lunedì 15 dicembre 2008
in vino veritas
Un altro racconto per "I giorni del vino e delle rose". Quello di Stefania Parigi.
Stefania Parigi è nata a Empoli (FI) nel 1973 e risiede a Montelupo Fiorentino.
Racconto
"IN VINO VERITAS"
di Stefania Parigi
“Dieci-nove-otto-sette-sei-cinque-quattro-tre-due-uno…2000 Evviva!” “Felice anno nuovo!” “Chi è allegro il primo dell’anno è allegro tutto l’anno!” “Cin-cin!” Smack! Smack!
Amilcare non sopportava proprio lo scambio degli auguri per il nuovo anno – tutte quelle smancerie da femmine a cui i maschi sono costretti almeno una volta all’anno per non attirar la malasorte.
Lui se ne stava in disparte e attendeva con ansia il momento più importante della festa, cioè quando il nonno avrebbe fatto l’assaggio del vino invecchiato al punto giusto, con cui festeggiare per tutta la notte, e da immettere poi sul mercato.
Ma ecco il nonno incamminarsi al posto d’onore, tutti si muniscono di un bicchiere, ansiosi di brindare e ribrindare nella notte infinita.
“Vai, figliolo, sono pronto…”
Amilcare, trepidante, tolse il tappo del cannello collegato alla botte e riempì il calice del nonno.
Prima di bere, il nonno guarda, osserva, rigira il bicchiere, poi annusa, arriccia il naso, ecco che assaggia, assapora… ma che succede? Ha un’espressione disgustata… “Per tutti i topi sommelier, è aceto! Che razza di scherzo è questo?!” gridò gettando via il bicchiere e sputando per terra il liquido aspro. Amilcare, che era sempre stato l’addetto ai preparativi tecnici, provò a riaprire il cannellino, ma uscirono solo poche gocce di aceto e poi più niente. “Ma cosa è successo! Sono anni che festeggiamo prendendo ottimo vino da queste botti. In questa qui ci doveva essere il vino pronto per il 2000, proviamo da un’altra.” In preda a un misto di orgoglio ferito e incredulo stupore, Amilcare attinse da una botte vicina, e poi da un’altra, e da un’altra ancora per tutta la cantina: niente di niente, del delizioso Chianti DOCG neanche il profumo!
“Idea! Potrebbe essersi otturato il cannellino” esclamò topo Sandro. “Impossibile” precisò Amilcare. “Ma proviamo a darci un’occhiata” insisté l’altro.
Amilcare guardò dentro il cannello ancora collegato alla botte e all’improvviso sgranò gli occhi.
“Ma…ma c’è un uomo là dentro!” “Cosa stai dicendo, Amilcare? Fammi guardare” ordinò il nonno scettico. “E’ vero! Un uomo piccolissimo che ci guarda, forse è uno gnomo che si vuole burlare di noi. Ordino di aprire la botte! Forza, gli ospiti più alti e più robusti si facciano avanti.”
Nessuno osava avanzare. “Allora, per tutti i capitopi coraggiosi, deciderò io! Tu, coniglio Mangiacarote, sei il più alto, e tu, oca Spaccasassi, hai il becco più resistente: al lavoro!”
Non appena furono riusciti a scardinare la botte, furono travolti da una valanga di foglietti colorati, tutti uguali e con sopra la foto di un uomo. “Per tutti i topomisteri, ma cos’è tutta questa carta?” “Ehm ehm, scusatemi”, esordì un paffuto papero mentre tentava di sbucare dalla montagna di fogli, “so che sono nuovo della fattoria, ma mi presento subito: Gaddo Paperonopulis, vengo dalla lontana Atene, e poiché il vecchio fattore mi ha preso dal mercato giovedì scorso, dando in cambio delle mie piume uno di questi biglietti, presumo che tutta questa cartaccia sia semplicemente denaro, soldi, quattrini, dindi, dinero…” “Sì sì, abbiamo capito, grazie… e così sarebbe per questi foglietti che gli uomini si danno tanto da fare… mah, valli a capire. Vuoi mettere una bella forma di parmigiano: non c’è paragone!” proferì Amilcare convinto.
“C’è qualcosa di molto strano in tutta questa faccenda… Ora che ci penso, da quando è arrivato il nuovo padrone, sono successe cose molto strane: la costruzione dell’alta recinzione di legno lungo tutto il vigneto, il vecchio fattore Bruno, sempre allegro ed espansivo, divenuto serio e taciturno…” Il nonno fece appena in tempo a dire le ultime parole che entrò in cantina, di gran carriera e senza fiato, Don Lucio, tacchino arrivato alla vecchiaia grazie alla sua tattica di mangiare poco e essere quindi secco come un chiodo. “E’ terribile, amici! Ma come abbiamo fatto a non accorgercene?” “Calmatevi, Don Lucio! E dite, cosa è terribile?” “L’UVA, l’uva è sempre lì, sulle viti, marcita e avvizzita. Capite? Non è stata vendemmiata!”
