domenica 22 gennaio 2012

Racconto “Irish wine” di Homobruno per WINE ON THE ROAD




Homobruno, nato a Roma nel 1967 e residente a Torrita Tiberina (RM), ha partecipato a “Wine on the road”, concorso letterario di Villa Petriolo edizione 2011, col racconto “Irish wine”.
Buona lettura!


Racconto “Irish wine” di Homobruno


Fabio su un treno, Fabio diretto all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma con in tasca un viaggio premio in Irlanda di tre giorni, tutto organizzato, tutto pagato.
All inclusive.
In realtà non era lui ad aver vinto direttamente il viaggio, ma sua nonna costante frequentatrice delle sale bingo. E proprio li in una sera come tante altre, Fabio controvoglia l’aveva accompagnata, ma aveva esultato con lei quando la successione dei numeri sul megaschermo corrispose perfettamente alla cartella sul loro tavolo. Bingo!
Fabio capì subito che quel viaggio lo avrebbe fatto lui. Dopo essere stati festeggiati da tutta la sala infatti, la nonna con uno sguardo tenero gli accarezzò il volto e gli disse: - Io non ci posso andare, sono troppo vecchia per queste cose, ti va di andarci tu? –
- Tu che dici nonna? – Le rispose sorridendo.
A partecipare al viaggio non c’era solo lui, ma tante altre persone che la sera del concorso, in alcune sale collegate al circuito, avevano fatto il Bingo. Il programma, dopo l’arrivo all’aeroporto, prevedeva: hotel, visita della città e permanenza a Dublino per due notti. Non volendo visitare un grande centro dell’Irlanda come Dublino, a sue spese Fabio, appena arrivato salutò il gruppo e prese una corriera diretta sulla costa sud ovest dell’isola. Era sua intenzione, comunque, tornare in tempo per il volo di ritorno del tour organizzato.
L’autobus, dopo un meraviglioso viaggio nei verdi spazi irlandesi, lo portò a Waterville, nella contea di Kerry, sua destinazione finale. Il suo primo obbiettivo in quel piccolo paese di pescatori era quello di trovare subito una stanza e di andare a mangiare. Era sera e Fabio, dopo aver lasciato il bed and breakfast, si diresse al ristorante O’Connor che era poco lontano dal porto. Appena entrato, capì subito che quel ristorante gli sarebbe piaciuto: tutta gente del luogo, tavolini e sedie in legno e un atmosfera molto accogliente.
Ordinò salmone, patate e vino bianco. Il cameriere lo guardò con affetto e sorridendo gli disse che il vino non c’era.
- C’è solo birra. –
Ci rimase male, ma deciso a prendere le cose come venivano scelse di adattarsi ed ordinò birra.
Il cameriere arrivò con la cena. Stava per iniziare a mangiare e mentre si accingeva a tuffarsi nella schiuma del suo bicchiere, tutto cambiò.
Senza incontrare una progressione logica di eventi, senza gradualità venne proiettato in una piccola enoteca della sua città, che lui conosceva benissimo e in cui si riforniva di affascinanti bottiglie di vino ogni qualvolta c’era da festeggiare o semplicemente quando decideva di passare una serata in compagnia di amici. Lui era all’interno di questa enoteca e stava comprando del vino.
Colto da spavento si girò intorno e quello vide non lo rassicurò, anzi. Come poteva essere accaduta una cosa del genere? Cambiato di posto così all’improvviso, era sicuramente frutto di un allucinazione e per non crearsi altri problemi l’assecondò.
Ma non ebbe il tempo di assecondare nulla, almeno razionalmente, perché la scena cambiò di nuovo.
Ora Fabio era a casa sua e i suoi amici lo stavano guardando con perplessità. Capì che doveva fare qualcosa per deviare il loro interesse verso di lui e quindi, siccome aveva fame, iniziò a mangiare e bere vino aperto da qualcuno, e che era già nel suo bicchiere. Questo lo fece star bene, era il suo habitat, sapeva cosa fare, anche se a volte pur conoscendo la strada della consapevolezza gli capitava di deviare, trovandosi a svegliarsi il giorno dopo sul suo letto o con le scarpe ancora indosso, o con una scarpa sola o con i pantaloni senza scarpe, una sorta di sistema variabile sempre diverso. Quella sera però non doveva esserci nessuna perdita di coscienza, anzi, non potendo chiedere che stava succedendo ai suoi amici doveva per forza arrivare fino in fondo e con tutta le sue facoltà, attive e funzionanti.
