sabato 6 novembre 2010
“Dark Rose” di Alessandro Esposito per il concorso letterario di Villa Petriolo edizione 2010
Per “La gaia mensa”, il concorso letterario di Villa Petriolo edizione 2010, il racconto “Dark Rose” di Alessandro Esposito, nato a Napoli nel 1965 e residente a Chiaravalle (AN).
Alessandro racconta di sé: “Sono un sommelier, enogastronomo, amante della poesia “del vino”??….forse tutto questo o semplicemente abbinare sentimenti e sensazioni ad una penna…..ad una tastiera! Esposito Alessandro, all’anagrafe, figlio di violinisti e praticante nella nobile arte del “gustare” la vita. Marchigiano di adozione, ho appreso da questa regione le giuste filosofie di godersi l’operato del buon Dio con discrezione, senza eccessi e soprattutto in silenzio. Ho realizzato movimenti, siti enogastronomici veicolando tutto ciò che c’è di buono nelle mia e nella altre terre con risultati entusiasmanti dal punto di vista puramente etico e sociale. Concludo augurandomi che un giorno i miei figli possano parlare con il cuore, che sia un mouse o una penna ma comunque “comunicare” le loro emozioni e condividerle con il mondo”.
Buona lettura!
Racconto “Dark Rose” di Alessandro Esposito
…”Non puoi continuare così Frank, si ripeteva in continuazione,”devi vivere, vivere, riprenditi la tua vita, il tuo orgoglio, la tua forza, il tuo sorriso disarmante….sono passati ormai otto giorni dall’ultima volta che l’hai vista….e’ stata chiara, fredda e come tu hai sempre detto delle donne “decise… a soffrire”, Michelle….splendido femminino sacro, esempio di sensibilità e forza. Una delle tante? No, Frank….no, Michelle ti ha fagocitato perchè gliel’hai permesso tu, tu e i tuoi voli con ali di donne che ti illudi che possano farti cambiare la versione del tuo Paradiso!! Basta Frank…sei Frank Sholes, un Padreterno a Chicago, incanti e convinci chiunque nella città, donne, uomini e bambini ti vedono come parente saggio e importante.
Ore 7.00 , si inizia , devi incontrare Robert Stilford, avvocato, grande figlio di puttana conosciuto in una partita di tennis, che era riuscito addirittura a convincere il gestore del club a fornire gratuitamente ai soci champagne durante il gioco, dato che secondo lui la terra rossa poteva danneggiarle i polmoni e solo il lavaggio con queste uve francesi delle vie respiratorie (con tanto di gargarismi) alleviava l’atleta, logicamente il tutto minacciato da sanzioni prescritte da false norme sanitarie alimentari.Era un brav’uomo dopo tutto e potevo considerarlo un amico, avevo solo dei dubbi sui numerosi viaggi effettuati spesso in oriente,che lui giustificava con avventure con amanti da mille e una notte. Ma rimaneva il mio sconcerto sulle condizioni del suo ritorno tutt’altro che riposato e “allietato” dalle principesse di Aladino; Stilford deve portarti a Mitteltown, dove incontrerai la S.H.L. , la società di distribuzione alimentare e affini più importante dell’ovest. Il presidente, Alex Presthon jr., è incazzato con te per la tua riluttanza a “spargere” il loro nome nel paese e soprattutto perché non accetti le sue offerte di “lavoro”.
Già, di lavoro si tratta Frank, anche se non condividi con il tuo spirito queste manovre, prima o poi devi accettare, non tì è rimasto molto tempo! Presthon ha avuto il benestare dall’opinione pubblica e il consenso dei personaggi influenti del mondo degli affari e della politica, non puoi ostacolarlo con i tuoi principi, la legge del mercato è dura e spietata e devi rispettarla, altrimenti…….sei fuori!
D’accordo, non posso dargli fastidio, ma posso impedire che riduca anche me un’automa come i suoi fidi scagnozzi e non dimentichiamo una cosa….io sono il migliore, e senza di me la sua società finirà a breve le sue risorse e questo lui lo sa.
Robert deve aiutarmi a confondere le acque, deve rendere il mio “rapporto” con Presthon a senso unico, massima libertà, tempi decisi da me, uomini scelti da me e cosa molto importante…bonifici bancari sul mio conto a date prestabilite! Ok…..
Presthon: Ciao Sholes, arrivi sempre in giornate afose.
Frank: Ciao Presthon , senza caldo non riesco a ragionare, ma vedo che il tuo ufficio ti isola bene da questo.
P: Io,Frank, odio le cose che mi si appiccicano addosso, sono un tipo insofferente.
F:Appiccicare…proprio di questo volevo parlare Alex, io non mi voglio appiccicare, meglio per te e per me.
P : Vedi Frank, devi essere più morbido con me, tu ed io siamo uguali, vediamo attraverso i muri. Ricordi?lo dicevi in Cina 10 anni fa quando te ed io avevamo piazzato quei vini cru a mezzo continente per 2 dollari a bottiglia, ricordi che affare? 2 dollari …e noi l’avevamo acquistato a 30 cent.
F: Sì…sì, proprio perché vedo attraverso i muri e le persone, capii che ci saremmo pentiti di quella manovra, vino di merda…altro che cru, e adesso? I cinesi ci danno addosso con le importazioni e pretendono un doppio rimborso anche sulla merce che non gli vendiamo, altrimenti il loro mercato per noi e chiuso per vino e “altro”…
P: Proprio di quell’ ”altro” volevo parlare Frank…io sono diventato Alex Presthon non solo con il “nettare degli dei”…
F: Cazzo Alex,.. hai pestato i piedi ai Fong, li hai fregati anche per l’India, non hai avuto scrupoli quando ti ho fatto notare che quel carico di cereali era tossico….hai ucciso quasi un’intera citta’…cosi si diventa un Presthon?
