mercoledì 9 settembre 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Bianca Cappello, la bella venexiana Granduchessa di Toscana



…che al merito della bellezza e di un pronto ed acuto ingegno ond’era per comune consenso dotata Bianca Cappello, le aggiunge quello di aver saputo pulitamente scrivere, e tramandare alla posterità la storia di quelle singolari avventure…

Così se ne parla nella prefazione a "Memorie di Bianca Cappello", raccolte ed illustrate da Stefano Ticozzi, che rintracciò il manoscritto nell’ abitazione di sua proprietà in cui un tempo aveva dimorato la celebre nobildonna veneziana, diventata toscana di adozione al livello più alto grazie alla storia d'amore nata con Francesco I, figlio primogenito di Cosimo de' Medici e di Eleonora di Toledo.

Questo mercoledì Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi è un omaggio a Bianca Cappello, che da moglie di un bellinbusto di bassa origine e scapestrato - tal Piero Bonaventura, che di ventura buona aveva ben poco, dedito soprattutto al gioco e agli amori clandestini - diventa Granduchessa di Toscana nel Cinquecento fiorentino.

Bella e prorompente, ben due ritratti del Bronzino ce la ricordano.



Discendente di una nobile famiglia veneziana, che sperava per lei in un matrimonio col figlio del doge, Bianca si fa abbindolare da un giovanotto fiorentino squattrinato e di bassa estrazione sociale: rimane incinta di una bambina e fugge con lui dalla laguna, andando ad abitare a Firenze.



Piero Bonaventura è un imbroglione e Bianca si disamora presto. In una delle sue poche uscite all'aperto dalla casupola di Piazza San Marco, la splendida veneziana incontra sulla sua strada il figlio di Cosimo I de' Medici a cavallo: il principe si ferma a guardarla e se ne immanora all'istante. Bianca ha vent'anni, Francesco ventidue.



Grazie alla complicità di amici, Bianca e Francesco possono rivedersi: inizia una storia d'amore intensa e profonda, che, prima di concludersi con le nozze, attraversa momenti molto difficili.

All'intrigante marito, prima che venga ucciso durante una rissa - pare che "Piero Corna d'Oro" fosse divenatato troppo esigente - il Granduca di Toscana è costretto ad elargire denari e cariche; impossibile, invece, acquitare le pretese di Stato del padre Cosimo I de' Medici, che impone al figlio il matrimonio con l'Arciduchessa Giovanna d'Austria.

Ma l'amore di Bianca e Francesco non diminuisce, anzi: ogni notte, incurante dei rischi per la sua sicurezza, il Granduca, completamente folle di passione, si reca dall'amante, alla quale assegna addirittura un apppartamento nei pressi della residenza ducale a Palazzo Pitti. Il Palazzo di Bianca Cappello si trova al numero 26 di Via Maggio nel quartiere di Oltrarno a Firenze, costruito dal Buontalenti.



La preferita del Principe rimane lei, non Giovanna d'Austria: si lanciano sguardi pieni di desiderio persino durante le funzioni religiose, noncuranti del biasimo della gente. Lei onnipresente, ammirata dai cortigiani, dai rappresentanti diplomatici, dai re. Solo il popolo popolo fiorentino non riuscì ad accettarla, critico nei confronti di questa donna che suo cognato, il Cardinale Ferdinando, tacciò di ogni nefandezza - tra cui, per il forte ascendente su Francesco, responsabilità in provvedimenti governativi vessatori e pure un'accusa di stregoneria - solo per il fatto di essersi intromessa nella stirpe medicea senza aver sangue reale.

Bianca Cappello decise dunque di adeguare i suoi comportamenti al mancato amore della cittadinanza nei suoi riguardi: dopo la morte della prima moglie del Granduca, i due poterono finalmente sposarsi nel 1579; da Granduchessa di Toscana condusse però una vita semplice, lontana dagli onori, dalle pompe della corte. Si rifugiò in residenze distanti dalla città, nel verde e nel silenzio. Una fuga per garantirsi una tranquillità che ormai Firenze non poteva più donarle.



A trentasei anni - dopo ben sedici anni dal loro primo incontro, quando il Granduca impalma la bella venexiana - Bianca ha una grazia e un fascino disarmanti, sfolgoranti nella loro maturità. Ama l'arte, il bello, la storia. E ama le perle, di cui adora adornarsi.

Una curiosità: a Villa La Tana, una delle residenze di Bianca Cappello, sulle colline di Bagno a Ripoli, è nato recentemente l'atelier di Perle di Bianca, mentre nel cuore del quartiere di Oltrarno a Firenze, in Via Maggio 43, in occasione di Pitti si è inagurata la profumeria di Maria Sole Carcione, che distribuisce in esclusiva per la città la fragranza e la linea corpo di "Perle di Bianca".



