venerdì 12 settembre 2008
incontro con il rosso
In vino veritas, Vitor Silva
Oggi pubblichiamo "Incontro con il rosso", il racconto di Claudia Giraldi per il concorso letterario di Villa Petriolo.
Claudia Giraldi è nata nel 1971 a Taranto, dove abita.
Qualche anno fa giunse in finale ad un concorso letterario promosso dalla Prairie, con il romanzo "Il poeta del mare"; a marzo del 2008 ha vinto il premio speciale Controvoci, in occasione del Premio giornalistico Domenico Faivre. Dice di sé: "Non è tantissimo, ma è già molto per continuare a sognare. Io scrivo perché ne ho bisogno. Perché è bello avere un sogno. Perché è il modo migliore per trasformare l'irrequietezza, la tensione, l'urgenza di esserci in energia positiva. Per conservare l'impronta di ciò che ero, raggelata nell'inchiostro indelebile, quando avrò dimenticato i miei sogni, o quando li avrò realizzati".
Racconto
"INCONTRO CON IL ROSSO"
di Claudia Giraldi
Ore sette. Suona la sveglia. Sì, lo so che sono in vacanza e che dovrei poltrire fino alle undici per poi girovagare con indolenza senza meta e orari, ma sono in Toscana!
Sveglio Sonia che dorme nel letto vicino al mio, la guardo mentre si stropiccia gli occhi, si allunga pigramente i muscoli delle braccia e mi dice “ mi alzo mi alzo”.
Alle otto siamo già fuori, a sorprendere una città nelle sue abitudini più intime.
Le dico, “solo due giorni fa eravamo a Taranto,stressate da una vita troppo veloce e non immaginavamo neanche che oggi saremmo state qui, in questa città meravigliosa senza neanche il ricordo di un problema…è fantastico, non credi? Voglio dire, non aver programmato nulla e trovarci come per miracolo a Firenze a fare quello che ci piace di più, passeggiare per ore e gustare ottimi vini!” Lei mi sorride, dice “ancora non ci credo, tre giorni solo per noi, senza impegni e responsabilità”.
E sorridiamo, sembra quasi fisso questo sorriso, stampato sulle nostre facce con una sottile incredulità.
Passiamo davanti al Palazzo della Signoria, ci guardiamo per un attimo negli occhi e tutta la complicità della nostra amicizia di vent’anni esplode in una sonora risata. Abbiamo domani per visitare palazzi e musei, oggi dobbiamo vivere lo spirito della città, sentirla nostra. In queste stradine del centro storico si respira un’aria d’altri tempi. Sonia mi dice “ma ci pensi, qui hanno passeggiato Dante, Donatello, Raffaello…proprio qui, in questa piccola via.” Le sorrido, dico “ sì, fa uno strano effetto anche a me trovarmi in un luogo così denso di storia.” Passiamo davanti a Palazzo Mellini Fossi e restiamo in silenzio qualche minuto, affascinate dall’affresco della sua facciata.
E all’improvviso, dopo esserci fermate ad ammirare decine e decine di palazzi e chiese ci rendiamo conto che sono le sei e alle otto comincia la serata in enoteca, il vero motivo per cui siamo qui.Degustare i migliori rossi toscani che un gruppo di apprezzati enologi ha scelto per l’occasione.
Io e Sonia, fra le mille passioni che abbiamo in comune, mettiamo al primo posto l’amore per il vino, rigorosamente rosso e corposo.
Corriamo in albergo, una doccia veloce e di nuovo fuori, di nuovo con il sorriso stampato sulle labbra.
L’enoteca è intima e accogliente. Ci viene incontro un sommelier dai gesti morbidi, ci stringe la mano, ci accompagna a un tavolo già occupato da due donne.
Porgiamo la mano alle due signore e loro ci restituiscono una stretta vigorosa.
Giulia e Bianca, romane, trentanove anni.
Il nostro sommelier ci lascia chiacchierare per un po’ e quando sembriamo ormai vecchie amiche che si rivedono dopo anni di lontananza si avvicina, ci porge dei crostini, dice “ possiamo cominciare?”, “ma certo!” rispondiamo quasi in coro. “Allora, il primo vino che voglio farvi degustare è un Chianti classico, Sangiovese 100%. Ha un gusto morbido, con aromi di frutta e spezie”, e lo versa in dei calici a tulipano, con la bocca che si restringe un po’.
Inspiro piano per sentirne l’odore, faccio roteare leggermente il mio bicchiere, guardo le lacrime che si formano sul vetro, mi avvicino di nuovo per sentirne ancora il profumo. E’ una specie di danza, un rito al quale non posso sottrarmi. E quando lo avvicino alla bocca e lo trattengo sotto il palato sento i miei sensi dilatarsi e inchinarsi davanti a un tale equilibrio di sapore.
