sabato 25 gennaio 2014
Marie Claire: intervista a Silvia Maestrelli, dalla Tenuta Fessina il nettare in (perenne) eruzione
Marie Claire, maggio 2013.
Di Alessandro Enriquez.
“Tra le tante donne che dominano il panorama viticolo italiano vorrei porgere un’attenzione particolare a «una mamma che lavora», Silvia Maestrelli, che con grande semplicità ci racconta il suo viaggio dalla Toscana alla Sicilia, alla scoperta di una nuova terra, di un «un colpo di fulmine» per lei che ama la «cipria nera» delle sue Tenute Fessina. La sua più grande passione, il suo vino, è proprio questo «colpo di fulmine», che produce con amore e devozione, nonostante le difficoltà legate alla produzione e commercializzazione di un vino Made in Sicily, reso vivo dall’energia dell’Etna.
Chi è Silvia?
Una mamma che lavora.
Da dove proviene l’amore per la terra dove produci il vino?
Nasce nella mia amata Toscana, dalla mia famiglia. Un amore trasmesso da mio padre, durante la mia infanzia trascorsa giocando a nascondino nelle vigne. L’amore per la cipria nera di Tenuta di Fessina, in una realtà starordinaria come l’Etna, è frutto di un vero colpo di fulmine.
Che significato ha il vino per te?
È finezza, eleganza, piacevolezza, condivisione. Elementi, tutti, indispensabili per la mia vita. Il Nerello Mascalese non ha rivali nell’esaudire le mie aspettative. Il Sangiovese resta nel mio DNA.
Quali sono le sue caratteristiche che lo rendono speciale?
È la parte migliore di me. Come mia figlia.
La famiglia, la terra e le origini, un trinomio mediterraneo simbolo di serenità.
Il vino è uno straordinario mediatore. Avvicina le anime, aiuta a raccontarci.
Quanto ha influito l’aria del Sud?
Fare vino al Sud è impresa ardua, per le caratteristiche particolari di questa terra meravigliosa su cui ho scelto di impegnarmi. L’Etna con la sua incandescenza mi rigenera a ogni nuova vendemmia.
Come definiresti il tuo vino?
Credo che il vino debba raccontare profondamente l’identità di chi lo produce. Desidero fortemente realizzare un vino che mi racconti bene.
Un desiderio..?
Ristrutturare, a Fessina, la terrazza del mio palmento risalente al Settecento, interamente costruito in pietra lavica. Me lo immagino con la nera roccia che tutto veste, su cui spicchi il candore di grandi cuscini in lino e tende bianche che svolazzino leggerissime davanti ai miei vanitosi, adorabili, alberelli centenari”.
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