mercoledì 28 gennaio 2009

momenti di essere. virginia woolf per "dei modi più eleganti di scendere dai tacchi"


Momenti di essere è il titolo di una delicata novella di Virginia Woolf. Vi si racconta dell'amore dell'adolescente Fanny Wilmot per la pianista Miss Julia Craye. L'amore scoppia su una fuga di Bach.

Voglio dedicare un pensiero a questa adorata creatura nello spazio riservato, come di consueto il mercoledì, all'universo femminile che merita di essere ricordato. La quarta di un ventaglio di donne eccezionali.



Una scrittrice attualissima ancora oggi Virginia Woolf, che ha dato espressione, attraverso opportune e originali tecniche retoriche e stilistiche, alle tipiche esperienze conoscitive ed esistenziali della "modernità". Sentimento della lacerazione, dissociazione della sensibilità, perdita di compattezza e peso specifico del soggetto, sensibilità esasperata del dettaglio, sono tutte caratteristiche che la critica letteraria ha rintracciato negli autori d'inizio Novecento. E Virginia Woolf a questi sentimenti ha dato voce con una sensibilità particolare.

Si parla della particolare scrittura della vita di Virginia come di un' "avventura dell'anima". Possiedo la mia anima, posso scriverne. E' come se ci dicesse questo la sua parola. E il bel libro di Nadia Fusini porta proprio questo titolo, “Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf”. Facendo parlare il diario, i romanzi, le lettere, i frammenti memoriali, viene qui ricreato l'intero mondo di Virginia Woolf, dalla Kensington natale, vittoriana e altoborghese, alla vita nuova nel quartiere bohémien di Bloomsbury, dalla battaglia femminista al pacifismo, alle posizioni rivoluzionarie sulla letteratura, sull'arte, sull'etica. Intorno alla scrittrice inglese si muove, in un affresco mobile e vivace, un mondo ricco di intelligenza, eccentricità e bizzaria che seppe affrontare con slancio generoso le prove scabrose della modernità. Compresa l'esperienza della malattia mentale, che accompagna, oscura e illumina l'esistenza e la pagina di Virginia.

Attraverso il cosiddetto flusso di coscienza emergeva la frammentarietà dell'uomo davanti alla modernità e al nuovo secolo. Erano gli anni di Kandiskj, Picasso, Schoenberg: si cercavano inedite forme artistiche per dare voce all'angoscia che faceva emergere un secolo pieno di speranze ma anche di enormi sofferenze, un'epoca in cui fortissimo era il contrasto tra umanesimo e crudele sfruttamento del lavoro, tra civiltà e barbarie. Virginia Woolf, in particolare, affrontò in profondità le problematiche della condizione femminile borghese, tanto che la sua opera costituisce un punto di riferimento, tuttora essenziale, per le scrittrici che rifiutavano di adeguarsi ai dominanti modelli maschili e tentavano di creare una scrittura autonoma.



Di una bellezza linda, piena di armonia, e allo stesso tempo piena di contrasti e di ombre come la sua vita, la sua scrittura così lirica ce la restituisce in tutta la sua potenza:

Non c’era nessuno. Le parole svanirono. Allo stesso modo nell’aria svanisce un razzo, e le scintille, attraversata la notte, si arrendono, e il buio cala, e si posa sulle case e sulle torri, e i fianchi desolati delle colline si ammorbidiscono e scompaiono. Ma anche se sono scomparse, la notte è piena di loro; perso il colore, senza più finestre, le case esistono più massicciamente, emanano ciò che il pieno giorno non riesce a trasmettere - l'affanno e la sospensione di ciò che è ammassato nel buio; raggomitolato nel buio, privo del sollievo che porta l'alba, quando inonda di bianco e di grigio le pareti, e illumina ogni finestra, solleva la nebbia dai campi, mostra le mucche rossicce che vi pascolano in pace, e tutto riporta all'occhio, e tutto esiste di nuovo. Sono sola; sono sola! gridò, accanto alla fontana di Regent’ Park (fissando l'indiano e la sua croce), come a mezzanotte, forse, quando si sciolgono tutti i legami, e il paese ritorna alla sua forma antica, com'era quando i Romani vi sbarcarono, coperto di nuvole, quando ancora le colline non avevano nome e i fiumi serpeggiavano, non si sapeva verso dove - tanto era il buio…

da La signora Dalloway.

