mercoledì 28 ottobre 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Eleanor Antin, o del corpo delle donne, "a traditional sculpture"




Eleanor Antin scolpisce se stessa.



Carving. A traditional sculpture. Fotografia in bianco/nero, 1972

A questa interprete del femminismo americano e autrice di incredibili performances è dedicato il mercoledì Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi.



Nella nota opera Carving, del 1972, 148 fotografie in bianco e nero documentano i 36 giorni (quattro foto al giorno) della perdita di peso dell'artista: Elenaor Antin decide di interpretare su di sè uno dei processi tradizionali della scultura, l'intaglio. Si sottopone ad un drastico processo di dimagrimento e ferma nelle immagini, disposte in lunghe sequenze orizzontali, il proprio corpo, "(...)modellato come un qualsiasi materiale plastico in nome della belllezza artistica ma anche, più banalmente, della bellezza femminile. Ricrearsi, infatti, vuol dire in questo caso obbedire ad una tirannica idea di appeal conforme sia alla moda sia ai gusti maschili". Origine del collasso deteriore dei disturbi del comportamento alimentare, oggi autentica epidemia sociale.

Famosissima anche un'altra serie fotografica, The Eight Temptations, dove l'artista si fa ritrarre ad un tavolo, impegnata nel resistere alla tentazione di leccornie che avrebbero compromesso il fine della sua faticosa impresa.

"(...) L'ideale di bellezza femminile, divulgato dai media dell'epoca e largamente duffuso, viene trattato qui con sferzante ironia, veicolata dalle posizioni teatrali ed eccessive che mimano l'isteria di molte forzate della dieta e dell'appeal obbligatorio".
Da "Il cibo e le donne nella cultura e nella storia. Prospettive interdisciplinari" di Maria Giuseppina Muzzarelli e Lucia Re, CLUEB, Bologna, 2005



Eleanor Antin è nata nel 1935 a New York City e vive a San Diego in California.

Nota per i sui lavori fotografici, video, film, performance, installazione, disegno, e per la scrittura, per oltre tre decenni è stata una notevole presenza sulla scena artistica americana. Antin è un camaleonte culturale, interpreta molti ruoli teatrali, il suo personaggio più famoso è quello di Eleanora Antinova, la ballerina, tragicamente trascurata, di Sergei Diaghilev's Ballets Russes. Come Antinova ha scritto spettacoli per oltre un decennio; Antin ha oltrepassato la distinzione tra la sua identità e quella del suo personaggio. Nel tempo, ha creato un ricco corpus di lavoro di molteplici sfaccettature della sua amata Antinova, compresa una fittizia memoria e numerosi film, fotografie, installazioni, performances e disegni.
Antin ha realizzato decine di mostre personali, tra cui quelle presso il Whitney Museum, il Wadsworth Atheneum, nonché una grande retrospettiva a Los Angeles County Museum of Art: la mostra ha viaggiato alla Mildred Lane Kemper Art Museum a Washington University di St. Louis e ha girato il Regno Unito; è stata nel gruppo di grandi mostre al Museo Hirschhorn, il Los Angeles Museum of Contemporary Art, la Kunsthalle di Vienna, la Biennale di Sydney, e il Beaubourg. Le opere di Eleanor Antin sono presenti nelle più importanti collezioni tra cui l'Art Institute di Chicago, il Whitney Museum, il Museo d'Arte Moderna, il Museo Ebraico, il San Francisco Museum of Modern Art. Come performer è apparsa in tutto il mondo, in sedi prestigiose quali la Biennale di Venezia e la Sydney Opera House.



Una delle sue ultime opere, risalente al 2002, è "Roman Allegories": la Antin, dopo aver visitato l' Italia, i nostri musei, stravolge con la sua immaginazione tutto, compresi noi spettatori. L' artista recupera una forma aristocratica di spettacolo privato, tanto in voga nell' Ottocento: i tableaux vivants, ispiratori della fotografia artistica.

Splendide anche le immagini così cariche, baroccheggianti, della serie The Last Days of Pompei, che le è valsa il prestigioso "Award for the Best Show by a Mid Career Artist" nel 2002.






Le gigantografie di Antin ci riportano ad un mondo remoto, quello dell’antica Pompei prima del disastro. Dice l’artista: “le immagini di Pompei, sull’orlo dell’annichilimento, hanno sempre suggerito scomodi paragoni con il mondo contemporaneo, dove la vita alla luce del sole si trasforma in una luce scura in cui la crudeltà, il dolore e la morte occhieggiano ai margini della coscienza. Io scavo in una Pompei di mia invenzione, dove personaggi affascinanti vivono la loro vita innocente mentre il disastro li attende dietro l’angolo”. Queste puntualissime rielaborazioni californiane di uno scenario imperiale romano decadente, attraversato da vissuti di intenso e sensuale godimento, propongono una finzione che rientra agevolmente nel regno fittizio e mutevole della moda.




Scenari di una decadenza che oggi, realmente, impera…


Documentario “Il corpo delle donne”

2 commenti:

Antonio ha detto...

Cara Silvia,
che ne dici di invitare a cena la tua dama con un cavaliere piacevole nei modi e spiritoso nel motteggio, oltre che, a quanto pare, tuttora gradito alle signore: Gerard Depardieu?
L'attore che divenne da sex simbol a gran Gourmet, che lungi dai modelli efebici odierni non disdegna una rotondità che deriva dal vivere appieno la vita, fatta di colori e sapori..
Che sceso dai red carpets partecipa piacevolmente alle sagre di paese nostrane, perchè, e ai miei occhi questo è un merito doppio per un Francese, apprezza da morire la nostra bella Enotria e i suoi frutti....
Quindi ti proporrei questo: aggiungiamo una bella sedia in quel di Diamante e, con Depardieu ma anche insieme a Mastroianni, Tognazzi ecc., diamo il via all'ABBUFFATA..

Vino, vista la zona: il Musmeci...

Cin Cin

silvia ha detto...

Antonio carissimo, questa volta mi hai davvero stupita...un incontro alla grande bouffe??? Che meraviglia, augurando loro diverso finale ;-). E poi a Diamante, patria del peperoncino!
Si piacerebbero di certo...cedendo alle otto..mila tentazioni!

Un abbraccio, alla prossima dama