P: Non è andata cosi, smettila, e poi non devo giustificarmi con te per tutta la vita di quello che ho fatto o non ho fatto…sono un uomo d’affari Frank, e il mondo non ha bisogno solo di missionari!!!
F: Affari??quali affari ?? Sei tornato a casa con le chiappe intere grazie a me..
P: Gia’…ti sono grato, la pelle te la devo….se non ti scopavi la Console Inglese a Pechino ci avevano scuoiato vivi..
F: Figlio di….io e Kathrine ci dovevamo sposare…ed è morta in quell’attentato!!!
Avevo quasi afferrato alla gola Alex, quando Robert mi trattenne scorgendo già la reazione dei body guard e le loro colt 45.
Robert: Fermi!!…fermi signori,.. Frank siamo venuti per parlare in pace di affari e lavoro, per favore Frank calmati e calmiamoci tutti…capito? Rilassiamo le “dita”:..
P: Ha ragione il tuo amico Frank,…signor??
S: Stilford, Robert Stilford, avvocato penalista ed esperto in leggi internazionali in materia finanziaria e …amico di Frank.!
P: Ecco,Robert, a Frank serve proprio un amico che lo aiuti a pensare bene e ragionare….
S: Il mio amico-cliente, signor Presthon , pretende da questo rapporto di “lavoro” massima chiarezza e punti indiscutibili…..
P: …massima libertà, uomini giusti e un conto in banca aggiornato quando dice lui, dico ben signor Stilford??
S: ..Ehm, beh sì, esatto ma come?….
F: Perché mi conosce meglio di mia madre…purtroppo!! E proprio perché mi conosci, non farti nessuna illusione sui tuoi piani…
P: Ok…ragazzi, venerdì prossimo arrivano i cinesi e ti do massima libertà per l’affare a patto che mi avvisi prima delle tue scelte, domani devi andare dal segretario del Senatore Gweet, Henry Lagrain, per il protocollo d’intesa con l’Iran e poi concludiamo la faccenda “Dark Rose”.
Dark Rose, una storia recente, di un anno fa, ma che sembra stipata nei miei ricordi più lontani.
Era un luglio caldissimo a San Diego, California, Dark Rose il nome di un Vino Cru californiano,
creato da un esperimento unendo uve merlot, pinot nero e altre a bacca nera. Il tocco segreto rimaneva in cantina, conosciuto solo da me e l’abile enologo italiano Alessandro Petrelli.
Solo 3000 bottiglie, un successo impressionante , gigantesco e…. si, inaspettato in queste forme, presentato alle più importanti mostre enologiche mondiali ricevendo consensi e ordinazioni da tutti i più importanti importatori di vino.
Un pomeriggio io e Glen, la mia interprete e collaboratrice, veniamo raggiunti da una telefonata curiosa, era il fido Marouth , il nostro tramite commerciale con il medio oriente.
Agitato come non mai, Marouth ci prega di spedire il container di Dark Rose per Damasco prima della data stabilita, precisamente una settimana prima. Io gli spiego che la compagnia di trasporti navale UBHIR non poteva accettare un tale cambiamento, dato che in quel periodo erano impegnati da noi per il Sud Africa. Il mio interlocutore era in preda al panico, mi supplicava , mi prometteva impegni oltre l’immaginabile, non capivo…conoscevo Marouth da dieci anni e mai aveva avuto simili reazioni per una stupidaggine, per lo più per un disguido risolvibile con un cambio data.
Jeff Trapper, presidente della UBHIR, mi doveva diversi favori, e quindi riuscii a variare la data del cargo per quella settimana , però volevo veder chiaro la situazione di Marouth.
Era tanto che non mi prendevo qualche giorno di riposo, chiamai Michelle e le proposi una vacanza in Siria, appunto, per seguire il carico e incontrare il mio referente a Damasco.
Michelle, nonostante avesse problemi in ufficio al New Chicago Post, riuscì a strappare una settimana tutta per lei, per noi…dato che mi rimproverava sempre di non programmare mai una giornata per guardarci negli occhi.
Arrivati a Damasco, giungemmo in albergo in un baleno, stranamente senza intoppi e soprattutto puntuali. Doccia, un pasto a base di deliziose “falafel” e il mio cellulare mi avverte che Marouth mi cerca.
F: Pronto Marouth, sei in zona?
M: Salute a te capo, si sono a dieci minuti dall’Hotel Ambassador.
F: Ok, ci vediamo nella hall.
Michelle: Hai almeno previsto un giro per la città da soli senza il tuo fido amico?
F: Dai Michelle, mi sbrigo con Marouth per il solito proforma e poi……
Mi: ….e poi niente telefono, appuntamenti e storie ..ok??
Marouth, aspettava vicino all’entrata principale da dove usciva una luce di un sole colorato e poco caldo, ingrassato e stanco appena mi vide sforzò un sorriso e si fece avanti per abbracciarmi.
M: Ciao capo, che bello rivederti, è passato un po’ di tempo, due..tre anni?
