sabato 29 novembre 2008

l'anima di un vino


Foto tratta da cucina.ilbloggatore




"L'anima di un vino", il delizioso racconto di Valentina Ferri per "I giorni del vino e delle rose", edizione 2008 del concorso letterario di Villa Petriolo.

Valentina Ferri è nata a Lodi nel 1981 ed abita a Danzano di Tribiano (MI).
Si diploma nel luglio 2000 presso l’Istituto Magistrale Maffeo Vegio di Lodi. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano nel 2005, si diploma successivamente all’Istituto Superiore di Magistratura. Collabora dal 2006 come praticante presso uno studio legale di Milano.


Racconto

"L'ANIMA DI UN VINO"

di Valentina Ferri


Arrivò l’indomani…
La sveglia strappò Margherita dal sonno.
Si alzò con quella sensazione stropicciata di chi ha faticato a prendere sonno per i mille pensieri e ben presto dovette realizzare che invece tutte le preoccupazioni erano già sveglie da un pezzo, pronte a darle il buongiorno.
Margherita lavorava per un piccolo studio di architettura e design. Due mesi prima aveva iniziato a sviluppare un progetto di arredamento per una catena di negozi di corredi da bagno; si trattava di una delle commesse più importanti mai affidate al suo studio.
Erano seguiti giorni di grande fermento e, sebbene tutti si fossero dati un gran da fare, la responsabilità del progetto era stata affidata a lei e ora ne sentiva tutto il peso sulle spalle.
Quella mattina, dopo dieci minuti di inutile contemplazione davanti all’armadio, decise a malincuore di arrampicarsi su una sedia per recuperare, alla fine, quell’odioso tailleur nel quale si doveva infilare a forza nelle occasioni di rappresentanza.
Quando arrivò in ufficio, mentre era intenta a riordinare le ultime cose nella sua mente, arrivò Giulia che, come sempre, si sedette sulla sua scrivania.
“Ohi Margy! Come va? Ho preso due caffè, te ne va uno? Si potrà brindare anche con un caffè no?” Esclamò strizzando l’occhio.
“Volentieri, visto che ho dormito malissimo, però il brindisi lo rimanderei a contratto firmato.”
“Ma dai, stai tranquilla! A proposito, dove hai prenotato per il pranzo oggi?”
Improvvisamente Margherita si pietrificò, sbarrò gli occhi e balzò in piedi in preda al panico.
“Dio, Giuly! Mi sono dimenticata!”
Tutto il progetto era stato curato nei minimi dettagli, frasi ad effetto comprese, e ora?! Rischiava di discuterne davanti a un Mac Bacon e una coca cola.
“Dai Margy! Da non crederci, niente panico però, ci dividiamo i ristoranti da chiamare, io provo con quelli del centro, tu chiama quelli sul lungomare. La prima delle due che trova un buco fa un cenno!”
Dopo vari tentativi andati in fumo a Margherita balenò il ricordo di un ristorante molto raffinato dove cucinavano divinamente il pesce. C’era stata solo una volta, ma aveva incrociato più volte gli occhi di un cameriere e quello sguardo le era poi rimasto indelebile nella mente…
Cercò velocemente il numero e componendolo chiuse gli occhi e incrociò le dita.
“Perfetto! Saremo lì intorno alle tredici. Grazie!”
Due minuti più tardi la segretaria del Dottor Ardemagni chiamò per avere indicazioni sul luogo dell’incontro.
Qualche ora dopo Margherita sedeva al tavolo con il presidente e due collaboratori della Venus Home SpA. Si decise di parlare subito d’affari, i clienti guardarono i disegni, le bozze e ascoltarono con attenzione le idee proposte da Margherita; in poco tempo l’atmosfera si stemperò, il Dottor Ardemagni assunse un’aria soddisfatta e si decise ad ordinare.
Appena vide il cameriere avvicinarsi al loro tavolo, Margherita si illuminò di un sorriso che dovette trattenere a forza. Era proprio lui! quel volto dai tratti decisi.
Della scelta del vino si fece carico il Dottor Ardemagni che, senza mostrare grande interesse per l’enologia, chiese semplicemente la bottiglia migliore.
Il cameriere e Margherita si scambiarono un’occhiata complice nel reputare sciocca la richiesta.
“Mi scusi signore, ma è talmente soggettiva l’idea di migliore in ambito enologico che mi servirebbe qualche riferimento più preciso per poterla aiutare nella scelta”, intervenne il cameriere.
“Giovanotto, facciamo un bianco visto che mangiamo pesce, per il resto faccia lei” disse Ardemagni. Poi aggiunse fingendo riservatezza: “porti pure la bottiglia con la cifra più alta!”
“Ottimo. Come desidera! Con permesso.”
L’occhiata che i due ragazzi si scambiarono stavolta fu di banale derisione di fronte a tanta superficialità.