“Ohoooo!!!” Gli ospiti erano smarriti e stupefatti. “Ma siete proprio sicuro?” “Certo! Stavo facendo, ehm, un bisognino, quando, preso un colpo di sonno, mi sono appoggiato ad una vite e con il becco sono affondato proprio su un grappolo muffito. Allora, ho sgranato gli occhi e con la luce della luna, li ho visti, tutti quei bei grappoloni, un po’ caduti per terra, morti stecchiti, un po’ ancora aggrappati ai rami… che impressione!”
“Qui urge il lampo di genio. Su, Topeinstein, spremi le meningi!” ordinò bonariamente il nonno alla mente più ingegnosa della fattoria. “Innanzitutto, propongo di verificare dove portano quei tubi che sbucano lassù, e da cui sicuramente vengono fatti passare i soldi.” “Bene, Topeinstein, vai in missione, topo Manolo ti farà strada.”
Dopo circa mezz’ora i due inviati fecero ritorno alla base e raccontarono di essere arrivati in un ufficio attiguo ad una grande stanza laboratorio. Lì, grazie ad una macchina automatizzata, un getto d’acqua affluiva a ritmo continuo in un’enorme vasca trasparente, in cui veniva sciolta e mescolata una polvere rossonera. Dalla vasca il liquido passava in un tubo di legno, e dopo aver circolato in una specie di spirale usciva fuori in una bella bottiglia da 75 cl con sopra l’etichetta Chianti Classico Denominazione di Origine Controllata e Garantita .
“Per tutti i topo misfatti! E’ un imbroglio bello e buono. Ma stavolta, Topeinstein, rilassati. So io come rimediare” pronunciò il nonno con aria decisa.
Lunedì 3 gennaio 2000. Ora di punta al supermercato.
“Il latte l’ho preso, il pane anche, la fiorentina bella alta c'è… ah, già, il vino rosso. Mio marito, sa, è un intenditore, vuole solo quello della fattoria In Vino Veritas, hanno il marchio Chianti DOCG, si raccomanda sempre di non prendergli altro…” “Eh, sì, anche il mio beve solo quello…” “Allora, dove l’hanno messo? Ah, eccolo, anche l’etichetta è inconfondibile …Fattoria In Vino Veritas – Chianti Topo Nero dal 19… eh? Topo Nero? Ma ho letto bene?” “Faccia vedere. Sì, ha letto bene, Topo Nero e poi c’è scritto Quest’anno con aggiunta di estratto di rovere mangiucchiato dai topi…?? Ahaaaaaa!!!!”
“Allora, figliolo, ancora nessuno?” chiese il nonno a topo Manolo che si era arrampicato in cima a un albero per guardare oltre la recinzione.
“Sì, nonno, vedo tante lucine blu che si avvicinano e mi pare di sentire anche un rumore che fa più o meno così: bobi – bobi – bobi …”
“Ci siamo, la polizia sta arrivando. Scatta il piano due, l’antifuga dei furfanti, mi raccomando, tutti siano pronti al loro posto!”
Quattro auto dei carabinieri si fermarono davanti all’imponente cancello di ferro, constatando che sarebbe stato impossibile sfondarlo. Stavano per scendere di macchina quando si accorsero che il cancello automatico si stava aprendo.
“Maledizione, ci hanno scoperti! Dobbiamo andarcene, e di corsa. Io prenderò il passaggio segreto che porta alla stalla delle mucche e tu quello a nord, che sbuca nel pollaio. Forza muoviamoci!”.
I due malviventi, con tanto di torcia e pistola alla mano, si indirizzarono verso i due tunnel segreti e li percorsero di gran fretta senza sapere quanti occhi nel buio li stavano osservando.
Ma ecco il primo raggiunge la porta, la apre guardingo e … muuhhh.
Una ventina di mucche pezzate e due tori dalle corna possenti non sembravano proprio avere buone intenzioni.
Ed ecco il secondo sventurato, alle prese con una batteria composta da galline e tacchini inferociti, che lo beccano, lo graffiano e gli montano in testa.
I carabinieri, richiamati dai forti schiamazzi degli animali, si recarono sul posto trovando i due ricercati spaventati a morte e ormai piegati alla resa.
“Urrà! Ce l’abbiamo fatta” gridò entusiasta Amilcare “nonno, sei stato grande, modificare l’etichetta è stata una pensata geniale…” “Be’, non esageriamo… ma in effetti a quest’ età le idee non mancano: sapessi quanto buon vino è passato sotto i ponti… per non parlare sopra la mia lingua!!!!”
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