martedì 12 aprile 2011

Rimappiamo il territorio per "Wine on the road", il quinto concorso letterario di Villa Petriolo. Dal 15 aprile 2011 l'apertura del bando


“Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma”.
Bruce Chatwin, Anatomia dell’irrequietezza, 1997 (postumo)


Il viaggio implica sempre una trasformazione, la complessità di un mutamento che è legato, nella vita umana, alla nuova realtà che si esplora. Una voglia di conoscenza che ci porta a sperimentare nuove dimensioni, con l’obiettivo di approfondire la comprensione di noi stessi nel mondo attraversato, superando i nostri limiti. Una formazione continua, che dura tutta l’arco della vita. Questo processo, oggi, prende il nome di lifelong learning. Un’ "educazione permanente" che prevede l'attività dell'apprendere come momento fondante nella vita dell’uomo. La conoscenza è, infatti, il valore, per antonomasia, capace di cambiare in positivo la qualità della vita durante di tutta l’esistenza.



“Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza.
E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal mondo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento”.

Leonardo Da Vinci




Con il nuovo concorso letterario di Villa Petriolo "Wine on the road", giunto nel 2011 alla quinta edizione (apertura del bando: dal 15 aprile al 15 luglio 2011), vogliamo stimolare questo aspetto dell’educazione permanente, invitando a scoprire i luoghi e le comunità “del vino” con il fine di favorire anche una pratica educativa attenta al territorio. Territorio come sinonimo di identità, dunque, e foriero di un sano senso di appartenenza.



Percorrere una via, un sentiero, attraversare un ruscello, degustare un buon vino in mezzo alle vigne può rappresentare una tappa significativa nel percorso formativo verso la riscoperta delle proprie origini e della propria identità, mai come oggi in movimento in una società di per sé liquida, proprio perché risultato di multiformi relazioni, di diverse e mutevoli modalità di percezione, di ri-accentuazioni territoriali.


Vigneti di Villa Petriolo sul Montalbano



“Wine on the road. Appunti di viaggio…per cantine”
incita i nostri autori ad una narrazione itinerante, laddove il camminare può essere concepito come forma autonoma di arte, “atto primario nella trasformazione simbolica del territorio”, strumento estetico di conoscenza e di trasformazione, anche fisica, dello spazio attraversato. Un’occasione per assumere il territorio ed i suoi frutti quale paradigma formativo di un “io” che nel mondo contemporaneo vive costantemente l’inquietudine della costruzione di sé e la precarietà del proprio universo.
Invitiamo perciò a rimappare i luoghi, attraverso i quali ritrovare una nuova dimensione locale, più dinamica e aperta sia al recupero della tradizione che all’accoglimento delle mutazioni. Per porre noi stessi in una prospettiva non più geometrica, ma situazionale, vissuta.



Uno strumento utilizzabile con queste finalità è quello del “community mapping”, della costruzione di “mappe di comunità”.

Mapping è il lavorare in termini formativi ed educativi sul rapporto tra mappe naturali e mappe culturali. Tra sapere codificato, depositato presso tecnici e professionisti di varia estrazione e sapere grezzo, depositato nella conoscenza e nello spazio vissuto degli attori sociali e delle società locali".



Il mapping consente l'operazione pedagogica di passare dalle mappe naturali a quelle culturali. O, ancora più precisamente, di concordare, di stipulare le modalità con le quali costruiamo “mappe culturali”.




"Le mappe di comunità sono sistemi di narrazione/visualizzazione delle relazioni tra persone e luoghi. Non ci sono, nelle mappe di comunità, solo i luoghi, i monumenti, i confini, i beni materiali o immateriali. Non ci sono solo le relazioni tra le persone, come in un sociogramma o in diagramma di rete. Ci sono, appunto, le relazioni tra quei luoghi e quelle persone. In più, la mappa di comunità non è una foto istantanea scattata da un osservatore esterno con il mito dell’oggettività o con la scusante dell’osservazione partecipata. È costruita dalle persone che hanno legame con il territorio analizzato ed è pertanto uno strumento per incrementare la partecipazione. Genera una democratizzazione della conoscenza, consentendo l’accesso anche ai non esperti ad un tipo di informazioni altrimenti loro precluso”. (Davide Bazzini, Dipartimento Scienze della Formazione - Università di Torino).



Aspettiamo di leggere i vostri racconti!
QUI tutte le informazioni.

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