F: Si M. tre anni, anch’io sono felice di rivederti, ti presento Michelle, la mia Michelle…
M: Incantato signora, fortunata ad avere un uomo così in gamba vicino…
Mi: Piacere, sì..fortunata quando ce l’ho “vicino”…
M: Bene… sediamoci e beviamo qualcosa. Marouth, credo che tu debba spiegarmi qualcosa che mi sfugge..
Marouth sapeva che non poteva mentirmi, e quindi con un gesto di rassegnazione accettò l’invito.
M: Sì, capo…però non qui , andiamo da Benshir è più tranquillo.
La locanda di Benshir, al centro città, piena di gente di tutte le razze, centinaia di lingue e dialetti,
luogo adatto ad affari poco “ufficiali”. Dopo esserci seduti e ordinato thè freddo Marouth, estrasse dei fogli dalla giacca. Sembravano dei moduli prestampati, con sigle, codici e formule matematiche, scritte in inglese e credo caratteri orientali.
M: Quello che stò per dirti capo potrebbe costarmi la vita, ma dato che la rischio comunque è giusto che tu sappia. In questi tre anni qui le cose sono cambiate notevolmente in tutti i settori : economico, politico,militare, bancario e alimentare. Già anche l’alimentare, dato che tu sai che mi occupo di import-export in prodotti alimentari e chimici per agricoltura, ho dovuto investire ed espormi anche in altri mercati orientali. Soprattutto la Cina mi ha corteggiato per questi scambi, avendomi conosciuto per la fama che ho ottenuto ad Honk-hong importando confetture, così che alcuni imprenditori mi hanno contattato per creare un filone simile in altre due città cinesi, Pechino e Shangai. E’ stata la cosa più sbagliata che potessi fare capo, e Allah mi punisca se non ho provato poi ad uscirne fuori con tutti i mezzi. L’affare si concluse egregiamente, prima confetture e poi ,dato che la frutta europea era gradita , si passò a ad un altro prodotto a base di frutta, quel nettare maledetto; il vino.
Marouth, sudava e trepidava, quasi volesse confessarsi e scrollarsi dal corpo questo peso.
M: …Si proprio questo dannato vino, italiano, francese o spagnolo che sia, ma sempre dannato, perché da bevanda destinata solo ad una casta elitaria e passata , dato i costi che ero riuscito a strappare, anche ad una fascia media, quasi popolare. Ormai molto diffuso, le casse di vino venivano e oltrepassavano a migliaia ogni giorno le frontiere e dogane senza più controlli, tanto grosso ormai era il volume di scambio e potenti le i nomi che aspettavano questo nettare.
Addirittura , il vino, in alcuni sobborghi era usato come merce di scambio in base alla qualità.
Un giorno, anzi un tardo pomeriggio, mi ritrovo un alto ufficiale dell’esercito cinese alle porte di Shangai che con la sua scorta militare mi invita a seguirlo nel suo palazzo.
Pronunciava un inglese scarso, ma molto energico e “chiaro”, in ogni modo i particolari della discussione li definimmo con un interprete.
Mi propose spavaldamente, per il bene del suo paese, un aiuto “logistico” nel trasporto di alcuni componenti di armi sofisticate. Io credevo che gli occorreva un appoggio basato sui trasporti via terra o via mare, macchè…avrei dovuto utilizzare i miei canali commerciali per “veicolare”armi o altro. Non mi permetteva, i mesi seguenti, di contattarlo e sapere che tipo di materiale dovessi mimetizzare nelle casse, conoscevo solo le date di partenza e di arrivo della “merce”, il percorso e il destinatario….nient’altro.
F: Ma rischiavi grosso, la CIA, il KGB, il MOSSAD ecc…
M: Si..si..lo so, ma era una richiesta che non ammetteva dinieghi, lo sai capo cosa possono fare quelli se s’incazzano…
F: Si ho capito…
M: Se vuoi continuare a lavorare…devi per forza accettare il “gioco”!!
F: Poi cosa è successo?
M: Un incidente, un maledetto incidente,
M: Ad un camion scoppia una gomma mentre arrivava con un carico, tutto il materiale trasportato cade nella campagna che costeggiava la strada, il conducente e il passeggero proiettati fuori dal mezzo muoiono all’istante, polizia locale e soccorsi tardano a giungere in soccorso e dopo circa due ore il “carico” era irrimediabilmente irrecuperabile.
F: Questo “carico” credo che abbia creato seri problemi, vero?
M: Già, problemi è dire poco!! Quelle sostanze camuffate con il carico hanno creato un casino, un inferno!!! Nel giro di pochi minuti il colore dell’aria è cambiato, l’odore acre e soffocante invadeva tutto ciò che si muoveva nel raggio di chilometri, vomito misto a sangue e sguardi laceranti di dolore erano i sintomi comuni a tutte le persone della zona dell’incidente.
F: Ma Cristo, non mi dirai che trasportavano….non mi dirai che volevi vendere…..
M: Si, si, maledizione!! E che Allah mi perdoni!. Si Frank , T19 , l’alito del demonio…ehi, ehi, sia chiaro, io non volevo vendere proprio niente e non sapevo niente!!
F: Cazzo , Marouth, cazzo… è l’arma più devastante che l’uomo abbia prodotto,..lo sai, uccide tutti e tutto nel raggio di 20 km in meno di dieci secondi!!!!
M: Senti lo so benissimo quello che fa quella “roba”…..non è colpa mia, e comunque per fortuna che l’incidente è accaduto vicino ad una cava di pietra ed un villaggio…ehm, piccolo…poche case, poca…..vita!!
