domenica 13 ottobre 2013

I dolci giochi del “middicuccu” in tempo di vendemmia. Sull’Etna

Il nome “middicuccu” (chiamato anche minicuccu o milicuccu) pare derivi dal greco “melikokkos”, cioè “dolce chicco”. In italiano è detto “bagolaro”, ma in francese ha un nome che somiglia al siciliano, “micocoulier de Provence”. Gli etnei associano il middicuccu alla vendemmia. Il suo frutto matura ad ottobre e, da piccoli, tutti si sono fatti scorpacciate della sua polpa, del sapore simile ai datteri. Non è un frutto generoso: è difficile raccoglierlo dai rami sempre troppo alti, e la polpa è scarsa, quasi tutto pelle e nòcciolo, ma il sapore dolcissimo ripaga della fatica. Il nòcciolo veniva anche usato come munizione per le cerbottane. Insomma, il middicuccu non è un frutto per chi ha fretta o non ha voglia di giocare. I’ vigne di Fessina, come la gente di queste parti definisce i vigneti della tenuta, sono sorvegliate da un grande albero maestoso, con le radici che, come una serpe, avvolgono i blocchi del muro di cinta del borgo di Rovittello, i cui rami volano verso il cielo a guardare i Nebrodi. Il Millicucco lo chiamano, fascinoso e ieratico custode del borgo.

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