martedì 13 dicembre 2011
“PENSIERI, PAROLE, OPERE E…MISSIONI” di Elisabetta Bianchi per WINE ON THE ROAD
Elisabetta Bianchi, impiegata, è nata ed abita a Fucecchio (FI).
Ha partecipato, oltre che al nostro concorso letterario di Villa Petriolo 2011 “Wine on the road”, al Concorso letterario “Un monte di poesia” 2011 – VI Edizione di Abbadia San Salvatore (SI) e al Premio letterario Fabio Marletta per poeti affermati ed esordienti di Pistoia.
Buona lettura!
Racconto “PENSIERI, PAROLE, OPERE E…MISSIONI” di Elisabetta Bianchi
Dedicato a mio padre (che non c’è più) e a mia madre.
Sono nata in mezzo a un campo di granturco, quando pettinavo i capelli alle pannocchie prima che fossero mature: alle bionde facevo le trecce, alle rosse la coda di cavallo.
Sono nata quando la battitura veniva fatta sull’aia dopo aver raccolto a mano le pannocchie.
Tremava la terra quando arrivava il macchinone e mia madre mi diceva di correre a chiudere le finestre di casa per non far entrare la polvere.
Guardavo dalla finestra crescere il mucchio di tutoli e “sfoglio” aspettando con gioia e trepidazione che l’ultimo chicco fosse raccolto nelle balle, perché il gioco finale preferito era tuffarsi “ni’ monte” dal punto più alto della macchina.
A quei tempi non c’erano regole di sicurezza da rispettare.
Sono nata quando i chicchi venivano stesi al sole sull’aia ed eravamo noi bambini con i nostri disegni fatti dai piedi a farli seccare meglio, nonostante le sgridate di mia nonna perché il nostro divertimento non rispettava la regola dei grandi.
Sono nata tra i filari di viti, sulle zolle talvolta troppo dure, arse dal sole e dalla siccità.
Ogni tanto mio padre mi concedeva di salire sulle sue ginocchia e di farmi guidare il trattore.
Per me far finta di guidarlo era una cosa estremamente seria, cosicché alla sera avevo le braccia indolenzite dai contraccolpi dello sterzo, da tanto lo avevo retto così forte badando a non lasciarlo mai.
Sono nata quando vendemmiare significava riunire tutti i parenti e mangiare i grandi pranzi, quando anche la mia cuginetta del cuore veniva da lontano per l’occasione e tutto assumeva il sapore di festa.
Sono nata quando una parte dell’uva veniva venduta alla Cantina Sociale per recuperare un po’ di spese ed una parte veniva messa a fermentare nei tini, murati da mio padre con le sue mani.
La produzione era aumentata, le ormai piccole botti andavano smontate pezzo per pezzo a mio molto malincuore.
Come dimenticare il profumo di legno impregnato di vino ?
Sono nata quando non vedevo l’ora che la vinaccia fosse messa nello strettoio per dondolare la più bella nenia del mondo penzoloni alla leva, spinta a turno da mio padre e dagli zii.
Sono nata quando ho visto il vino amato troppo da mio padre fino a darmi qualche ceffone senza ragione, quando ho visto il vino odiato troppo da mia madre perché metteva in luce la fragilità di un padre anche come marito e come uomo.
Sono cresciuta tappandomi le orecchie per non sentire i continui litigi.
Sono cresciuta con la consapevolezza di aver sofferto e lottato tanto.
Poi c’è stato un tempo in cui ho dormito a lungo, affievolendo i ricordi belli e brutti, zittendo la mia anima, fermando i miei passi.
Sarei mai riuscita a perdonarli ?
Mi sono svegliata donna e mamma allo stesso tempo, con lo stomaco morso, il cuore ferito e le catene da spezzare, ma con la voglia di un altro cammino.
Un passo dopo l’altro ho imboccato una nuova via dove i cartelli indicatori sono domande e dove le risposte stanno nella ricerca.
“Viaggiar assaporando…vien l’appetito”
“Tante cose ci sarebbero da dire, serie, meno serie, non mi interessa nemmeno giudicarle.
Mi interessano le emozioni, le sensazioni che provo, che se non sono nuove hanno tutta l'aria di esserlo.
Ad ogni modo non mi interessa nemmeno pensare se in passato le ho vissute o le ho sentite, ad ogni modo ora è un tempo diverso, noi siamo persone diverse.
Ci sono tante domande da porsi ad alcune delle quali non so dare risposta, non so nemmeno se esiste, non so nemmeno se mi interessa scoprirlo.
Il segreto forse è nelle cose scontate e le diamo talmente per scontate che non ci facciamo più caso.
Il segreto forse è nell'attenzione, nel guardare oltre le grandi cose visibili a tutti, nell'ascoltare oltre i grandi comizi udibili a tutti.
Il segreto forse è nel silenzio o dove c'è meno rumore.
Il segreto è dentro di me, nei meandri della mia anima.
O forse il segreto è semplicemente nell'amore che va cercato e provato verso noi stessi, un amore incondizionato, senza confini.
Un amore imperfetto ma vero, l’unico che può durare per sempre, l’unico che ci può far provare il vero amore per gli altri.
O forse il segreto è semplicemente nel perdono verso noi stessi, per le cose fatte e per quelle non fatte, per le cose non capite o capite in ritardo, per le nostre debolezze e fragilità, per gli sbagli commessi e mai riparati o per quelli riparati in ritardo.
Come io mi pongo alla vita, la vita si porrà a me...e forse arriveranno tutte le risposte...o forse no…
…perché forse il segreto è accettare il fatto che non a tutte le domande si può rispondere”
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