mercoledì 22 luglio 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Persefone, le stagioni dell'anima



Un mito affascinante per questo mercoledì Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi: Persefone ed il suo ratto.


Gian Lorenzo Bernini, "Ratto di Proserpina", 1621/22


La bellezza di questa dea, figlia di Demetra signora delle messi mature e di Zeus, suscita il desiderio di Ade, re dell’Oltretomba, che la sorprende mentre raccoglie narcisi in una rigogliosa piana della Sicilia, presso Enna. Una tenebrosa quadriga trasporta lo spietato signore degli Inferi, che rapisce la splendida giovane immortale per farla sua. La terra si apre all’improvviso sotto i piedi di Core – “la fanciulla” - con una voragine che la inghiotte.
"Demetra, non cercare Core", si rivolge alla madre disperata Elio, il Sole. “Tua figlia ora é la sposa di Ade ed il suo nuovo nome é Persefone". Da “proserpere”, crescere, avanzare, estendersi.



Quello che sempre mi ha attirato della narrazione mitica che vede protagonista la dolce dea è il senso di alternanza di morte e rinascita, lo sbocciare della bellezza dopo un periodo di desolata tristezza, dopo aver scontato la sua condanna nelle tenebre.



Persefone, infatti, dopo il rapimento di Ade, viene riportata sulla terra: l’intervento della madre Demetra è fondamentale. Disperazione, urla spaventose per ben nove giorni: la natura smette addirittura di crescere, tanto che tutta la terra di lì a poco diventa un deserto. Per placare l’ira di Demetra Zeus decide di intervenire, obbligando il re dell’Oltretomba a riportare alla luce la figlia, a patto che non abbia mangiato cibo del regno dei morti. La legge divina è chiara. Persefone si è però sfamata con pochi chicchi di melagrana. A Zeus il compito di trovare la soluzione: Persefone può tornare sulla terra per otto mesi. Il resto dell’anno resterà negli inferi. Da questo mito l’alternanza delle stagioni…

Stagioni dell’anima, aggiungo, come si intitola un bellissimo capitolo del libro L’anima delle donne. Per una lettura psicologica al femminile del professor Aldo Carotenuto (Tascabili Bompiani, 2001).

Persefone è messa in relazione al narciso – lo sta raccogliendo quando Ade la sorprende - fiore che non nasce da un seme, ma da un bulbo: la polarità del riposo invernale e lo sbocciare del fiore con l’eterno ritorno della primavera sono di continuo evocati dalla vicenda mitica di Core e dal destino di ogni bulbo di narciso. Il bulbo è trasformazione ciclica, sviluppo continuo. Luce e calore ne permettono la vita dopo che apparentemente muore in inverno. Così per Core, che precipita all’interno della terra proprio mentre sta cogliendo uno splendido narciso.



E’ il destino di tutte le vite umane: momenti di particolare difficoltà, sofferenza, in cui ci si sente sprofondare, si alternano a periodi di luce e speranza. Si scende e si risale ciclicamente.

Persefone è discesa agli Inferi, ha attraversato il tunnel della sofferenza, con un percorso difficile, una sfida complessa. Ma è tornata alla luce. E, con la prontezza di spirito, il sapere istintuale, la saggezza del cuore, “le profonde radici nei misteri del sentimento e del corpo” che si riconosce alla coscienza lunare femminile, Persefone, diventata regina degli Inferi, diviene anche la guida per chi visita quei luoghi. L'arte del maternage: una guida per i sotterranei dell’anima, per entrare in contatto con la parte più oscura della psiche umana. E’ il femminile che accompagna e sostiene durante un cammino di trasformazione e, spesso, di sofferenza. Persefone è la capacità di mettere in contatto i due regni, dell’esterno e dell’interno, della luce e dell'ombra. Strumento formidabile, sempre vincente.

Ma quanti di noi sono in grado di attendere la primavera? Quanti sanno continuare a sperare nonostante il rigore dell’inverno?


Roberto Vecchioni, Euridice

6 commenti:

Antonio ha detto...

Cara Silvia, i miti, con cui i Greci si ingegnavano a dare un contorno di arte e bellezza, delicatezza o terribilità a ogni realtà visibile e non, sono sempre fantastici. E vitali.
Ti immagini, un simposio serale, un aedo viandante che in cambio di una cena calda canta i versi di un racconto mille volte sentito e mille volte variato, e quel potere che alla fine ti fa dire: “Ma allora non è tutta qui la realtà”. E ogni cosa acquista un colore diverso..

