martedì 12 ottobre 2010
"I vini da non perdere della Sicilia": Il Musmeci 2007 della Tenuta di Fessina
Tra "i vini da non perdere della Sicilia" sul wineblog di Luciano Pignataro, per la firma del degustatore Carmelo Corona, esce il bellisssimo articolo, esaustivo e appassionato, dedicato al nosto Etna DOC della Tenuta di Fessina Il Musmeci.
Grazie a Carmelo Corona, autore del blog "Bevi siciliano", a Luciano Pignataro, che ha ospitato la recensione, e a tutti coloro he ci hanno regalato le loro bellissime parole nei commenti al post...grazie!
Un estratto:
"Affascinati da questa terra maestosa e straordinaria, Silvia Maestrelli, produttrice di vino toscano nella sua tenuta Villa Petriolo di Cerreto Guidi, suo marito Roberto Silva, imprenditore di consolidata esperienza con una grande passione per il vino, e l’agronomo ed enologo Federico Curtaz (noto per essere stato per 15 anni l’agronomo del noto produttore di Barbaresco, Angelo Gaja), nel 2007, acquistano, a Castiglione di Sicilia (CT), riportandolo in vita, un vecchio palmento del 1700 in pietra lavica che si affaccia su un vigneto di nerello mascalese di 6 ettari, a guardia del quale sorge il “Milicucco”, un poderoso e maestoso albero che sovrasta, come un fedele, secolare custode, l’intera tenuta e le cui radici sono tenacemente abbarbicate al muretto di cinta in pietra lavica. I vigneti ottuagenari di Fessina, in Contrada Rovittello (uno dei più prestigiosi “cru” dell’areale etneo), leggiamo dalla scheda aziendale, sono incastonati “tra due antiche sciare (colate laviche del passato, stratificatesi nel corso dei millenni, ndr) semicircolari, che, come due grandi braccia, li cingono in un gesto quasi materno”.
(...)
E’ il caso di dire che Il Musmeci 2007, appena nato, ha già vinto, conseguendo i Tre Bicchieri Verdi del Gambero Rosso 2010 e l’Eccellenza de L’Espresso 2010. Ho stappato la bottiglia circa un’ora fa e Il Musmeci 2007 è già nel balloon da circa 10 minuti. Ma è chiuso in se stesso. Mi ignora completamente. Roteo con attenzione il calice cercando di aerarlo per farlo aprire, e mentre aspetto un minimo cenno, stringo tra le dita e annuso il tappo monopezzo con cui la preziosa bottiglia era tappata. Mi soffermo ad ammirare il suo volto. In linea con i caratteri cromatici di tipicità, legati precipuamente al vitigno, è di un bel rosso rubino molto scarico con splendidi riflessi granata. Sia l’occhio che il naso percepiscono, di primo acchito, la grande consistenza del vino (14 gradi, dichiarati in etichetta). Ciò mi conforta. Penso già a come potrà essere la bocca. Calda, morbida, possibilmente. Riporto il calice al naso, e sembra di avvertire qualche descrittore. Il “piccolo”, forse, comincia a svegliarsi. Magari ha capito che sono un suo conterraneo, e non vorrà certo farmi l’affronto di non comunicare! C’è, almeno all’inizio, riservatezza, forse anche timidezza. Dal canto mio, l’emozione è alle stelle, e non potrebbe essere che così. Non capita certo tutti i giorni di trovarsi al cospetto di una “grande” personalità. Si comincia a rompere il ghiaccio. Importanti sentori floreali sembrano arrivare. Viola (principalmente) e rosa (meno distinto, almeno alla mia soglia, del primo). L’alcool continua a farsi sentire, in modo non pesante ma deciso. Piccoli frutti rossi (indistinti) e note speziate piuttosto marcate e chiare (noce moscata, pepe nero e vaniglia, perlopiù) caratterizzano lo spettro olfattivo del rosso e gioioso liquido. Una bocca calda e morbida, in linea con la mia immaginazione, lascia, con una discreta e gentile progressione, spazio a quella bella ed energica acidità che contraddistingue questo vino, sicuro preludio di quella grande longevità a cui è destinato, e a quella splendida, accattivante mineralità, armonicamente fusa con quella nobile e fitta trama di tannini dolci che solo uve di piante “navigate” possono donare, e che troviamo confermata, nel bel finale naso-bocca e nella sua lunga e trionfante Persistenza Aromatica Intensa.
Se è vero che nessuna persona al mondo sarà mai così sincera, nelle sue relazioni, come sa esserlo il vino, Il Musmeci 2007, oltre ad essere sincero è anche buono, autentico, profondo. Parafrasando colui che ne è l’artefice, ha decisamente, quell’eleganza, quella compostezza, quella profondità, quella verticalità che appartengono davvero solo ai grandi vini rossi. Come si evince dalla controetichetta, di questo vino sono state prodotte, nell’annata 2007, solo 8000 bottiglie e 1000 magnum. Un vino per pochi, dunque, risultato di una lunga macerazione ed estrazione, tese a creare una nuova interpretazione del vitigno etneo, anche se non immediatamente comprensibile poiché destinata, progettualmente, ad una lunga parabola evolutiva. Come lo stesso Federico Curtaz ha precisato in un video su You Tube: “Crediamo che la sfida sia appena cominciata. Abbiamo bisogno che la nostra cantina maturi, maturi nei suoi legni, le sue botti, il nostro modo di lavorare, perché ogni luogo ha bisogno del suo tempo, delle sue interpretazioni, che tengano conto di tutti i suoi elementi caratteristici”.
In questo senso, dobbiamo ammettere che Curtaz, con queste parole, dimostra non solo il suo spessore professionale, risultato della sedimentazione delle esperienze maturate come tecnico di alto livello, ma anche la sua coerenza di fondo. In Sorì San Lorenzo, un bellissimo saggio-romanzo del wine-writer americano Edward Steinberg, uscito nel 1996 e che narra della nascita del Sorì San Lorenzo 1989 del produttore Angelo Gaja (di cui Federico Curtaz era, in quel periodo, responsabile dei vigneti), possiamo leggere queste sue parole: “Non si può fare questo lavoro con la mentalità di un sindacalista. Devi avere una prospettiva a lungo termine… Ci vogliono anni prima di vedere i risultati di quello che fai”.
Il Musmeci è un vino di montagna, nasce a quasi 700 metri di altezza, in un ambiente che lo porta a maturare a tardo ottobre. I vini vulcanici, in fondo, sono un po' tutti caratterizzati da questo curioso, affascinante paradosso. Sono generati da una terra unica, frutto della potente esuberanza della Natura, ma alla stessa guisa di molti anziani di poche parole e carichi di esperienza e consapevolezza, esprimono discrezione, umiltà, austerità, pur profondamente coscienti della loro profondità…
Il Musmeci 2007 è proprio così, come il vulcano su cui è nato. Per adesso è calmo, composto, ma visibilmente fiero, conscio della sua grandezza. Emette qualche borbottio, per far sentire il suo carattere, forte e deciso ma, discreto ed elegante, si prepara ad “esplodere” quando sarà il momento.
(...)"
(Carmelo Corona)
Luciano Pignataro WineBlog - I vini da non perdere_ Il Musmeci 2007 - di Carmelo Corona
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