Omaggi che continuano nel segno della personalità raffinata, volitiva e tenace della bella veneziana che conquistò il cuore di Francesco I: i prodotti della linea Perle di Bianca sono una creazione di Simone Cosac Naify - imprenditrice brasiliana, titolare di un’importante casa editrice che realizza libri d’arte - che ha affidato la realizzazione del progetto ad un gruppo qualificato di esperti profumieri; utilizzo di materie prime naturali, ricerca delle essenze provenienti da orti botanici fiorentini e studio di antichi e laboriosi metodi di produzione appartenuti all' epoca rinascimentale i punti di forza di questi olii, creme, sali, candele che non tarderò a provare.



La bellezza di Bianca non la mette al riparo dalle insidie dei veleni di palazzo: nell'autunno del 1587 i due sovrani si stanno riposando nella Villa di Poggio a Caiano. A distanza di pochi giorni l'uno dall'altra muoiono entrambi, forse per un avvelenamento ordito dal cardinale Ferdinando, finalmente libero dall'ostacolo che lo separava dalla poltrona granducale. Muore per primo Francesco. Bianca, che aveva sempre giurato al marito di non volergli sopravvivere, rifiuta ogni cura, si lascia andare.

I resti di Francesco I de' Medici si trovano in San Lorenzo a Firenze, quelli di Bianca in un "carnaio comune".

2 commenti:

Antonio ha detto...

Cara Silvia, questa volta non me la sento...
Non posso accostare altro cavaliere alla tua dama che non sia il suo Francesco: troppa la sofferenza in vita, troppa la crideltà della morte, troppa la viltà delle diverse sepolture.
La giustizia dei ricordi impone, anche in un gioco, che solo e soltanto lui la affianchi.
Ti propongo piuttosto un "nume" tutelare per questa storia: Marie-Henri Beyle, alias Stendhal. Già in una delle "puntate" precedenti ti avevo proposto, in qualità di cavalier servente per una delle tue vestali, Julian, il protagonista de Il Rosso e il nero.
Novelli, ripetuti, Paolo e Francesca...
In effetti questa storia è tragicamente silime a molte altre che, nascoste dal fulgore dell'Umanesimo e del Rinascimento, costellarono gli intrighi in cui si avviluppavono le piccole o grandi corti della Penisola, la Chiesa, i potentati.
Stendhal si appassionò alle cronache del rinascimentali che aveva potuto leggere al punto da trarne fonte di ispirazione inesauribile, diretta o indiretta, per ogni sua opera. E cogliendone i sinistri ma affascinanti ultimi bagliori ancora nel suo secolo, da eleggere la disastrata Italia a propria patria elettiva: qui scorgeva la potenza, il dramma, l'ambiguità, la crudezza della passione più genuina, della bellezza che trasudava da tutti quelle opere d'arte insieme col pianto delle tante vite su cui erano stati costruiti..
Bianca e FRancesco, Fabrizio del Dongo e Clelia....
Per questo forse Stendhal dedicò misteriosamente la Certosa "to the happy few"..forse sono quei pochi, pessimisticamnete, che sanno vivere appieno un sentimento e la bellezza..forse è per quei pochi che da quella bellezza e da quel sentimento non vengono consumati, incendiati come Paolo e Francesca..
Ricordi: "questi, che mai da me fia diviso"? Terribile, nel tristo inferno delle anime dannate la donna si aggrappa ancora con tutta se stessa al motivo involontario della sua perdizione...
Terribile. Incredibile. Meraviglioso.

Epitaffio di Stedhal:"Arrigo Beyle - milanese - visse, scrisse, amò".

Speriamo che Bianca e Francesco si siano ritrovati per un abbraccio eterno.
Grazie Silvia, per il loro ricordo.

silvia ha detto...

Caro Antonio, la trovo una storia così tragicamente ancor attuale...gli ostacoli col tempo cambiano di segno, più infidi, più sottilmente crudeli - crescono di pari passo queste caratteristiche - ma sembrano permanere. Non più veleni di palazzo...abbondano quelli di paese, di quartiere, di cerchia sociale. Bianca Cappello si è vista gettare addosso il discredito dei cittadini di Firenze anche per un passato poco virtuoso, si narra...


"...nel tristo inferno delle anime dannate la donna si aggrappa ancora con tutta se stessa al motivo involontario della sua perdizione. Terribile. Incredibile. Meraviglioso".


Sottoscrivo, caro Antonio. Lasciamo Bianca e Francesco insieme, alcun cavaliere ad intromettersi, almeno laddove sono adesso. Un abbraccio.