Come è avvenuto in tutte le zone classiche del vino, l’ Etna si sta ora ripopolando di produttori. Tende a somigliare alla Borgogna, per il vino di monovitigno (nerello) e per i “cru” in cui si divide, qui “contrade”, che stanno a grandi differenze di altezza e su lave molto diverse"(dalla presentazione della manifestazione Le contrade dell'Etna).
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Solo un assaggio di questa splendida terra, dalla nostra Tenuta di Fessina, Contrada Rovittello, vendemmia 2007...in attesa di portare a compimento l'opera in questo anno, quando un'ampia visione...porterà ogni cellula nuova a fiorire...
In accompagnamento, poche gocce di prosa del mio instancabile compagno di viaggio nel mondo del vino Federico Curtaz....
"A Rovittello, all’entrata di quel nido di pietre scure di lava, non appena attraverserete i binari stretti della ferrovia che sale ai paesi etnei, sinuosa e appoggiata ai fianchi del monte, quasi come fosse una cintura sulla vita di una femmina, sì, proprio lì, farete un incontro strano.
Maestoso e sensuale, un grande albero con le radici che, come una serpe, avvolgono i blocchi del muro di cinta del borgo, con i rami che volano verso il cielo a guardare i Nebrodi, vi apparirà il Millicucco. Sì, proprio il Millicucco.
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Come molti altri personaggi, nei quali vi imbatterete in questi luoghi, il Millicucco è un gigante altero e ieratico, sa di essere importante e ce lo fà, educatamente, sapere. È lui la raffigurazione dell’unità di misura di questo posto che la gente chiama da sempre “I vigne di Fessina”. Qui l’unità di misura è il tempo, quello antico, unito a tutto ciò che sale verso il cielo, con pazienza.
Diceva Gino Veronelli “ il vino è il canto della terra che sale verso il cielo”, con il misticismo anarchico e profondo del suo cuore.
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Quasi tutto in questo luogo ti fà sentire finalmente piccolo e poco importante. L’immensità del monte e il senso di questo lavorìo infinito e indefinibile che genera il nuovo ad ogni scadere di secondo. Queste forme imperfette e non perfettibili ma da accettare perchè mutanti e vive. Questa forza alla quale non si può mettere le mani perché brucia e bruciando dà nuova vita, asciugando di polvere crea nuova linfa, paradosso semplice e oggettivamente certo.
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