F: …Quanti Marouth,… quanti morti?
M: ..diciotto, venti non so…è stato tremendo, siamo arrivati e l’odore dell’inferno ci ha invasi, i cadaveri erano un cumulo di carne senza connotati e senza arti,…Oh DIO abbi pietà di noi!!
F: Dio forse si, ma la CIA o gli “altri” credo proprio di no. Spero che i cinesi abbiano insabbiato bene! Con i satelliti ci posso pensare io, ma ci sono molti mercenari in Cina e tu devi sapere chi può “vendere” la notizia.
M: Già fatto, uno lo hanno preso e “sistemato”, credo che manchi solo uno…un ufficiale dell’esercito cinese corrotto sia dai russi che dagli americani. Da fonti amiche ho saputo che il cinese dovrebbe essere qui a Damasco, per un incontro “d’affari”!
F: Sai con chi?
M: No, non so chi potrebbe incontrare, potrebbe aver allacciato rapporti d’affari con chiunque; arabi, russi e perché no? Figli dello zio Sam??
F: Non è da escludere Marouth, quindi hai capito che sei molto in pericolo….molto, caro amico!
Ci promettemmo un appuntamento telefonico nella serata e poi lo vidi sparire nel traffico umano della cittadina. Michelle non mi chiese nulla vedendomi chiaramente allibito, non era da lei..però lei capì che qualsiasi domanda non avrebbe avuto una risposta esaustiva. Le donne sanno capire il silenzio dell’uomo che si ama ma non comprendono cosa spinge un uomo ad infognarsi in tali storie, una donna non lo farebbe….se non per amore! Sì, amore.. è per questo che ho voluto dare almeno una serata spensierata a Michelle, una camminata come due liceali per Damasco assaggiando di tutto, mangiando cibi speziati, bevendo thè o bevande tipiche, comprando oggetti inutili in tutti i bazar aperti tutti la notte!
Il cellulare non squillò e ritornando in albergo stremati ma contenti di “noi”, ebbi la sensazione di essere un turista qualunque, ansioso di raccontare al ritorno delle belle esperienze, foto, sorrisi, conoscenze…ma l’illusione della bella giostra al luna park finì. Alla reception mi consegnarono una busta chiusa dalla carta chiaramente occidentale. All’interno una foto e una foglio, poche righe….ma la foto. Uno squarcio nei polmoni mi chiuse il fiato, rimasi senza parole, la foto ritraeva Marouth supino a terra con la gola squarciata, sul foglio un numero di telefono e una frase: “…GIUNTO ALLA MORTE CHE DALLA VITE COLA….” .Una frase modificata di un verso del poeta Dante che inneggiava il vino, un chiaro riferimento di quello che era successo per colpa di un trasporto enologico.
Mi: Cosa c’è scritto Frank, perché Marouth è morto???
F: Un invito…un numero mi spiegherà!
Andammo a dormire facendo finta di non accorgersi di quel pezzo di carta, mentre la foto del mio amico ucciso penetrò il mio cervello tutta la notte.
L’indomani telefonai a quel numero, uno squillo anormale, di un telefono probabilmente satellitare, mi rispose una voce maschile, pacata, ferma.
F: Pronto con chi parlo?? Chi sei??
“Dante”: Buongiorno signor Sholes, sono contento che mi ha chiamato.
F: Perché avete ucciso Marouth ? Voleva solo sbarcare il lunario, non era pericoloso…
“Dante”: Ingenuamente, le persone su questa terra , si rendono più pericolose di uno spirito demoniaco pronto a tutto, ma a lei questo non serve per capire perché lei non deve…capire.
F: Cosa vuole da me?
“Dante”: Collaborazione e…si ,diciamo amicizia.
F: Senta signor..., non mi frega un cazzo dei suoi metodi da ghestapo, io sono un uomo di affari e voglio solo ritornare a casa prima possibile.
“Dante”: Bene signor Sholes, la sua reazione è giustificata, quindi diciamo che Marouth non le ha detto niente sul carico di vino finito “male” in Cina.
Intuivo che mi stava tendendo una trappola e che sapeva che io “sapevo”…sicuramente dall’accento era americano del sud e probabilmente della CIA o di qualche servizio segreto parallelo. Non gli potevo negare di sapere, mettevo a repentaglio la vita di Michelle, e non avrei più messo piede su di un aereo di ritorno. Allora giocai bleffando…
F: Si, so del “carico”, ma non sapevo niente prima della partenza.
“Dante”: Lei crede in DIO signor Sholes?..
F: Si…si, ci credo cosa c’entra?
“Dante”: Beh, diciamo che la SUA volontà sarebbe rispettata se quel “carico” continuerà a giungere la sua destinazione senza intoppi e interferenze.
F: Voi, vendete morte, vendete odio e parlate di DIO??? Come faccio a parlare con uno come lei ?? Mi dica cosa vuole subito e facciamola finita una volta per tutte!!!
“Dante”: Non si scaldi signor Sholes, io sono dalla sua parte anche se non mi crede, ma delle volte nella storia, l’uomo ha dovuto usare metodi non convenzionali per imprimere la parola del Nostro Signore nell’alfabeto di alcuni ignoranti, guardi le Crociate, le guerre in nome di altri Dei o la Santa Inquisizione. Non sta a noi giudicare signor Sholes.
Il tono si fece più deciso, e percepii la stretta più ferrea sull’apparecchio telefonico.
“Dante”: Guardi sul davanzale della sua finestra signor Sholes.
