mercoledì 13 maggio 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. La Contessa di Castiglione, la più bella del reame


Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Verasis, meglio conosciuta come la Contessa di Castiglione, sposa sedicenne del ricco Conte di Castiglione, era donna di straordinaria bellezza ed acuta intelligenza. Slanciata, capelli fluenti, occhi tra l’ azzurro e il verde, aveva lineamenti talmente aggraziati da meritarsi la fama di donna più bella d'Italia e d'Europa. I suoi piedi e le sue mani pare, poi, fossero belli oltre misura, tanto che furono loro dedicati ritratti a parte. La sua bellezza era curatissima grazie a toilettes particolari che trasformavano le sue fattezze piacevoli in prorompente fascino.



Alla Contessa di Castiglione l'omaggio di questo mercoledì per Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi.

"Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non m'importa. Non ci tengo a piacere a tutti", l’audace autopresentazione. Amava la vita mondana la figlia del nobile marchese spezzino Filippo Oldoini e della fiorentina Isabella Lamporecchi. Nata a Firenze il 23 marzo 1837, grazie al matrimonio divenne cugina del Conte di Cavour.



La frequentazione delle Orsoline risale ai suoi anni giovanili, quando fu presa da crisi mistica, che però durò poco. La passione per la conoscenza la portò ad interessarsi di tantissimi argomenti, tra cui le letture romantiche, quasi un’anticipazione delle liasons amorose che avrebbe vissuto e delle quali annotava particolari, anche piccanti, nel suo diario, il Journal. Spregiudicata, irrefrenabile, sicura di sé, si narra che la Contessa di Castiglione stesse succhiando un sorbetto ai fiori d'arancio, quando un gentiluomo della corte di Napoleone III chiese: “Le piace succhiare, Contessa?". "Dipende da cosa”, la repentina risposta.



L’ ingresso alla corte di Vittorio Emanuele II rimane nella storia: elegantissima, conquistò tutti con il suo carisma, divenendo in breve la protagonista assoluta di ogni evento mondano. Anche il re non rimane indifferente di fronte alla sua avvenenza, riempiendola di regali preziosissimi. Di lì a poco la separazione dal marito, che non sopporta oltre lo spirito indipendente della più bella del reame.



Ma le biografie raccontano anche della sua difficoltà a viversi fino in fondo le travolgenti passioni che faceva nascere negli uomini. Dunque, un’autentica statua di carne ? (la definizione è di Metternich, che la coniò per la sua avvenenza).

“Rivedendone la storia viene da pensare che questa donna sia stata usata. Cavour le diceva: «Ci sono molte più belle di Voi» e la manovrò senza troppi pregiudizi, gettandola nel letto di Napoleone III per costruire l’Italia. La relazione con l’Imperatore francese durò poco più di un anno, poi Virginia cadde in disgrazia, soppiantata da un’altra straniera. Le persone che veramente l'amarono, come il marito, o Rotschild le interessavano solo come finanziatori e gli uomini che volevano solo aggiungere un'invidiabile preda al loro carnet l'ebbero ma senza passione e ad altissimo prezzo”.

Virginia voleva poter passare alla Storia: aiutò il Paese, sebbene con mezzi poco ortodossi e costosissimi. La vulva d'oro del Risorgimento, lo sprezzante appellativo con cui fu riconosciuta.
Ebbene, nel 1855 il Piemonte stava avviando la campagna di Crimea. Una villa da mille e una notte a Parigi il quartier generale da cui Virginia predispose il piano per divenire l’amante di Napoleone III: il cugino Cavour caldeggiò la missione “politica” della Contessa di Castiglione con grande dispendio di forze, soprattutto economiche, con l’obiettivo principale di ottenere per il Piemonte l'alleanza francese.
Eugenia, la moglie di Napoleone, le fece guerra in ogni modo: un finto attentato, trappola di Eugenia, costrinse la Contessa a rientrare in Italia. Da qui in poi la decadenza…La causa di divorzio intentata dal marito le tolse ogni sostentamento e, inseguita dai creditori, finì la sua vita in solitudine. Inconsolabile per il perduto fascino, coprì tutti gli specchi della sua casa, prima di morire, senza rumore, il 28 novembre 1899.

Della camicia da notte leggera e preziosa, “quella che stava tutta nel pugno di una mano, che aveva indossato la notte trascorsa con Napoleone III a Compiègne", la collana di perle, i due braccialetti che tanto aveva cari, il cuscino di velluto ricamato dal figlio Giorgio quand'era bambino, i due cagnolini imbalsamati, che aveva chiesto come compagnia per la dipartita, niente le fu concesso dagli eredi, che non permisero neppure che fosse sepolta nella sua odiosamata La Spezia.

La contessa di Castiglione - la piccola Nicchia, come la chiamavano i parenti per l'abitudine di accoccolarsi come una conchiglia - riposa oggi nel cimitero di Père Lachaise.

2 commenti:

Antonio ha detto...

Cara Silvia,
questa volta mi prenderò la libertà di proporre un cavaliere un tantino dissacrante per la tua graziosa e superba dama..
E' una libertà che ella mi concederà, credo, considerando che abbiamo in comune lo stesso giorno di nascita, il 23 marzo..
Prendo come sempre il via da una frase del tuo racconto: "Io sono io, e me ne vanto;.. "...

Il mio cavaliere le farebbe eco così..:"Ah, dimenticavo...mi dispiace, ma io so' io, e voi nun siete un c..!"..

Madame, ecco il cavaliere di oggi: l'onorato e beffardo marchese del Grillo, corrosivo personaggio di Alberto Sordi e Mario Monicelli..
Un personaggio costruito sui (tanti) vizi e (rare) virtù di quella nobiltà parassitaria che cercava di trarre vantaggio sia dallo stagno dei piccoli regni al tramonto di un'Italia ancora disgregata sia dai cambiamenti che si affacciavano prepotenti sotto gli influssi della Rivoluzione.
Erano i seguaci di quelo motto gattopardesco per cui tutto deve cambiare perchè non cambi nulla...
Il marchese del Grillo, bifolco con i lustrini, "..è un personaggio satirico e letterario, una maschera aristocratica e reazionaria che dileggia e ridicolizza il sistema dal suo interno senza arrivare mai però a metterlo in discussione o peggio in pericolo..Il marchese soffre a livello personale il sistema di vincoli, di convenzioni, di dogmi arcaici e di libertà limitate, lo combatte come un dandy ante litteram, ma non si colloca mai su posizioni romantiche o rivoluzionarie e ad un gruppo di popolani che vengono arrestati dopo essere stati coinvolti con lui in una rissa, spiega lapidario perché lui non subirà lo stesso trattamento..".
Insomma, irrequieto e senza ideali..

Immagino il volto della tua dama nel vederselo davanti...però credo che alla fine ne conoscesse parecchi, leggendo da te le proposte che essa ricevette nelle corti più fastose e lussuose..
In fondo, imperatori o ministri, la nobililtà è altra cosa, giusto?
Mi immagino i consigli dei ministri di tal stoffa "dunque lei è la moglie del ministro?..e allora mi faccia vedere il suo ministero!!!!"
...per dirla alla Benigni...

silvia ha detto...

Il Marcheese del Grillo???? Sarcarsmo allo stato puro. Ho amato questo personaggio, il Sor Marchese. La beffa che non risparmia nessuno. Ridere per non morire, forse...
Degno cavaliere della mia Contessa, senza dubbio.
Un abbraccio, antonio. Al prossimo giro di dame&cavalieri!