mercoledì 10 giugno 2009
Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Michelina De Cesare, la bella brigantessa
Belle, giovani, spietate le brigantesse di fine Ottocento nel Mezzogiorno d’Italia.
Per Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi di questo mercoledì la “pasionaria” Michelina De Cesare, brigantessa, nonché donna del brigante Francesco Guerra.
Nell’ambito del fenomeno del brigantaggio antiunitario – fenomeno molto complesso, esploso in tutta la sua violenza quando Garibaldi lasciò il Meridione in mano al nuovo Stato piemontese - queste donne diverse furono un esempio di indipendenza ed eroismo, per quanto molte di loro rimaste nell’anonimato.
I documenti rimasti ce le raffigurano belle e irriverenti: Michelina De Cesare incarna la tipica bellezza mediterranea, scura nei colori e morbida di forme. Ritratta in abiti tradizionali, si appoggia, con aria sfrontata, al fucile che avrà usato in guerriglia, al fianco del suo uomo. Grazie al suo intuito, prevenne e sventò gli attacchi dei Piemontesi.
«A chélla guèrra re ne mare tiémpe fa
che cò vota se tèra ancora raccuntà.
La fémmena nostra ch’èra Michelina
se truvètte ‘mmiése a chéll’arruìna »
(Raimondo Rotondi, La morte re 'na bella ciuciara)
“(…) In questo contesto matura il dramma delle "brigantesse", che è dramma della rottura dell'equilibrio familiare, dramma di madri senza più figli, di ragazze orfane dei genitori, di vedove: è dramma di donne disperate che, ribaltando un ruolo stereotipo di rassegnazione e sudditanza, si dimostrano capaci di affiancare con coraggio i propri uomini e partecipare attivamente alla rivolta contadina".
Le brigantesse furono protagoniste del moto rivoluzionario almeno quanto i loro compagni maschi. Drammi personali spinsero donne normalissime ad imbracciare le armi per vendicare i propri mariti, i fratelli, i padri, dismettendo abiti femminili ed indossando quelli dei briganti per diventare ferocissime capobanda: si narra che con una coltellata la brigantessa Francesca La Gamba strappò il cuore al suo nemico e lo divorò ancora palpitante.. Ma altrettante sono le storie di donne generose, tenere nella loro maternità clandestina, innamorate, che continuano a mandare ai loro uomini parole d'amore ricamate su fazzoletti, o addirittura a ricamare per mesi interi l'immagine dell'amante su una tovaglietta…con dovizia di particolari, poi…immancabile il fucile a trombone!
Fiere di battersi per la propria autonomia e per quella della propria terra, le brigantesse subirono lo stesso destino di persecuzione e di morte di tutti briganti. In più, le umiliò il disprezzo pubblico.
Le cronache le descrivono solo come concubine, donne di piacere dei briganti. Le poche foto rimaste sono quelle che la propaganda di regime ha inteso conservare per una distorta lettura del brigantaggio, non attribuendo mai alle donne un ruolo di soggetto sociale autonomo.
Ecco dunque le foto ufficiali scattate dopo la cattura e, per Michelina, anche dopo la morte: trucidata, appare orribilmente sfigurata. Il 30 agosto 1868 Michelina seguì il destino della banda del Guerra, che fu massacrata in un’imboscata.
Brigante se more. Il suo corpo fu spogliato ed esposto nella piazza del paese suscitando ire, risentimenti e scandalo. Orrendo trofeo per una guerra civile nascosta di questa terr'amara.
Ammo pusato chitarre e tamburo
pecchè 'sta musica s'adda cagnà.
Simmo briganti e facimm' paura,
e cu 'a scupetta vulimmo cantà.
E mo cantammo 'sta nova canzone,
tutta la gente se l'adda 'mpara.
Nun ce ne fotte d'o re Burbone
ma 'a terra 'a nostra e nun s'adda tucca.
Tutte e paise d'a Basilicata
se so scetati e vonno luttà,
pure 'a Calabria mo s'è arrevotata;
e stu nemico 'o facimmo tremmà.
Chi a visto o lupo e s'è miso paura,
nun sape buono qual'è verità.
O vero lupo ca magna 'e creature,
e 'o piemontese c'avimma caccià.
Femmene belle ca date lu core,
si lu brigante vulite salvà;
nun 'o cercate scurdateve 'o nome;
cai ce fà guerra nun tene pietà.
Omo se nasce, brigante se more,
ma fino all'ultimo avimma sparà.