Chissà cosa starà accadendo in Irlanda a Waterville, in quel momento, ma non ci pensò molto in quanto i suoi motori avevano già iniziato a rullare sulla pista. Un volo controllato questa volta un esplorazione con dei confini bene definiti, ma poco importava doveva capire e per farlo avrebbe usato ogni strumento a suo disposizione.
Conosceva la strada e quindi non fu difficile seguirla, almeno all’inizio. Il cibo la faceva da padrone, la tavola era imbandita con tutto quello quanto c’è di buono in una cena importante: lasagne, arrosto, involtini, verdure cotte e crude, e ovviamente il vino. Quindi visto che non ci stava capendo più nulla Fabio iniziò a servirsi di tutto quel ben di Dio. Almeno nello scambio per quanto riguarda il cibo e il bere ci stava guadagnando.
Quell’atmosfera casalinga poi era bellissima: uno stereo venne accesso in qualche angolo della casa e iniziando a suonare scaldò il clima al di là, oltre. Suoni, parole e musica si fondevano in un’unica costituzione, mentre Fabio felice per quel che stava accadendo, stappava un'altra bottiglia di vino. Le voci degli uomini e delle donne presenti, echeggiavano armoniosamente e una musica lounge accompagnava il tintinnio dei bicchieri che si riempivano alternativamente. Sembrava una performance artistica, non una cena fra amici. Comunque era molto piacevole.
Il vino sembrava dare a tutti i presenti un’aurea magica, il suo sapore intenso donava alle labbra una sensualità unica e i loro corpi, come se non bastasse, seguivano una misterioso movimento in sintonia con la musica. Mentre Fabio continuava a guardare con curiosità, tutto quello che avveniva davanti ai suoi occhi, si sentì molto rilassato.
Il tempo passava libero, senza ostacoli e come in un accordo precedentemente stabilito la musica era scesa di volume, ora le persone intorno a lui, silenziosamente, conversavano in piccoli gruppi. A tratti regolari però, il suo pensiero cadeva sempre sul fatto che poco prima era in Irlanda, nel suo viaggio premio autogestito. Alla fine, si decise a raccontare tutto ai suoi compagni, ma mentre stava per farlo, Fabio abbassò gli occhi e si accorse che la cena e la birra erano ancora intatte, le persone accanto a lui non erano più i suoi amici. Era di nuovo al Pub, a Waterville.
Decise quindi di pagare il conto e di uscire di li, da quella trottola spaziale, tornare in bed and breakfast, farsi una dormita e poi vedere dove ci si svegliava.
Mentre tornava, incontrò inaspettatamente una statua di Charlie Chaplin in bronzo. Una bella statua, a grandezza naturale del grandi artista inglese, proprio vicino all’oceano, in uno spiazzo che sembrava un piccolo teatro di strada. C’era anche una lapide con scritto qualcosa, ma non era inglese, intraducibile quindi. Finalmente arrivò nel suo Bed and Breakfast e gli chiese alla proprietaria, divenuta di colpo molto carina e gentile con lui, come mai ci fosse una statua di Chaplin li vicino al mare.
- Passava le vacanze in questa città, quando finiva un film veniva a rilassarsi nel nostro piccolo paese. Dieci anni fa, un sculture l’ha regalata alla città, ora e li. Le piace? – Disse la proprietaria.
- E’ bellissima. –
Anche se la sua vacanza continuò per altri due giorni, Fabio, non ebbe più altre visioni come quelle della sera prima. In fondo non ne voleva, stava bene dov’era e quel piccolo cambiamento di sede della prima notte lo considerò un esperienza positiva. Quindi Insabbiò.
Come su una lunga scala mobile in movimento, si ritrovò sul volo di ritorno per Roma.
Quello che ricordò, di quel viaggio, fu di essere partito per un luogo lontano e di essere tornato, con la sensazione, di non aver mai abbandonato la sua vita.

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