lunedì 5 maggio 2014
Gli alberi fioriscono perché non possono parlare. Il patrimonio naturale di Tenuta di Fessina
Agli alberi ci lega una sorta di fascinazione. Apparentemente immobili, sono soggetti a lunghe e lente, trasformazioni. Sulla loro superficie appaiono i segni di una vita nascosta, segreta. Creature resistenti al male e alla morte, divengono testimoni di un lungo tempo trascorso e in attesa di un tempo ancora da compiersi. Un po’ come noi umani.
A colpo d’occhio, Fessina appare come un bosco nano di brillanti chiome verdi spettinate dal vento nutriente del vulcano, incastonato tra due fertilissime colate laviche, con alberelli centenari avvitati su se stessi ed espressivi come sculture naturali. Un vero giardino dai frutti d’oro o una selva colma di tesori nascosti. Impossibile non innamorarsene a prima vista.
In questa stagione, nella quale i nostri alberelli centenari di Nerello Mascalese sono in pieno risveglio, raccontiamo Fessina attraverso il nostro vero patrimonio, le antiche viti dalle quali nascono i nostri vini. Potati da generazioni diverse, gli alberelli portano sulla corteccia la memoria dell’Etna, raccontano la capacità degli etnei di partecipare alla vita del vulcano, con rispetto, ostinazione e fiducia nelle inesauribili risorse di questo territorio realmente straordinario. Si tratta di una capacità eccezionale, fuori di misura, come lo è l’intero territorio, di convivere intimamente con un ambiente apparentemente ostile e difficile come la Muntagna, senza sentire l’esigenza di dominarlo. Gli alberelli raccontano, senza parlare, questa forza straordinaria che ci incoraggia a proseguire con sempre maggior impegno. Gli alberi ci riempiono di doni, ossigeno, frutti, ombra, bellezza.
Gli alberelli sono allevati con un fusto centrale, dal quale si dipartono tre o quattro speroni corti rinnovati ogni anno per la produzione. Sono sorretti un tutore di castagno a cui il tronco e la vegetazione annuale sono legati. La coltivazione è molto semplice. In inverno avvienela potatura e il ripristino dei pali di castagno usurati, in primavera la spollonatura che lascia 6/7 tralci, la pulizia dell’erba con piccole motozappe e la rifinitura a mano, il diradamento e una sfogliatura a luglio inoltrato. Gli alberelli sono sculture del tempo, potati da generazioni diverse: a volte sono forti ed eretti, a volte sono contorti e avvitati su se stessi.
A Fessina si pratica una viticultura fatta a mano, come si ritrova in Valtellina, nella Valle della Mosella, nella Valle del Reno, con pendenze che possono fortemente variare e diffusi terrazzamenti che sostengono autentiche perle rocciose: su queste piccole terrazze crescono Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante in prevalenza. La coltivazione non è biologica, ma “consapevole”: ci sta solo quello di cui ha bisogno la vite.
Camminare nelle nostre vigne calice alla mano arricchisce il sapore del nostro vino del gusto del rigore che occorre per misurarsi con la Montagna. I vini di Fessina rappresentano profondamente il territorio nel quale crescono: sono vini austeri – come è il clima, anche umano e culturale dell’Etna – ma generosi, con una grande eleganza, un corpo sottile e una personalità ben definita, caratteristiche che conferisce loro il particolare microclima di Fessina. Vini di montagna, a tutti gli effetti, realizzati da una viticultura fatta a mano, in ogni fase della filiera di produzione.
Tenuta di Fessina è un progetto emozionale. Acquistata nel 2007 dal precedente proprietario attraverso ben 12 atti notarili, segno dell’enorme parcellizzazione che l’Etna ha subito negli anni e che ancora oggi si riscontra fortemente, nasce sulla scia del mio innamoramento per questa terra ricca di contrasti. Al centro del vigneto, un vero scrigno: un palmento del Settecento in pietra lavica, con l’antica “chianca” – torchio per la pressatura delle vinacce – ancora intatta. I’ vigne di Fessina, come la gente di queste terre chiama da sempre la tenuta di Rovittello, nel Comune di Castiglione di Sicilia, a circa 700 metri slm, raccontano bene la cura e l’amore con cui sono state coltivate e conservate dai precedenti proprietari, a cui è stato dedicato, come forma di ringraziamento per non aver mandato in fumo i vigneti sull’Etna, il cru di Nerello Mascalese Il Musmeci, ETNA DOC Rosso. Il sig. Ignazio Musmeci, scomparso da poco tempo, portava sul volto la grazia rude di questa terra, un’eleganza e una gentilezza di altri tempi: il nostro Rosso più importante, Il Musmeci Rosso Riserva, intende rendere omaggio a questa innata signorilità di chi ha curato questi vigneti, senza lasciarli andare in malora, per quasi un secolo. Un amore per la terra, e la cultura di questa terra, che costituisce oggi la nostra vera grande ricchezza a Fessina.
