mercoledì 1 luglio 2009

Terzo premio: CLIMAX – LE GIOIE DI NON ANDARE FUORI TEMA, Ovvero. S’I’ FOSSI VINO di Pier Paolo Catucci e Giovanni Puglisi




Ed ecco il racconto che si è meritato il terzo premio al concorso letterario di Villa Petriolo "S'io fossi...vino".
Complimenti vivissimi a Pier Paolo Catucci e Giovanni Puglisi.



Racconto CLIMAX – LE GIOIE DI NON ANDARE FUORI TEMA, Ovvero. S’I’ FOSSI VINO


I. UN FATTO. Cronaca.

(Incipit.) Si sentì chiamare, già pensava Ad altro – era stanco Aveva sete. Camminava, Vedeva uno stagno E la sua Acqua – ma troppa Egli ne aveva già bevuta Proseguì.
Arrivava [alle porte del tempio peristìle Vide il vino E nel vino vide il Viso il Viso vive: decise di non bere; per non svanirsi In un sorso: lo stesso, morì.



Torvo e arcigno.
Arrembava teso Per come poteva, Zoppastro sulle botti panciute Bestemmiava; Recavano i colpi, i soffitti sciancrati e le creste di legno muffo – attoniti placida Mente: Rintronando Rimbombando.
Bestemmiava e in mano Il martello, ché quei tarli Maledetti gli mangiavano Le botti: e la vita; e le botti rimanevano E la vita… lo lasciava, ma sperava che Sti’ tarli, Maledetti! “che durassero meno di Me e magari, una volta morti i tarli E pure io, mi ringrazieranno Ste’botti fituse, Botticelle, sudooore, Bottacce, Botti belle Bottane! [avrebbero, ringraziato.
Principiando a finire, Ricominciava l’opera e l’operetta ogniqualvolta Un piccolo foro s’accendesse di luce: e cento più ce n’erano, quando pensava di aver esaurito ogni bestemmia: erano spinette e insulti, turare quei buchi; Perdurare di tappa-bestemmia-sudi [e Godo:

e pure con lo sconto che In coscienza s’applicava ch’era Eretico – ché fosse certo d’esser sempre Quel sé-stesso e meno debole[Il lavoro nobilita l’/– Quella era, che faceva, nondimeno e Soprattutto: Pratica Spirituale d’Attenzione; una Cosa com’è Una liturgia, Magari solo: chirurgia, ché di buchi Si parla, non del poeta giù dall’albero Che tracanni declamando!, né del guitto portuale Ebbro e brezza E non del principe: Né dell’osteria: ma dell’uomo, ché se fosse stato vino (Se Fosse! e quindi Liquido, incoerente, riformato dentro ai tini e alle bottacce; avrebbe desiàto d’ingrassare da Solo. e lontano, pasciuto di sé stesso, digerendo le sue membra Fin alla maturazione.
Martellava di lena Guardando i riflessi tra branchie di legno, e Non convinto sentiva il rumore; Sordo. farsi dèspota Rasenta il fastidio, d’un unico ritmico[Che le campane e il cuore sanno: lui non seppe: era Uomo, Penso venga daLì dentro.
ed aprì un legno.

Vide in feccia La sua immagine E gli occhi; Vecchi Rubare al Rubino Il suo colore Matto Le rughe, tuffarsi distese da Rupi del Labbro, galleggiare le sue corna tra I capelli Dritti e molli: alghe scesi[Dentro di quella pozza: Il corpo gli si fece Bolla e Plof: che non stesse briccicando Con l’immaginazione, fu più facile: l’emozione E svenne. Stette,
Non era tanto l’assurdo del suo volto – la forma squagliata ne agitava confusi i ricordi – A circuire i pensieri, ma il dubbio: di Poter Essere. fuori, da quelle sembianze fluide ancora, Sempre o mai più; vaporare all’aria o Nella goccia Nascondersi Fuggir le spoglie Inseguire, un djin o attraccare, a un disegno, rimosso… Ché forse d’uno spettro s’era trattato, nevvero? della vista troppo stanca Per ragionar di logica; No Né di presagio funebre trattavasi Di certo – al Pane Quotidiano nulla accade d’inconsueto – o di malattia – né di punizione, questo era da escludere, Chi mi punisce, Chi si ricorda, del bottaio? – E di tutto ciò Si rallegrò

mentre tuonava forte la figura che più uomo non era e forse neppur’altro che Cornice Di quei tratti opachi ch’erano solo nella botte e nei suoi occhi La sua botte I suoi Ochchchccchi [rimuginava gli allarmi, Dimenò due risa isteriche: “S’io fossi vino, Questo forse resterebbe di me: una facciazza che si specchia in superficie E fa le smorfie al bevitore, e Nulla più d’uno spirito sottile Che esala a ciàuro; Trasalga il calice del bevitore! Ché questa è cosa viva.

