore, sapore).
Leggendo i vincitori, io (e forse qualcun altro) ho sentito una specie di “tradimento” nel capire che quella difficoltà, quella particolare sfida, i vincitori (e probabilmente la maggioranza dei partecipanti), non l’han tentata, anzi, probabilmente neppure pensata. E, a mio avviso, e solo in questo senso, sono partiti facilitati (o penalizzati gli altri, che è lo stesso).
Detto questo: è colpa degli altri partecipanti, me la devo prende con loro? No, assolutamente. Me la devo prendere con la giuria? No, perché loro han l’approvazione dell’organizzatrice. Me la devo prendere con l’organizzatrice: no, perché ora so che non era nelle sue intenzioni porre dei limiti. Me la devo prendere con me stesso? Casomai..si. Perché avrei potuto intuire che quel che pensavo necessario non lo era, e sentirmi più libero di interpretare a mio modo e scrivere un racconto sciolto da qualsiasi vincolo.
Quindi non faccio polemica (almeno da quando Silvia, mi ha spiegato la sua versione), però do una mia sensazione, un mio pensiero, perché mi va di darli.
Marco
Urka...
...
... ma io non volevo davvero indispettire nessuno! Scusa se ti ho 'ferito' in quelche modo.
Anzi, volevo proprio dire: di-vertiamoci. Senza cavillare.
E volevo anche dire: per il futuro concediti tutta la libertà che puoi. E' sempre meglio.
Non mi intrometto più e scusa di nuovo
marco, di racconti con il vino in corpo - e nel corpo del testo - ne sono giunti..., li leggerai, ma, a parità di tema "centrato" (nel senso che dicevo prima), sono stati giudicati più "avvinazzati" in Lingua i vincitori. Detto questo, saranno pubblicati e avrò modo di tentare di dare altre ...spiegazioni(?) del motivo della scelta. Li metteremo in relazione agli altri, se vi piacerà. Con il massimo rispetto per tutti. Ma, poiché tutto è relativo, anche il gudizio era relativo al gruppo dei racconti arrivati.
Il concorso era particolare, lo sapevamo, temevamo un pò - lo ammetto - le critiche...ma ora che stanno arrivando - le critiche, intese come confronto - paradossalmente si rafforzano le intenzioni, ci appaiono ancor più chiare. E questa inaspettata svolta post-concorso ci aiuta. grazie.
domenico, rimani, divertiamoci.
Ri
mango
Ovvia
mente
Ma mi piace osservare, spesso. Più che dire. Anche se non mi vedi, ci sono
D
avevo intuito che tu ci fossi...su Divinando le intromissioni sono le sollevitate, altro che. credo comunque che anche a marco - perdonami, marco, se ti do voce, correggimi pure casomai - faccia piacere, in fondo il tuo interloquire ...il vostro confronto è stimolante, le vostre penne non domabili.
ops...sollecitate, mi è scappata la tastiera...
Indizio d'è un Bando Coglie ognuno i suoi fiori
e beve [le sue righe
senza imbottirsi d'inutili a-capo e spazi Incrociati
le dita
... magari imbrocco la giuria!
E va bene, indovini oppure resti il migliore.
E chi ti convince?
Fai un'altra strada.
Con Bendata,
Giovanni
*
Traaanquilli! :-) Non me la sono presa con nessuno. Semplicemente, intendevo meglio spiegare come la mia non voleva essere un cavillare o un fare polemica sterile (che altrimenti non mi sarei certo preso la briga di commentare i tre racconti...). Però, ho voluto dare voce al partito di chi, sbagliando, ha letto nel bando più vincoli di quanti ce ne fossero nelle intenzioni di chi l'ha preparato. Soprattutto per Silvia, che ora che sa che qualcuno può male interpretare, e anche se non sarebbe tenuta a farlo, nel prossimo bando potrebbe specificare per i più tardi di comprendonio :-)
Comunque, basta, ora quello che avevo da dire sulla questione l'ho detto e si passa oltre...
Marco
Per Giovanni: non per convincere la giuria ci si, eventualmente, rimette ai vincoli (credendo ci siano), ma per l'idea del camminare tutti sulla stessa strada per guardarsi bene in faccia. Se poi si vuole essere proprio liberi, si può scavalcare e passare per il bosco. Nessuno lo vieta, la soddisfazione ci può essere lo stesso (anzi di più, che vai laddove nessuno ha battuto e ci saltelli allegro). Senso un pò meno, ma chissà..
Marco
Scusa mi permetto, non Sarò scortese?
ma ognuno ha i suoi sensi, doppi e vietati.
Si vola.
