lunedì 28 maggio 2012
Racconto “Madeira Wine Story” di Bruno Matteis per WINE ON THE ROAD
Bruno Matteis, di Moriondo Torinese (TO), scrive di sé: “Sarà forse per la consanguineità con un illustre personaggio Campione del mondo dei Sommeliers, o per un retaggio storico in quanto tutti i miei avi furono produttori di vino, ma qualsiasi argomento che riguardi il Dio Bacco e i suoi dogmi rappresenta per me un irrefrenabile richiamo! Il mio desiderio: scrivere finalmente un vero romanzo, senza limiti di battute, SENZA LIMITI, oltre il tempo massimo”. Ha partecipato a “Wine on the road”, concorso letterario 2011 di Villa Petriolo, col racconto “Madeira Wine Story”.
Racconto “Madeira Wine Story” di Bruno Matteis.
La grande nave stava per attraccare al porto di Funchal, la capitale della piccolissima isola portoghese di Madeira, dispersa nell’Oceano Atlantico. Marino indossò lo zaino che conteneva la preziosa ragione di quel viaggio, discese ai ponti inferiori ed infine giunse a terra. Sul molo era atteso da una bellissima ragazza creola che ostentava un cartello con le sei lettere del suo nome.
Imbarazzato a dovere, si avvicinò alla ragazza presentandosi goffamente; lei sfoderò un sorriso incantevole, i denti bianchissimi in netto contrasto con il colore ambrato della pelle:
“Ciao, Marino... io sono Antinja, la tua guida ed interprete... Benvenuto a Madeira!...”
Parlava un italiano quasi perfetto, con un leggero accento genovese; Marino si ricompose, strinse delicatamente la mano che lei gli offriva e rispose:
“Ciao, Antinja... Bellissimo il tuo nome, degno di tanta bellezza… Incantato di conoscerti.”
Antija arrossì per il complimento ricevuto, ma ormai avvezza a simili apprezzamenti, ringraziò educatamente e iniziò il suo lavoro:
“Vogliamo andare a posare i bagagli in albergo?... Così saremo pronti per la nostra Caccia al Tesoro...”
Marino, smanioso di iniziare l’avventura per la quale aveva lasciato la sua bella Toscana, acconsentì e dopo aver controllato che la sua preziosa bottiglia fosse ben collocata nello zaino, salì sull’auto della ragazza.
In breve raggiunsero la periferia, poi la strada prese ad inerpicarsi sul versante della montagna e Marino alternava lo sguardo tra il panorama oceanico e quello del bellissimo viso di Antinja, e non solo il viso... Molto professionalmente Antinja lo richiamò all’obiettivo della spedizione facendogli osservare come il paesaggio dell’isola in quel versante fosse privo di coltivazioni, conseguenza diretta delle direzioni costanti dei venti atlantici portatori dell’umidità.
Marino annotò tutte le informazioni sul suo minicomputer e scattò molte fotografie finché arrivarono nella zona agricola dell’isola, ricca di frutteti e vigneti.
La Adega era una delle più rinomate cantine di produzione del vino Madeira; Manuel, un giovane molto cordiale, li accompagnò nella visita al sotterraneo dove i vini di ogni annata erano posti a maturare in botti di legno, poi passarono in rassegna tutte le altre zone di lavorazione fino all’imbottigliamento e alla spedizione.
Quindi Manuel propose la degustazione dei loro prodotti: con estrema professionalità Marino osservò il colore del vino, ne inspirò il profumo scuotendolo nel grosso bicchiere, infine ne assaporò il gusto rimanendo tuttavia piuttosto deluso.
Imbarazzato disse che pur essendo un ottimo prodotto, non poteva competere con quello ricercato. Marino trasse dallo zaino la bottiglia misteriosa e conservata con attenzioni maniacali, la aprì e versò un po’ del vino che vi era contenuto.
Nell’aria si diffuse un profumo senza eguali, Manuel compì la sequenza di rito (vista-olfatto-gusto) e sbiancò dalla meraviglia! Non aveva mai degustato un vino simile... Domandò da dove provenisse, ma Marino rispose che era quello l’obiettivo della ricerca.
Anche l’anziano padre di Manuel confermò che in tutta la vita mai aveva assaggiato un Madeira simile.
Per aiutare Marino nella ricerca, suggerirono di sentire Pedro, il più anziano isolano del villaggio di Santana. Il vecchio ascoltò attentamente la richiesta di informazioni sulla provenienza di un vino eccezionale prodotto chissà dove su quell’isola.
Ancora una volta il nettare venne fatto assaggiare al centenario isolano... Sul suo viso comparve un sorriso ed appena l’ebbe assaporato domandò come facesse Marino ad avere quel vino.
