mercoledì 25 febbraio 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Madame Seduzione Tamara de Lempicka



Ultimo mercoledì di febbraio dedicato a Madame de Lempicka per Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi.

Madame Seduzione, quintessenza della sensualità. Con le linee così morbide e ben definite dei corpi rappresentati, quasi sculture, immagini plastiche che ricordano i modelli classici. Ma vive, di carne. Donne all’apice della femminilità, senza pose artificiose, colte in un fermo immagine intenso. Talvolta, spudorata nei contenuti soft-porn, dedicati spesso a liasons saffiche.



“La seduzione è svelata nella sua ambivalenza e ambiguità come caratteristiche singolari della femminilità. I soggetti femminili ritratti lusingano anche perché appaiono sicuri di sé ed aggressivi e questa energia vitale è resa manifesta dall’evidenza dei volumi e dalla scelta cromatica dell’artista che seleziona per le sue tele pochi colori, puri, decisi e luminosi. Non ci sono sfumature ma contrasti netti tra il grigio, amato da Tamara, e il rosso, il blu, il verde. Ma le labbra rosso fuoco e gli eleganti vestiti che esaltano i corpi surreali delle donne della Lempicka non risolvono l’insicurezza, né tanto meno nascondono la malinconia e la tristezza, ma accentuano gli sguardi alienati e languidi che caratterizzano tutti i volti della sua produzione artistica. Nel volto, nello sguardo, nel corpo coesistono eros e tanathos; le pose sensuali, mai volgari, in cui trionfano i caldi corpi tondeggianti convivono con i seni conici, con gli sguardi agghiaccianti e con i capelli sonanti che sembrano trucioli metallici".



Mi piace ricordare l’arte di Tamara de Lempicka, pittrice di giorno e femme fatale appena scendono le ombre, con il suo celebre autoritratto. 'La dea dagli occhi di acciaio nell'era dell'automobile', come la definisce il New York Times nel 1978. E’ il suo autoritratto più noto, in cui è ritratta alla guida di una Bugatti verde. La donna come l'automobile, come congegno meccanico? Oppure, la donna in corsa verso l’emancipazione femminile, di cui Tamara è stata innegabile icona? Pare che il dipinto sia nato dalla richiesta della direttrice della rivista tedesca di moda 'Die Dame', che ordinò il famoso autoritratto per la copertina del suo giornale, rendendolo un simbolo dell'immagine della donna moderna.



Lo stile di Tamara incarna la libertà sessuale sfrenata e creativa della gioia di vivere d'una Parigi stravagante, negli anni in cui il jazz impazza. Sono le donne emancipate degli entusiasmanti anni Venti le protagoniste dei suoi quadri, dai quali si intravede lo stile di vita che Tamara conduceva e la bellezza di cui di certo si circondava. Case da sogno, amicizie stimolati. E, spesso, curiose. Questo il divertente resoconto del rendez-vous con Gabriele D’annunzio…;-)

“Più che dama di cuori, lo fu di picche. Un match a tre riprese, accaduto in date diverse tra il 1926 e il gennaio 1927. Lei voleva fargli il ritratto ad ogni costo, cosa che le avrebbe fatto molta pubblicità mondana, lui voleva in cambio una cosa sola. Il suo solito chiodo fisso. Ma Tamara era la personificazione d'una donna moderna, troppo libera e gelida arrivista, che poco aveva in comune con le sultane dannunziane che "spoltronivano", ansimando, su languidi cuscini. Inizialmente lei si negò per paura di beccarsi la sifilide, poi tentennò col frottage ma non volle togliersi i vestiti, infine ci ripensò ma non volle baciarlo sulla bocca perché gli faceva schifo la sdentatura cariata del poeta. Come diversivo s'inventò, lì per lì, persino d'avere il fetish di farsi baciare le ascelle pur di regalargli un brivido d'immoralità. Poi lui fuggì, imbarazzato dal ridicolo, coprendosi con le mani guance e collo impiastricciati dal di lei rossetto parigino. Per farlo ancor più strano, la portò in gita in aeroplano per eccitarla. Ma lei si beccò una raffreddata!”.

8 commenti:

Antonio ha detto...

