martedì 22 ottobre 2013
Tutto Etna. A Rimini, i vini del vulcano. Con Giampaolo Gravina e ONAV
“Le fiamme eruttate dal vulcano hanno prodotto terribili devastazioni. (…) E attualmente, ogni tre-quattro anni l’Etna riversa grandi torrenti di lava sulla pianura sottostante, provocando il terrore degli abitanti di Catania e la distruzione dei loro vigneti. Ma d’altra parte (secondo quanto dice Strabone) le ceneri riversate sul suolo lo arricchiscono rendendolo fertile al punto che vigneti e campi di grano sono mirabilmente rigogliosi“.
Tratto da “Catania. Viaggi e viaggiatori nella città del vulcano” a cura di Ilaria Di Pietra, Catania 2007, Maimone Editore
Mercoledi 23 ottobre alle ore 21.00, grazie all’associazione ONAV – Sezione di Rimini, si terrà “TUTTO ETNA – I VINI DEL VULCANO”. Il giornalista e vicecuratore delle Guida ai vini d’Italia dell’Espresso Giampaolo Gravina* guiderà i partecipanti in una panoramica sulle produzioni della denominazione ETNA che, negli ultimi dieci anni, da marginale e quasi dimenticata è diventata il faro della produzione vinicola siciliana.
Tra i vini in degustazione, anche Tenuta di Fessina:
Tenuta di Fessina
Etna Bianco A’ Puddara 2010, cru di Carricante proveniente dagli alberelli di Santa Maria di Licodìa;
Etna Rosso Il Musmeci 2008/2009, cru di Nerello Mascalese prodotto dagli alberelli centenari di Contrada Rovittello.
Graci
Etna Bianco Quota 600 2010;
Etna Rosso 2011.
Girolamo Russo
Etna Rosso ‘a Rina 2011;
Etna Rosso Feudo 2010.
Il luogo dell’evento è il Centro Congressi Sgr in Via Gabriello Chiabrera, n. 34 a Rimini.
Il contributo di partecipazione è fissato in € 20 per i soci, € 25 per i non soci. L’evento é aperto a tutti.
Info e prenotazioni presso il ristorante Quartopiano suite restaurant Via
Chiabrera 34/c Rimini;
tel. 0541 393238_
rimini@onav.it_
giuliano gnoli 347.0687461.
*GIAMPAOLO GRAVINA. Laureato in Filosofia con il prof. Emilio Garroni, ha discusso una tesi di PhD sul rapporto tra Filosofia e Pittura e collabora da oltre dieci anni con la cattedra di Estetica Fenomenologica del prof. Edoardo Ferrario all’Università “la Sapienza” di Roma. Simultaneamente ha preso corpo il suo interesse per l’enogastronomia: nella seconda metà degli anni ’90 ha aperto e gestito il ristorante Uno e Bino, nel quartiere romano di San Lorenzo. Ha poi condotto Puri Spiriti, una piccola trasmissione dedicata al vino in onda per pochi mesi su RadioRai Tre, e dal 2002 lavora come Vicecuratore per la Guida I Vini d’Italia dell’editore l’Espresso.
_Bere l’invisibile. Ampolla de vi, Mirò, 1924_
IL VULCANO O LA MONTAGNA? Fuoco amico o nemico? “(…) Quando si pensa all’Etna, quando se ne declina il nome, va usato il maschile o il femminile? Rispolverando i suoi ricordi di studente in Geologia nella Catania di fine anni ’50, mio padre ad esempio mi ha sempre parlato del vulcano, inteso come masculo. È da qui che prendono le mosse le mie prime curiosità etnee, ammantate di leggenda per i racconti paterni di sopralluoghi all’alba sulle tracce di Charles Richter, il sismologo e vulcanologo americano padre dell’omonima scala, che papà rivendica come docente (ma sarà vero? Le biografie ufficiali dicono che Richter lasciò la California una sola volta, per onorare una borsa Fulbright all’Università di Tokio: vuoi che abbia scambiato l’Etna con il Fuji?). Salvo Foti, al contrario, usa il femminile. Per lui, che mi ha suggerito a suo tempo le prime preziose dritte per orientarmi tra contrade, alberelli e palmenti, l’Etna è innanzitutto la montagna. Anzi: ‘a Muntagna, con la maiuscola che si impone quando la consuetudine dell’inflessione dialettale non può coincidere mai del tutto con la familiarità; e quando il rispetto viene alimentato anche da una qualche forma di timore, di soggezione. Del resto, si tratta pur sempre della Montagna di fuoco, come recita il titolo del libro che Foti ha pubblicato un paio d’anni fa per i tipi della Food Editore. E di un fuoco tutt’altro che amico, capace come è di tenere in scacco da secoli la gente del posto con la sua continua attività sismica, la minaccia delle eruzioni, la pericolosità delle colate che travolgono boschi, vigne e abitazioni, solcando profonde ferite tanto nel territorio quanto nell’animo delle persone coinvolte. Tutt’altro che amico, certo, ma anche tutt’altro che nemico: con l’ambivalenza originaria che governa l’intensità dei rapporti tra uomini ed elementi naturali, anche il fuoco della montagna etnea è infatti percepito dai suoi abitanti con un sentimento di profondo rispetto e perfino gratitudine, che permane anche a fronte delle continue insidie e può venire frainteso come contraddittorio solo agli occhi di un osservatore superficiale (…)”
Di Giampaolo Gravina da “Tutto Etna. Speciale ultima frontiera”, in ENOGEA, n. 32, II serie
“Tenuta di Fessina, Etna Bianco A’ PUDDARA 2011. In dialetto catanese, a’ puddara è la chioccia. Ma la puddàra di Fèssina è una chioccia metaforica e a suo modo fischiona: si tratta infatti della costellazione delle Pleiadi, intesa come un segnale per i marinai del porto di Riposto, come un richiamo che indicava la giusta direzione. La vena agrumata garantisce qui un a bocca reattiva, che combina ritmo, salinità infiltrante ed eleganza: siamo sull’Etna, ma se chiudiamo gli occhi potremmo quasi essere in Valle Isarco. E a ogni riassaggio il vino guadagna in profondità, al punto che l’amico Pierluca Proietti, che degusta insieme a me, contagiato dal demone dell’analogia, azzarda anche lui una metafora: come un lago trasparente tra le montagne. Il “club dell’acqua di roccia”, utilizzata come sinonimo di purezza e trasparenza dei bianchi più espressivi, trova così un nuovo adepto”.
Di Giampaolo Gravina, “Un bianco per l’estate”, ENOGEA, II serie, settembre 2013.
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