mercoledì 8 ottobre 2008

...anche Dante è passato di qui


Per la raccolta dei racconti de "I giorni del vino e delle rose", oggi pubblichiamo "...anche Dante è passato di qui", di Elena Gianotti.

Elena è nata a Varese e risiede a Borgoticino (Novara).
Due sue racconti sono stati pubblicati da una piccola casa editrice. Con il racconto "La libertà di credere, di amare..." ha vinto il primo premio al concorso di scrittura europeo "...e con il cielo stellato sopra di noi". Il racconto premiato è pubblicato nell'antologia del premio, la cui cerimonia si è svolta il 19 maggio 2006 a Montecatini Terme.


Racconto

"...ANCHE DANTE E' PASSATO DI QUI"

di Elena Gianotti



Forse anche Dante amava passeggiare per questa vigna, dopotutto è qui da sempre: “…e da sempre intendo dalla creazione della terra!”, come dice il nonno…
E’ strano ma la vigna è qualcosa di unico, ti dice da quando esisti e cosa sei. È come se la mia vita fosse già stata scritta, prima ancora che nascessi! Non ho mai pensato di fare altro se non occuparmi di vino…è stato naturale…ma non credo sia la stessa cosa per un giovane avvocato o un medico la cui famiglia possiede un’attività…In quel caso è forse una scelta obbligata, per così dire, una scelta di convenienza… per me è diverso, è un qualcosa che sento dentro, anche se non lo so spiegare…”decidi di portare avanti il lavoro del tuo bisnonno solo perché è giusto così, allontanando l’idea che potresti fare altro nella vita…”, forse perché da quando sono nata ho sempre vissuto nella vigna, ci giocavo a nascondino, salvo poi essere sgridata dal capo fattore perché rovinavo i rami, e poi crescendo la vigna è stata la mia compagna di pensieri, come mi piace definirla… sono stata circondata dai suoi umori, a volte capricciosi, a volte dolci…”
Il suo sguardo si perde tra i lunghi filari oramai spogliati dei frutti.
“E’ ora di rientrare, gli amici stanno per arrivare”, sussurrò emozionata.

Il patio era ben arredato, i tavoli con le lunghe tovaglie di organza bianca erano apparecchiati con la cura necessaria ad accogliere al meglio gli invitati. Ci sarebbero stati tutti gli amici di sempre.
L’occasione era veramente importante.
Dalia decise di rientrare dalla vigna attraverso la stretta strada sterrata che costeggiava, dal retro, la casa. Amava molto quella scorciatoia, le ricordava quando da bambina rincorreva i figli dei fattori e i cuginetti, giocando a nascondino.
Ogni volta che ne aveva l’occasione, preferiva percorrere questa stradina ben sapendo che sarebbe rientrata impolverata. Zia Armida la rimproverava fin da quando era una bambina che portava le trecce. E anche adesso, dopo tutti questi anni era ancora lì preoccupata per le sue “belle scarpe nuove”.
Lei sorrideva, ma la amava molto. Aveva vissuto sempre con loro, era stata la loro balia, zia, nonna e mamma all’occorrenza!

A zia Armida non interessava il vino e tutto il lavoro connesso. Lei era astemia e mai nessuno era riuscito a farle assaggiare un bicchiere di buon vino. Neanche il nonno, la cui autorità era rispettata da tutta la famiglia.
“E’ una zitella, e come tutte le zitelle non beve certo il vino, altrimenti si lascerebbe andare un po’…il povero Alberto aspetta una risposta da quanti anni? Dieci anni forse? Sarebbe anche ora che uno dei due si decidesse a fare la prima mossa, non siamo più nell’ottocento!”, gridava il nonno, un po’ sordo, dopo l’ennesimo rifiuto di zia Armida di assaggiare “solo un sorso della nuova annata!”.
Ma lei non si arrabbiava mai, lo allontanava con un gesto di noia e riprendeva il pranzo. Era la sorella del nonno, e dopo la morte della mamma decise di vivere con noi.
E’sempre stata una grande famiglia, la nostra. “E’ così che deve essere quando tutti si occupano della stessa cosa, si deve poter vivere insieme in modo da essere sempre insieme quando serve!”, dice il nonno. Così, nel corso degli anni aveva ampliato la casa che era diventata enorme e anche un po’ strana. Un giovane architetto aveva voluto scriverne una tesi, poiché gli sembrava “l’autentico esempio di una costruzione che aveva seguito tutti gli stili presenti in Toscana dal milleottocento fino ai tempi moderni”.
Il nonno, scuotendo la testa, lo aveva bollato come “matto”, ma poi era stato orgoglioso di vedere la sua proprietà descritta in un bel libro rilegato.
Il libro si trova in cantina, nella sala degustazione, a disposizione degli ospiti. E’ un po’ umido, ma “è lì che deve stare!”.