Che personaggio affascinante hai scelto, Silvia!
Una di quelle creature per le quali, davvero, per un uomo, e tralasciando ogni tono di maschilismo o supergallismo, varrebbe la pena tentare la conquista. Sarebbe una vera sfida, come una partita a scacchi, un sottile gioco..
Un ballo di pavoni..

Sarà che è sempre ammaliante ciò che sembra irraggiungibile..
Solo che uno dei miei possibili cavallieri è stato, a quanto pare, un vero pretendente, e ne è pure uscito con le ossa rotte...

Che mi invento ora?...

Antonio ha detto...

ops..cavalieri...

silvia ha detto...

... madame amava sperimentare...proposta: accoppiata osé? ballo di pavonesse...???

Antonio ha detto...

Proposta stuzzicante Silvia...
Oggi desidereremo che l'arte si faccia pura sensualità

silvia ha detto...

ma sì, antonio...una frida khalo, per rimanere in ambito? oppure???

Antonio ha detto...

Così di slancio mi sarebbe venuto da proporre un personaggio di fantasia, benchè una fantasia molto "carnosa" e dettagliata: Valentina, la sensuale fotografa di Crepax, donna dallo sguardo ambiguo e misterioso, agghiacciante a volte, come scrivi tu, tanto algida quanto provocante (stessa medaglia, due facce?)..

Ma è una proposta di getto a fronte di un sogno erotico di ragazzo..
Posso trovare di meglio..la tua proposta merita uno sforzo dis tile maggiore

Antonio ha detto...

Intanto ti ringrazio ancora una volta, Silvia, per avermi fatto conoscere questo personaggio: la tua è una cultura vasta e "osmotica" per quel che mi riguarda..ne assorbo a piene mani.

Veniamo alla mia pavonessa e rimaniamo in tema di pittura e fotografia: Irina Ionesco, conosciuta principalmente come fotografa. Francese di origine rumene (quindi geograficamente sono affini in entrambi i sensi), si fece anch'essa notare in alcune esposizioni a Parigi.
Se l'autoritratto della Lampicka fu il frutto del desiderio di una rivista di moda, anche le fotografie della Ionesco, dal timbro fortemente erotico e provocante,furono fortemente ricercate dai magazines di tutto il mondo.
Cito: "l'universo femminile di questa fotografa si dipana offrendoci lo spettacolo spesso complesso e sempre decadente di una sensualità teatralizzata, fatta di pose da manichino; una messa in scena sostenuta da un contorno di frange, piume, stoffe stampate e tessuti plissé, fra i quali le sue donne impassibili dai volti truccatissimi, nude talora nei fronzoli barocchi, volgono lo sguardo altrove, immerse come sono in una dimensione sospesa da statue. La loro immagine permeata da un erotismo alieno è tutt'altro che carnale e tuttavia conturbante.
Nel curioso contrasto fra la ridondante frammentazione dei piani, ottenuta per mezzo di ninnoli da mercatino delle pulci, e l'uso di un austero bianco e nero, privo di luci ad effetto o filtrature particolari, queste immagini sembrano apparentate nella bellezza decadente e nella loro sottile malinconia alla pittura d'inizio Novecento della Secessione viennese".

Più che controversa fu la serie di scatti alla figlia ancora bambina.

Tuttavia, guardando le donne delle sue foto, e quella di Tamara, da te pubblicata, non riesco a capire se sia maggiore il contrasto tra le modelle-manichino utilizzate dalla prima e lo sguardo di una bellezza più che conturbante, direi strafottente, della tua dama, oppure le affinità di un'atmosfera comuqnue decadente, nel senso artistico del termine..

Sono convinto però che la Ionesco avrebbe fatto carte false per averla come modella..magari si è pure ispirata a lei, non lo so..
Magari l'avrebbe corteggiata, chissà, con più successo di D'Annunzio...

silvia ha detto...

che belle accoppiate, antonio, grazie! valentina e tamara, la bruna e la bionda, dalla femminilità inquietante...Ma è con Irina Ionesco che ti sei superato! il bianco e nero, accentuando il trucco pesante, rende la donna fotografata ancora più marionetta, più teatro, quello di varietà. Quante riflessioni al riguardo, a proposito di seduzione...Grazie, antonio, come sempre.
Un abbraccio, buona serata.