mercoledì 22 aprile 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Marlene D., la donna che perfino le donne possono adorare



La grande professionalità di Marlene Dietrich sul set è risaputa. Una determinazione granitica, che la portò a restare immobile, senza battere ciglio – letteralmente - di fronte ad un palloncino che le scoppiava sul bel volto: il celebre aneddoto, che tutte le biografie sulla diva riportano, fa riferimento alle riprese del film Capriccio spagnolo, durante le quali il regista Sternberg sottopose l’attrice a prove spossanti pur di raggiungere la perfezione della scena. E la divina riuscì nell’impresa grazie alla sua volontà d ferro.



Per Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi di questo mercoledì diVINando omaggia la mitica Marlene D., all’anagrafe Marie Magdalene Dietrich (Schöneberg, 27 dicembre 1901 -- Parigi, 6 maggio 1992), leggenda dello showbiz, modello eterno di seduzione che tuttora continua ad esercitare il suo appeal su intere generazioni di uomini e donne…. "Chiunque la conosca ha incontrato la perfezione in persona": questo il commento di Jean Cocteau. Marlene, più che consapevole del suo fascino, fu anche la prima donna a farsi assicurare le splendide gambe dalla società londinese Lloyd's!



Marlene, proprio come Greta Garbo, altra icona del mondo cinematografico della prima metà del Novecento, ha un’immagine irresistibile, costruita appositamente dal regista Von Sternberg, che la fissò, nelle prime regie degli anni Trenta, con un profilo intenzionalmente ambiguo, giocato sull’androginia smaccata: bellissime le foto che la ritraggono in abiti maschili ed il volto di porcellana, esaltato dalla luce particolare – da nord, alla Rembrandt - che sempre la accompagnava, un gioco di ombre e di luce che le ingrandiva lo sguardo, rendendo le guance più scavate, i capelli come un’aureola. Forever young, come la famosa canzone di Bob Dylan ricorda la divina….





Dalla metà degli anni Trenta, Marlene inizia una collaborazione con il sarto Travis Banton, che le disegna tutti i costumi, sia quelli cinematografici che gli abiti da indossare nelle apparizioni pubbliche: le biografie ricordano un incredibile party in costume, al quale presenziò abbigliata da Leda. Riccioli corti, alla greca, abito in chiffon bianco, ammantato di piume e di una testa di cigno posata sul petto. Marlene si presentò alla festa in compagnia di sua amante attrice che inscenava l’icona della Dietrich: cappello a cilindro e frac.



Dichiaratamente bisessuale, pare che la Dietrich – indimenticabile Lola de L'Angelo Azzurro - abbia avuto, tra i molti amanti famosi – Hemingway, Burt Bacharat, Noel Coward, Erich Maria Remarque, Yul Brinner, John Wayne, - anche Edith Piaf. L’aria mascolina, il portamento da uomo, sigaretta onnipresente alla mano, con una carica sensuale fortissima e la prepotente ambivalenza di genere, fu consacrata nel film Shangai Express del 1932. Ma Jean Gabin fu il suo grande, breve, intenso, tormentato, turbine d’ amore: «... Tu sei dentro di me come un braciere. Jean, je t' aime. Tutto quello che voglio darti è il mio amore. Se tu lo rifiuti, la mia vita è finita per sempre. Ricordati, però, che al di là della morte ti amerò ancora...». La stessa volontà di ferro, enorme tenacia, che ha fatto grande l'attrice Marlene Dietrich.




Ich bin fesche Lola, io son fatta per l' amore dalla testa ai piedi….Una bellezza senza tempo, resistente al passare del tempo, capace di spezzare il cuore di un uomo, o di una donna, con la sola voce. Ancora oggi.

5 commenti:

Antonio ha detto...

Sembra di osservare i quadri della "tua" De Lempicka..
Domanda: che avrà ispirato chi? O era un'idea di perfezione diffusa?

silvia ha detto...

immagino fosse la temperie culturale, l'aria che si respirava, antonio: tu che ne pensi? credo che siano "prodotti" eccezionali del loro tempo...oggi possiamo solo adorarli questi modelli, la nostra epoca ci impone di rileggere il passato, trarre insegnamenti, e pensare un nostro stile. compito assai arduo...

Antonio ha detto...

Non so...è un tipo di bellezza che mi attrae e inquieta allo stesso tempo. Come le architetture dei quadri di De Chirico, come alcune costruzioni dell'epoca fascista, sembrano riprendere un passato toglienbdogli il tempo. Figure moderne che però sembrano avere secoli, o nessun tempo misurabile. Non so..

Antonio ha detto...

Ti propongo un accostamento un po' ardito all'apparenza, Silvia, non un cavaliere ma, ancora una volta, una dama. Ma ardito non per questo, quanto per ciò che vedrai..Hai scritto "prodotti eccezionali del loro tempo". Si parla di modelli di bellezza che plasmano gusti, oppure di consegnuenze della "temperie culturale"...Oggi sembrerà una bestemmia, ma io ti propongo nientemeno che una dea, la Venere di Willendorf. Ti propongo l'umanizzazione di una statua, che possa acquisire calore, colore, respiro, e confrontarsi con la tua dama...

Chi la vede può pensare: non c'è paragone..e si ritorna a qaunto detto prima, che poi è la solita domanda: cos'è la bellezza?
L'hanno chiamata Venere infatti per ironia, in origine, prendendosi gioco dei gusti dei nostri antenati..Fatto sta che, forse madre terra, è l'idealizzazione per antonomasia della femminilità, con i tratti sessuali tipicamente femminili più che accentuati...

Per una dama fuori del tempo che si poneva quasi nella zona d'ombra dei sessi, guadagnando in sensualità, ti propongo una dama essa stessa essenza della femminilità...
Credo che, incredibilmente ne sarebbe stata attratta..In fondo, è una parte di lei...

silvia ha detto...

Caro Antonio, accostamento osé ma quanto mai azzeccato, a mio parere...bellissima, e come lei tutte le dee della fertilità, del parto, le Grandi Madri, Kali, Eva, Diana, regine della terra fertile. Un aspetto che certamente avrà avuto in sé la nostra Marlene, come tutte le donne.