Ciao
chi ci ha letto i vincoli, marco, non ha sbagliato...ha sviluppato una delle tante tracce...che poi, a me, da produttrice di vino, ha pure fatto immenso piacere...una curiosità grande mi mangiava nei giorni immediatamente precedenti l'apertura delle buste...sappiamo come la maggior parte dei professionisti del settore parli del vino, qualcuno in maniera anche molto evocativa, ma il bevitore comune, quello che avrà avuto anche occasioni di assaggiare un mio vino o lo farà in futuro, forse, chi non si preoccupa di rendere specilaizzata la comunicazione, che ci racconta del vino? che voli si fa quando ne ha una goccia nel calice?
la parola immaginifica, ecco il vincolo. Unico, vero.
e diaciamo anche questa: tanti sono stati i filari percorsi, qualcuno a piedi scalzi e chiome al vento, altri con divisa da degustatore - evviva, bene così. E questa è la spia dell'adesione profonda al bando. Da parte di tutti.
sì,giovanni,son d'accordo
ma
bisogna intendersi
first of all
or not?
Miky
Ci sono certe intese esclusive.
O qualunquismi
... delle Larghe Intese?
Qui si equivoca l'arte col proclamo, mi pare.
Non che io ___! , ma ____ .
Proprio incomprensibile?
Giovanni.*
Tante strade percorribili, i cartelli stradali però li dobbiamo sempre seguire tutti, mi sembra.
Io volerei davvero per saltare il casello e non pagare pedaggio in autrostrada...ma come se fa ; )???
Stiamo allegri, sereni! un po' di leggerezza in tutto! peccato che sono in ufficio, mi tracannerei un bel rosso ora! E io che c'ho speso i giorni a capire come trovare un "medium" che potesse fare da tramite ; )
Katy
perdona, katy, ivre ha trovato IL medium, a tuo parere? più che parlare di vino, è vino che parla?! è se al posto del protagonista immaginassimo il vino in persona....Rosa sparisce, infine. si ammutolisce, volta le spalle. evapora. malinconia in chi resta col bicchiere vuoto, a rimirarlo.
medium lo è già, ivre.
e inZomma
giovanni...
ma levami una curiosità
parli come scrivi?
M
naturalmente, questo è il MIO ivre. di qui ed ora.
Assolutamente sì Silvia. L'immaginazione, quella senza limiti e confini... all'infinito, quella vince sempre su tutto! Purtroppo, come a suo tempo detto, non avendo letto il PP non ho potuto capire Ivre...
Katy
ma ,allora....
dove sono tutti gli altri racconti che io li voglio leggere tuttituttitutti???
perchè non ce ne date uno al giorno così quest estate la ricorderemo cadenzata da un racconto al dì??
evvia evvia ,
con le nostre parole dietro e questo conoscersi qui sopra con l attesa di vedersi in viso
prima o poi
magari su quel prato di villa petriolo all ombra di tutte le nostre parole lanciate nell aria
Miky
forse non è così importante decodificarne tutte le spie...lasciandoci andare al fluire del racconto, se ne può godere lo stesso... forse di più? emancipiamoci dalla condizione del devo capire a tutti i costi. ne usciamo frustrati. chissà quante incrostazioni, quante cose precipitano da giovannni/daniela a ivre... non se ne esce. e se fosse un meraviglioso gioco a rimpiattino?
e di questo terzo racconto, che ne dici katy?
miky cara, ma tu ci scopri le carte anzitempo....col prato e i filari....ssss...hai indovinato qualcosa?!!! zitta, zitta...
baci.
eheheh cara Silvia!
me lo sento,io!!son strega!!!
altro che medium....
ahahahahha
senti,
non so a te
ma a me vien voglia di vederli in faccia quelli che scrivono qui,
mi vedo già a scherzare e a ridere insieme e brindare, sì, ai vincitori e anche ai NON ELETTI
ma
LETTI
intanto sarebbe bello invitare tutti a un BLOG PARTY uno di questi giorni o sere per trovarci qui tutti insieme,che ne pensi?
si prova??
smackkk
Miky
sì sì sìun aperitivino virtuale, per cominciare....e poi....ssssss
Oh com'è cieco il sole Che la luce è di notte]
imbastito velluto nero inflitto degli spilli]
che n'ammanta in far tanto tanto male]
Se le fanciulle quelle statuali da esser cose]
traveste in luminare creaturale]
carne in pasto a gli amplessi travagliati]
d'imbestiato l'affanno Se gli affreschi giardini]
museali ripristina in che vita vegetale]
mai più inospite a scontri 'nnamorati]
intricati d'erotica fatica]
disumana 'n che d'occhi desolato]
inseguir ospedali le corsie ville case]
le stanze 'n che s'invita]
il morir E spiranti vinghiati]
se scontorcono i corpi 'n coma Ubbriaca]
copula sedicendo quasi specie passionale]
d'amanti e no d'amanti della specie]
mai stremata ch'è breve]
in insensato esausto]
figliar Nell'operare catenato]
eterno è il tutto che non è immortale
(E se fosse arrivato qualcosa del genere, al concorso, dico, domando: non avrebbe potuto vincere perché "fuori tema"? Oppure avremmo dovuto abbattere ogni idea di tema, cucendolo sul capolavoro?)
