martedì 3 settembre 2013
A’ Puddara 2011 nel “club dell’acqua di roccia”. Purezza e trasparenza dei bianchi per l’estate di Giampaolo Gravina. Su ENOGEA
“E, oltre la scoperta, la voce della scoperta, una voce bitonale: che negli acuti esprime la ricerca, la condizione dell’errante che si affida alla possibile felicità del caso, sempre pronto a perdersi, a divagare, a scontrarsi con un’occasione inattesa, ma affida ai bassi quel bagaglio di convinzioni che gli rassodano l’andatura, che lo tengono ponderatamente saldo al suolo, che gli impongono un’attenzione lenta”.
(Domenico Scarpa nell’introduzione di Vino al vino di Mario Soldati)
Sul prestigioso bimestrale ENOGEA, edito da Alessandro Masnaghetti e nutrito dalle firme di Francesco Falcone, Giampaolo Gravina, Mauro Erro, Fabio Rizzari, Giampiero Pulcini, compare una bitonale, e lusinghiera, nota dedicata al Carricante di Tenuta di Fessina A’ Puddara, annata 2011.
Di Giampaolo Gravina, “Un bianco per l’estate”:
“Tenuta di Fessina, Etna Bianco A’ PUDDARA 2011.
In dialetto catanese, a’ puddara è la chioccia. Ma la puddàra di Fèssina è una chioccia metaforica e a suo modo fischiona: si tratta infatti della costellazione delle Pleiadi, intesa come un segnale per i marinai del porto di Riposto, come un richiamo che indicava la giusta direzione. La vena agrumata garantisce qui un a bocca reattiva, che combina ritmo, salinità infiltrante ed eleganza: siamo sull’Etna, ma se chiudiamo gli occhi potremmo quasi essere in Valle Isarco. E a ogni riassaggio il vino guadagna in profondità, al punto che l’amico Pierluca Proietti, che degusta insieme a me, contagiato dal demone dell’analogia, azzarda anche lui una metafora: come un lago trasparente tra le montagne. Il “club dell’acqua di roccia”, utilizzata come sinonimo di purezza e trasparenza dei bianchi più espressivi, trova così un nuovo adepto”.
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