martedì 11 novembre 2008

la bicchierata


Si festeggia oggi Maurizio Asquini, autore del racconto "La bicchierata" per "I giorni del vino e delle rose".


Maurizio Asquini è nato a Novara, dove abita, il 10 novembre 1962. A Maurizio i nostri migliori auguri!

Scrive di sé: "Collaboro da cinque anni come coordinatore della sezione romanzi per il Rifugio degli esordienti (DANAE), con l'incarico di assegnare ai lettori, tramite un servizio denominato Lettura incrociata, i romanzi di autori esordienti che sperimentano, sia positivamente sia negativamente, un approccio al mondo della letteratura. (...) Dedico molto molto tempo a questa iniziativa che ha sviluppato un enorme successo nella rete e ha dato importanza a molti autori, per credere in ciò che scrivono, raggiungendo, talvolta, la pubblicazione. Ho ricevuto molti riconoscimenti letterari, tra cui una menzione d'onore alla IV edizione del Premio letteraio nazionale "Il camaleonte" di Città di Chieri 2007, per la sezione Narrativa Romanzi, il primo premio internazionale "Città di Montieri", il primo premio "I colori della vita" organizzato da Le monde club di Padova, il terzo premio a Città di Cremona e città di Savona e sono giunto finalista in tanti altri".


racconto

"LA BICCHIERATA"

di Maurizio Asquini


Il signor Gilberto salì lungo i quattro gradini che conducevano all’interno dell’Osteria della pace. Erano in granito rosa, bassi e larghi, come se fossero studiati per chi ne uscisse brillo, evitandogli così d’inciampare rischiando di farsi male.
Nei suoi ottantacinque anni li aveva percorsi migliaia di volte, in ogni stagione, anche quando la tempesta lo riduceva fradicio come un pulcino, quando l’afa e il sole rendevano l’aria irrespirabile. Ogni occasione era buona per incontrarsi con gli amici all’osteria.
Poggiando il piede sul primo gradino gli tornò in mente il giorno del venticinque marzo del ’46, quando dopo due anni di prigionia in Russia appena raggiunto il suo paese, non aveva potuto fare a meno di un salto all’Osteria e per brindare al suo ritorno ancor prima di abbracciare i suoi famigliari.

Al secondo gli tornò in mente il tre marzo del ‘49, quando la sua sposa lo stava aspettando in lacrime davanti alla chiesa perché lui non aveva voluto rinunciare al bicchierino del mattino e al brindisi di auguri.
“Che pessimo sposo sono stato!” pensò dispiaciuto ”Però alla mia Pina non ho fatto mancare nulla!”
Al terzo ricordò il dieci novembre dello stesso anno, quando sua suocera gli aveva gridato dal balcone “E’ un bel maschio!” e lui era corso a ordinare un rosso.
“Un bel maschietto forte come un torello! Pensate che pesa oltre tre chili!” si era vantato orgoglioso seduto al tavolo circondato dagli amici.
Al quarto pensò a una data che non gli restò mai impressa nella mente: il giorno in cui timbrò per l’ultima volta il cartellino del calzaturificio dove aveva prestato servizio per trent’anni. Il primo giorno di pensione lo trascorse a giocare a carte fino a sera, come per recuperare tutte le partite perse nei suoi anni di lavoro. Ma gli amici ogni anno diminuivano: chi passava a miglior vita, chi aveva qualche malattia che gli impediva di uscire da casa, oppure finire tristemente tra le mura di un ospizio. Allora, ogni tanto, qualcuno ripensava a qualche vecchio amico: “Vi ricordate del defunto Mario? E del Vittorio? Ah, ma quante ne hanno combinate quei due! Che il Signore li abbia in gloria!” E bevevano nel loro ricordo.
Tristemente entrò nell’osteria che gli pareva più luminosa e non maleodorante di tabacco; sembrava che dalle finestre e dal soffitto entrasse una luce azzurra.
I suoi amici appena lo videro lo salutarono calorosamente:
“Ohhh il Gilberto! Eccoti qui! Oste, porta un litro di quello buono che bisogna festeggiare!”
Gilberto si sedette a un tavolo dove gli amici giocavano a carte.
“Che facciamo?” propose uno di loro ”Rifacciamo il mazzo adesso che è arrivato anche il Gilberto?”
“Sei il solito furbacchione tu! Quando inizi a perdere ogni scusa è valida per poter rifare il gioco!” gli urlò un compagno seduto vicino.
Gilberto sorseggiò il vino gustando il sapore di quell’ottima bottiglia che gli offrivano.
Intanto osservava fuori dalla finestra dove, proprio di fronte all’osteria, si trovava la chiesa.
Quando vide uscire sua moglie Pina con i due figli e subito dopo la bara portata in spalle da quattro becchini.
“A chi tocca fare il mazzo?” domandò Gilberto commosso ai suoi amici che non vedeva da molti anni.



Wine glass music

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