Se non fosse data rinascita come alle stagioni a Persefone, e si sapesse di poter vivere tutta la vita in un giorno, di dover morire la sera, sarebbero più belli i pochi minuti dati perché più preziosi, o li si perderebbe nella vana ansiosa paura dell’attesa?

Meglio non pensarci..

Per una storia drammatica e romantica ti offro una commedia, per una regina ti propongo un cavaliere senza qualità ma in divenire, un uomo come tutti…Phil Connors, alias l’attore Bill Murray, protagonista di “Ricomincio da capo”(Groundhog Day).

Questa la storia:
Phil Connors è un meteorologo televisivo che si reca nella piccola città di Punxsutawney in Pennsylvania (Stati Uniti) per fare un reportage sulla tradizionale ricorrenza del Giorno della Marmotta una ricorrenza che viene realmente celebrata negli Usa. Qui però rimane intrappolato in un circolo temporale: ogni mattina, alle sei in punto, viene svegliato dalla radio che ripete sempre lo stesso brano musicale (I got you babe di Sonny & Cher), e da allora la giornata è sempre esattamente la stessa. Gli eventi si ripetono esattamente uguali e lui ben presto impara a sfruttarli per passare una giornata stravagante, spendere soldi, conquistare donne. Ma ogni tentativo di sedurre la bella collega Rita (Andie MacDowell) fallisce invariabilmente.
Questo lo conduce alla depressione e lo porta a tentare il suicidio ripetutamente ed in molti modi, ma il giorno dopo si risveglia comunque, ed è sempre Il giorno della marmotta. Egli si apre a Rita che comunque scettica gli offre il consiglio di dedicare questa vita intrappolata per aiutare il prossimo. Phil capisce così che non può in un singolo giorno - ovviamente - aiutare tutti, ma può migliorare sé stesso. Scopre così i suoi talenti e capisce i bisogni altrui, il che lo rende un uomo apprezzato ed amato. Alla fine tutto ciò lo porta ad uscire dall'incantesimo e a trovare finalmente il vero amore.

silvia ha detto...

ma che bella storia, antonio. nn conosco questa commedia...ma me la cerco in dvd, grazie!
mi sembra un bello spunto...lui condannato all'eterno ritorno dell'uguale - nietzsche docet - lei che dell'eterno ritorno trae linfa vitale. un insegnamento a goderci dell'ora e qui, del presente, in maniera goiosa, nn credi?

silvia ha detto...

e poi ripensavo anche alla rottura dell'incantesimo, come lo definisci bene. a volte ci sembra di essere intrappolati in una dimensione che ci sembra di non poter modificare...ed invece basterebbe così poco per cambiare rotta. Avere uno sguardo positivo. e le cose, spesso, cambiano davvero. Non è tutta qui la realtà, davvero.
A presto, antonio, un abbraccio.

Antonio ha detto...

Oscar Wilde scriveva che per rimanere giovani in fondo non basta che fare gli stessi errori di allora..

Fuori di questo paradosso, sarebbe bello poter ripetere, come in nuovo ciak, le proprie azioni fino a fare quella giusta. Purtroppo, benchè si dica anche giustamente che si imparava dagli errori commessi, al contrario che nella finzione della commedia spesso non è data un seconda, men che meno una terza possibilità.
E così si rimane con l'errore e quel senso di inadeguatezza..

Antonio ha detto...

Un remeke del film è stato fatto nel 2004. Si intitola "E' già ieri", con Antonio Albanese. Benchè lui sia sempre grande, la commedia è meno brillante dell'originale...

silvia ha detto...

Sì, Antonio, ora ricordo: quella con Albanese l'ho vista!!!

credo che il bello delle vita sia anche la sua imponderabilità, no...se potessimo calcolare tutto a tavolino sarebbe una gran noia. la sorpresa, l'imprevisto sono elementi che ci costringono a mettere in campo il meglio di noi, se c'è. a trovare una soluzione, quando il momento è difficile. l'"errore", poi, capita: è il segnale di una situazione che forse deve essere rivista. per stare meglio ed imparare a godersi l'oggi con serenità. A volte l'errore è anche terapeutico...buona giornata, antonio caro.