venerdì 12 giugno 2009

Come il vino di Orfeo Paci



Tanti complimenti a Orfeo Paci, autore del racconto "COME IL VINO", segnalato al terzo concorso letterario di Villa Petriolo "S'io fossi...vino. Epifanie dello spirito"!


ORFEO PACI è nato a Empoli nel 1958 ed abita a Capraia e Limite (FI).

“Scrivo dal 2006 e nel giugno 2008 ho pubblicato il romanzo “Partita a Scacchi” con Masso delle Fate edizioni. Attualmente conduco dei corsi di scrittura per conto dell'associazione “Officina del Talento” di Empoli”.



Racconto COME IL VINO

Bella roba! Guardati, sembri la vecchina dell'aceto. E dire che hai tre anni meno di me. Ottantotto, lo senti come suona bene, si dice a bocca piena, ottantotto è una cifra rotonda, piena, florida, orgogliosa come me.
Siamo vecchi, dici. Ma pensa per te! Io sono come il vino, quello buono però, quello che migliora con gli anni. Ridi quando lo dico, ridi e scuoti la testa, mi guardi con occhi di compassione e non ti accorgi che i tremano le labbra. Sei tu che invecchi, non io. Io sono vino, vino buono, cara mia.
Guardo le partite in televisione e mi sento ancora in gamba, farei la mia figura se solo avessi dieci anni meno. A volte questi giovani sbagliano dei gol che li farei anch'io, e pensare quanto li pagano. Non sopporto il tuo sorriso quan¬do mi arrabbio davanti allo schermo, quando sghignazzi mentre muovo i piedi come se volessi calciare anch'io. Ep¬pure venivi a vedermi quando giocavo, non saltavi una par¬tita, e ora non c'è più modo di portarti allo stadio. Eravamo giovani allora, dici. Vecchia sarai te, io sono vino, vino buono, quello che migliora con gli anni.
Tu eri diversa, avevi la pelle liscia, non come ora, avevi seno ritto e le cosce sode. Mi piacevi. Diavolo se mi piace¬vi. Ricordi la prima volta che abbiamo fatto l'amore, è stato sul fieno, mi dicevi “fermati per l'amor di Dio” per paura che arrivasse tuo padre, lo dicevi ma le tue mani mi accarezzavano la schiena e mi tenevano stretto.
Era tutto così bello, che donna che eri! Poi sei invecchiata, il tempo non ha pietà e tu non sei come me, tu non sei vino.
Ti sono rimasti solo i libri, a volte penso che fai finta di leggere, tanto per darti un contegno, sono anni che leggi a letto, ti aiuta a dormire, dici. Mah, a me farebbe venire il nervoso, i libri sono sempre gli stessi, letto uno gli altri diventano inutili.
Ricordi come mi guardasti quella volta che te lo dissi, sembravi scandalizzata, come se avessi detto un'eresia. E io che rincarai la dose: ma cosa ci trovi nel perdere tempo con queste cose.
Sembra quasi che tu senta i miei pensieri, alzi gli occhi e mi guardi da sotto gli occhiali, ma cosa li terrai a fare, se ci vedi meglio senza.
È solo un attimo, uno sguardo e riprendi la lettura, segui le righe con un dito e muovi le labbra a tempo con le parole. Dio che rabbia che mi fai!
Dovresti leggere anche tu, mi dicesti un giorno. Ma io ho di meglio da fare che perdere tempo con parole che gira gira sono sempre le stesse, io sono vino, vino buono.
Gli occhiali ti scendono sul naso e hai la bocca appena aperta, non bisbigli più parole che segui con il dito. Deve essere noioso il tuo libro se ti sei addormentata.
Avrei voglia di lasciarti così con la testa reclinata e il mento sul collo, ma tra un po' cominceresti a russare e non mi faresti dormire. Provo a svegliarti con un colpo di tosse... macché, dormi come un sasso, forse se mi muovo nel letto... inutile.