Una ciocca di capelli neri profumata, si...il profumo di Michelle. Impallidii, andai subito sul letto dove riposava ancora Michelle, e….notai sulla sua spalla sinistra che i capelli scendevano in modo irregolare e qualche capello sul cuscino schiarì il mio dubbio.
F: Vi ammazzo!! Fatti vedere figlio di puttana mafioso, se la sfiorate conoscerete chi è veramente Sholes!!!
“Dante”: Noi la conosciamo bene e quello che vale signor Sholes, come Americano e come….Cristiano. Vogliamo solo essere convinti della sua Fede, la Fede è sacrificio, dolore, gioia, ma soprattutto…SILENZIO.
Avevo afferrato, con le mani che mi tremavano e Michelle ormai sveglia, il messaggio era che dovevo tacere assolutamente sull’accaduto, altrimenti….
F: Ok,…ricevuto, ma che garanzie abbiamo sulla nostra incolumità, potremmo “sparire” comunque..
“Dante”: Avremmo potuto già risolvere il tutto senza che avere questo dialogo, non crede? E poi noi siamo i “buoni” signor Sholes, come lei. Buon viaggio e non dimentichi le spezie in reception.
La comunicazione si interruppe senza darmi tempo di ripondere, le spezie..quindi ci hanno seguito tutto il giorno, già ma chi erano. Fascisti,razzisti,integralisti o nuovi Crociati non so, ma di sicuro non scherzavano.Spiegai l’accaduto a Michelle senza entrare molto nei particolari e ci precipitammo all’aereoporto nel pomeriggio.
In aereo appena partiti pensai di fare una chiamata al mio amico Jeff dell’FBI, ma era meglio…. Il silenzio.
Mi: Hai notato che ho i capelli più lunghi da una parte?…Ma no, come posso chiederti una cosa simile,voi uomini non vi accorgete nemmeno se una donna cambia colore di capelli.
F: Ehm, no scusa non l’avevo notato, forse impigliati in un cappello??
Mi: Cappello??? Ma non l’ho mai portato in vita mia, lasciamo perdere.
Già lasciamo perdere, come potrei spiegargli che un’individuo si è intrufolato nella nostra camera d’albergo,probabilmente mentre dormivamo, e gli ha tagliato dei capelli a pochi millimetri dal naso…meglio passare da “tipico uomo”.
New York notturna era come l’avevamo lasciata, caotica , rumorosa ma sempre colma di luci vitali come in un luna park, nella tarda serata prendemmo la coincidenza per Chicago ed giungere quindi a casa, come se non fossimo mai partiti il profumo del jazz ci accolse in un taxi stranamente fermo ad aspettarci. Il tassista parte senza aver ascoltato la destinazione e mentre chiedevamo spiegazione dopo poche centinaia di metri, la macchina si ferma. Accanto ad un marciapiede due individui molto alti ci aprono le portiere e ci invitano a salire su un altro veicolo fermo nelle vicinanze. Avevo capito lo stile ed il modo “governativo” dell’invito, e per questo motivo mi tranquillizzai e lanciai un’occhiata rassicurante a Michelle per fargli capire che gli individui erano i “buoni”….o si sperava!
Saliamo sull’auto limousine. Al suo interno c’era un uomo ad attenderci…
Lagrain: Buonasera mr. Sholes, sono il sottosegretario del senatore Gweet, mi scuso con lei e la sua signora dell’invito “forzato”, ma se fosse arrivato prima a destinazione, il danno provocato avrebbe avuto un effetto incontrollabile e a catena.
Non capivo, ma quella voce mi sembrava di averla già sentita, o perlomeno non direttamente….
F.: Buonasera, beh… in genere siamo abituati a conoscere chi ci invita, prima di accedere al suo rifugio, comunque vedo che sa già chi sono e che non può dire chi le ha rivelato i miei dati, però la prego di sbrigarci, io e Michelle siamo troppo stanchi e impauriti dalla vacanza in Siria.
L.: Dark Rose….dobbiamo fermarli!
A quel nome il mio respiro divenne più affannoso, cercavo di far finta di non capire, ma i mei gesti nevrotici mi tradirono;
F.: Non ne sapevo niente, dovevo solo concludere un affare….ma la situazione mi è sfuggita di mano non per colpa mia ma per intrecci studiati alle mie spalle.
L.: Lo so, lo sappiamo, sono cinque anni che questa falange parallela alla CIA incentiva il potenziale bellico cinese.
F.: Cosa c’entro io, cosa posso fare? Non riesco a gestire questi “affari” e non vedo come posso aiutarvi.
L.: Lei può signor Sholes, lei può arrivare dove nessuna organizzazione governativa e non possa mettere i piedi o il naso. Ci aiuterà ad organizzare un nuovo carico di vino “ufficiale”, noi inseriremo i contatti con il governo cinese per stabilire un incontro con i referenti americani, il resto sarà ordinaria “amministrazione”…..
F.: Non posso mettere la mia e la vita di Michelle in pericolo per sporchi giochi di potere, ho paura…e poi non ho il tempo per…
Lagrain fece uno scatto in avanti per porgermi un foglio dove, secondo lui, vi era scritto la risposta alle mie paure. Cambio della mia identità nell’”affare”, passaporti falsi, protezione in un’appartamento al pentagono per Michelle per tutta la durata del viaggio, cellulari invisibili, e…..Presthon?