Non è la meta trasformarci e Finito,
ma l'un l'altro Conoscerci e fare all’amore col nero;
il bianco Ed il freddo; col caldo: Com’è una collina.
Con l’altro, ciò che egli è: il nostro completamento.




II – UN REFERTO. Finzione di Letteratura Scientifica, 1861.

Stimati Colleghi, Illustrissimi Dottori,

La funzione vitale evoluta, di cui tutti noi ragioniamo e che In questa sede riconosciamo come universalmente espressa, è messa in crisi dall’organismo che varchi le porte estreme dell’Irrazionalità chimerica e vagheggiante.
Non solo una congruità semantica o fonetica corrispondenza e d’Etimo avvicina i due termini Che maggiormente vestono di ponderata valenza la sensibilità E l’intelletto umano: Scienza, Coscienza. Saper di sé e Saper del mondo, Consapevolezza; dell’altro da sé com’è La propria Vera; Questi vincoli indissolubili sanciscono Poteri d’interpretazione e Approssimano l’uomo al disegno intelligente: del perfetto Demiurgo.
Fuor di scienza, ne scio, È l’irragionevole Spiritualità: Fuori dalla coscienza, v’è Dissociazione…

Proprio in questo, preclari dottori, risiede un’aberrazione: rifiutando il propriocentrismo Nella negazione del sé pensante – ed agente, In favore d’attitudini visionarie Iconoclaste.
E non si pensi, illustri luminari, che il delirare sia prerogativa di dissennati cronici: in seno alla quotidianità, Nasce La patologia.

Si prenda in esame Il caso di quel disgraziato, N. P. che credette d’esser vino, avendo visto la sua immagine[Oh! Narciso riflessa In una botte: e non già uomo allo specchio Ma mescita fluente, buona a riempir di coppe e brocche: Come avesse perso di colpo carne umana, o Si fosse questa fusa per la Termica meraviglia di trovarsi: ed insieme: aldiquà, ed Aldilà. del liquido in un Solo tempo Ed in spazi di poco Discosti: perdette in un colpo la Mente*, ed in questa Fu vino.
Forse d’una nevrosi Ci parlano i sintomi empatici, scissione schizoide Partorita da contatto perlungo con certo Materiale, dall’aver vissuto Tanto vino che in esso, trasfigurò: Eppure di bicchierate, dotti collaboratori, tutti quanti ne navigammo: senza per questo farci cosa, massa Fusa e beverina.
Non d’ebbrezza Né di vino, com’è chiaro, si tratta dunque Nella fattispecie In termini sostanziali, per quanto la mancata esistenza non pregiudichi mai l’essenza: mi sovviene, compagni cari, Un esempio, che mi riguarda personalmente.
Al solo ricordo d’un illustre brindisi che intrattenni in Dicembre con i Qui Presenti Dottori P. C. e Y. V. allo scroscio d’un certo Margaux del ’14, che avevamo deciso di sboccare In seguito alla buona riuscita del caso V., ormai celebre nella società nostra Illuminata e positiva, che Splende su queste contrade [Che Splenda!; Mi figuro di sorbire ancor’adesso il dolce nettare Che già inzuppò le membra, pure fingendo Da Solo. il pensiero, e monologhi, Senza più averlo indosso: ma il gesto è vivo E di me si fa tutt’uno, e nulla è Più chiaro che Alzare un calice ectoplasma: a Rinnovare Quel piacere Che fu andato. Si trattò d’una simile sinergia?
Non di certo, questo resta, Sono vino., come fluida e la scorrevole apparenza: ché s’io lo fossi, amici cari, Sarei piuttosto La memoria e Monumento, e di statuaria forma, Come l’impronta possente di una vendemmia vivace o Culto solenne di verità – che potess’io essere Verità di Vino, bottiglia della collezione, A illuminare questi adepti sconosciuti.