Bisogna che ti aiuti a stenderti, mi faccio forza e scendo, dove ho messo le ciabatte, accidenti. Visto che dormi faccio piano per non svegliarti anche se ci metto un sacco di tempo per girare attorno al letto.
Hai gli occhi chiusi, come quando ti addormentavi dopo fatto l'amore. Non te l'ho mai detto, sono sdolcinature da donne queste, ma mi piaceva guardarti dormire, restavo a mezzore a controllare il tuo respiro regolare, immaginando che nel sonno sognassi me.
Farò come allora che mi muovevo piano per non sve¬gliarti, ti metterò comoda senza disturbarti. Mi avvicino, ti sfioro appena e tu apri gli occhi. Cosa ci fai qui? Non sto dormendo, riflettevo, mi dici.
Figlia di un sette! L'hai fatto apposta, brutta strega. Adesso cammino piano piano strascicando i piedi e fingo di incespicare, così ti vengono i sensi di colpa.
Stai attento non sei più un ragazzino, e quando cammini fai tre passi su un mattone, mi dici.
Tre passi su un mattone? Io? Se avessi un pallone tra i piedi ti farei vedere, io sono vino, vino buono, ti rispondo.
Un pallone tra i piedi? Così cadi e ti rompi un braccio, dici sghignazzando come una cornacchia. Strega! Strega! Perfida strega, mi hai rovinato la serata. E ora chi dorme più, lo dice anche anche il dottore che l'insonnia alla mia età è normale.
Ahi, la schiena. Maledetti dolori, lo dice anche il dottore che è normale a questa età.
Metti il segno al libro e lo appoggi sul comodino, vuoi dormire adesso? Lo vedi che avevi sonno. Ti stendi in un attimo, ma non ce l'hai i dolori, tu? Eppure il dottore dice...
Mi accarezzi la testa, la fronte, mi prendi la mano. Grazie, mi dici piano. Poi me la stringi e mi guardi con dolcezza, ti amo, vecchio brontolone, dici, ti amo anche se dici cento volte la stessa cosa, ti amo più di quando ci siamo dati il primo bacio, più di quando abbiamo fatto l'amore nel fienile. Ricordi quanti anni sono passati? Settanta...
Ti interrompo. Certo che lo ricordo, li so ancora fare i conti io, io sono vino...
Non mi lasci finire, quando cominci non ti ferma più nessuno e a me piace sentirti parlare. È il nostro amore che è vino, prosegui, vino buono, d'annata, migliore di quando era giovane e frizzante. Sono contenta di essere invecchiata insieme a te. Settanta, ci pensi, è quasi un secolo, una vita intera accanto, vaglielo a spiegare ai ragazzi di oggi che si lasciano dopo sei mesi.
Anche la voce ti trema come la mano, me la lasci per un momento e ti asciughi gli occhi, ti sei commossa, sei sempre la stessa, non una strega ma una fatina romantica dai capelli bianchi. Anche quando eri più giovane piangevi di niente, per un libro, per un film, per un gattino morto. È proprio questo che mi piace di te, ecco perché siamo stati tanto bene insieme, tu dolce, tenera e romantica e io forte e rude. Ma si sa, gli uomini sono diversi...
Buonanotte amore mio, dici senza lasciarmi la mano.
Buonanotte, rispondo.
Domani devo ricordarmi di andare dal dottore per una visita agli occhi. Chissà perché, ma ogni tanto mi viene giù qualche lacrima.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Emozionante, ben scritto, si legge tutto d'un sorso. Un bel racconto, che si è giustamente guadagnato la segnalazione. Saluti, Marco.

silvia ha detto...

Ciao Marco, benvenuto su DiVINando! Ti ringrazio anche a nome di Orfeo Paci, che sarà felice di queste tue parole! A presto.

Anonimo ha detto...

Sei un grande Orfeo, come scrittore ma anche come insegnante.

:) ti lascio indovinare chi c... potrei essere . ehhehehehe