L.: Il signor Presthon è stato avvisato dalla nostra segreteria che una nostra corrispondente estera, mediatrice cinese dell’esportazioni alimentari del nord America, ha trattenuto il signor Sholes per una ventina di giorni in medioriente, per definire una grossa fornitura di vino per la Xiao Cheng.
Sono passate tre settimane dall’incontro con Lagrain e adesso mi ritrovo a Damasco come se il tempo si fosse fermato dall’ultima volta, stessi odori, stessi rumori, ma un amico che mi aspetta di meno.Questo pensiero mi ricorda che questo non è un viaggio di lavoro, o perlomeno il mio lavoro doveva servire per altri scopi. Alle quattro di pomeriggio di una giornata calda ma ventilata, mi chiamò il mio contatto cinese, Feng. Parlava un americano da studente-lavoratore di qualche fast food californiano, gentile e deciso. Ci accordammo di vederci l’indomani a Tadmur, cittadina dell’entroterra a circa 200 km da Damasco. Giunto a Tadmur, arrivai nel negozio bazar che Feng faceva finta di gestire.
Feng: Salute a te signor Sholes, gradisce del the?
F: Si grazie, il viaggio sulla Land Rover mi ha fatto ingoiare tonnellate di polvere.
Feng: Già, qui il caldo si sposa perfettamente con la polvere delle rocce diventando cemento in gola.
F: A che ora deve arrivare il carico a Chengdu?
Feng: Diciamo che siamo pronti in qualsiasi orario, ma nelle prime ore del mattino sarebbe perfetto!
F: Come facciamo a sapere che vengono tutti gli “interessati” all’appuntamento? Rischierebbero troppo, non credi?
Feng: Questo è il mio lavoro Sholes, e diciamo che dato il fallimento dell’ultimo Dark Rose il mio governo vuole più garanzie. Quindi i signori americani devono muovere il culo questa volta per essere convincenti.
F: Ok. Ma oggi vediamo la cavalleria spero…
Feng: Certo, sta tranquillo, sei dentro un cappotto d’acciaio, devi solo fare il buon venditore di vino.
F: Vedi, io ho sempre evitato di essere coinvolto in faccende politiche, perché, anche se qualcuno è convinto del contrario, gli affari a lungo termine si deteriorano con gli intrecci politici per instabilità di idee individuali.
Feng: Questo è vero ma non nel mio paese, dove le idee nascono e muoiono con l’individuo. Comunque, io non credo nella buona fede dell’uomo in generale e l’unico di cui ti potresti fidare davvero ce l’avevate duemila anni fa proprio da queste parti….ricordi ha fondato la tua religione.
F: Sei molto perspicace Feng, non sembri cinese…ah,ah,ah,..
Feng: Ridi pure, ma noi cinesi abbiamo usato il cervello molto prima di voi trogloditi..
F: Sento delle auto…
Feng: Sì, ci siamo, vedo cinque camion e tre auto di scorta.
F: Perché lo fai Feng.?
Feng: Perché? Mi chiedi il perché? Te lo spiego il “perché”!! Noi cinesi dobbiamo lottare per ottenere tutto.Voglio diventare come te Sholes, uno che può uscire ed entrare nel proprio paese come e quando vuole. Far studiare i propri figli nelle migliori università senza motivare al proprio governo, ….libertà Sholes, libertà di pensiero, di anima, e questo da noi puoi sperare di ottenerlo
lottando e rischiando…Quando la Cina diventerà, come in passato,un paese che deciderà del futuro degli altri stati come lo fa il tuo, noi cinesi saremo liberi, capisci?
F: Non si compra “morte” e si minaccia il mondo con un’arma demoniaca per ottenere questo Feng!!! La morte porta morte.
Feng: Basta parlare, gli americani parlano troppo, ne parleremo in futuro Frank.
Le auto arrivarono prima nella piazzetta antistante il negozio, i tir si posero in fila feramandosi dieci metri prima. Dalle auto scesero quattro uomini visibilmente armati, ma non avevano l’aria di intermediatori, poco dopo altri due uomini entrambi biondi e dall’accento anglosassone si avvicinarono al gruppo.
Feng: Andiamo, ora tocca a noi, prendi i moduli verdi e i cellulari.
F: Vai avanti tu e non fermarti.
Arrivammo davanti ai due uomini biondi, uno dei due salutò Feng come vecchi compagni d’affari, dalla prima auto,un uomo…un saluto..
Baley: Ciao Frank, quanto tempo?..dieci, quindici anni?
F: Mike, Mike Baley….non ci credo, la CIA aveva dato certa la tua morte nel Golfo Persico.
B: Si, hai perfettamente ragione, sono morto. Per gli USA sono sotto due metri di terra nel Kansas, ma in quest’altro emisfero sono mister Deleroi. Il grande Deleroi , quello che ha acquistato un migliaio di ettari da queste parti, sfamando e salvando molta gente.
F: Mi commuovi Mike, all’improvviso l’animo di un Santo?
B: Beh, tutto quello che ho fatto ha un “riconoscimento”….
F: Immagino…, diamanti, armi, droga..??
B: Non ho detto che mi sono spuntate le ali e l’aureola Frank,..
Feng: Scusate signori, posiamo concludere ? Sapete qui il vino fa “gola” ….da queste parti hanno molta sete!
Baley firmò qualche foglio e subito dopo Feng si precipitò a controllare i camion. L’aria era umida e pesante , io consegnai a Mike delle schede tecniche enologiche dei vini proforma e dei decanter in cristallo a due funzionari cinesi che sbucarono dal nulla dietro Feng. Andava tutto come previsto, Feng usando il cellulare , fece giungere un furgone nel quale vi era il compenso e quindi il “pagamento” per il Dark Rose.