E fu così che entrai in scena.
Decisamente amareggiata per essere stata scelta in base al prezzo e non per la mia essenza.
Tuttavia, avendo seguito da lontano tutta la situazione, decisi di allietare ugualmente i palati dei commensali e di inebriare piacevolmente la loro giornata.
Me ne stavo lì, nella mia solita dimora. Chi mi ha abbinato a quella bottiglia ha avuto proprio gusto. Mi calza a pennello e in lei mi sento perfettamente a mio agio. La mia bottiglia era posizionata in una comoda glacette con un candido tovagliolo in fiandra adagiato sulle spalle, spuntava giusto il collo, lungo e sottile, attraverso il quale scrutavo le espressioni dei miei ospiti.
Fu allora e all’improvviso che mi accorsi di lui.
Erano anni che non lo rivedevo…
Sono capitata sui tavoli di questo ristorante parecchie volte, ne ho incrociati molti, quasi tutti simili, ma lui! Lui è la perfezione. Con il suo stelo sottile e delicato, con la sua coppa così sinuosa, tonda alla base e lievemente incurvata nell’istante in cui il suo sonoro cristallo lascia spazio all’aria.
Finalmente l’avevo ritrovato! Il mio bicchiere perfetto.
Già assaporavo quella sublime sensazione di veder scivolare la mia anima in lui, nessun altro era più riuscito a suggellare così magnificamente quell’esperienza, si trattava di alchimia pura. Solo una volte mi capitò, e ora? A distanza di anni, per uno strano caso del destino, mi ritrovavo vicino a quel tavolo, di fronte a lui, per la seconda volta.
Furono attimi di interminabile piacere. Le mani del cameriere maneggiarono abilmente la mia dimora e mi portarono vicino a lui, a passi lenti e leggeri. Quando poi lo osservai da lontano riuscii ad intravedere la danza armoniosa del mio perlage dentro di lui e con meraviglia seguii il movimento del mio guanto dorato che rapidamente scivolava sulle sue pareti.
Ho invidiato per tutto il tempo le labbra di quella giovane donna che assaporavano la mia essenza attraverso lui, terribilmente gelosa di quelle mani che giocherellavano con il mio oggetto del desiderio.
Tutto si interruppe bruscamente quando il cameriere inciampò e inavvertitamente rovesciò il mio bicchiere sul vestito di Margherita.
“Sono mortificato, venga le mostro la toilette e prendo nel frattempo lo smacchiatore.” Tentennò il cameriere, rosso in viso.
“Sono cose che capitano!” disse serenamente Margherita. E poi, rivolgendosi agli ospiti, “scusatemi un istante.”
L’aria di Sebastiano era confusa e imbarazzata. Rinnovò altre volte le sue scuse e poi aggiunse:
“Se mi lascia un recapito vorrei, come minimo, pagarle il servizio di lavanderia.”
“Non ti preoccupare, il vestito me lo lavo da me e se non dovesse venire pulito ne farò due strofinacci visto che non mi piace nemmeno un po’! Il numero però te lo lascio comunque volentieri!”
Quando uscì dal bagno, Margherita sorrise tra sé e sé, stupita di tanta intraprendenza e, dando la colpa all’ottimo vino, si convinse che il suo era stato, finalmente, coraggio nell’assecondare i propri desideri.
Mi rassicurai solo quando Margherita, tornata al suo posto, riposizionò il mio bicchiere. Nulla era andato rotto.
Mi godetti così, in contemplazione, gli ultimi istanti di quell’armoniosa relazione.
Chissà quando mi sarebbe ricapitata.
Mi fermai ancora un attimo, un momento, un’eternità a ripensare alla straordinaria casualità del mio incontro e al destino di Margherita e Sebastiano che si stava compiendo attorno alla mia essenza.


Chantango, L'ame du vin

3 commenti:

Anonimo ha detto...

una storia raccontata dal punto di vista del vino, che guarda, si emoziona, parla...troppo carina!
Anna.

silvia ha detto...

grazie, Anna, del tuo commento...ci ha fatto davvero molto piacere leggere questo racconto di Valentina, con un punto d'osservazione "altro" sul vino, dall'interno. E' entusiasmante rileggere tutti i racconti insieme: il tema è stato interpretato in tanti modi e tutti originali. Ancora complimenti a tutti i nostri autori!
A presto.

Davide ha detto...

... L'amore del vino per il bicchiere è qualcosa di eterno che non morirà mai, sono i due corpi di una stessa anima... sono l'incontro fra il sole e la luna, sono pura magia. Purtroppo lo sguardo tra margherita e sebastiano è uno sguardo, è chimica... la magia non c'è.... la magia cresce con la conoscenza, e la conoscenza è liberà d'essere, senza paura, senza ensiero. E forse nemmeno noi ci accorgiamo di quando la magia ci avvolge, come il vino con il suo bicchiere.