martedì 16 dicembre 2008
natale milanese....
Si avvicina Natale...al via con i preparativi. Come Estia, la dea del focolare, mi accingo a rendere la mia casa milanese il più accogliente possibile in vista dei prossimi festeggiamenti, da vivere in compagnia degli affetti e degli amici più cari.
Rileggevo, tra un pacco di Natale e l'altro, un libro importante, di Jean-Pierre Vernant, Senza frontiere...
"Passare un ponte, attraversare un fiume ,varcare un confine significa lasciare lo spazio intimo e familiare, dove ognuno ha il suo posto, per penetrare in un orizzonte diverso, uno spazio ignoto e straniero dove, confontandosi con l'altro, si rischia di scoprirsi senza un luogo proprio, senza identità.
Dunque, polarità dello spazio umano fatto di un dentro e di un fuori. Il "dentro" rassicurante, recintato, stabile, e il "fuori" inquietante, aperto, mobile, sono stati espressi dai greci antichi sotto forma di una coppia di divinità unite e contrapposte: Estia e Ermes. Estia è la dea del focolare, nel cuore della casa; è lei che ancora in profondità lo spazio domestico e ne fa un interno fisso, delimitato e immobile, un centro che conferisce al gruppo familiare - assicurandone la base spaziale- permanenza nel tempo, unicità alla superficie del suolo, sicurezza di fronte all'esterno. Come Estia è sedentaria, richiusa sugli uomini e sulle ricchezze che protegge, così Ermes è vagabondo, nomade, sempre in giro per il mondo; passa senza sosta da un luogo ad un altro, facendosi beffe di confini, mura, porte che varca per gioco, a modo suo. Signore degli scambi e dei contatti, sempre a caccia d'incontri, è il dio dei sentieri lungo i quali guida i viaggiatori, ma anche il dio delle grandi distese prive di strade e delle terre incolte, dove conduce le greggi, ricchezza mobile di cui ha la responsabilità, così come Estia veglia sui tesori racchiusi nei segreti delle case.
Divinità contrapposte, certo, ma anche indissociabili.
Una componente di Estia appartiene ad Ermes, una parte di Ermes spetta a Estia.
E' sull'altare della dea, presso il focolare delle case private e degli edifici pubblici, che secondo i riti vengono accolti, sfamati e alloggiati gli stranieri venuti da lontano, ospiti e ambasciatori. Perchè esista veramente un dentro, bisogna che anche questo si apra verso il fuori e possa così accoglierlo in sè. Per essere se stessi, è necessario proiettarsi verso ciò che è estraneo, prolungarsi in esso e per mezzo di esso. Rimanere chiusi nella propria identità equivale a perdersi e a cessare di esistere. Ci si conosce e ci si costruisce mediante il contatto e lo scambio con l'altro. Tra le rive dello stesso e dell'altro, l'uomo è un ponte."
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