“E’ una bottiglia unica di una collezione andata all’asta fallimentare di un ricchissimo imprenditore che collezionava vini speciali di tutto il mondo... La nostra associazione di Sommelier è riuscita ad accaparrarsela perché nessuno voleva rischiare per una bottiglia priva di etichette... Ora vorremmo individuarne la provenienza per acquistarne altre.”
Antinja tradusse e il vecchio iniziò il suo racconto ad occhi chiusi:
“Solo Manolo, soprannominato O Montanhista (Scalatore); da sempre il miglior produttore di vino Madeira di tutta l’isola, può aver prodotto questo vino. Il suo segreto, che vi posso confidare perchè ormai lui è morto, si cela in una piccola valle nascosta alla vista di chiunque... L’unico in grado di arrivarci era quel pazzo che riusciva a scendere dal precipizio di Cabo Girao, una falesia alta più di cinquecento metri a strapiombo sul mare.”
Poi concluse:
“La valle ha qualcosa di magico, però non capisco come mai questo nettare superi di gran lunga il pur ottimo vino che produceva Manolo... Temo che il segreto resterà sepolto per sempre con la scomparsa do Montanhista...”
A queste parole Marino disse ad Anthinja di ringraziare il vecchio e troncò in modo frettoloso la conversazione; Marino sogghignava e lei gliene domandò il motivo.
“E’ semplice...” Rispose lui, “Si va alla Valle Magica... Devi sapere che io sono un istruttore del CAI e il mio passatempo preferito è scalare montagne. Ora ci attrezziamo per scenderle.”
In un grande magazzino di Funchal Marino trovò tutto l’occorrente per affrontare la parete rocciosa: chiodi, moschettoni, corde, e così via... Era la volta di Anthinja guardare Marino con occhi pieni di ammirazione, mista ad una certa apprensione...
Marino impiegò molte ore collegato ad Internet per ottenere tutte le informazioni possibili sulla falesia di Cabo Girao e il mattino successivo di buon’ora si fece accompagnare da Anthinja nel punto più appartato che aveva scelto per intraprendere la discesa; Anthinja rimase in ansia per un tempo infinito, aspettando invano di vedere ricomparire Marino dal precipizio in cui era sceso, ma le corde continuavano ad essere immobili!
All’improvviso udì la voce di Marino, che comparve alle sue spalle come un fantasma; tanta era l’ansia patita, gli si gettò al collo dalla gioia di vederlo sano e salvo, poi domandò dove fosse passato per risalire…
Marino gradì la manifestazione di affetto, poi ricuperò l’attrezzatura di discesa rimettendola sull’auto e disse alla bella creola di seguirlo lungo un impervio sentiero che si infilava in una spaccatura nascosta nella roccia, sempre più angusto tanto che per procedere bisognava quasi strisciare fra le rocce; poi il passaggio tornava ad essere un sentiero normale e dopo qualche centinaia di metri ecco la Valle Magica!
Era un piccolo terrazzamento a ridosso del margine del precipizio, ma protetto da una parete di roccia che lo nascondeva. Marino sfilò dalla tasca un vecchio quaderno consunto che aveva trovato nel minuscolo capanno di attrezzi adiacente le piante ormai incolte della vigna.
Anthinja lesse rapidamente le poche pagine del diario, dal quale risultò che le caratteristiche del clima e del terreno di quella Valle creavano il Madeira speciale. Manolo lo miscelava con quello prodotto dalle altre sue vigne e questo rendeve tutta la sua produzione un tantino superiore a quella degli altri produttori dell’isola...
Un giorno però Manolo commise un peccato di egoismo: allettato da un’offerta strepitosa, cedette alla tentazione di vendere una bottiglia del Madeira purissimo ad un collezionista straricco.
Dopo un’ultima occhiata a quel paradiso terrestre Anthinja e Marino fecero ritorno all’auto; mentre salivano a bordo, il boato di una enorme frana chiuse per sempre il passaggio che conduceva alla Valle ed entrambi pensarono che era meglio così.
Mentre tornavano verso l’albergo, Marino guardò negli occhi Anthinja e le disse:
“Abbiamo avuto la fortuna di vivere una storia fantastica, visitare un luogo da paradiso, assaggiare un nettare che nessun’altro potrà mai più degustare... Che cosa ne pensi se stasera ci concediamo un brindisi conclusivo con il Madeira rimasto... Magari in camera mia?...”
Anthinja arrossì leggermente, una mano lasciò il volante per accarezzare i suoi capelli impolverati e rispose:
“Com’è già che dite voi in Italia?... Ah, si: Cin-cin...”
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