*La mente, era stata Stuprata.


III – UNO STUPRO. Liturgia. Tributo a Ferrara

Narciso: Stanotte me la fotto
così era iniziata. Scende dal taxi e Gli lancia due spicci, al negro Amaro Alla guida. Cammina teso teso, è Con le rotule, Nevrotiche che Tremano a maracas: come in quello strano morbo, o nello swing degli anni prima. Pensa a Quella Penso a Quella. e non riesce a vedere nella nebbia dell’occhio affumato – Stanotte me la fotto. S’aggiusta tre capelli.

È Stanotte.
Grigia ombrra E statue neogotiche appese alle volte austere frocie, Spade Spianate Angeli Ali Spiegate, la Pinguina prega ignara.

Narciso[entra in chiesa, aggiustandosi i capelli, si ferma all’acquasantiera, si specchia.]: Figo. Vino.
Gesù[appeso in croce se lo guarda]: “.
Narciso[soffoca nel Vino che è Sangue al costato Le facce sconvolte, di Jericho Sentore Sodomita e riesce dall’acquasantiera]: ghgh.
Gesù: (S’io fossi vino.)
Exeunt.- Rip. (Incipit.) ad libitum

IV – PROVA ONTOLOGICA. Filosofia.

Dio beve.
*







Apologia Generale.
Essendoci parso opportuno, alla letteratura, d’allegare Letteratura: avremmo inviato Volentieri in corredo al figlio nato un poema di Eliot quidiseguito Citato: che scoprimmo, ahinoi, già fu marchiato in Copyright… Ci limiteremo quindi Ad aggiungere, Sperando di far cosa Gradita, una breve Filmografia delle Fonti che donarono spunto all’affaccendamento della narrazione: ché possano essere parzialmente riprodotte, In luogo d’un’Eventuale.

Special Thanks to [L’Ordine Sparso].
T. S. Eliot – The Death of St. Narcissus (Poema.)
Luigi Pirandello – La Giara (Novellina.)
Peter Sellers – acting Clare Quilty in Stanley Kubrick’s “Lolita” (Icona.)
Fabrizio de Andrè – Ottocento (Positivismo.)
Edgar Allan Poe – Il Cuore Rivelatore (ed altri Mesmerismi, Racconto.)
Michelangelo Merisi Caravaggio – Testa di Medusa (Per la faccia di quell’Uomo che s’è perso.)
Ottavio Cappellani – Sicilian Tragedi (Roman héroïque.)
Francesco Guccini – L’Ubriaco (Canzonaccia.)
Fritjof Capra – Il Tao della fisica (Molto, Saggio.)
Vincenzo Consolo – La ferita dell’Aprile (Somma verità storica.)
Abel Ferrara – The Bad Liutenant (Film di preghiera [Dei Debilitati.)
Anselmo d’Aosta (1033 – 1109) – (NON SOLUM ES QUO MAIUS COGITARI NEQUIT/QUIDDAM MAIUS QUAM COGITARI POSSIT).






Cenni biografici PIER PAOLO CATUCCI

Nato a Roma nel 1988, risiede a Bitritto (Ba). Si diploma nel 2007 presso il Liceo Classico “Socrate” di Bari. Frequenta attualmente il II anno presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - Bra. Ha partecipato come giurato nel 2001 al Giffoni FilmFestival, nella sezione ragazzi.

Cenni biografici GIOVANNI PUGLISI

Nato a Catania nel 1987, risiede a Leonforte (EN). Diplomato presso il Liceo Classico "N. Vaccalluzzo" di Leonforte nel 2005, frequenta il III anno presso l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - Bra.
Ha vinto il Premio letterario "Città di Leonforte" nel 2005, sezione "Poesia inedita", premio speciale studenti. Ha vinto il concorso letterario “Villa Petriolo” nel 2008. Ha svolto sino al 2005 attività teatrale presso la Compagnia Teatrale della sua città "Il Canovaccio". In possesso del diploma Bartender I livello.


Con le "maschere del vino", Pier Paolo Catucci e Giovanni Puglisi alla cerimonia di premiazione del terzo concorso letterario di Villa Petriolo

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