Feng: Imbecille…!!
Di colpo Feng si precipitò verso il mezzo, sembrava inveire contro l’autista , ma non riuscivo a capire….L’autista scese e impallidito spiegava gesticolando delle direzioni stradali. Baley era nervoso, fumava nevroticamente e indicava qualcosa ai propri uomini di scorta su alcune posizioni da assumere.
F.: Cosa c’è che non va Feng?
Feng: Non doveva venire adesso, dannato di un contadino dello Yunnan, doveva portare il furgone da dietro, da dietro cazzo…troppo scoperti, troppo visibili, cosi non va!
F: Allora cosa facciamo?..lasciamo tutto e partiamo?..
Feng: No..aspettiamo un po’ e…
F: Niente aspettare, adesso si fa alla Sholes….Baley, ehi Mike…
B: Aspetto la consegna dietro di noi Frank,..qui Frank!!
Il furgone era sulla strada parallela ed il carico dovevano prenderlo a mano, io sapevo il perché, ma Baley non era stupido. La tensione era altissima , avevo paura, ma non mostravo alcun segno di cedimento, ero allenato ai picchi di adrenalina.
F: Siamo troppo scoperti Mike, lo so…ma perdiamo troppo tempo per fare il giro, i satelliti noteranno i nostri movimenti. Baravo e bleffavo, speravo di far cedere Baley, voleva come tutti finire in pochi minuti lo scambio e senza risci, il giro del furgone prevedeva un salto nel fossato che ci divideva e il tutto in quindici minuti.
B: D’accordo Frank mando i ragazzi, ma niente scherzi, altrimenti finisce male per te ed il tuo cinese.
F: Non è il “mio” cinese, magari il vostro, comunque ok…cominciamo, io apro le casse nel mezzo.
Quattro nerboruti di due metri, si avvicinarono a me ed il furgone , protetti da cecchini nelle auto.
Un elicottero…un AH-64 Apache, si lancia come un rapace predatore sulla carovana di Baley. Il cannone Vulcan da 20mm di questa macchina infernale, inizia a far piovere piombo sulle due auto di scorta disintegrandole. Sento Baley urlare e Feng in cinese impartisce ordini all’autista del furgone, poi una luce accecante davanti a me e ….il buio.
Mi risvegliai in una stanza azzurra, dove era presente un odore che conoscevo ma un fortissimo mal di testa e una fitta pulsante all’orecchio destro, non mi aiutavano a focalizzare il ricordo di tale essenza. Si, ora la memoria mi aiutava…Betadine , disinfettanti e sterilizzanti di un… ospedale! Vidi una flebo collegata al mio braccio sinistro, ed una stampa di Kandinsky sulla parete ai piedi del letto.
L: Bentornato fra di noi signor Sholes.
F: Sottosegretario Lagrain, ma cosa..?
L: Una granata, esplosa a dieci metri da lei, fortunato, molto fortunato…ma tranne qualche lesione al lobo dell’orecchio destro e qualche trauma, fra circa una settimana potrà tornare a giocare a tennis.
Notavo nel suo volto una chiara sensazione di soddisfazione, di una vittoria appena raggiunta.
F: Ma è contento di vedermi vivo? …O le fa piacere osservarmi?..
L: Li abbiamo presi sig.Sholes , tutti, manca il “direttore d’orchestra”.
F: Cosa è successo laggiù?
L: Truppe speciali, orientate dai satelliti, siamo intervenuti in tempo per beccarli con le mani nella marmellata, ….con qualche perdita.
F: Feng?
L: Già, era tropo vicino a Baley…un incedente.
F: Ok, basta sottosegretario, basta adesso, voglio tornare alla mia vita.
L: Sicuramente sig.Sholes, lei riceverà il ringraziamento dal Presidente in persona, ha fatto tanto per il Paese e ritornerà a vivere come prima. Le abbiamo risolto dei “problemini” fastidiosi del suo passato con il MediOriente, e una nuova bellissima dimora a Chicago.
F: Dov’è mia moglie? L’avete avvertita?
L: Certo, è qui fuori, e aspetta per entrare e riabbracciarla.
F: Si, fatela entrare, voglio stare solo con lei adesso.
L: Come vuole, un’ultima cosa sig. Sholes, lunedì si presenti da Presthon, deve consegnarle una cosa di sua proprietà, molto personale. Ci conto.
F: Ok…ci risentiamo signor Lagrain, ...Michelle…Michelle!!!
Michelle entrò con le lacrime agli occhi, si lanciò su di me, rimanemmo soli.
M: Mai più lontani Frank, mai più, come stai?..come ti senti?..
F: Ho recuperato un pò, è finita Michelle, è finito tutto…
Lunedì mi presentai al sesto piano del tower della S.H.L. Presthon era in ufficio con un uomo orientale, distinto, però agitato. Appena si accorse della mia presenza, mi lanciò un’occhiata di “bentornato”, fece cenno alla segretaria di lasciarci soli, ed io mi accomodai vicino all’ospite.
P: Ciao, Frank, ti trovo in forma e sono felice che sia andato bene per te e per noi.
F: Ciao, Alex, per noi?..ma “io” ho rischiato il culo!!
