giovedì 6 dicembre 2012
All’ombra del Millicucco…l’Etna si racconta. La conservazione “attiva” del Parco dell’Etna
I’ vigne di Fessina, come la gente di queste parti definisce i vigneti della tenuta, sono sorvegliate da un grande albero maestoso, con le radici che, come una serpe, avvolgono i blocchi del muro di cinta del borgo di Rovittello, i cui rami volano verso il cielo a guardare i Nebrodi. Il Millicucco lo chiamano, fascinoso e ieratico custode del borgo.
Prosegue, su CUNTU, il ciclo “All’ombra del Millicucco…l’Etna si racconta”. L’ incontro con un abitante di questa terra magnifica, per il piacere di narrare a viva voce l’unicità della Muntagna. Con il gusto di esercitare quella speciale arte che è all’origine della società civile moderna, la conversazione, in cui lo scambio consenta di capire gli altri e noi stessi, informarci, intrattenerci, arricchirci.
Recente l’incontro con l’Ing. Giuseppe Di Paola, Soprintendente tecnico del Parco dell’Etna, avvenuto nel suggestivo ex-convento di Nicolosi, sede dell’Ente.
“Alla istituzione del Parco dell’Etna inizialmente contribuì un Comitato di Proposta composto dai rappresentanti dei 20 Comuni interessati, da ambientalisti e docenti universitari. Ma questo organismo, tra vari problemi e difficoltà non riuscì a portare a conclusione il lavoro. (29/11/1982 – 30/3/1985). La proposta fu definita nel settembre del 1985. Ad essa furono presentate numerose osservazioni da parte dei cittadini, enti locali, istituzioni scientifiche ed associazioni ambientaliste.
L’atto di nascita porta la data del 17 marzo 1987 (G.U.R.S. n. 14 del 4 aprile 1987). Il 14 agosto dello stesso anno venne costituito l’Ente di diritto pubblico per la gestione dell’area protetta, denominato Ente Parco dell’Etna con sede in Nicolosi (CT).
Il Parco dell’Etna, così come le altre aree naturali protette, si pone quale nuovo modello di assetto territoriale capace di ‘pensare’ alla conservazione della natura in un quadro complessivo di recupero e difesa ambientalecorrelato allo sviluppo eco-sostenibile dell’area sottoposta a tutela. Conservazione attiva, quindi, per concorrere alla salvaguardia e alla corretta gestione dell’ambiente, consentendo contestualmente, migliori condizioni di abitabilità e sviluppo dell’economia”.
Unicità dell’Etna. L’Etna è un territorio attivo, forte di un’identità propria, l’unicità dell’elemento fisico. Oggi vi è la necessità di crescere altrettanto come comunità, di valorizzare l’elemento antropico che sull’Etna ha creato, nei tempi passati, i caratteristici terrazzamenti. L’Etna va, fiduciosa, verso la certificazione UNESCO…La risposta nel 2013.
_Muretto in pietra lavica di Tenuta di Fessina in Contrada Rovittello_
_Alberelli centenari di Nerello Mascalese_
Il territorio dell’Etna è considerato un grande laboratorio naturalistico non solo per i suoi fattori fisici eccezionali, ma anche per le peculiarità biologiche. La flora e la fauna etnee, infatti, sono particolarmente ricche e distribuite in maniera molto varia alle diverse altitudini. La diversa età del substrato, frutto di continui rimaneggiamenti causati dal susseguirsi delle colate laviche, condiziona fortemente soprattutto la flora. La straordinaria ricchezza biologica si è conservata nei millenni, nonostante le incessanti modificazioni naturali, le condizioni ambientali difficoltose e la mano dell’uomo. L’attività antropica, in effetti, è presente sul vulcano da tempo immemorabile e costituisce, sebbene spesso integrata armoniosamente con la natura, uno dei fattori più importanti di modificazione ambientale. Il Parco dell’Etna, oggi, tutela anche i valori espressi da quelle trasformazioni ad opera dell’uomo, quali le cosiddette “casudde” e i muretti a secco realizzati con pietra lavica informe, segni significativi e non invasivi della millenaria attività antropica, tracciati tenacemente nel paesaggio. “Ripiani sovrapposti e continui, cioè i terrazzamenti, sostenuti da neri muretti a secco di pietre e scorie laviche recuperate dalla vagliatura dei terreni, sinuose stradelle, cumuli di pietre, palmenti, pregnano, infatti, con le loro forme originali e i loro colori che esaltano le varie tonalità cromatiche dei vitigni, il quadro paestico delle falde etnee, così da renderlo unico, una sorta di preziosissimo archivio dinamico della storia” (Da “Parco dell’Etna” a cura di Francesco Alaimo, Fabio Orlando Editore, 2002).
“…viaggiare nel Parco dell’Etna significa cogliere pure i tratti della lunga, straordinaria, avventura dell’uomo sull’Etna: un’avventura che ammalia quanto l’aspetto puramente naturalistico del vulcano. E non ci riferiamo solamente alle città, ai suggestivi borghi montani, alle sontuose residenze di campagna, ma anche, più semplicemente, ai solchi dell’aratro, ai mosaici colturali, alle lunghe teorie di muretti a secco, ai ‘pagghiara’, alle modeste ‘casudde’, alle ‘nivere’, segni di un’attività millenaria tracciati con sudore e tenacia, con rispetto e fiducia, da generazioni di contadini e pastori il cui caparbio legame con questa terra ostile l’ha trasformata in risorsa inesauribile”
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