E allora mi guardo intorno e vedo le mie amiche coinvolte e assorte come me, in silenzio, pronte ad accogliere le emozioni che il nostro Chianti può regalarci.
E’ Sonia la prima a parlare “ragazze, fermatevi un attimo. Cosa provate quando questo fluido meraviglioso, così giovane eppure già ben strutturato, scivola dentro di voi? Ci sarà un momento, una persona a cui associate questo sapore…”
Penso a quanto sia facile parlare dei propri pensieri più intimi con persone che si incontrano per la prima volta, che non vedrai mai più.
Giulia sorride, dice “ beh, io penso a un viaggio dalle vostre parti, a Gallipoli. Facevo un giro in barca con altri turisti. Lo skipper era giovane, i muscoli disegnati con maestria su un corpo forte e vigoroso. Ricordo che aveva intorno alla testa una maglia bianca sistemata come un turbante. L’ho guardato per tutta l’escursione, poi, quando mi ha aiutata a scendere, ha detto, ti aspetto alle nove, proprio qui.
La sera l’ho trovato con una bottiglia di vino rosso e due ballon fra le mani, seduto al porticciolo, vicino alle reti dei pescatori. Mi è sembrata un’immagine molto romantica. Il vino era forte, pieno, morbido. Ogni sorso scioglieva un piccolo nodo e mi liberava da quell’armatura di resistenze mentali che spesso inibisce i nostri desideri. E’ stato lui a trasmettermi la passione per il vino. Non l’ho più rivisto.” Restiamo tutte un attimo in silenzio, forse disegniamo l’immagine di questo corsaro dai modi gentili, poi si avvicina di nuovo il sommelier, ci cambia i bicchieri, dice “ questo è un Chianti riserva, vedete, il colore è un rosso rubino intenso. Il gusto è pieno, caldo, maturo.” Lo versa con eleganza nei nostri bicchieri, leggermente più ampi dei precedenti, e noi lo accogliamo con un sorriso.
I sensi acutizzati, le mani che sfiorano il vetro. L’attesa del dono. Ed ecco che arriva tutto, quel sentore di viola mammola, di sottobosco, di rovere e tabacco, ed ecco che scende, scende bene, e poi risale. Lo sento mentre scivola a lusingare ogni minima molecola del mio corpo, mentre scorre con orgoglio e forza, e di nuovo guardo le mie amiche e di nuovo colgo sui loro visi la stessa espressione beata di prima.
“ E’ un vero peccato che io abbia sprecato questa meraviglia per lanciarla contro il mio ex marito e la sua gentil donna” dice Bianca “ se solo avessi immaginato questo sapore sarei andata via con lui. Vi ho raccontato prima che quando ho scoperto mio marito con la sua segretaria nel mio letto - che schifo, che uomo senza fantasia, nel mio letto con la segretaria- ho lanciato contro di loro la bottiglia che stavano bevendo. Ebbene, era proprio questa. E adesso, fra le mille possibilità che c’erano, mi viene riproposto lui, simbolo della fine ma anche di un inizio. E’ un vino che mi restituisce al mondo, che mi dona con generosità ciò che mi è stato tolto”. Il sommelier non ci dà il tempo di assorbire questo nuovo racconto, si avvicina con un vassoio di formaggi stagionati, dice “ è un pecorino toscano, si abbina benissimo a questo Brunello di Montalcino.” Lo versa in nuovi bicchieri, ci mostra gli archetti molto fitti che si formano sul vetro, dice “ l’odore è intenso, persistente, con sentori fruttati di more, ribes, ciliegie. Questo è un vino che rende la vita un’esperienza meravigliosa” Sonia mi guarda, dice “ è lo stesso, vero Carla?” Annuisco, mi sembra quasi impossibile questa nuova coincidenza. Bianca e Giulia cercano di capire, ma non è facile spiegare, adesso. Intorno a noi un film al rallentatore. Figure dai contorni evanescenti che ridono di tutto e di niente. Sonia mi viene incontro, dice “è accaduto diversi anni fa. Io e Carla stavamo in un locale simile a questo. Era uno strano giorno. Sapete, quando tiri le somme e ti sembra che davanti ci sia un grande segno meno. L’università terminata da poco, il lavoro che tarda ad arrivare, la voglia e il bisogno fisico di avere un proprio posto nel mondo. E poi all’improvviso arriva il sommelier e ci porta proprio questa bottiglia. Gli diciamo che non l’abbiamo ordinata ma lui ci indica due uomini seduti a un tavolo vicino al nostro. Ci dice che è offerta da loro. Noi cominciamo a bere piano e a poco a poco cambia anche la percezione di noi stesse. Siamo belle ed eleganti, intelligenti e brillanti…”
“…ma con i due tipi com’è finita?” chiede Bianca, “ beh, è finita che li abbiamo sposati!”
E cominciamo tutte a ridere, avviciniamo i nostri calici e brindiamo a noi.
Elvis Presley, Vino, dinero y amor
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