Dedicato a tutti i futuri scrittori del concorso letterario di Villa Petriolo.

"The Hours", la morte di Virginia Woolf

6 commenti:

Antonio ha detto...

Buongiorno Silvia,
per la tua ultima dama eletta ti propongo una coppia di cavalieri, così distanti e così uguali, entrambi germinati vincenti eppure vinti dagli eventi e da una sensibilità oltremodo sviluppata: sembra quasi che sia proprio l'estrema "compassione" con la realtà circostante che alfine li strema, li nausea e li rende reietti a se stessi prima che agli altri.
IL primo è un personaggio "inusuale": Jim Morrison, giovane vita maledetta e intensa, l'emblema di come si possa essere icona altrui e insopportabili a sè, di come ci si possa sentire soli in mezzo al chiasso della società moderna, un esilio dagli altri che diviene spleen, poi prigione, poi peso insopportabile..

"Well, I woke up this morning, I got myself a beer
Yeah, I woke up this morning, and I got myself a beer
The future's uncertain, and the end is always near" (Roadhouse blues)

IL secondo è davvero un personaggio, non una persona:il protagonista del romanzo omonimo di Antonio G. Borgese.
Giovane emigrante di belle speranze, teoricamente plasmato dai modelli usciti vorticosamente dalla Grande Guerra, votato a grandi cose..Eppure, è la sua stessa sensibilità il tarlo che non gli dà pace. Distolto dalla cappa protettiva del suo paesello, si trova immerso in pulsioni che non sa e non può gestire:
Il dolore era dappertutto e in nessun luogo. [...] la sensazione di un frutto che ha la buccia intatta, ma dentro è tutto mangiato dal baco».
Con il desiderio, impossibile per la sua indole esagerata, di essere simili agli altri: saranno quindi gli eventi a guidare il treno della sua vita, che lui da solo non riesce a gestire. E tutto ciò non può che portare a un altro finale tragico. Beffardamente tragico

silvia ha detto...

Bondì a te, Antonio! Prosegue il gioco delle coppie...o meglio, dame e cavalieri, a cui si giocava anche da piccoli...

Jim Morrison e Virginia Woolf: il passato che ci permette di rileggere l'attualità con com-passione...che ci insegna la tolleranza di fronte a tutto ciò che ci appare diverso, anche di noi stessi. E qual è il romanzo di Borgese di cui mi parli? non lo conosco, ahime, ma mi ha ricordato il Werther, Jacopo Ortis...
Grazie per le tue riflessioni sempre sensibili, antonio. Continuiamo il gioco???

buona giornata!

Antonio ha detto...

Il libro si intitola "Rubé", di Giuseppe Antonio Borgese. é una quadro molto amaro, e in questo si differenzia dai personaggi che citi tu, sconfitti ma eroici, almeno secondo un certo canone di valori. Rubé è invece sconfitto e perdipiù beffato..gli evnti lo sballottolano in giro sia in vita, che poi in morte..

Certo che continuamo a giocare Silvia!! Io cerco di starti dietro..

silvia ha detto...

me lo cerco di certo in libreria, antonio, grazie del suggerimento.

ciao!

Antonio ha detto...

Fammi sapere Silvia..
IO nel frattempo ho trovato "3 lai"...

silvia ha detto...

con piacere antonio! buona lettura dei "lamenti"...io ti dirò di "Rubé"!

buon pomeriggio.