P: Questo è vero, il sottosegretario Lagrain mi ha raccontato la tua avventura, ne sono orgoglioso, ma ricorda che da qui anch’io ho dovuto collaborare in silenzio e con grande fatica. Ti presento il signor Sangui , amico e socio in alcuni affari in oriente.
S: Piacere di conoscerla sig.Sholes, ho sentito molto parlare di lei in molti ambienti, anche governativi del mio paese , la Cina.
F: Molto lieto, sono onorato di tanta fama internazionale, specialmente in un paese così importante come il suo.
S: Certo signor Sholes, le sue idee coincidono con molti cinesi moderni come me, e sogniamo un futuro più luminoso per tutti!
P: Ok, basta presentazioni, Frank devo consegnarti una cosa tua, portata da Lagrain personalmente.
Una busta bianca leggera, non esaminai il contenuto, volevo chiarire un particolare prima di congedarmi.
F: Alex, prima di andare via, devi spiegarmi come hai concluso la faccenda Dark Rose.
P: Semplice, Frank, ho salvato capre e cavoli.
F: A modo tuo Alex? Corrompendo nell’ombra?
P: Vedi, Frank, niente si risolve a tuo favore in questo mondo se non rischi qualcosa, io ho rischiato e mi è andata bene.
F: Tu hai rischiato di farmi uccidere Presthon, niente di tuo….
S: Cos’è questa storia Presthon ?? Dark Rose cosa c’entra? Dovevi mantenere in segreto i risultati.
F: Signori, signori, calma e rilassatevi. Allora Presthon, chi hai pagato? Chi hai coinvolto?..
Presthon cominciava ad agitarsi e sudare imponendosi una finta calma, uno squillo del suo telefono, una comunicazione della segretaria di una nuova visita. Questo lo aveva reso ancora più nervoso, a quel punto salutai entrambi e lasciai la stanza con i problemi che Alex si era creato, ma che avrebbe a modo suo sempre superato.
Incrociai due persone che quasi mi urtarono e che si precipitarono nervosamente nell’ufficio di Presthon. Poco dopo mi fermai aprii la busta e trovai una foto poco nitida satellitare, nella quale però si riconoscevano chiaramente due volti. Si, era Presthon che maneggiava una cassa di vino, ed altre due persone, uno era Sangui e l’altro mai visto. Il posto sembrava una città del medioriente, leggevo un’insegna con difficoltà, un Hotel, MA…MA’ARET, SHERATHON MA’ARET!! Il mio albergo del primo viaggio a Damasco, ma allora Presthon mi ha mentito, non era mai secondo lui a damasco, e quindi lavora per…Ad un certo punto tutto era luce, ed una melodia intonava una filastrocca che rimbalzava nel mio cervello da quando ero bambino, mi avvertiva sempre che era imminente…. una scoperta.
Tornai di corsa nell’ufficio di Presthon, udii delle urla soffocate e dei vetri che si frantumavano, entrai e vidi l’uomo che avevo incrociato poco prima con una pistola puntata alla testa di Sangui.
F: Fermi, che cazzo succede qui???
P: Vai via Frank!!!
F: Mi hai mentito Alex, cosa facevi a Damasco con Sangui e….si, quest’uomo con del Dark Rose?.
L’uomo con la pistola , alto e sulla quarantina, si girò verso me e con sguardo glaciale mi sussurrò: Se non hai fede Frank non puoi capire,..Quella voce, come fa a conoscermi? Ma si, ecco di nuovo il ritornello nella mia testa,…Dante, costui lavora con Presthon, adesso era tutto chiaro.
F: Presthon, allora Sangui era il vostro intermediario per i vostri loschi giochi di morte con l’Oriente,?? Non riuscirete a farla franca!!
S: Sono dei vigliacchi, mi hanno mentito sui loro progetti di libertà, bastardi!!
Sangui fece un gesto di reazione, uno sparo, secco con il silenziatore. Uno zampillo di sangue sul divano dove era seduto e ….il silenzio.
Ancora il silenzio dopo una morte, mi precipitai contro “Dante”, lo disarmai ma Presthon mi bloccò un braccio prima che potessi sferrare un fendente all’assassino.
P: Non puoi capire Frank, tu sei un puroed innocente americano, che vede i buoni ed i cattivi come li vuoi vedere.
F: Lasciami Presthon,!! Sei un assassino, nessuna fede politica o religione giustifica quello che fate.
Un esplosione di vetri, gas lacrimogeno, squadre speciali della polizia dalle finestre. Presthon e Dante inchiodati al muro e un a voce amica alle spalle.
L: Frank, grazie al cielo, adesso è davvero finita!!
F: Mi avete usato cazzo, Lagrain!!!
L: Non è cosi, questa è un’organizzazione che doveva essere tagliata dalla testa ed in flagrante, solo tu potevi farlo con le tue intuizioni Frank.
F: Cazzate, ho rischiato ancora la pelle , stavolta voglio vedere questi due al fresco, in un posto molto sicuro.
L: Stanne certo Frank, sono attesi da tante persone e luoghi “adatti” a loro.
Entrò Michelle, non parlava, aveva il viso molto tirato e impaurito,.
M: Questa volta decido io dove andare signor Sholes, solo io senza commenti.
Mi scappò un sorriso e uno sguardo dolce.
F: Ok, Michelle….ti amo!
Dietro di me “Dante” in manette mi sussurrò :…’giunto alla morte che dalla vite cola’.
Ed io risposi, abbracciando Michelle , : ..’giunto all’amor….all’amor che dalla vite cola?....
FINE.
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