venerdì 27 febbraio 2009

Fabio Rizzari a LA FINESTRA SUL VIGNETO, il salotto del venerdì su DiVINando




Con il desiderio di rendere sempre più vivace e dinamico il confronto nel salotto virtuale di diVINando, ho pensato, da gennaio 2009, di aprire il mio blog ad interventi esterni, invitando amici, colleghi, appassionati di vino ed arte, a dire la loro sull’universo enoico, scambiandoci pareri e consigli. Stimolando la riflessione, muovendo l’ anima.

Il salotto dell’ultimo venerdì di ogni mese, dove accogliere le persone e, come in un autentico angolo intimo della casa, soffermarsi, rilassarci, parlare, godendo di un momento di familiarità.
Immagino di incontrare i miei ospiti sul divano del Biancospino, il mio rifugio qua nella Tenuta di Cerreto Guidi. Un appartamento ricavato nel pagliaio della Villa, dal quale lavoro al pc, rimesto la mia uva nel bicchiere, come un' alchimista con i suoi alambicchi, e, da una grande finestra tutta vetro, osservo le vigne che degradano dolcemente a valle…

Il primo amico che ha diviso con me il divano del Biancospino è stato il produttore Francesco Zonin.

Torna a febbraio, nello stile informale di DiVINando, La finestra sul vigneto: a conversare nel salotto del venerdì, con mio grande onore e piacere, il giornalista e degustatore Fabio Rizzari.

Fabio Rizzari, dopo aver compiuto studi di musicologia, si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato, come redattore ed editorialista, presso il Gambero Rosso Editore. È autore, con Daniele Cernilli e Marco Sabellico, dei libri “I vitigni”. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food Arcigola. Ha curato libri-guida enogastronomici quali “Chianti e Chianti Classico”, “Siena e i suoi vini”, “La Maremma e la costa toscana”. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare in qualità di esperto di vino di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 è curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso, e scrive per diverse testate specializzate, italiane e straniere.

Fabio, intanto grazie della tua bella disponibilità e benvenuto. Tanta è la curiosità per questo tema che ti pongo: quali, a tuo avviso, i vini che insegnano bene cos’è il vino? Mi spiego meglio: ricordo di aver letto, un po’ di tempo fa, della esemplarità del Moscato quale vino che spiega opportunamente, a fini pedagogici, il passaggio dalla bibita al vino, con tutto il valore aggiunto che questo prodotto da me amatissimo si porta dietro. Personalmente, associo la Borgogna al potere sensuale di questa bevanda; l’immediatezza la riscontro nella Barbera e nel Sangiovese; infine, le bollicine mi ricordano la differenza fondamentale tra lo zucchero e l’acidità. Sparo subito la domanda delle cento pistole: quali sono, a tuo parere, i tre vini che, ognuno secondo le proprie caratteristiche, illustrano la “semantica del vino”?

Forse è una premessa inutile, ma come si sa nel nostro campo è imprudente dare risposte "normative", con la pretesa che abbiano un valore condiviso da tutti. Posso soltanto ricordare in che modo la scintilla della passione per il vino sia scoccata per me: fino a 27 anni ero astemio, e credevo che il vino fosse un liquido acidissimo e imbevibile, con il quale dovevo proforma bagnarmi le labbra durante i festeggiamenti per un matrimonio o nelle feste di fine anno. Qualcosa di meno ostile è scattato iniziando a bevicchiare insieme ad amici enofili, ma il vino che ha mi fatto cambiare prospettiva è stato il Chianti Classico 1986 del Castello di Ama. Niente di eccezionale, beninteso, ma ancora fino a qualche anno fa un rosso di particolare equilibrio e grazia. In ogni caso, per rispondere alla tua domanda, e circoscrivendo il tema che è "oceanico" al campo dei vini rossi, direi che un buon Dolcetto è un valido testimone dell'ampia famiglia dei vini immediatamente fruttati, golosi; un riuscito taglio bordolese o un grande rosso del Rodano settentrionale fanno capire con quale armonia si può unire alla pienezza del frutto la complessità della componente tannica; infine un grande Barolo, o un grande Borgogna, indicano in modo eloquente quale finezza di dettagli e quali profondità espressive può raggiungere la nostra bevanda.


Bettane, Masnaghetti e Rizzari


Abiti a Roma, una grande città, come molti di noi. Immagino userai anche tu lo scooter per tentare di sfuggire al traffico montante di fine serata. Ora, ti domando….. qual è il vino che “regge” meglio le scosse in motorino e perché?

In effetti nove volte su dieci uso il motorino per spostarmi, anche se ho ormai una certa età e i riflessi sono un po' spenti, quindi rischio quotidianamente la vita perché a Roma - è un luogo comune, ma ahinoi fondato - vanno contromano anche i Tir. Quanto alla "scecherata", o "shakerata" se preferisci, che subisce una bottiglia trasportata in moto, direi che tutti i vini ne soffrono; la tollerano meglio, probabilmente, i vini giovani, specialmente i bianchi poco estrattivi.

