venerdì 2 dicembre 2011

E dopo i libri, interdetto alle donne il vino? Oscurantismi recidivi

Da Mostra fotografica DI VINO VIVO_ Cantine aperte 2011 a Villa Petriolo


“Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli”, questo il dictat del giornalista Camillo Langone, pubblicato su Libero:

“Ebbene, gli studi più recenti denunciano lo stretto legame tra scolarizzazione femminile e declino demografico. La Harvard Kennedy School of Government ha messo nero su bianco che «le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze». E il ministro conservatore inglese David Willets, ha avuto il coraggio di far notare che «più istruzione superiore femminile» si traduce in «meno famiglie e meno figli». Il vero fattore fertilizzante è, quindi, la bassa scolarizzazione e se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà. Così dicono i numeri: non prendetevela con me”.

Il vino è cultura. Ergo, no cultura no vino? Mi torna in bocca il sapore amaro di un’usanza lontana.

Da Wikipedia: “Lo Ius osculi era un antico Istituto del diritto romano che consisteva nella facoltà dell’uomo di baciare una propria congiunta, per acclarare se avesse bevuto o meno del vino. Alle donne era interdetto, da una legge regia che lo storico Dionigi di Alicarnasso faceva risalire a Romolo, il consumo del vino. Chi contravveniva a questa regola poteva essere tranquillamente uccisa da un proprio congiunto, senza processo pubblico ma ricorrendo a forme di giustizia sommaria. Vi furono donne che vennero soppresse per inedia, o a bastonate. Si narra che un tale Egnazio Mecennio, con il consenso di Romolo, avesse percosso a morte sua moglie, rea di aver bevuto del vino. Stabilire se la donna avesse bevuto oppure no, non era però facile. I mores romani prevedevano che si potesse condannare a morte anche una donna trovata semplicemente con le chiavi della cantina. Per tutti gli altri casi, però, si doveva far riferimento allo ius osculi, che si concretizzava nell’attribuzione al paterfamilias e ai parenti e congiunti prossimi, di saggiare l’alito di una donna per capire se avesse consumato vino. L’esercizio dello ius osculi è attestato da storici come Plinio, Valerio Massimo, Tertulliano, Arnobio, Aulo Gellio. Lo ius osculi poneva la donna in una condizione di sottomissione ed inferiorità. Si narra, però, che Messalina fosse solita invocare questo privilegio maschile, allo scopo di farsi baciare dal futuro imperatore Claudio”.

Misogini, un calice di vino vi sommergerà.
Donne, libiam!