mercoledì 16 dicembre 2009

Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi. Isabelle Huppert, signora in nero




Ha stregato l' Hitchcock francese Claude Chabrol con quell' "aura di mistero che il suo volto emana (forse per via del suo volto affilato e degli occhi freddi e lontani), che le offrirà ruoli ostici, sofferenti, ambigui e con una propensione per la malattia psichica, in netto contrasto con la normalità che pure riesce perfettamente a incarnare. La sua recitazione controllata, lo sguardo cristallino che spesso dona all'obiettivo della cinepresa, l'incedere sempre sicuro le permettono di impersonare ruoli che hanno nella mente pensieri quotidiani o orrore e follia (raramente si vedrà infatti in un ruolo comico)".

A Isabelle Huppert è dedicato questo mercoledì Dei modi più eleganti di scendere dai tacchi.



Nata da una coppia della borghesia parigina, Isabelle Huppert è l'ultima di cinque fratelli. Trascorre l'infanzia a Ville d'Avray, e, dopo aver frequentato per un certo tempo la scuola per modelle, segue definitivamente la sua passione per la recitazione, iniziando gli studi al Conservatorio di Versailles e al Conservatoire d'Art Dramatique.



In teatro interpreta, giovanissima, "Un capriccio" di Alfred de Musset, "A Month in the Country" di Ivan Turgenev, "Medea" di Euripide.

Al cinema, con il personaggio di Beatrice detta Pomme, parrucchiera apprendista che si ammala d'amore, vincerà il BAFTA come miglior attrice emergente, nonché il David come miglior attrice straniera.



Con il ruolo dell'avvvelenatrice Violette Noziére (1978) vince la sua prima Palma d'Oro come miglior attrice.

Indimenticabile in Madame Bovary (1991) e l'impiegata postale assassina de Il buio nella mente (1995), si merita la sua seconda Coppa Volpi a Venezia ed il primo César per la miglior performance femminile.





In Italia è lei la protagonista de La storia vera della signora delle camelie (1981) di Mauro Bolognini, accanto a Gian Maria Volonté e Fabrizio Bentivoglio, mentre sarà una bellissima Carlotta ne Le affinità elettive (1996) per la regia dei Fratelli Taviani.



Un tocco di perversione contraddistingue il suo ruolo in La pianista (2001), Palma d'Oro a Cannes per la migliore interpretazione femminile, dove la sua innata eleganza di tinge di vizio e follia.



Ha un fascino irresistibile con quei capelli rosso ramati, le lentiggini sbarazzine sul viso chiaro e delicato e gli occhi così glaciali, lontani. Volto da ragazzina, sguardo da femme fatale.
Tantissimi i fotografi che l'hanno ritratta, da Cartier-Bresson a Lartigue, da Helmut Newton a Richard Avedon, da Nan Goldin a Philip-Lorca di Corcia. Tutti hanno colto un aspetto della personalità versatile della Huppert, non solo dell'attrice ma della donna, una delle più belle "al naturale" del panorama cinematografico di oggi.



"Lombroso aveva ragione, e per questo Balzac lo ammirava: la propensione al crimine la leggi sulla faccia della gente, anche se lo studioso italiano si sbagliava. La donna criminale, per esempio, non è come pensava lui, sulfurea, violenta, volgare. Al contrario, ha i tratti nobili, eleganti, addirittura probi, di Isabelle Huppert. Ho anche avvertito suo marito, sta attento, la sua grazia è un mistero insondabile, non puoi sapere cosa si cela dietro la sua compostezza indifesa, guardati alle spalle". (Claude Chabrol)

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