domenica 31 agosto 2008

perBacco


Caravaggio, Bacchino malato, 1593-4, Roma, Galleria Borghese



Ecco "PerBacco", il racconto di Mirco Camarin per il concorso di Villa Petriolo.

Mirco Camarin è nato a Treviso nel 1983 ed abita a Spresiano. Laureatosi nell'ottobre del 2006 in Scienze Politiche all'Università di Padova, dai diciotto anni ha appreso il piacere della scrittura creativa. Si è piazzato terzo al concorso Sabina Arthé di Rieti, aggiudicandosi anche il primo posto nella sezione giovani. Precedentemente un suo racconto è stato scelto per un'antologia di brevi storie sulla prostituzione, "Tutto va a puttane", organizzato dall'Associazione onlus di Bologna Fiori di strada. Oltre alla scrittura, altra grande passione di Mirco è la musica. Suona la chitarra elettrica da oltre dieci anni in una band della sua zona. Tra i suoi interessi anche la fotografia. Scrive di sé: "Tra ciò che ho elencato di sicuro il modo più facile di cui dispongo per esprimere me stesso è la scrittura, meglio ancora attraverso la realizzazione di racconti brevi. Credo essi brillino della stesso fascino di una canzone. Brevi opere di sentimento, che solo esse riescono ad inserirsi nel sempre minor tempo che l'uomo moderno ha a disposizione per se stesso".



Racconto

"perBacco"

di Mirco Camarin



- È un mondo strano il vostro - dice Bacco.
Io lo guardo con gli occhi socchiusi, il riverbero del tramonto sull’acqua del fiume che mi ingiallisce lo sguardo. Sulla destra sorreggo la bottiglia del buon sangue che mi abbevera pian piano. Il tempo è fresco, e spira aria seguendo il corso del fiume.
Bacco sta immobile dentro alla criniera di boccoli che gli coronano la testa. - Non mi credi? - chiede.
- A cosa posso credere se ho davanti te?
- Perché?
- Non sei Bacco tu?
Allora lancia un sasso e fa un buco nell’acqua. - Se parliamo a domande concludiamo ben poco.
- Anche voi con l’istinto di concludere… - considero. Attorno a noi sta per farsi buio, quando è già sera inoltrata, ma ancora di rimbalzo il sole schizza sull’acqua e come una palla da ping pong mi racchetta le cornee.
- L’istinto di concludere?
- Che male c’è se stiamo qui senza nulla concludere?
Bacco non batte ciglio.
- Perché è sempre necessario concludere qualcosa? - calco. - È il fatto che l’uomo termina i suoi giorni sul letto che ci impianta l’istinto di mettere un punto a tutto?
Bacco guarda da dove è venuto. È uscito come la testa di Lockness, poi ha camminato sulle acque e mi ha raggiunto. - È uno strano mondo il vostro - riprende dall’inizio. - Pochi decenni fa avete toccato la luna quando ancora la donna non contava di un voto. Sarete ancora carnivori quando andrete su Marte?
PerBacco…
Mi guarda negli occhi come in un film. La sua bellezza è raggiante d’oro, unto d’argento al profumo di sale, e le sue dita nodose sembra abbiano appena smesso di pizzicare un’arpa. Probabile che un Dio romano mi stia dicendo delle cose sensate?
Il senno è una parola opinabile.
- Dicono sia scesa acqua rossa quand’era la guerra - spiego. Bacco non lo sa, ma quando han fatto il conflitto il fiume ha raccolto tanti cadaveri che l’acqua era rossa, un fiume in piena di sangue che scende dalla cima del monte. Ecco, questo forse è sensato…
- E se contemporaneamente cadessero petali di rosa dal cielo? Tu pensa! - gli propino. - Vino rosso che scende dalle vette, e petali bianchi che ci mandan le stelle quando tutto è un giorno lunare.
Bacco a momenti casca in acqua.
- Come fragole e panna, i colori al contrario. Lo chiamerei il giorno del vino e delle rose, con il cielo di notte. - Respiro affondo, chiudo gli occhi e sorrido, poi mi porto il vino alla bocca e bevo. - Non ci credi vero?
- A cosa? - dice Bacco.
- Ad un giorno così.
Bacco sta zitto.
- Sai che ti dico? Valgo più io di quello che penso - gli sbatto in faccia.
- Allora dimenticami.
- Non vali tu, mai io che ti penso.
- Ti fa questo effetto il mio vino?
- Mi aiuta a cantare.
- E fischi sotto alla doccia? - aggiunge.
- A volte mi insapono le piante dei piedi, ma casco sempre come una granata.
Istanti dello scorrere del fiume.
- Il giorno del vino e delle rose? - mi chiede prima di lasciarmi solo.
- Bello eh?
Bacco annuisce. Petali bianchi che scendon dal cielo, fioccando come pugni di neve preservati dal freddo. Ondeggiano su amache invisibili. Tutto qua, e non mi pare poco.
Foste come me non vi parrebbe poco nemmeno a voi. Foste usciti oggi di galera, a cinquantotto anni, la vita persa afferrata alle sbarre, un bicchiere di vino vi basterebbe per sentirvi meglio di come vi sentite di solito. Il fatto è che ogni mezz’uomo pensa alla libertà solo quando combatte sulle manette, mentre dovrebbe avere i guantoni addosso sul sacco ogni giorno per ritrovare la metà che non gli appartiene.
Io sì che avevo bisogno di concludere con le sbarre.
Ma adesso, da dove inizio?

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