“Gli ospiti stanno arrivando, devi ancora cambiarti, e poi guarda le scarpe, sono piene di polvere…vai a cambiarti, su, fai presto!”, mi apostrofò zia Armida non appena mi vide.
Era una serata speciale quella che stava per iniziare. Non era mai successo che, oltre a presentare la nuova annata che sembrava essere la migliore fino ad oggi prodotta dalla nostra vigna, si potesse finalmente vedere il bellissimo affresco che il nonno aveva deciso di commissionare a un noto pittore della zona.

Ricordo che quando il nonno ci disse che voleva trasformare il muro bianco del patio in un grande affresco tutti noi lo guardammo stupiti. Il nonno non si era mai occupato di pittura e nessuno della famiglia aveva ricevuto in dote alcun talento artistico!
Certo “fare il vino” richiede anche “una certa sana pazzia! ho sempre pensato”, ma soprattutto molto impegno, dedizione, amore e sicuramente talento nel valutare tutte le situazioni, quindi possiamo dire che nella nostra famiglia tutti possediamo un lato concreto e pratico decisamente rilevante!
L’unica scelta meramente artistica sono le etichette! Le nostre etichette sono scelte da mio padre che, sulla base della prima impressione che riceve dopo aver bevuto il primo bicchiere della nuova annata, da indicazioni alla tipografia per apportare qualche piccola modifica all’etichetta che da sempre identifica il nostro vino. E’ una chicca ricercata dai collezionisti! Quest’anno ha fatto aggiungere lo schizzo di un affresco, appena abbozzato, sullo sfondo della nostra tenuta.
Il nonno ci informò dell’idea durante il pranzo domenicale, quasi un anno fa. Ci disse che aveva preso la decisione di far preparare un affresco che descrivesse la storia della nostra famiglia dalle origini fino ad oggi.
Tutti lo guardammo stupiti, è vero, ma lui insistette sul fatto che mancava qualcosa che celebrasse il lavoro svolto da tutta la nostra famiglia, lavoro che aveva portato il nostro nome a essere conosciuto e apprezzato.
Così, dopo quasi un anno di lavoro, questa sarà la serata evento!

Ed ecco nonno Arturo, elegante come solo in rare occasioni è possibile ammirarlo, con il calice di cristallo alzato.
Tutti gli ospiti radunati al centro sono ora in attesa di ammirare quello che da un anno è coperto con un pesante telo, per impedirne la vista.
“A tutti voi, e alla mia famiglia, la cui lunga storia è impressa adesso su questo muro, il primo muro che è stato costruito dal bisnonno Mario, molti anni fa. Perché resti per sempre scritto quello che tutti noi siamo e saremo, dei vignaioli.”
Restammo tutti a bocca aperta. C’era la nostra storia, su quel muro.


I volti di tutti noi, ma anche delle persone che avevano lavorato per noi in questi anni, e poi la vigna al centro, enorme da sembrare quasi vera! illuminata dagli ultimi raggi del sole, al tramonto, con i caldi colori aranciati.
Era la nostra storia. E sarebbe stata ancora la nostra storia. Fino alla fine dei giorni.
Perché io non ho scelto di occuparmi della vigna, ma è semplicemente qualcosa che è dentro di me, e lo sarà per sempre.
Cin! E salute a tutti voi!

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