martedì 1 marzo 2011

Ricerca, verità, unicità dell'esperienza: Tenuta di Fessina nell'intervista a Federico Curtaz su Segni diVini



Sul portale Segni diVini, ideato e curato da Partesa Sud-Adriatico, esce l’intervista a Federico Curtaz che, durante una degustazione organizzata presso la sede di Bari (Modugno), racconta la nostra Tenuta di Fessina….



“Abbiamo incontrato il produttore Federico Curtaz di Tenuta Fessina durante una degustazione organizzata da Partesa Sud Adriatico presso la sede di Bari (Modugno). Durante l’incontro abbiamo chiesto a signor Federico di parlarci di vino e della sua azienda. Vogliamo rendervi partecipici dei pensieri di chi si dedica per passione al mondo del vino pubblicando questa intervista.

Ci dica tre aggettivi che descrivono al meglio la sua azienda.

Dinamica, vera, unica. A cui corrispondono i tre sostantivi: RICERCA, VERITA’, UNICITA’ DELL’ESPERIENZA.
La verità è assenza totale di ipocrisia. Devi offrire qualcosa di vero che altro non è che il meglio possibile da ogni terra, con la consapevolezza dei suoi limiti: noi consulenti siamo solo strumenti e non dobbiamo aggiungere niente ai luoghi che incontriamo. Il luogo grande è grande se ben interpretato.

Perchè si è dedicato proprio al vino? Cos’è per lei il vino?

Il mio primo contatto con questo mondo lo ho avuto da piccolo quando mia nonna mi infilava dentro i tini per pulirli. Oggi mi piace pensarmi come uno scalpellino, come uno strumento al servizio della natura che ottiene una scultura semplicemente togliendo la materia superflua. Allo stesso modo, in vigna ed in cantina, si tratta di capire quello che c’è di essenziale, togliendo tutto quello che si può togliere. Sottrarre, sfrondare invece che aggiungere. E’ questa forse, in estrema sintesi, la mia filosofia. Quella che provo ad applicare tutti i giorni e che provo a raccontare nei fatti, con tutte le mie energie, con tutta la mia anima, con tutto il mio cuore.

Cosa racchiude una bottiglia di vino?
Natura e cultura, la terra e la sensibilità dell’uomo. Si tratta di partire dalla terra, dalle sue potenzialità, dai suoi pregi, ma anche dai suoi limiti, cercando sempre di rispettarla, di non forzarla mai oltre il dovuto, nella piena convinzione che i milioni di anni che ce l’hanno consegnata non possano e non debbano essere violentati con approcci innaturali. Con il terreno, il clima, le condizioni particolari dei luoghi, la loro storia e la loro conoscenza, una conoscenza che può durare anni e che deve portare ad una progressiva confidenza, a capirsi ed a comunicare reciprocamente. Tutto questo vale anche per la cantina, dove la materia vivente che entra deve essere mantenuta tale ed intatta il più possibile, cercando sempre di capirla ed assecondarla, di nuovo senza protagonismi, senza scelte aprioristiche e sempre, sempre, con il massimo rispetto di chi il vino lo ha pensato e si è affidato ai consigli di chi ha forse qualche anno di esperienza specifica in più.

Crede nelle premiazioni e riconoscimenti dei i vini?
Credo che le Guide rappresentino un buon servizio per le aziende, quando questa analisi e questa critica vengono fatte in modo onesto e con l’entusiasmo che certe realtà meritano. Grazie alle Guide, è più facile farsi ascoltare, ma i progetti devono essere fatti prima e bene. La nostra Tenuta di Fessina è un’azienda emozionale, che non prevede costruzioni enologiche a monte: occorre semplicemente interpretare il territorio per quello che è. Bisogna andare dietro ai grandi luoghi e ai grandi uomini. A noi i rapporti con i giornalisti e con la Guide fanno bene: è necessario saper spiegare autenticamente i propri progetti, però.

Come dovrebbe articolarsi un giudizio sul vino? … Bisogna essere necessariamente degli esperti di vino per capirlo?
La conoscenza non guasta, come per tutte le cose. A volte la pulizia mentale libera dai preconcetti e quindi avvicina di più al vino, che rimane comunque un’esperienza personale.

Quali sono i suoi obiettivi futuri?

Continuare a studiare a fondo il territorio dell’Etna ed suoi vitigni nei quali intravedo un grande potenziale. Mi sento molto studente sull’Etna. La parte del tannino del Nerello Mascalese richiama il Nebbiolo, quella del Nerello cappuccio richiama la spezia crepitante dei Pinot Noir. I vini sono acidi, verticali, hanno nerbo e non hanno l’assillo del colore. Tenuta di Fessina è una scelta adulta, per me l’esperienza più profonda, un ritorno all’austerità e all’atmosfera piemontese. L’Etna è stata una scoperta, una vera e propria folgorazione. Lì, tra le rocce che rievocano la mie origini in Val d’Aosta, mi sento a casa.

Cosa direbbe a colui che si sta approcciando al degustare un suo vino?
Di esercitare la sensibilità: degustare un vino è solo una questione di sensibilità e di equilibrio.

Qual è il suo vino preferito e perchè?
Cheval Blanc, in particolar modo le annate tra gli anni ‘70 e ‘80”.


Segni DiVini - Dicembre 2010 - Intervista a Federico Curtaz

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