giovedì 31 luglio 2008
...quasi tutti acini!
“Quasi tutti acini”, il racconto di Stefano Tofani, si classifica tra i segnalati del concorso letterario “I giorni del vino e delle rose”.
Tanti complimenti all’autore da Villa Petriolo.
Stefano Tofani è nato a Cascina (Pisa) nel 1972. Risiede a Lucca. Dopo aver conseguito la Laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa ed il Master in Multimedia Content Design, istituito dalla Rai e dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze, ha iniziato a lavorare come webmaster. Attualmente si occupa della gestione del sito internet del Comune di Lucca e fa parte della redazione del sito www.luccagiovane.it.
La lettura e la scrittura sono le sue più grandi passioni, tanto che ha ben due romanzi nel cassetto…Questo è quello che ha pubblicato finora: un racconto nell’antologia “Posa sto libro e baciami”, ed. Zandegù, anno 2007; alcuni racconti sulla rivista letteraria Toilet – racconti brevi e lunghi a seconda del bisogno (n. 7, n. 9, n. 10 e n. 11) - ed. 80144, anni 2007 e 2008; un pezzo “giornalistico” sulla rivista Giudizi Universali. Inoltre Stefano Tofani è stato tra i finalisti al Premio Teramo 2007 per il miglior racconto inedito.
racconto
"QUASI TUTTI ACINI"
di Stefano Tofani
La vendemmia è dita appiccicose e insetti e forbici, grappoli da tagliare e buttare nel secchio finché non è pieno, anche fin sopra l’orlo, fa nulla, tanto passa nonno col carretto e lo porta via lui. La vendemmia è scostare i tralci e domandarsi se anche gli stecchi e le foglie diventeranno vino, se devono essere buttati nel secchio insieme all’uva, che non può mica essere. La vendemmia è babbo seduto tra i filari a succhiare qualche acino, le mani pigiate sulle gambe, stanco come non l’ho mai visto, già malato, mentre il sole si sbraccia sopra le colline, e la città lontana a fondo valle si distingue a malapena nell’azzurro. La vendemmia è nonna che viene a confortarmi per la fatica immensa e mi accarezza con le sue dita dure, povero bimbo mio. Mi regala il grappolo più bello, questo rimane uva?, scaccia una vespa che non mi lascia in pace. La vendemmia è il luccicare di mamma che si asciuga il sudore con un braccio, e sorride e mi prende per mano. Sei stato bravo, dice. E mi porta a vedere dove va a finire tutta l’uva raccolta: in un tino tanto alto che ci vuole la scala per guardarci dentro. Sul carretto del nonno riconosco i due secchi che ho riempito io (pochissime foglie, quasi tutti acini); il nonno li passa allo zio ritto in cima alla scala, li ha riempiti Luca questi, e lui li agguanta con una forza enorme e li rovescia nel tino, uno alla volta. Poi prende in braccio me, per farmi vedere, e mi sembra impossibile che quel miscuglio caldo di uva, insetti e foglie possa un giorno finire nel bicchiere dei grandi, e farli ridere, cantare, stare bene. Mi fa pigiare i grappoli con un bastone, lo zio, e mi spiega che tra qualche giorno il vino uscirà dal rubinetto in basso.
Più tardi davanti allo specchio del bagno mi tolgo la camicia a quadri, da contadino in miniatura. Guardo le spalle storte, le costole in fuori, i pochi peli biondi sulla pancia. Non sono ancora un uomo, ma sento in me un appagamento strano, che mi ci fa avvicinare. Benché sia sporco e appiccicato, con un bisogno urgente di lavarmi, tendo i muscoli guardandomi allo specchio, prendo a pugni la mia immagine riflessa, faccio finta di bere e di fumare. Di colpo mi distoglie la voce di mamma: fai presto, la cena è quasi in tavola. E allora m’infilo nella doccia, che bellezza, e penso a tutto il vino che da oggi comincerà meravigliosamente a nascere in quella pancia gigantesca, anche per merito mio. Quest’anno lo voglio proprio bere. Finisco di lavarmi in fretta.
La nonna ha apparecchiato nell’aia ed ha invitato i vicini; lo zio prepara la brace. Tutti brindano col vino vecchio, ma dicono che quest’anno sarà molto più buono: ci credo, io nei miei secchi ho messo solo acini. Nonno, senza che glielo chieda, ne dà un goccio anche a me. Te lo sei meritato. La nonna se ne accorge da lontano e sorride, poi muove una mano nell’aria come a dire stai attento. Io porto il bicchiere alla bocca piano piano, e quando finalmente bevo resto deluso. È davvero questo il vino? Non mi piace, è così diverso dall’uva, però dico che è buono e me ne faccio versare un altro po’. Nonno mi riempie il bicchiere e mi fa l’occhiolino. Poi iniziamo a mangiare. Ben presto un buio morbido, imbevuto di fiaccole e di voci, si leva dalla nostra tavola e va a riempire gli spazi tra le stelle. I cani a poco a poco non abbaiano più.
Resto seduto con i grandi per tutta la durata della cena, come non ho mai fatto. Verso la fine, babbo, aldilà di una fila di bottiglie, mi guarda sbalordito: Luca, non sei andato a giocare? Sorride come se piangesse, poi prende in mano il bicchiere. Nei suoi occhi c’è una luce dentro un’altra luce dentro un’altra luce dentro un’altra luce, senza fine.
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5 commenti:
Chi come me ha conosciuto il mondo contadino da adulta riesce certamente a cogliere appieno il fascino che viene descritto in questo racconto dove la dolcezza dell'uva si fonde semplicemente con l'innocenza di un bambino desideroso di crescere. Ma una piccola delusione coglie il protagonista quando assaggia il vino: non è ciò che gli sembrava di aver capito dai racconti degli adulti. Ma non è forse così tutta la vita? Bravo.
il commento di sopra l'ho scritto io. Pat
ciao pat, bentornata! a chi non è mai capitato, almeno una volta, di guardare al mondo dei grandi come da fuori...decisamente il sapore del ricordo in "quasi tutti acini"...
Grazie per averci fatto rivedere quella luce dentro di noi,nei ricordi di bambino che incontra la vigna e il miracolo del trasformare il frutto in succo.Siamo tutti parte di quella luce che si tramanda di ricordo in ricordo,di bocca in bocca.
Bello e importante poter fermare questi ricordi su carta e distribuirli nelle fattorie,negli agriturismi dove si cerca ancora di ritrovare questo sapore di ricordi veri.
grazie per quasi tutti i tuoi- i nostri!- acini.
Miky
per settembre/ottobre, tempo permettendo, abbiamo in serbo una sorpresina proprio su quest'onda... di bocca in bocca....tra qualche giorno vi racconto cosa mi frulla per la testa. ;-D
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