E se murimmo menate nu fiore
e na bestemmia pe' 'sta libertà.
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6 commenti:
Carissima Silvia,
sono entrata nel blog cinque minuti fa proprio alla ricerca "Del Modo più Elegante di Scendere dai Tacchi" e non c'era nulla. Aggiorno la pagina e ritrovo il post sulla bella brigantessa. Ormai sta diventando un appuntamento fisso, ormai aspetto il mercoledì per scoprire o riscoprire un nuovo personaggio.
Bella questa rubrica. Per "Donne che corrono coi lupi"....
Anna Maria, grazie! Mi fai tanto piacere...e poi, Donne che corrono coi lupi è una delle mie "guide"!! Che splendido libro, vero?
A presto con la prossima dama, allora, cara Anna Maria!
Se è vero, come è stato detto, che in una guerra la prima vittima è la verità, non c'è dubbio che a maggior ragione ciò vale per una guerra civile, "fratricida", come le tante che costellarono la storia a cavallo fra XIX e XX secolo, epoca di nazionalismi, colonialismi e neo stati nazionali. E come, purtroppo, le tante che ancora oggi insanguinano, coperte da una fitta nebbia, molte parti del mondo. Perchè alla crudeltà tipica di ogni scontro armato, aggiungono da subito il veleno dell'ambiguità, delle menzogne, delle più efferate crudeltà (è quasi incredibile, ma ma la "vicinanza" dei contendenti imbestialisce ancor più gli animi). Si pensi a ciò che è avvenuto in Ruanda al principo degli anni novanta, oltre un milione di morti in pochi mesi...Ce ne sarebbero talmente tante da rabbrividire..
E molte di queste guerre civili esplosero, altre invece rimasero latenti, fermandosi alla vergogna della segregazione delle minoranze..
E anche da queste e quelle, da quegli odi, germinarono le guerre mondiali...
Orrori...
Dicevo delle menzogne, della poca chiarezza...
Ancor oggi, a oltre un secolo di distanza, i contorni tra brigantinaggio come resistenza e brigantinaggio come "terrorismo"(per usare una parola moderna) sono molto sfumati...
Dov'è la verità, se persino la calma della storia non è imparziale?
Vedo la foto che pubblichi e rivedo l'immagine della Petacci,corpo esposto di Che Guevara e molti altri..
Forse ci vorrebbe solo più rispetto dei vinti....il vecchio onore delle armi..ma se l'onore è sepolto dall'odio in guerra, che frutti lascerà alla fine?
Forse allora siamo solo uomini miseri...
Mi accontenterei della verità..è molto?
Ecco allora che ti propongo (e spero di non ripetermi perchè ormai le "puntate" sono tante e alcuni non li ricordo..) Robert Capa, di cui c'è una bellissima mostra fotografica da diverse settimane a Milano, allo spazio forma. In nome della verità documentata la sua compagna, Gerda Taro, morì giovanissima sul fronte spagnolo..guerra civile..
Le sue immagini crude del fronte iberico, della Cina (terribile la foto di un bimbo morto per slavare il suo coniglio e la sua gallina), della Normandia, rimangono...in nome della verità
Carissimo Antonio, ma quante cose mi fai imparare...nn conoscevo Robert Capa e Gerda Taro, grazie! Mi permetto di estendere i complimenti che la gentilissima Anna Maria fa a "Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi" a te e alla tua curiosità: la rubrica è veramente scritta a più mani, con tutte le bellissime suggestioni e accoppiate che mi hai regalato in questi mesi, grazie!
Grazie a te Silvia..credo sia un equo scambio, cerco di apportare tanto quanto ricevo da quando ho conosciuto il tuo blog: tanti spunti di curiosità e personaggi che non conoscevo..
Rileggendo ciò che ho scritto nella fretta del lavoro mi accorgo che c'è un po' di ambiguità: sia Rober Capa che Gerda Taro fecero i fotografie memorabili e famosissime (di lui si ricorda sempre la discussa foto del guerrigliero colpito a morte). Poi lei morì, investita da un carro armato. Le foto dalla Cina e dalla Normandia sono di Robert Capa. Ti consiglio vivamente la mostra Silvia..
Che ne diresti, quando farai fra anni l'ultima puntata della rubrica, du fare un riassunto di dame e cavalieri?
Grazie per la precisazione, antonio...magari, mi piacerebbe visitarla!
per il sunto di dame e cavalieri...ho già una mezza ideuccia...;-))))
un abbraccio
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