Proseguo sulla linea immaginaria e immaginifica: con il tuo motorino cadi nel Tevere e la corrente ti trascina su una spiaggia deserta, unico abitante di queste terre solitarie. Le cinque bottiglie di vino che avevi nel motorino le tue uniche compagne. Spiaggiato, decidi di berle tutte e cinque...in ciascuna inserisci un messaggio diverso, diretto alle seguenti categorie di appassionati di vino: produttori, ristoranti e enotecari, trader, colleghi giornalisti, consumatori. Cosa scrivi in ciascuno dei messaggi?

Scivolare con il motorino nel Tevere, e da lì finire su una spiaggia deserta: una concatenazione di eventi davvero sfavorevole... Guarda caso, è la prima volta che mi rivolgono una domanda simile. Comunque, immaginando di essermi iniettato una dose di acido lisergico per essere coerente con la domanda e provare a risponderti, direi: ai produttori, non pensate che i giornalisti del settore siano tutti dei coglioni venduti. Ai ristoratori più noti (meno agli enotecari, che sono spesso più virtuosi), che sarebbe il caso di passare dal 14.000 per cento di ricarico a delle percentuali più cristiane. Ai trader non direi nulla (non ne so in effetti nulla). Ai colleghi, teniamo duro e casomai consorziamoci in un'associazione "per la difesa del critico enologico sbertucciato dal resto d'Italia". Ai consumatori, visto che si è cristallizzato in un cliché l'ormai ammuffito e retorico ammonimento "ragionate solo con la vostra testa e con il vostro palato", direi invece di NON fidarsi solo dei loro sensi, ma di studiare, approfondire anche i testi specialistici, e di dare un po' più retta agli esperti del settore. Niente di più velleitario e scomposto, infatti, dell'approccio del neofita che ha bevuto qualche centinaio di vini e crede di aver capito tutto del vino. Non l'abbiamo capito del tutto noi, che ce ne occupiamo da venti o trent'anni. Quindi: calma e disponibilità ad ascoltare senza pregiudizi chi studia il vino per professione.



Come al precedente ospite, rivolgo l’invito a giocare con me ed i lettori di DiVINando, sulla falsariga del nuovo concorso letterario di Villa Petriolo: se tu fossi un vino, che vino saresti? E, conoscendo la tua passione per la musica, che note vi accompagneresti? Preferiresti l’abbinamento per contrasto o corrispondenza?

Conoscendo l'inaffidabilità delle poste, eviterei l'abbinamento per corrispondenza... A parte le battute debolucce, non molto più seriamente ti dico che mi vedo come un Azschelmio Brusato (italianizzazione di Ayzkelm Brusatek), un raro rosso ucraino che ci mette in media 65-70 anni ad aprirsi e ad esprimere le sue caratteristiche. Quanto all'abbinamento musicale, è un argomento leggero e non impegnativo sul quale ho la fierezza - fuori posto - di essere stato il primo in Italia ad esercitarsi grazie all'incoraggiamento e all'ospitalità del grande Gino Veronelli sulle pagine di Ex Vinis, alla fine degli anni Trenta. Direi allora una composizione di un clavicembalista francese del '600, come Louis Couperin, oppure d'Anglebert. Una scelta semplice, mi pare, ma chissà perché molti amici mi accusano di intellettualismo...

Ringrazio davvero tanto Fabio Rizzari per la grande disponibilità e la simpatia con cui ha riposto alle mie domande, talvolta impertinenti. I suoi suggerimenti sono preziosi per chi, come noi, è affascinato da tutto ciò che ruota attorno al meraviglioso, e complesso, mondo del vino. Lo saluto con un omaggio, regalando a tutti gli amici di DiVINando PERLE, un cult di VINO: di Ernesto Gentili e Fabio Rizzari. Perché di vino…si può anche ridere! Grazie, Fabio.


Fabio Rizzari e Ernesto Gentili

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche fuori dal suo blog, Fabio riesce sempre a rendere serio e leggero il mondo del vino.

Stefano Nicoletti ha detto...

Mi ha incuriosito quel vino ucraino. Un vino per la vita, che cresce con te...

silvia ha detto...

Max, dici bene, Fabio è straordinario: ti infonde gocce di curiosità e ti ammalia col suo vino "civile", e neppure te ne accorgi...vero, Stefano?!!
Il vino ucraino: necessita pazienza...ma chissà la complessità che regala a chi sa attendere.
E' stato davvero un grande piacere ospitare Fabio Rizzari. E grazie a voi, Max e Stefano, per l'attenzione!

Stefano Nicoletti ha detto...

Molto vero, Silvia.
Nei suoi racconti di vino abbina la semplicità dei dettagli alla fine suggestione: una combinazione che trovo decisamente coinvolgente.
ciao!
Stefano

silvia ha detto...

sono doti rare, importanti...e per questo si legge su "VINO" con tanto piacere, leggerezza e puntualità. Grazie, stefano, a presto, buon pomeriggio!

Anonimo ha detto...

complimenti a silvia ed al suo ospite, che chi ama il vino ha imparato da tempo ad apprezzare per il modo non sussiegoso eppur pertinente, e sempre originale, di parlarne. è sempre un piacere leggervi. ciao da Lucia, alla prossima.

silvia ha detto...

Ciao Lucia, benvenuta su diVInando. grazie mille per le parole buone. Per gli aspetti che sottolinei, anche con Fabio Rizzari, devo ammetterlo, andavamo sul sicuro...;-). S'impara tanto sul vino, ma con leggerezza! a presto, torna a farmi visita!