Il vino è un pretesto. Un meraviglioso prae testo.
All'insana salute,
N
...o questo?
"(...) La dimensione distrugge il suo rapporto
moltiplica il limite,
lo disfa;
lento
lo specchio della luce
allontana il cristalllo riflettente,
lo perfora,
lo vince,
lo rapprende".
non di vino si parla. non a tema?!
da Dies Illa. Giovanni Testori.
Per chiudere, e non voler diventare troppo noiosa ai vostri occhi, io che non sono poi avvezza al polemico dico: mi sono limitata io da sola. Non ho volato come sono solita fare e, certamente, non avrei comunque raggiunto certe meritate vette!
Mea culpa e unica culpa. In alto i calici ai vincitori, sempre e comunque, questo l’ho sempre ribadito in questi giorni… dai quali sto tuttora apprendendo moltissimo rileggendo.
Guai a voler capire tutto per forza! Io poi… per chi mi conosce: )
Riformulo e dico che Ivre non l’ho potuto gustare come merita, anziché capire.
E’ stato bellissimo tutto. Il mio primo concorso e guarda quanto ho tirato fuori!!
Katy
katy, solo grazie.
un abbraccio.
dopo aver letto i post precedenti mi permetto di dire anche io la mia. Come Marco ho ritenuto le indicazioni del bando più limitanti di quello che poi in realtà è stato nel giudizio dei giurati e la ia difficoltà principale è stato il dover accoppiare roa e vino. Mi sembra che tutto sommato il racconto giunto secondo abbia più fedelmente rispettato i canoni che io avevo letto nel bando. Se non era così faccio ammenda per la mia interpretazione e penso che il prossimo anno terrò un po' meno in considerazione quelli che Silvia chiama paletti. Diciamo che mi lascerò ispirare dal titolo ma poi mi lascerò guidare da me stessa.
Comunque vado avanti a leggere molto volentieri perchè c'è sempre da imparare da tutti e sono stupita di quanti scritti a più mani. Ho sempre pensato allo scriverecome qualcosa di molto personale, evidentemente altri sono capaci di condividere cose che io non so fare.
Magari se trovassi un bel coautore.....
Scherzo naturalmente.
Saluti a tutti
Pat
Mi viene da ridere perché infine ci sono altri che sono più realisti del re, ovvero si son creati più lacci di me (io, le rose, non ho pensato di doverle mettere :-)).
L’ultima (veramente l’ultima) cosa che mi preme specificare è questa: mi pare che qualcuno, non so in che modo né perché, è arrivato a vederci (me, kat, Pat, Milky e qualcun altro silenzioso) come quelli che VOGLIONO imbavagliare l’arte, e che devono essere istruiti sul fatto che l’arte deve volare libera e sciolta ecc. ecc.
Ecco, un po’ di concentrazione…n o n e r a q u e s t o i l p u n t o. Poi, se uno il punto non l’ha ancora capito a sto punto…vo dì che gna po’ fa… Punto.
Ora mi vado a legge l”histoire d’E..che se si rifà all’histoire d’O..potrebbe essere mui interessante.. :-)
Marco
bentornata, pat!
per il prossimo anno ci frullano in testa un pò di idee...ma nn potrei ancora dire con certezza come e perché. anche il bando seguirà la nuova ispirazione...quindi, aspettate! per settembre, come promesso, la linea base sarà diffusa. Vi ricordo anche che abbiamo recapiti a cui poter inviare eventuali richieste di chiarimenti, delucidazioni, dubbi. non esitate, nel caso!
per marco:
concordo con il tuo ultimissimo punto e mi vado a leggere anch io quest Histoire
mi piacerebbe leggere il tuo racconto e se vuoi ti farei leggere il mio (dove io c ho 'incastrato' pure le rose..)
Aaahhh! La depravata brama di criticare il criticatore! Questa è autentica perversione, altro che l'Histoire d'O! :-)
Ovvia, un so hi te tussei ma, ju, se te tu mi posti l'e-mail,te l'invio...
Marco
ma questo marco va via come il pane...bene, bene!!!
ottimo il tuo toscano, caro marco...
Già. E chissà perchè.
Mmmm...ci rifletto su: ...tutte donne...appassionate di gastronomia...ho capito! Buongustaie! :-)
...eh, il fascino della parola...che la vince sui muscoli. ma i maschietti ancora tutti nn l'hanno mica capita...;-)
Ohssivvia! e hhi ti disce hhe assieme alla parola un sci stan bene ANCHE i muscoli? Un pò e un pò :-)
Luoghi comuni! come dire che le ragazze belle non possono essere anche intelligenti! Tzs!Mmmmm...no...mmm...forse non è l'esempio giusto...mmm..vabbè però il concetto s'è capito! :-)
jue...e' si vorrà un pò troppo....dicevo, di muscoli e cervello...
bello ,bello !per me il più bello dei tre, leggero al punto giusto come un verduzzo stappato direttamente da frigo..
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