Cantare le radici dell’Etna attraverso i nostri alberelli, intese come elemento fondamentale per contrastare il degrado in ogni sua forma, diventa perciò per noi un impegno quotidiano all’insegna del reciproco sostegno tra produttori etnei, per custodire secoli e secoli di storia.
L’Etna, il più alto vulcano attivo d’Europa proclamato nel 2013 Patrimonio dell’Umanità dall’ Unesco, è un luogo particolare, che riconduce alla nostra dimensione. Una montagna che cambia tutti i giorni, come noi. Tutti i giorni esce un po’ di cenere, un po’ di polvere, qualche sbuffata di fumo. Ed il paesaggio muta visibilmente. Questo fumo apporta nuova terra alla montagna, che cresce, si rigenera.
Senza dubbio, le fiamme eruttate dal vulcano hanno prodotto nei millenni terribili devastazioni, distruggendo periodicamente vigneti, coltivazioni e abitazioni. D’altra parte, le ceneri riversate sul suolo lo arricchiscono rendendolo fertile al punto che vigneti e terre coltivate sono meravigliosamente rigogliosi. I nostri vigneti si nutrono dunque tutti i giorni, crescendo dalla cenere vulcanica che apporta minerali e sostanze organiche quotidianamente. Sono terreni molto scuri, in quanto prodotti da lava raffreddata molto rapidamente. Hanno una tessitura sabbiosa leggerissima, quasi di cipria, e sono ricchi di sostanze organiche e di vetri vulcanici; hanno quindi una bassa densità apparente e riescono a trattenere acqua, limitando il dilavamento. Suoli fertilissimi, dunque. La fertilità è una caratteristica di tutti i terreni vulcanici, ricchi di potassio innanzitutto, ma pure di magnesio, sodio, zolfo. Anche i suoli poveri di vetri vulcanici, che sono più o meno ricchi di silice, più o meno basici o acidi, apportano particolari caratteristiche alle uve. Il suolo vulcanico agisce soprattutto sulla freschezza, sulla stabilità, sulla sapidità e la longevità dei vini.
L’Etna ha una grande fortuna, almeno tre o quattro vitigni autoctoni, principalmente il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante, la Minnella. Esistono ancora alcune impurità che derivano dalla storia, le uve “francise”. Dopo la crisi che ha colpito tutta l’Europa, dovuta alla fillossera, che ha combattuto la vite ferocemente, sono stati introdotti nuovi vitigni, che apparivano più sicuri, ma poi sono tornati a dominare i vecchi vitigni. Dunque, sull’Etna, insieme ai vitigni autoctoni principali, compare ancora qualche “impurità”, tra cui Grenache, un po’ di Nero d’Avola qua e là, qualche Catarratto e qualche Grecanico.
La personalità del Nerello Mascalese è travolgente. Il luogo d’origine del Nerello Mascalese è la piana di Mascali, alle falde dell’Etna, dove le citazioni confermano che questo vitigno si coltiva da almeno quattro secoli. Ha una grande vigoria vegetativa e produttiva. Sull’Etna trova condizioni di equilibrio dovute principalmente alla scarsa profondità dei terreni agrari, all’abbondante presenza di scheletro nella tessitura dei terreni, alle alte densità di piantagione, all’altitudine piuttosto notevole, oltre che alle pratiche colturali. La variabilità di maturazione, tra contrada e contrada – come vengono comunemente definite le zone – è molto alta. Il Nerello Mascalese produce circa 70 q.li per ha. I tannini sono abbondanti, profondi, ed avvolgenti, gli aromi complessi.
Il Nerello Cappuccio è presente solo in Sicilia, chiamato anche Nerello mantellato. Dal Nerello Cappuccio, coltivato sull’Etna, si produce un vino che entra nell’uvaggio della DOC Etna Rosso con il Nerello Mascalese.
Il Carricante è un vitigno esclusivamente coltivato sull’Etna, si pensa originario della zona di Viagrande. Molto fertile e molto produttivo, ha grappolo grande e alato, apparentemente neutro sul piano aromatico. Produce vini all’elevata acidità fissa . Le uve della varietà Carricante, con l’invecchiamento, manifestano note complesse.
Con Tenuta di Fessina si stanno esplorando contemporaneamente le potenzialità di un altro vitigno indigeno etneo oltre al Nerello Mascalese, ossia il Carricante, uva a bacca bianca considerata da sempre “gregario di lusso” del cosiddetto Principe del vulcano nell’uvaggio tradizionale dell’Etna DOC per le straordinarie doti di freschezza e longevità. Fessina intende verificare realmente quali esiti possono essere raggiunti, lavorando su diversi versanti etnei, con gli autoctoni.
Individuato il versante nord dell’Etna per la coltivazione dei vitigni a bacca rossa, a Rovittello, per la coltivazione del Carricante è stato prescelto il lato sud-ovest del vulcano, con vigne allevate ad alberello nei Comuni di Santa Maria di Licodìa e Milo, da cui nascono i cru A’ Puddara e Il Musmeci Bianco.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento