giovedì 16 gennaio 2014
Erse Bianco 2012, nuovo Etna DOC di Tenuta di Fessina, su Agrodolce. Le ricette anticrisi di Alessio Pietrobattista
Quando abbiamo il privilegio d’incontrare qualcuno avvezzo ad andare dal vino senza aspettare che sia il vino a mostrarsi, come raccomandava Filiberto Lodi all’amico Mario Soldati, rammentiamo sempre la bella introduzione di Domenico Scarpa a “Vino al vino” e la lezione insuperata di chi ha coniato una delle definizioni più affascinanti dell’Etna Bianco, un concentrato di nevi perenni e di fuoco.
Le dedichiamo entrambe ad Alessio.
“E, oltre la scoperta, la voce della scoperta, una voce bitonale: che negli acuti esprime la ricerca, la condizione dell’errante che si affida alla possibile felicità del caso, sempre pronto a perdersi, a divagare, a scontrarsi con un’occasione inattesa, ma affida ai bassi quel bagaglio di convinzioni che gli rassodano l’andatura, che lo tengono ponderatamente saldo al suolo, che gli impongono un’attenzione lenta”.
Un rinnovato grazie ad Alessio Pietrobattista, che, grazie ad un’ attenzione mai frettolosa e al desiderio incessante di scoprire, dopo essere stato tra i patiti della prim’ora del nostro cru A’ Puddara, ha tracciato oggi del nuovo nato di Fessina un sostanzioso ritratto. Il punctum di questa immagine sul nuovo Agrodolce. Come cibo comanda? Il talento scacciacrisi di Erse Bianco che, abbinato ad un magnifico mangiare di magro economico e gustoso, il baccalà, riscatta alla grande il principio della magra consolazione.
“Vini anticrisi: Etna Bianco Erse Tenuta di Fessina.
Cosa ci fanno una produttrice toscana, un imprenditore milanese e un enologo valdostano sulle pendici dell’Etna? No, non è una barzelletta e gli attori di questa storia d’amore per un territorio non scherzano affatto.
Sono Silvia Maestrelli (già proprietaria dell’azienda Villa Petriolo a Cerreto Guidi), suo marito Roberto Silva e Federico Curtaz. Il set è Tenuta di Fessina, acquistata nel 2007 in Contrada Rovittello, a Castiglione di Sicilia. La scenografia è la muntagna catanese, uno dei terroir più in voga del panorama vinicolo nostrano. La grande tradizione passata (come testimoniano le molte vigne centenarie) e il recente rinascimento hanno permesso agli appassionati di scoprire questi vini, spiazzanti per via dei tratti quasi nordici, figli della montagna e del mare, ben lontani dallo stereotipo dell’alcolicità e della pesantezza di alcuni vini del Sud. Grazie a questo scenario stimolante e al fascino di una sfida coinvolgente, per Silvia, Roberto e Federico è stato naturale scommettere nella nuova avventura.
Per raccontare al meglio questo straordinario territorio si sono scelti i suoi migliori interpreti, ovvero i vitigni autoctoni. La sensibilità di Silvia e l’ esperienza enologica di Federico hanno fatto il resto, portando Fessina sotto i riflettori della critica nazionale e non. Soprattutto grazie al Carricante a’ Puddara, dalla salinità cristallina e dall’acuminata acidità, e al Musmeci, Nerello Mascalese di connotazioni nebbiolesche, dedicato alla famiglia che curava precedentemente la tenuta. Ottimi vini di pregevole fattura, ma le nostre tasche in profonda crisi economica reclamano ossigeno e in nostro soccorso giunge l’ Etna Bianco Erse 2012. Anch’esso a prevalenza Carricante ma con contaminazioni autoctone di Minnella e Catarratto da vigne centenarie, affinato in acciaio per amplificare le doti di agilità e immediatezza. Riesce benissimo nell’intento grazie a un olfatto di bella espressività e mutevolezza coinvolgente: l’agrumato del cedro e del limone prende possesso della scena, poi le nuance esotiche del frutto della passione lasciano spazio all’ingresso trionfale delle bianche sensazioni della pesca e del melone invernale. Finito? E le sensazioni minerali? Ci sono, nettissime, con addirittura echi salmastri, accompagnati da sentori freschi, mentolati e infine vegetali di erba falciata.
Al sorso c’è tutto quello che ci si aspetta da un vino così leggibile: succo ma anche nerbo acido a sostegno, grande componente fruttata, freschezza, facilità di beva e quella salinità che non abbandona il palato e invoglia il sorso successivo. Da iscrivere di diritto alla categoria dei vini pericolosi, poiché finisce talmente in fretta da far sembrare bucata la bottiglia. Per 15 euro circa in enoteca è un gran bel bere: abbinatelo a delle polpette di baccalà in salsa verde”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento