martedì 30 dicembre 2008
ciò che tramanda il cuore
L'ultimo racconto pubblicato nel 2008 per la raccolta dei testi in concorso per "I giorni del vino e delle rose" è quello di Lucrezia Gherardini, autrice del racconto "Ciò che tramanda il cuore".
La pubblicazione su DiVINando di tutti i racconti giunti per il secondo concorso letterario di Villa Petriolo prosegue ad anno nuovo, continuate a seguirci!
Lucrezia Gherardini è nata a Firenze nel 1970 e risiede a Lamporecchio (PT), dove gestisce l’Erboristeria L’Infuso.
Racconto
“CIO’ CHE TRAMANDA IL CUORE”
di Lucrezia Gherardini
Evelina aveva ereditato la passione delle piante dalla nonna. Una vecchia contadina che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva su come curare il corpo e lo spirito, bastava, diceva lei, “saper ascoltare” …e tutto poi si risolveva da solo. Nelle lunghe camminate fatte insieme nei boschi le aveva insegnato a riconoscere le numerose varietà di piante presenti in quei luoghi e ad amare e rispettare la natura.
Quando anni dopo fu in età per sposarsi, Evelina ricercò nel suo futuro marito quei valori che, tramandati dalla nonna, lo accomunassero a lei.
Li trovò nel figlio del dottore del paese, Giulio, un ragazzo timido, introverso, acculturato.
Un vero e proprio genio nella produzione del vino.
La sua famiglia, infatti, era una delle più importanti casate della zona, che da secoli forniva il suo prezioso nettare a tutte le famiglie aristocratiche del tempo.
Giulio si innamorò di Evelina la prima volta che la vide, là, sul poggio che porta da Cerreto Guidi a Bassa, nella vigna di suo padre, mentre passeggiava tra i filari parlando con le tenere barbatelle appena germogliate.
Lei non si accorse che Giulio la stava osservando e continuò ad accarezzare le giovani foglie di vite sussurrando loro tenere parole. La spontaneità di Evelina, che pensava di essere sola, intenerì Giulio che, riservato come era, la trovò semplicemente meravigliosa.
Pensò che una persona così sensibile era la donna che aveva sempre sognato di incontrare nella sua vita.
Da quel giorno non passò un tramonto senza pensare a lei.
Nel frattempo un flagello dilagava in Europa.
Non risparmiò nessuno, neppure la sua famiglia.
Le vigne che tanto amava, e che tante generazioni prima di lui avevano coltivato dando lustro al suo nome, erano lì, agonizzanti in punto di morte.
La fillossera non risparmiò nessuno.
Nonostante una vita passata sui libri, a sperimentare nuove tecnologie di vinificazione, e di coltivazione della vite, si sentiva impotente contro così tanta ferocia da parte di un semplice insetto venuto dall’America, clandestino, nascosto nelle stive delle navi commerciali.
Ben presto i vigneti della zona morirono quasi tutti.
Ma con grande sorpresa lì, sul poggio, dove tutti i giorni Evelina si recava a passeggiare, lì in quelle antiche vigne, la fillossera non aveva colpito.
Stupito e felice allo stesso tempo rimase basito senza potersi dare una spiegazione in proposito.
Capì che l’unica spiegazione poteva dargliela soltanto lei.
Curioso ma intimorito dalla sua timidezza, prese il coraggio a due mani e pensò di recarsi da lei per chiederle quale rimedio avesse usato per le sue vigne.
E così fece, si recò a casa di Evelina e chiese il permesso al padre di poter conferire con sua figlia.
Il Signor Antonio, così si chiamava, era un uomo tutto di un pezzo ma dal cuore tenero e acconsentì invitandolo a cena. Così Giulio conobbe tutta la famiglia di Evelina che tra un pollo ruspante arrosto e un buon bicchiere di vino, conversarono sulla catastrofe che aveva dilaniato il paese.
Dopo cena Giulio invitò Evelina a fare una passeggiata, e raggiunto il poggio dove si recava ogni giorno, gli racconto di come era cresciuta osservando la natura e parlando con essa, di come sua nonna gli aveva insegnato l’uso delle piante, di come riconoscerle come adoprarle sia per gli uomini sia per le stesse.
Era infatti un' herbana, una donna che conosceva e usava le piante per guarire, fu così che gli svelò il mistero delle rose.
Sì, quelle rose che spiccano all’inizio di ogni filare di quel vigneto, quelle rose con quelle proprietà cosi particolari, che hanno salvato la vigna dalla malattia.
Erano infatti di un tipo particolare di rosa selvatica che proveniva direttamente dall’ America ed erano innestate con alcune varietà di rose locali, rendendole resistenti a diverse malattie, compresa la fillossera.
Il loro colore era di un viola particolare, bellissimo, quasi irreale, con un profumo inebriante, quasi magico.
Durante quella passeggiata, Evelina parlò molto. Raccontò a Giulio di come il profumo parla al nostro animo, di come lo sguardo si bea dei colori intorno a noi e ci sintonizzi con il mondo che ci circonda trovando nel gusto la perfezione assoluta, l’equilibrio dell’universo.
Lui, prima scettico ma poi estasiato di aver trovato in quella giovane donna tanta saggezza e sensibilità, in quella notte stessa le chiese la sua mano.
Poco tempo dopo si sposarono, Evelina aveva ereditato dal padre i vigneti, in quanto figlia unica.
Decisero da subito di innestare nuove piante da affiancare alla vecchia produzione, e in breve tempo, ebbero una quantità e una qualità di vino ancora migliore di quella precedente.
Erano infatti divenuti i maggiori produttori della zona , con una qualità di vino eccelsa che gli valse diversi primati, tra cui il titolo di fornitore ufficiale della Corona.
Evelina non svelò mai quale fosse il segreto di quel vino pregiato, solo lei e Giulio sapevano che le loro uve venivano messe a fermentare con una quantità necessaria di petali di rose del suo vigneto, e cosi come il cavallo nella stalla per star tranquillo ha bisogno del capretto, il vigneto ha bisogno delle sue rose.
Ma lei era una herbana e queste cose le sapeva.
Col tempo, pensò la signora delle rose: < tramanderò tutto ciò che so ai miei figli, e così come mia nonna mi ha insegnato io insegnerò loro ad ascoltare le piante, i boschi, la natura che ci circonda>.
Perché solo lei ha la chiave dell’ universo, solo lei sa mantenere quell’equilibrio per vivere felici.
Per ora, pensò, aspettiamo un’ altra annata.
La dea delle streghe, Danza orientale contemporanea
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